Omaggio a San Precario - Clean Clothes Campaign



LA RETE DI SAN PRECARIO SI FA BEFFE DEL MONDO DELLA MODA - Clean Clothes Campaign

 

 

Un colpo da maestro quello messo a segno sabato scorso dalla rete dei precari milanesi sulle passerelle della Settimana della moda di Milano.

 

Ci sono volute solo un paio di settimane a 200 precari del mondo della moda per inventarsi una stilista inesistente, Serpica Naro, registrarne partita iva e marchio, crearle un sito, riviste e rassegne stampe fasulle a lei dedicate, showroom inesistenti a Londra e Tokyo, un ufficio stampa e una collezione vera. Credenziali sufficienti per ingannare la Camera nazionale della moda che registra la sedicente stilista anglo-nipponica nel calendario ufficiale delle sfilate. Un sito news civetta, dedicato ai giovani stilisti, crea clamore intorno al marchio, Serpica Naro viene accusata dai lavoratori precari di un uso spregiudicato e strumentale di tematiche sociali e di atteggiamenti predatori verso la cultura underground. Sono annunciate energiche proteste per il giorno della sua sfilata che chiude la settimana della moda al quartiere Isola, a pochi passi dal centro sociale Pergola in cui è stato ordito l'inganno. Ma non prima di aver contestato con destrezza le sfilate di Prada e di Laura Biagiotti con un'incursione in passerella e uno striscione calato dalle quinte: "La precarietà è di moda".

La sera della presentazione, con la polizia in stato d'allerta, il mistero è svelato, Serpica Naro altri non è che l'anagramma di San Precario, patrono dei lavoratori precari e dei chainworkers. La sfilata c'è davvero, otto modelli dedicati con ironia alle difficili condizioni di vita del lavoratore precario: abiti fascianti 'nascondi maternità', gonne 'anti-mano morta' disseminate di trappole per topi, tute da lavoro che nascondono il pigiama, perché qualche volta è difficile svegliarsi per i turni di mattina, e abiti sdoppiati per chi fa due lavori 'Call Donald / Mc Center', di giorno a friggere patatine, la sera al call center. Segue una sfilata vera e propria con modelli autoprodotti da giovani realtà di movimento: come Sailor Mars, un inglese che recupera indumenti mescolandoli in uno stile vintage-trash, e alcuni spagnoli legati al gruppo più creativo del precariato iberico Yo Mango.

 

Il mondo della moda si chiude in un silenzio imbarazzato che i media solo parzialmente osano rompere. E in questo, come sempre accade, poco ha potuto questa originale e corale forma di protesta sociale. Nessuno come Serpica Naro ha saputo rendere palese tutta l'inconsistenza e la mancanza di serietà del mondo della moda, giocando sul suo terreno, quello della comunicazione, e rendere visibili dietro vuoti marchi commerciali le schiere di professionisti e manovali usa e getta che la tengono in piedi.

 

Frankie, uno dei creatori di Serpica Naro, così replica al commento del giornalista - Se veniste scoperti non lavorereste più: " Non si potrà mai sapere chi siamo. Sarebbe stato diverso se avessimo scelto una linea di protesta di tipo sindacale, o una provocazione del tipo infrangere le vetrine. Quel momento è passato. Adesso vogliamo infrangere la vetrina dell'immagine. La moda ha vampirizzato Milano. La riduzione ai finanziamenti ai teatri dipende anche da questo: la moda ha succhiato lo spirito della cultura. Ecco, noi, in pochi giorni, e con pochissimi soldi, abbiamo fatto quello che loro fanno con ben altri mezzi. Abbiamo dimostrato che la settimana della moda evidentemente non è così prestigiosa".

 

http://www.serpicanaro.com/press/operazioness_web.zip

http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/spettacoli_e_cultura/mondanoglobal/intervista...

 

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