farmaci a pagamento



Gentile Redazione,

facendo seguito a quanto trasmesso nel corso della trasmissione "mi manda
rai 3" di mercoledì 8 dicembre 2004, vi inviamo il seguente articolo
sull'argomento "farmaci e mutua".

Restando a Vostra disposizione per eventuali chiarimenti, porgiamo distinti
saluti.

Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, SSNV-ONLUS
www.scienzavegetariana.it
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Farmaci per ridurre colesterolo e trigliceridi a pagamento? Come potremmo
non averne più bisogno.

Interventi di riduzione drastica dei livelli di colesterolo sono
riconosciuti sempre più come l'obbiettivo terapeutico e il cardine di
prevenzione, arresto e regressione della malattia coronarica. Ma nelle
strategie applicabili per la riduzione del rischio coronarico, la
moderazione uccide.
Se infatti non vengono enfatizzate, come consigliato da autorevoli
organizzazioni internazionali (NCEP, National Cholesterol Education
Program, e AHA, American Heart Association) le modificazioni di alcune
abitudini dello stile di vita (TLC, Therapeutic Lifestyle Changing), quali
dieta, esercizio fisico e fumo, come intervento di prima scelta nella
riduzione del rischio coronarico, e ci si limita a prescrivere farmaci per
ridurre i livelli di colesterolo, allora ci si deve anche "accontentare" di
considerare "auspicabili" livelli di colesterolo al di sotto di 190-200
mg/dL: ma questi livelli, ancora troppo elevati, espongono troppi soggetti
a rischio di infarto cardiaco.
Sappiamo infatti che nel Framingham Study, il più famoso studio di
popolazione per l'individuazione dei fattori di rischio cardiovascolare,
ben il 35% dei soggetti colpiti da infarto cardiaco aveva valori di
colesterolo compresi tra 160 ed 200 mg/dL. In molte popolazioni del mondo,
inoltre, i livelli di colesterolo sono inferiori al 150 mg/dL, ed in queste
popolazioni l'incidenza di eventi cardiaci è ridottissima. Ci si può quindi
aspettare che questi farmaci non siano efficaci, come riportato, nella
prevenzione primaria, in quanto non sono in grado di fare -da soli-, il
miracolo.
Per quanto riguarda i trigliceridi elevati nel sangue
(ipertrigliceridemia), poi, il trattamento di questa malattia viene
effettuato con farmaci a base di oli di pesce, ricchi di acidi grassi
omega-3.  Inoltre, la cultura dominante ha convinto tutti che questi acidi
grassi essenziali, protettivi per il cuore, siano presenti esclusivamente
nel pesce, e che quindi mangiare pesce sia "obbligatorio" per chi tenga
alla salute cardiovascolare.
Ma quello che questi informatori non dicono, è che sebbene alcuni pesci
costituiscano un'ottima fonte di questi acidi grassi, il rischio di
inquinamento da metalli pesanti, in primis il mercurio, può inficiare i
vantaggi sulla salute, cardiovascolare e generale,  dell'assunzione di
pesce. Non dicono, inoltre, che esistono valide alternative al pesce e ai
suoi oli, in quanto questi acidi grassi si possono trovare in abbondanza
anche nelle alghe, nella frutta secca e nei semi oleaginosi e nei loro oli.
E, cosa ancor più grave non dicono (perché forse non lo sanno o non si sono
mai posti il problema) che, ad esempio, il farmaco a base di questi olii,
le capsule di olio di pesce, a parità di quantità di principio attivo viene
a costare 50 volte di più dell'olio di semi di lino, l'olio vegetale in
assoluto più ricco di acidi grassi omega-3 (0.027 Euro contro  1.29 Euro
per 1 grammo di omega-3).
I costi per questi farmaci ormai, dopo le ultime modifiche al Prontuario
Terapeutico, ricadono su molti dei pazienti stessi, ai quali non è stata
fornita alcuna informazione per alternative valide. Il modello dominante a
cui ci hanno condizionati, con il paradigma "malattia-pillola" o
"malattia-bisturi", sta evolvendo verso quello "malattia-pillola-conto da
pagare" e "malattia-bisturi-conto da pagare". Ma si può evitare che questo
accada.
Per quanto riguarda le misure dietetiche, è noto che i grassi saturi ed i
grassi transidrogenati, oltre al colesterolo del cibo, sono responsabili
dell'aumento dei livelli di colesterolo-LDL nel sangue. Eliminare questi
grassi, sostituendoli con grassi mono e polinsaturi conduce a drammatiche
riduzioni dei valori di colesterolo totale e colesterolo-LDL. Se la
quantità ottimale di grassi totali della dieta è ancora oggetto di
controversie (le associazioni sopra citate indicano un limite massimo del
30% delle calorie totali, che da molti autori è considerato un limite
troppo elevato, soprattutto quando si voglia ottenere la regressione della
placca), tuttavia esiste totale accordo sull'importanza di limitare grassi
saturi e colesterolo della dieta. Poiché questo tipo di grassi è contenuto
soprattutto -per quanto riguarda i grassi saturi- e solamente -per quanto
riguarda il colesterolo- nei cibi di origine animale (carne, pesce, latte e
derivati ed uova) appare evidente come la riduzione di questi grassi nella
dieta possa venire attuata solamente attraverso la forte limitazione, o
meglio, l'eliminazione di questi cibi dalla dieta stessa, nonché attraverso
la responsabile scelta dei grassi vegetali.
E' necessario un maggior rigore per abbattere l'epidemia di malattie
cardiovascolari, responsabili in Italia del 44% delle morti, e che
consumano il 23% della spesa sanitaria solo per i farmaci. E' necessario
intervenire con strategie efficaci, avendo ben chiari quelli che sono gli
obbiettivi da proporre, senza compromessi o concessioni ma fornendo una
Corretta Informazione non condizionata da interessi o pregiudizi di sorta.
Inoltre, chi fornisce queste informazioni, se in buona fede, dovrebbe
necessariamente possedere una conoscenza a largo raggio sui fattori di
rischio, sulle possibili alternative di intervento, sui pro e contro
dell'agire e non agire.

Dr.ssa Luciana Baroni
Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, SSNV-ONLUS
www.scienzavegetariana.it

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Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana-ONLUS
http://www.scienzavegetariana.it
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