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parliamo di stalle e di latte
- Subject: parliamo di stalle e di latte
- From: "Altragricoltura" <altragrico at italytrading.com>
- Date: Tue, 6 Jul 2004 18:43:08 +0200
L'azienda agricola Bettegno di Pontevico lancia la sua sfidaDue milioni per la nuova stalla L'azienda vuole crescere fino a 500 vacche in lattazione Gianmichele Portieri PONTEVICO Il 9 aprile scorso, davanti al notaio Ricca a Pontevico, il conte Francesco Martinoni Caleppio e il suo socio Bruno Bonaglia, firmavano il loro atto di fede nel futuro della produzione lattiera nella Bassa bresciana. I due stipulavano un mutuo agrario ventennale con Banca Intesa di due milioni di euro (3,87 miliardi in vecchie lire che sono rimaste la moneta di conto in campagna) per costruire una nuova stalla per l'allevamento di bovini da latte con impianto sala di mungitura e vasca di stoccaggio reflui. Il mutuo doveva servire inoltre per acquistare quote latte. Per accedere al prestito, stipulato al tasso iniziale del 3,40% annuo, i due hanno prestato garanzie anche personali. A distanza di pochi mesi il programma (evidentemente anticipato con risorse proprie) è già praticamente realizzato. La nuova stalla dell'azienda agricola Bettegno è sotto i nostri occhi nella sua imponenza, con il brulicare di settecento bovini sotto un unico enorme tetto. L'azienda è nata dalla fusione tra la mandria della cascina Bettegno del conte Martinoni e l'azienda Bonaglia di Torchiera di Pontevico. I due soci hanno ritenuto di dover raggiungere una imponente massa critica per poter stare sul mercato con soddisfazione economica. È evidente infatti, conversando con Francesco Martinoni, che l'imprenditore è avvezzo a fare i conti e, se questi non tornassero, ne trarrebbe con immediatezza le conclusioni. Grazie anche al prezzo spuntato per il latte dalla Coop latte indenne, (di cui Martinoni è presidente) i conti del 2003 sono in linea con il budget. Un budget che dovrebbe trovare il suo equilibrio con 500 bovine in lattazione e 40mila quintali di quota. Una parte del mutuo è stata infatti impiegata per acquistare 5mila quintali di quota latte, in corso l'acquisto di altri 3mila. Stalla nuova sta per la migliore tecnologia "risparmia lavoro". Tre addetti in tutto in stalla, un record. Tutte le bovine di elevata genealogia (con prevalenza di sangue canadese e l'invidiabile media di stalla di 95 quintali di latte) sono dotate di collare elettronico con pedometro. La sala di mungitura (un gioiello) ha 48 poste ed è già ora capace di smaltire 120 bovine in mezz'ora. La grande mandria è servita in meno di tre ore e per il resto è vigilata da una selva di antenne radio. Due allevatori senza più stalla"Per non comperare nuove quote ho venduto tutto" BAGNOLO - GHEDI "Ho venduto le vacche e le quote in dicembre, ma per tre mesi sono andato avanti a svegliarmi alle 5 e, dopo colazione, ad andare a fare un giro in stalla. Era vuota, così come la vede ora, ma c'è voluto un pezzo prima di lasciare quell'abitudine". Fausto Ferrari è giovane (sulla quarantina) e deve disegnarsi un futuro senza stalla da latte. "Nostalgia?" "Ho fatto la scelta giusta, ma andavo in stalla da quando avevo nove anni e non ho completato gli studi perchè volevo stare in stalla". Delle vacche Frisone ci si può innamorare. "Sono eleganti come signorine". Il momento di lasciarle è inesorabilmente traumatico. L'ostentata freddezza da imprenditore navigato, non inganna proprio nessuno. Fausto Ferrari alla cascina Fabbrica nella campagna di Bagnolo (tenuta un gran bene) ha 140 piò di terra ed aveva 120 vacche in lattazione. La stalla, come si può vedere, è nuova: ha un anno e mezzo ed è linda come se avesse pochi mesi. "Pensare che nell'agosto del 2003 ho comprato a Vicenza gli ultimi 800 quintali di quota latte, poi il 6 dicembre ho venduto tutto". A far scattare la molla è stato il superprelievo sulla quota B comparso, a sorpresa per tutti, nell'agosto scorso. Ferrari si è detto che comprando 2.600 quintali di quota per coprire la B, i conti non quadravano più. Il sacrificio non valeva la candela. "È stata una scelta di vita". Meno emotiva la scelta di Salvatore Rossi anche se la molla è stata, anche in questo caso, la necessità di comperare altri 3mila quintali di quota. Salvatore Rossi, con la sua azienda Gasparina a sud di Ghedi, è un grosso allevatore ed un personaggio. Deve la sua popolarità anche al fatto di essere uno dei fratelli di Adelino Rossi, l'indimenticato presidente del Consorzio Agrario dei tempi d'oro. Rossi dice che la molla è stata la decisione dell'unico figlio maschio di intraprendere gli studi di ingegneria informatica. Senza continuità familiare, Rossi ha ritenuto che il sacrificio non valesse la candela. Non che fosse uno abituato a tirarsi indietro: "Ho accudito da solo a 250 parti all'anno". Le vacche erano 180, mentre la stalla contava 500 capi. L'azienda conta ancora su 300 piò di terra, 200 dei quali in affitto, che Rossi coltiva ancora a mais e foraggio. In questo caso la mancanza degli animali è meno acuta, perchè le vacche sono state cedute al fratello e ai nipoti, cui è anche affittata la stalla. Insomma sono ancora al loro posto. Ora Rossi si chiede che fare con l'idea di mettere un paio di capannoni con i maiali. Intanto, come del resto Fausto Ferrari, ha investito della terra nel pomodoro da industria che si conferma la coltura del momento. g. m. p. La convenienza si è spostata in alto DUE CONTI ATTORNO ALLA STALLA DA LATTE NEL BRESCIANO Uno studio recente dell'Osservatorio del latte di Cremona, quello del prof. Pieri, basato sui costi e sui ricavi del 2001, mostra come al di sotto delle 100 bovine in lattazione (e quindi circa 200 capi in stalla), il bilancio non può che essere inesorabilmente in perdita. A quel livello, se si è davvero bravi, si fanno "girare i soldi". Ma dal 2001 sono cambiati alcuni fattori di calcolo e ormai la soglia per avere convenienza a gestire un allevamento di bovini da latte si è spostata parecchio più su. Ormai i conti sono in discreto utile solo se si mungono quasi 300 vacche. Ad abbassare la soglia di pareggio contribuisce la disponibilità di mano d'opera familiare, quella che non conta le ore di lavoro, che è disponibile anche di notte. Viceversa il ricorso alla mano d'opera salariata (indiana o bresciana, poco cambia) richiede di avere più vacche. Si può calcolare che un mungitore costi all'anno, pagato e assicurato, circa 35mila euro. A rendere più facile far quadrare i conti è pure la disponibilità di foraggio di produzione propria. L'autoproduzione di foraggio non sempre è astrattamente conveniente (talvolta i prezzi di mercato scendono sotto i costi), ma è sempre preziosa per stabilizzare i conti quando, ad esempio, i fieni scattano oltre 20 euro il quintale. La voce decisiva è comunque la disponibilità delle quote latte. Se le si possiede e sono già ammortizzate, i conti vanno in un verso, se si devono ammortizzare le quote è tutto un altro discorso. Poichè la quota si paga 1.300 lire più Iva sulla parte dichiarata e cioè circa 1.500 lire il kg di latte, su ogni kg di latte prodotto si devono togliere 150 lire, che può essere più del guadagno. Volete un parametro semplice? Le cose vanno bene se si realizza un margine lordo (prima degli ammortamenti) di 500 euro l'anno per vacca. Una cifra che dipende ovviamente molto anche dal prezzo del latte. Sequestrato un altro allevamento Dall'inizio dell'emergenza diossina ad Acerra, quello di ieri è il nono allevamento, di cui due provenienti dal Casertano, che finisce sotto sequestro a causa della contaminazione riscontrata nel latte. Dalle analisi effettuate dalla Sogin sui terreni ad Acerra è stata riscontrata nei mesi scorsi sui terreni la presenza di alti tassi di contaminazione da diossina. Sui 15 prelievi effettuati, ben 7 superano i limiti previsti dalle normative. I restanti hanno "evidenziato concentrazioni significative di diossina". I dati contenuti nel rapporto della società che si occupa della gestione di impianti nucleari contrastano con quelli dell'Arpac che a luglio dell'anno scorso avevano evidenziato solo due campioni di terreno contaminato lungo il corso dei Regi Lagni. e.f. N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a altragricoltura at italytrading.com
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