Ogm coesistenza impossibile, ma non per multinazionali




(ANSA) - ROMA, 6 MAG - Gli organismi geneticamente modificati
viaggiano con il polline. Le coltivazioni transgeniche sono in
grado di contaminare i campi tradizionali vicini e anche nelle
condizioni climatiche piu' sfavorevoli alla diffusione
accidentale del polline, per esempio durante la siccita' estiva,
le contaminazioni si riscontrano fino a 25 metri. Per evitarle,
sono quindi necessarie barriere e distanze di sicurezza.
   E' quanto emerge -secondo un comunicato diffuso a Roma- da
una ricerca 'sul campo' avviata da Coop Italia in collaborazione
con il Consorzio interuniversitario nazionale per le scienze
ambientale (Cinsa) sulla contaminazione genetica
nell'agricoltura italiana e sulla coesistenza tra le diverse
pratiche agricole, di cui oggi sono stati presentati i risultati
preliminari nel coro di un incontro a Gariga di Podenzano
(Piacenza), presso l'azienda agricola sperimentale ''Tadini''.
  Per questo, spiega la ricerca, per evitare contaminazioni fra
coltivazioni tradizionali e transgeniche devono essere definite
''fasce di rispetto cautelative ed ogni altro accorgimento che
possa contrastare la diffusione del polline''. Inoltre,
sottolinea lo studio, nel primo anno di indagini, avviate nel
2002, e' emersa una situazione di contaminazione genetica con
valori molto eterogenei (da tracce infinitesimali fino allo
0.23% massimo per la soia e 0.12% massimo per il mais) ma
comunque diffusa nelle sementi esaminate.
  In particolare, il progetto, finalizzato alla ''Valutazione
dei parametri di tracciabilita' ambientale di Ogm e alla
individuazione dei criteri minimi di coesistenza tra diversi
tipi di agricoltura'', ha coinvolto una ventina di ricercatori
provenienti da tre delle dieci universita' che fanno capo al
Cinsa (Parma per gli aspetti ambientali, Firenze per gli aspetti
genetici e Bologna per la valutazioni di tipo economico).
  Uno studio del flusso genico e' stato condotto in aziende
sperimentali del Nord e Centro Italia allo scopo di 'simulare' i
potenziali rischi di contaminazione tra colture Ogm e colture
Ogm-free, utilizzando come tracciante un innocuo e naturale mais
rosso-blu. Il campo coltivato con il mais colorato e' stato
circondato da semine di mais giallo e si e' misurata la distanza
raggiunta dal polline, verificando la colorazione indotta sulle
pannocchie di mais giallo circostante. Sulla base dei risultati
ottenuti, sottolinea lo studio, '#trova conferma che, per non
avere contaminazioni, sono necessarie distanze di sicurezza: in
una situazione di condizioni climatiche sfavorevoli alla
diffusione del polline (estate siccitosa) si sono riscontrate
comunque contaminazioni fino a 25 metri''.
  La semina si ripetera' quest'anno (con sementi inquinate allo
0,5% di mais colorato, la possibile soglia legale in discussione
a livello Ue) per confrontare gli ulteriori risultati con i dati
di sperimentazioni effettuate all'estero che hanno riscontrato
contaminazioni a distanze superiori ai 50 metri.
  Alla presentazione dei risultati, ha fatto seguito una visita
'in campo' per assistere alla semina sperimentale, programmata
per il 2004, che ha l'obiettivo di proseguire le misurazione del
flusso genico nel mais e comprendere, tra le altre cose, quale
potra' essere l'impatto di una possibile autorizzazione alla
coltivazione di Ogm in Italia, cosa comporterebbe la
contaminazione da Ogm attraverso l'impollinazione accidentale
tra specie diverse, con la conseguente analisi economica.
  Coop, conclude, sin dal 1998 ha assunto ''una linea di massima
prudenza'' nei confronti degli Ogm.(ANSA).

     KSG


(ANSA) - ROMA, 6 MAG - ''La coesistenza tra coltivazioni
tradizionali e geneticamente modificate e' praticamente
impossibile nel nostro Paese, se non ad altissimi costi per il
sistema''. Cosi' Mario Capanna, presidente del Consiglio diritti
genetici (Cdg), ha commentato i risultati della sperimentazione
empirica avviata con la ricerca Coop-Cinsa, secondo quanto
riferisce una nota.
  ''Quella dell'inquinamento genico - ha aggiunto Capanna - puo'
rivelarsi la forma di inquinamento piu' insidiosa e
incontrollabile che potremmo trovarci ad affrontare nel prossimo
futuro''. Per Maurizio Zucchi, di Coop Italia, ''occorre
definire delle regole precise per la coesistenza, nelle campagne
di tutta Europa, di agricoltura tradizionale, biologica e
geneticamente modificata. Per fare questo, serve la ricerca''.
(ANSA).

     COM-KSG

(ANSA) - ROMA, 6 MAG - La coesistenza tra colture di mais
tradizionale, biologico e biotecnologico nel nostro paese e'
possibile. A confermarlo - rende noto il Centro Documentazione
Agrobiotecnologie (Cedab) - e' la ricerca presentata oggi da
CINSA-COOP Italia, secondo cui le distanze minime di 25 metri
sono  pienamente compatibili con l'agricoltura italiana e con le
dimensioni medie delle aziende agricole.
   La possibilita' di far coesistere le diverse colture -
precisa il Cedab - e' per altro un fatto gia' recepito
dall'Unione europea che ha piu' volte ribadito che le regole
sulla coesistenza devono rispettare 3 principi: la liberta' di
scelta dell'agricoltore, la trasparenza e la proporzionalita'
delle misure da adottare. La ricerca CINSA-COOP conferma inoltre
''la necessita' imprescindibile di riaprire l'attivita' di
ricerca sugli organismi geneticamente migliorati in campo
aperto, non soltanto per valutare la questione della
co-esistenza ma per evidenziare i benefici agronomici e i
miglioramenti qualitativi dei raccolti di mais''.(ANSA).

     KQU