Mi domando e domando quale deve essere il grado di autosostenibilità economica ed etica di un'economia solidale



 
 
mi permetto mandare 2 domande
mi piacerebbe consocere le vostre opinioni, anche nell'ottica futura di un possibile lavoro del Centro Khorakhanè-
Paolo Trezzi
Lecco

ugomoi at tin.it

 

 

 

Mi domando e domando quale deve essere il grado di autosostenibilità economica ed etica di un’economia solidale che vuole avere pretese generali di ricostruzione del legame sociale e porsi come alternativa alla mercificazione della grande impresa capitalistica?

In altre parole possiamo dipendere economicamente, finanziariamente dalle erogazioni di banche e fondazioni che non sono coerenti eticamente (banche armate) o da grandi catene distributive (che non hanno codici etici e sindacali) o da risorse distribuite da enti locali (che scambiano consenso politico – vedi Ivan Illich) e quindi creano dipendenza insieme etica, politica ed economica? Non ci sembra che il prezzo di queste dipendenze sia troppo elevato?  Ed allora come fare ad essere autonomi?

 

 

 

Mi chiedo e vi chiedo, ritenete che le diverse forme di economai solidale che emergono (mag-Be, banche del tempo, comes, coop. sociali, Gas) siano uan realtà in ogni caso residuale rispetto al mercato capitalistico, oppure nicchie etiche, oppure un primo nucleo di modo di produzione alternativo al sistema dell'alienazione (descritto da napoleoni), per il qaule occorre un impegno di garnde lena e di consapevole lungimiranza da parte di tanti?

Un po' come successe quando dall'ordinamento medioevale si passò per fasi diverse a quello mercantile e infine capitalistico-industriale?

Non credete che questa costruzione possa essere già in atto ora, come esodo che la organizza?

E non come improbabile conseguenza di uan presa del potere politico, ma come ricostruzione già in atto di un legame sociale che include anche l'economico?

Non vi sembra che questa consapevolezza sia ancora troppo limitata dalla dimensione puramente etica e simbolica?

 

E mi domando inoltre: come convertire in questa direzione i settori più capitalistici e insostenibili dell'economia (auto e armamenti) se non c'è inoltre la consapevolezza che alcuni vincoli sistemici devono esseere aggrediti nei nodi alti (globale) della riproduzioen dell'alienazione? Ben al di là e oltre quindi la resistenza al WTO e al Gats?