Campagna Kappa: rispondono le associazioni e il sindacato - Clean Clothes Campaign



Campagna Kappa: rispondono le associazioni e il sindacato - Clean Clothes
Campaign

Continua la campagna di pressione pubblica lanciata dalla Rete di Lilliput e
dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo per chiedere a BasicNet/Robe di Kappa
di cessare la commercializzazione di abbigliamento sportivo prodotto in
Birmania. Ad oggi sono state inviate 400 email e circa un migliaio di
cartoline postali (almeno quelle di cui abbiamo ricevuto la cedola di
ritorno).

Eccovi la nostra replica alla lettera di risposta standard che i
partecipanti alla campagna ricevono dal presidente di BasicNet, Marco
Boglione. Segue la lettera che le organizzazioni sindacali confederali del
tessile-abbigliamento, con cui siamo in contatto, hanno indirizzato a loro
volta all'azienda dando seguito alla nostra iniziativa.

Continuate ad inviare cartoline o messaggi di posta elettronica dal sito
www.retelilliput.org dove trovate anche informazioni sulla campagna.

Buone vacanze.
Ersilia Monti


LETTERA DELLE ASSOCIAZIONI A BASICNET

Centro Nuovo Modello di Sviluppo
ONLUS
Via della Barra, 32 - 56019 Vecchiano (PI)
Tel. 050-826354 - Fax 050-827165
E-mail: coord at cnms.it

Dott. Marco Boglione
Presidente di BasicNet SpA
Corso Brescia 86
10152 Torino

e p.c. Alle Segreterie nazionali di
Femca/Cisl, Filtea/Cgil, Uilta/Uil

Vecchiano, 24. 07. 02
Egr. Dott. Boglione,

A nome mio e della Rete di Lilliput desidero ringraziarla per la risposta
che ha indirizzato a tutti coloro che hanno aderito alla campagna da noi
organizzata per richiedere a BasicNet di cessare la commercializzazione di
abbigliamento sportivo prodotto in Birmania.

Venendo al merito della sua risposta ci pare positivo che vi consideriate
attenti alle problematiche sociali e che non consideriate la ricerca del
cosìddetto "prezzo migliore" come una giustificazione per lo sfruttamento
dei diritti dei lavoratori, ma dissentiamo totalmente su varie altre
affermazioni. Inoltre ci sembra che le misure adottate da BasicNet siano del
tutto insufficienti.

Purtroppo i casi di sfruttamento del lavoro non si sono interrotti per il
solo fatto che le aziende si sono dotate di codici di condotta, soprattutto
quando questi non prevedono, come nel vostro caso, meccanismi esterni di
monitoraggio. Infatti continuiamo a ricevere rapporti da parte di ong e
sindacati indipendenti che ci segnalano la costante violazione dei codici in
tutte le aree del mondo in cui si delocalizza la produzione. Riteniamo
quindi essenziale che le imprese si rivolgano ad organismi di controllo
indipendenti e che nella ricerca delle soluzioni siano coinvolti sia i
sindacati che la società civile.
Dissentiamo con voi sul fatto che i salari non debbano rientrare fra i
diritti umani e sindacali da garantire a tutti i lavoratori in quanto
"funzione del contesto economico in cui è inserito il lavoratore".  E' cosa
nota che le retribuzioni minime legali o i livelli mediamente pagati nelle
aree di delocalizzazione non sono quasi mai sufficienti a garantire una vita
dignitosa nemmeno per i singoli lavoratori e tanto meno per le famiglie che
dipendono dal loro lavoro. Per noi il giusto salario è quello che consente
di far fronte ai bisogni fondamentali senza essere costretti ad allungare la
giornata lavorativa fino a 12-15 ore, nel tentativo di recuperare con lo
straordinario margini di reddito che non vanno comunque oltre il livello
della pura sopravvivenza.
Il sistema SA8000 a cui fanno riferimento le procedure per il monitoraggio
interno previste dal vostro "Compliance program for code of conduct" include
fra i suoi principi anche il concetto di salario dignitoso e il monitoraggio
esterno del codice di condotta.

Non vi chiediamo di giudicare la bontà o meno del governo birmano, vi
chiediamo di attenervi al giudizio già espresso da governi e organismi
internazionali quali l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, l'Unione
Europea, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Tali organismi hanno
stigmatizzato il regime birmano come  una delle peggiori dittature del mondo
che ha bandito i più elementari diritti umani e sindacali e che fa uso di
lavoro forzato per la costruzione di infrastrutture (ponti, strade,
gasdotti, aree industriali) e  per l'agricoltura, anche attraverso la
pratica della deportazione in massa di minoranze etniche. Tutti fatti che
non potete più ignorare e che dovevate tenere in considerazione quando avete
deciso di produrre in Birmania. Lo standard SA8000 e le convenzioni n.29 e
105 dell'OIL proibiscono non solo l'impiego di lavoro forzato ma anche il
suo sostegno indiretto sotto qualsiasi forma. L'OIL, di cui fanno parte
governi, sindacati e organizzazioni imprenditoriali di oltre 170 paesi, fra
cui l'Italia, ha approvato nel 2000 una risoluzione che impegna anche gli
imprenditori a rivedere i loro rapporti con la Birmania.

In un contesto internazionale in cui gli organismi democratici
sovranazionali stanno perdendo, loro malgrado, il legittimo potere di
rappresentanza, appare sempre più evidente come il corretto comportamento da
parte delle imprese multinazionali sia fondamentale per gli equilibri
politici e sociali degli stati, specialmente per quelli in via di sviluppo.
Questo è stato ben compreso da molte aziende che, come sapete, si sono già
ritirate dalla Birmania.

Rimanendo in Birmania, Basic Net non solo sostiene fiscalmente e
politicamente una spietata dittatura militare, ma viola un punto
fondamentale del suo stesso codice di condotta là dove afferma che "deve
essere rispettato il diritto dei lavoratori ad associarsi e organizzarsi
collettivamente in maniera pacifica". Non comprendiamo come possiate
affermare di garantire questo diritto in Birmania e come i vostri ispettori
abbiano potuto trovare tutto in regola. Organizzarsi in sindacato in
Birmania è proibito dalla legge. Due dei maggiori leader sindacali che non
sono riusciti a riparare all'estero si trovano attualmente in carcere
condannati rispettivamente all'ergastolo e a 17 anni di detenzione dopo
avere subito torture. L'ultimo caso di sciopero di cui si è avuta notizia
risale al 2000, proprio in una fabbrica per la confezione di abbigliamento.
I lavoratori che chiedevano di ottenere le maggiorazioni previste dalla
legge per lo straordinario sono stati arrestati, incarcerati per tre mesi e
poi licenziati.

Vi chiediamo pertanto di cessare la produzione di abbigliamento sportivo a
marchio Kappa e Robe di Kappa in Birmania. Inoltre vi chiediamo di rendervi
disponibile ad un incontro congiunto con i promotori della Campagna e con le
Organizzazioni sindacali italiane per discutere la soluzione migliore da
adottare per prevenire i danni che i lavoratori birmani potrebbero subire in
conseguenza della sospensione del contratto di produzione da parte di Basic
Net. Nel frattempo vi preghiamo di segnalarci il nome della fabbrica birmana
da cui vi rifornite e la località in cui è situata  e di inviarci copia del
rapporto steso dai vostri ispettori a seguito della visita effettuata sul
posto.

Distinti saluti

(Francesco Gesualdi)


LETTERA DEL SINDACATO A BASICNET

Segreterie Nazionali  FEMCA (CISL), FILTEA (CGIL), UILTA (UIL)

Roma, 17 luglio 2002

Dr. Marco Boglione
Presidente BasicNet S.p.A.
Via Foggia, 42
TORINO

Egregio Presidente,

facendo riferimento alla Sua lettera dell'11 giugno scorso, pur comprendendo
la buona fede della Vostra iniziativa volta al monitoraggio delle condizioni
di lavoro nelle imprese che producono per vs. conto in Birmania, vorremmo
sottolineare quanto segue:

Il Consiglio di Amministrazione dell'Organizzazione Internazionale del
Lavoro ha dato attuazione nel novembre 2000 alla Risoluzione approvata dalla
Conferenza Internazionale del Lavoro del dello stesso anno. Tale Risoluzione
chiede infatti a tutti i costituenti dell'OIL, ovvero ai governi, agli
imprenditori e alle organizzazioni sindacali, di rivedere i loro rapporti
con la Birmania e di adottare le misure appropriate affinché tale paese
Membro non possa trarre profitto da questi rapporti per perpetuare o
sviluppare il sistema di lavoro forzato a cui fa riferimento la Commissione
di Indagine. Il Consiglio di Amministrazione dell'OIL raccomanda anche che i
suoi costituenti "contribuiscano con tutti i mezzi, all'attuazione delle sue
raccomandazioni e che facciano rapporto nei tempi dovuti e con intervalli
appropriati al Consiglio di Amministrazione".

Lo scorso anno inoltre, il Comitato Applicazione Norme della Conferenza
Internazionale del Lavoro ha adottato un paragrafo speciale di condanna nei
confronti della Birmania in relazione alla violazione della Convenzione 87
sulla Libertà di associazione sindacale. Il Paragrafo Speciale afferma tra
l'altro: " ... Il Comitato si è sentito obbligato a deplorare profondamente
la totale assenza di collaborazione da parte del governo in tal senso. In
queste circostanze il Comitato non ha potuto far altro che condannare
l'assenza di alcun progresso nell'applicazione di questa Convenzione
fondamentale,....."  "Il Comitato ancora una volta ha insistito fortemente
perché il Governo adotti, come misura urgente, tutte le misure ed i
meccanismi necessari a garantire a livello normativo e nella pratica a tutti
i lavoratori e imprenditori il diritto a far parte di organizzazioni di loro
scelta....Il Comitato ha deciso di inserire le sue conclusioni in un
paragrafo speciale del suo rapporto; ha anche deciso di menzionare questo
caso come un caso di continuo fallimento nella attuazione della
Convenzione".

Vorremmo infine ricordare, che il nostro paese ha approvato le Linee Guida
OCSE sulle Multinazionali, Per quanto non obbligatorie dal punto di vista
legale, le Linee Guida non sono facoltative per le imprese. Sono le uniche
regole approvate a livello multilaterale e sono l'unico codice globale,
negoziato dai governi, con la costituzione di un meccanismo governativo
(Punti Nazionali di Contatto) previsto per il supporto alla risoluzione dei
problemi specifici.

Tra gli altri impegni, le Linee Guida obbligano le imprese, a: Rispettare i
diritti umani di coloro che sono toccati dalle loro attività, in coerenza
con gli obblighi e gli impegni internazionali del governo ospitante.
Incoraggiare, dove è possibile i partner, compreso i fornitori e i sub
appaltatori ad applicare i principi del comportamento aziendali in linea con
le Linee Guida. Il capitolo sull'occupazione e le relazioni industriali fa
esplicito riferimento al rispetto da parte delle imprese multinazionali "del
diritto dei propri lavoratori ad essere rappresentati da sindacati ed altri
rappresentanti dei lavoratori e ad intraprendere negoziati costruttivi, con
tali rappresentanti sia a livello individuale o attraverso le associazioni
degli imprenditori, allo scopo di raggiungere accordi sulle condizioni di
impiego, contribuire all'effettiva abolizione del lavoro minorile,
contribuire all'eliminazione di tutte le forme di lavoro forzato o
obbligatorio".

Sulla base di quanto sopra, in considerazione della continua violazione
delle Convenzioni fondamentali del lavoro, riteniamo, che anche l'eventuale
attuazione corretta del Vostro codice non sia sufficiente a garantire in
Birmania, quanto previsto dalle suddette decisioni e norme internazionali.

Le chiediamo pertanto che si dia piena attuazione con urgenza a quanto
previsto sia dalla Risoluzione OIL (peraltro approvata anche da tutte le
organizzazioni imprenditoriali) e a quanto previsto dalle suddette Linee
Guida OCSE rinunciando a qualsiasi attività in Birmania, sino a quando non
vi saranno le condizioni di base per il rispetto delle Convenzioni
fondamentali del lavoro da parte del Governo birmano.

Anche in considerazione della quota ridotta di prodotto importato da questo
paese questa scelta potrà essere facilmente attuata in tempi brevi dalla
Vostra azienda.

In questo quadro Le chiediamo un incontro urgente.

In attesa di un Suo cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti.

Uffici Internazionali
FEMCA CISL (Adriano Linari), FILTEA CGIL (Valeria
Fedeli), UILTA UIL (Edoardo Rossi)


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ersilia.monti at mclink.it

Ersilia Monti
(Coordinamento lombardo nord/sud del mondo - Rete di Lilliput Nodo di
Milano)
P.le Governo Provvvisorio 6
20127 Milano
tel.02-26140345
email: ersilia.monti at mclink.it
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