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Campagna Kappa: rispondono le associazioni e il sindacato - Clean Clothes Campaign
- Subject: Campagna Kappa: rispondono le associazioni e il sindacato - Clean Clothes Campaign
- From: "Ersilia Monti" <ersilia.monti at mclink.it>
- Date: Fri, 26 Jul 2002 17:12:33 +0200
Campagna Kappa: rispondono le associazioni e il sindacato - Clean Clothes Campaign Continua la campagna di pressione pubblica lanciata dalla Rete di Lilliput e dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo per chiedere a BasicNet/Robe di Kappa di cessare la commercializzazione di abbigliamento sportivo prodotto in Birmania. Ad oggi sono state inviate 400 email e circa un migliaio di cartoline postali (almeno quelle di cui abbiamo ricevuto la cedola di ritorno). Eccovi la nostra replica alla lettera di risposta standard che i partecipanti alla campagna ricevono dal presidente di BasicNet, Marco Boglione. Segue la lettera che le organizzazioni sindacali confederali del tessile-abbigliamento, con cui siamo in contatto, hanno indirizzato a loro volta all'azienda dando seguito alla nostra iniziativa. Continuate ad inviare cartoline o messaggi di posta elettronica dal sito www.retelilliput.org dove trovate anche informazioni sulla campagna. Buone vacanze. Ersilia Monti LETTERA DELLE ASSOCIAZIONI A BASICNET Centro Nuovo Modello di Sviluppo ONLUS Via della Barra, 32 - 56019 Vecchiano (PI) Tel. 050-826354 - Fax 050-827165 E-mail: coord at cnms.it Dott. Marco Boglione Presidente di BasicNet SpA Corso Brescia 86 10152 Torino e p.c. Alle Segreterie nazionali di Femca/Cisl, Filtea/Cgil, Uilta/Uil Vecchiano, 24. 07. 02 Egr. Dott. Boglione, A nome mio e della Rete di Lilliput desidero ringraziarla per la risposta che ha indirizzato a tutti coloro che hanno aderito alla campagna da noi organizzata per richiedere a BasicNet di cessare la commercializzazione di abbigliamento sportivo prodotto in Birmania. Venendo al merito della sua risposta ci pare positivo che vi consideriate attenti alle problematiche sociali e che non consideriate la ricerca del cosìddetto "prezzo migliore" come una giustificazione per lo sfruttamento dei diritti dei lavoratori, ma dissentiamo totalmente su varie altre affermazioni. Inoltre ci sembra che le misure adottate da BasicNet siano del tutto insufficienti. Purtroppo i casi di sfruttamento del lavoro non si sono interrotti per il solo fatto che le aziende si sono dotate di codici di condotta, soprattutto quando questi non prevedono, come nel vostro caso, meccanismi esterni di monitoraggio. Infatti continuiamo a ricevere rapporti da parte di ong e sindacati indipendenti che ci segnalano la costante violazione dei codici in tutte le aree del mondo in cui si delocalizza la produzione. Riteniamo quindi essenziale che le imprese si rivolgano ad organismi di controllo indipendenti e che nella ricerca delle soluzioni siano coinvolti sia i sindacati che la società civile. Dissentiamo con voi sul fatto che i salari non debbano rientrare fra i diritti umani e sindacali da garantire a tutti i lavoratori in quanto "funzione del contesto economico in cui è inserito il lavoratore". E' cosa nota che le retribuzioni minime legali o i livelli mediamente pagati nelle aree di delocalizzazione non sono quasi mai sufficienti a garantire una vita dignitosa nemmeno per i singoli lavoratori e tanto meno per le famiglie che dipendono dal loro lavoro. Per noi il giusto salario è quello che consente di far fronte ai bisogni fondamentali senza essere costretti ad allungare la giornata lavorativa fino a 12-15 ore, nel tentativo di recuperare con lo straordinario margini di reddito che non vanno comunque oltre il livello della pura sopravvivenza. Il sistema SA8000 a cui fanno riferimento le procedure per il monitoraggio interno previste dal vostro "Compliance program for code of conduct" include fra i suoi principi anche il concetto di salario dignitoso e il monitoraggio esterno del codice di condotta. Non vi chiediamo di giudicare la bontà o meno del governo birmano, vi chiediamo di attenervi al giudizio già espresso da governi e organismi internazionali quali l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, l'Unione Europea, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Tali organismi hanno stigmatizzato il regime birmano come una delle peggiori dittature del mondo che ha bandito i più elementari diritti umani e sindacali e che fa uso di lavoro forzato per la costruzione di infrastrutture (ponti, strade, gasdotti, aree industriali) e per l'agricoltura, anche attraverso la pratica della deportazione in massa di minoranze etniche. Tutti fatti che non potete più ignorare e che dovevate tenere in considerazione quando avete deciso di produrre in Birmania. Lo standard SA8000 e le convenzioni n.29 e 105 dell'OIL proibiscono non solo l'impiego di lavoro forzato ma anche il suo sostegno indiretto sotto qualsiasi forma. L'OIL, di cui fanno parte governi, sindacati e organizzazioni imprenditoriali di oltre 170 paesi, fra cui l'Italia, ha approvato nel 2000 una risoluzione che impegna anche gli imprenditori a rivedere i loro rapporti con la Birmania. In un contesto internazionale in cui gli organismi democratici sovranazionali stanno perdendo, loro malgrado, il legittimo potere di rappresentanza, appare sempre più evidente come il corretto comportamento da parte delle imprese multinazionali sia fondamentale per gli equilibri politici e sociali degli stati, specialmente per quelli in via di sviluppo. Questo è stato ben compreso da molte aziende che, come sapete, si sono già ritirate dalla Birmania. Rimanendo in Birmania, Basic Net non solo sostiene fiscalmente e politicamente una spietata dittatura militare, ma viola un punto fondamentale del suo stesso codice di condotta là dove afferma che "deve essere rispettato il diritto dei lavoratori ad associarsi e organizzarsi collettivamente in maniera pacifica". Non comprendiamo come possiate affermare di garantire questo diritto in Birmania e come i vostri ispettori abbiano potuto trovare tutto in regola. Organizzarsi in sindacato in Birmania è proibito dalla legge. Due dei maggiori leader sindacali che non sono riusciti a riparare all'estero si trovano attualmente in carcere condannati rispettivamente all'ergastolo e a 17 anni di detenzione dopo avere subito torture. L'ultimo caso di sciopero di cui si è avuta notizia risale al 2000, proprio in una fabbrica per la confezione di abbigliamento. I lavoratori che chiedevano di ottenere le maggiorazioni previste dalla legge per lo straordinario sono stati arrestati, incarcerati per tre mesi e poi licenziati. Vi chiediamo pertanto di cessare la produzione di abbigliamento sportivo a marchio Kappa e Robe di Kappa in Birmania. Inoltre vi chiediamo di rendervi disponibile ad un incontro congiunto con i promotori della Campagna e con le Organizzazioni sindacali italiane per discutere la soluzione migliore da adottare per prevenire i danni che i lavoratori birmani potrebbero subire in conseguenza della sospensione del contratto di produzione da parte di Basic Net. Nel frattempo vi preghiamo di segnalarci il nome della fabbrica birmana da cui vi rifornite e la località in cui è situata e di inviarci copia del rapporto steso dai vostri ispettori a seguito della visita effettuata sul posto. Distinti saluti (Francesco Gesualdi) LETTERA DEL SINDACATO A BASICNET Segreterie Nazionali FEMCA (CISL), FILTEA (CGIL), UILTA (UIL) Roma, 17 luglio 2002 Dr. Marco Boglione Presidente BasicNet S.p.A. Via Foggia, 42 TORINO Egregio Presidente, facendo riferimento alla Sua lettera dell'11 giugno scorso, pur comprendendo la buona fede della Vostra iniziativa volta al monitoraggio delle condizioni di lavoro nelle imprese che producono per vs. conto in Birmania, vorremmo sottolineare quanto segue: Il Consiglio di Amministrazione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha dato attuazione nel novembre 2000 alla Risoluzione approvata dalla Conferenza Internazionale del Lavoro del dello stesso anno. Tale Risoluzione chiede infatti a tutti i costituenti dell'OIL, ovvero ai governi, agli imprenditori e alle organizzazioni sindacali, di rivedere i loro rapporti con la Birmania e di adottare le misure appropriate affinché tale paese Membro non possa trarre profitto da questi rapporti per perpetuare o sviluppare il sistema di lavoro forzato a cui fa riferimento la Commissione di Indagine. Il Consiglio di Amministrazione dell'OIL raccomanda anche che i suoi costituenti "contribuiscano con tutti i mezzi, all'attuazione delle sue raccomandazioni e che facciano rapporto nei tempi dovuti e con intervalli appropriati al Consiglio di Amministrazione". Lo scorso anno inoltre, il Comitato Applicazione Norme della Conferenza Internazionale del Lavoro ha adottato un paragrafo speciale di condanna nei confronti della Birmania in relazione alla violazione della Convenzione 87 sulla Libertà di associazione sindacale. Il Paragrafo Speciale afferma tra l'altro: " ... Il Comitato si è sentito obbligato a deplorare profondamente la totale assenza di collaborazione da parte del governo in tal senso. In queste circostanze il Comitato non ha potuto far altro che condannare l'assenza di alcun progresso nell'applicazione di questa Convenzione fondamentale,....." "Il Comitato ancora una volta ha insistito fortemente perché il Governo adotti, come misura urgente, tutte le misure ed i meccanismi necessari a garantire a livello normativo e nella pratica a tutti i lavoratori e imprenditori il diritto a far parte di organizzazioni di loro scelta....Il Comitato ha deciso di inserire le sue conclusioni in un paragrafo speciale del suo rapporto; ha anche deciso di menzionare questo caso come un caso di continuo fallimento nella attuazione della Convenzione". Vorremmo infine ricordare, che il nostro paese ha approvato le Linee Guida OCSE sulle Multinazionali, Per quanto non obbligatorie dal punto di vista legale, le Linee Guida non sono facoltative per le imprese. Sono le uniche regole approvate a livello multilaterale e sono l'unico codice globale, negoziato dai governi, con la costituzione di un meccanismo governativo (Punti Nazionali di Contatto) previsto per il supporto alla risoluzione dei problemi specifici. Tra gli altri impegni, le Linee Guida obbligano le imprese, a: Rispettare i diritti umani di coloro che sono toccati dalle loro attività, in coerenza con gli obblighi e gli impegni internazionali del governo ospitante. Incoraggiare, dove è possibile i partner, compreso i fornitori e i sub appaltatori ad applicare i principi del comportamento aziendali in linea con le Linee Guida. Il capitolo sull'occupazione e le relazioni industriali fa esplicito riferimento al rispetto da parte delle imprese multinazionali "del diritto dei propri lavoratori ad essere rappresentati da sindacati ed altri rappresentanti dei lavoratori e ad intraprendere negoziati costruttivi, con tali rappresentanti sia a livello individuale o attraverso le associazioni degli imprenditori, allo scopo di raggiungere accordi sulle condizioni di impiego, contribuire all'effettiva abolizione del lavoro minorile, contribuire all'eliminazione di tutte le forme di lavoro forzato o obbligatorio". Sulla base di quanto sopra, in considerazione della continua violazione delle Convenzioni fondamentali del lavoro, riteniamo, che anche l'eventuale attuazione corretta del Vostro codice non sia sufficiente a garantire in Birmania, quanto previsto dalle suddette decisioni e norme internazionali. Le chiediamo pertanto che si dia piena attuazione con urgenza a quanto previsto sia dalla Risoluzione OIL (peraltro approvata anche da tutte le organizzazioni imprenditoriali) e a quanto previsto dalle suddette Linee Guida OCSE rinunciando a qualsiasi attività in Birmania, sino a quando non vi saranno le condizioni di base per il rispetto delle Convenzioni fondamentali del lavoro da parte del Governo birmano. Anche in considerazione della quota ridotta di prodotto importato da questo paese questa scelta potrà essere facilmente attuata in tempi brevi dalla Vostra azienda. In questo quadro Le chiediamo un incontro urgente. In attesa di un Suo cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti. Uffici Internazionali FEMCA CISL (Adriano Linari), FILTEA CGIL (Valeria Fedeli), UILTA UIL (Edoardo Rossi) --------------------- Per essere esclusi dalla lista o ricevere informazioni sulla Clean Clothes Campaign, inviate un messaggio a : ersilia.monti at mclink.it Ersilia Monti (Coordinamento lombardo nord/sud del mondo - Rete di Lilliput Nodo di Milano) P.le Governo Provvvisorio 6 20127 Milano tel.02-26140345 email: ersilia.monti at mclink.it -------------------
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