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No a Eurochocolate - Lilliput Roma sostiene il rifiuto a partecipare di Roma Equa e Solidale Onlus
- Subject: No a Eurochocolate - Lilliput Roma sostiene il rifiuto a partecipare di Roma Equa e Solidale Onlus
- From: Ufficio Stampa Lilliput Nodo di Roma <stampa_lilliput_roma at yahoo.it>
- Date: Fri, 1 Mar 2002 15:10:51 +0100
COMUNICATO STAMPA No a Eurochocolate - Lilliput Roma sostiene il rifiuto a partecipare di Roma Equa e Solidale Onlus Roma, 1/MAR/2002 - Il nodo di Roma della Rete Lilliput e' a fianco di Roma Equa e Solidale Onlus (coordinamento delle Botteghe del Mondo di Roma e del Lazio) nelle motivazioni che li hanno portati a rifiutare la partecipazione alla edizione annuale di Eurochocolate a Roma. Questa e' la lettera fatta pervenire agli organizzatori: Lettera aperta agli organizzatori di Eurochocolate (Roma 02/10 marzo 2002) Gentili Signore, gentili Signori, ringraziandovi dell'invito a partecipare alla manifestazione Eurochocolate, in programma a Roma nei prossimi giorni, vorremmo, con questa lettera aperta, illustrarvi le ragioni alla base della nostra scelta di non prendere parte all'evento che state organizzando. Come coordinamento delle organizzazioni romane e laziali di Commercio Equo e Solidale, ci siamo chiesti quale fosse il comportamento da adottare nei confronti della Vostra manifestazione. La decisione di non partecipare ad Eurochocolate è frutto, infatti, di una posizione che vuole essere chiara ed inequivocabile. Eurochocolate è una grande festa che vede la partecipazione di tante persone, attirate dalla possibilità di mangiare un’enorme quantità di cioccolato e di poter sperimentare tutte le novità che il mercato offre, un poco stordite da sapori ed odori, dalle mille luci ed iniziative, dai pupazzi o dalle uova di Pasqua giganti. Purtroppo, però, è proprio in queste occasioni che ci si dimentica di dire che la coltivazione del cacao e i meccanismi economici che guidano la produzione del cioccolato presentano i tratti tipici dell’economia coloniale e del suo inevitabile corollario: lo sfruttamento. Cosa significa? Che la coltivazione del cacao avviene in paesi come la Costa d’Avorio, il Ghana, il Brasile, mentre la trasformazione in cioccolato (quindi tutta la produzione di valore aggiunto, in parole spicciole tutto il guadagno) avviene esclusivamente nei Paesi industrializzati. Ciò vuol dire che molto spesso il contadino che produce il cacao vive in condizioni decisamente misere, che il prezzo internazionale del cacao (come quello di molte altre materie prime) con gli anni, anziché aumentare, diminuisce e così, mentre il costo della vita aumenta, la tasca del coltivatore di cacao è sempre più vuota. Il mercato internazionale del cacao è uno dei più instabili al mondo, caratterizzato da una cronica sovrapproduzione, in realtà alimentata ad hoc da grandi multinazionali che hanno accentrato nelle proprie mani la maggior parte delle fasi di trasformazione e commercializzazione, ed in alcuni casi (come per la Nestlè) anche quelle di produzione attraversol'acquisto di piantagioni. Nella compravendita di cacao le organizzazioni di commercio e l'industria ricevono circa il 70%, mentre agli agricoltori va sì e no il 5% del prezzo finale. Questo è assolutamente funzionale ad un’economia del profitto basata sullo sfruttamento del lavoro nei paesi del Sud del mondo, come ha confermato la recente direttiva europea che ha autorizzato i sostituti vegetali del burro di cacao, e che ha messo in serio pericolo i paesi produttori di cacao. Solo in Africa occidentale 11 milioni di persone dipendono dal cacao per il loro reddito. Concentrazione delle imprese nel Nord (ad esempio il mercato italiano del settore è controllato al 70% da società straniere), controllo totale della catena di produzione, spesso fino alle piantagioni, fissazione del prezzo indipendentemente dai costi reali dei produttori, collegamento della quotazione alla borsa e quindi alle speculazioni finanziarie che possono mandare sul lastrico in pochi istanti intere comunità di produttori, sono i prezzi pagati (ma solo da alcuni) per permetterci di disporre nel Nord della tanto amata cioccolata. Il circuito del commercio equo e solidale ha invertito questi parametri, acquistando da organizzazioni di piccoli e medi produttori, pagando loro un prezzo pari a circa il 180% del prezzo medio di mercato, assicurando loro continuità di rapporto, prefinanziando cioè anticipando una parte del pagamento all'ordine, pagando un surplus per la conversione delle coltivazioni al metodo biologico (che oltre a tutelare noi consumatori, tutela chi lavora nelle piantagioni), e permette ai produttori di finanziare così progetti di autosviluppo e di microcredito, e di affrancamento da intermediazioni parassitarie e da concessione di crediti a tassi impossibili da sostenere. Oltre a incentivare la produzione di colture alternative di sussistenza che proteggano dal rischio di dipendenza dalla sola coltivazione del cacao. A fronte di tutto questo, offre a noi consumatori del nord un prodotto di alta qualità, in alcuni casi artigianale, ogm free, sempre più spesso certificato biologico, insieme ad un prezzo trasparente e ad informazioni su produttori e meccanismo di commercializzazione. Il successo della nostra proposta, l'incremento vertiginoso dei fatturati a livello europeo e la sensibilizzazione di un sempre più vasto pubblico, ci fanno credere che la nostra proposta di solidarietà concreta abbia un senso e un valore. Affermiamo questo anche a fronte di iniziative di solidarietà, come quella in programma ad Eurochocolate 2002 e relativa alla raccolta fondi per l'adozione a distanza di bambini dei paesi poveri produttori di cacao, che non crediamo abbiano la capacità di intaccare minimamente le radici dei problemi dei paesi del Sud, se non addirittura offrono la possibilità di perpetuare in altro modo i rapporti ingiusti di sfruttamento. Non possiamo dilungarci oltre su questi particolari (a nostro avviso decisamente importanti), solo perché lo spazio non ce lo consente; certo avremmo potuto dire queste cose ad Eurochocolate, ma vi avremmo guastato la festa. Ipocriti ed interessati potevamo gridare all’ingiustizia e intanto riempirci il portafogli, festeggiare con una metà del mondo mentre l'altra metà vive strozzata anche grazie a certa commercializzazione del cacao. A noi, però, feste così non piacciono. Grazie ancora dell’invito, ma proprio non possiamo accettare. Restando a disposizione per ogni ulteriore chiarimento, Vi porgiamo i nostri distinti saluti. Roma Equa e Solidale Onlus Coordinamento delle Botteghe del Mondo di Roma e del Lazio Fonti: Ctmaltromercato (www.altromercato.it) Manitese ( <http://www.manitese.it/> www.manitese.it) >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>><<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< Referenti del Nodo Patrizia Morgante: patrizia.morgante at inwind.it Riccardo Troisi: riccardo.troisi at libero.it Ufficio stampa Luigi Bertolo: stampa_lilliput_roma at yahoo.it Gruppo di Contatto (per nuove adesioni) Stefano Maero: stefano at euresis.it
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