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Messaggio per Porto Alegre da Jacopo Fo
- Subject: Messaggio per Porto Alegre da Jacopo Fo
- From: cocorico at inrete.it
- Date: Fri, 1 Feb 2002 13:17:53 GMT
Vi giro questo messaggio per Porto Alegre da Jacopo Fo, mi sembra interessante. Ciao Andrea Saroldi > > ------------->>>>>>>>>>> > > Bush e? un venditore di pomodori marci > > Bush e? un venditore di pomodori marci e un serial killer ma anche > noi siamo un po? coglioni > > La situazione internazionale e? una merda ma solo apparentemente. Da > un certo punto di vista e? anche peggio, da un altro ci sono buone > speranze perche? migliori. > E? tragico che si sia scatenata un?ondata di violenze mostruosa, a > partire dagli attentati dell?11 settembre e dall?invasione > dell?Afghanistan. > Ma credo che molta gente, guardando quello che succede in Palestina, > Kashmir, India, Pakistan, Repubbliche ex sovietiche, Cina musulmana e > Nigeria, stia comprendendo che la guerra non e? utile per fermare il > terrorismo e anzi e? il modo piu? dispendioso per alimentarlo. > Contemporaneamente si scoprono le vere ragioni di tutto. Lo scandalo > Enron e? un salatino che Bush avra? grandi problemi a mandar giu?. > Di contro il Popolo di Seattle si sta sviluppando in modo > straordinario e, per la seconda volta, a Porto Alegre, si terra? un > grande incontro internazionale che ha lo scopo di sviluppare la > collaborazione tra tutte le componenti del movimento. > Si tratta di un appuntamento molto importante e potrebbe essere un > incontro storico se si riuscira? a mettere d?accordo le diverse > componenti del movimento. Non sara? facile, proprio perche? la forza > del Popolo di Seattle la dobbiamo anche al nostro non essere una rete > di entita? indipendenti e questo crea difficolta? tecniche notevoli. > Ma sono problemi ai quali non rinunceremmo per tutto l?oro del mondo. > Non vogliamo tornare a schemi organizzativi rigidi e piramidali che > non lasciano spazio alla biodiversita?. Per fortuna questo e? un > punto su cui quasi tutti sono d?accordo. > Il grande scontro che ci sara? a Porto Alegre sara? su un?altra > questione strategica: come si sconfigge la Globalizzazione del > Dolore? > Nel movimento ci sono due anime che si stanno pazientemente > confrontando da anni alla ricerca di un compromesso. > Da una parte c?e? l?ala ?politica?, legata alle manifestazioni di > piazza, all?idea leninista di propaganda sociale, che spinge per > creare grandi organizzazioni internazionali di ?militanti? supportati > da un movimento di opinione. Di quest?area fa parte Attac, che e? > un?organizzazione internazionale e, seppur su diverse posizioni > tattiche, Agnoletto e Casarini, i piu? noti portavoce del movimento > italiano. > L?altra parte del movimento e? l?ala che potremmo definire > ?economica?: e? costituita da piccoli e piccolissimi gruppi che > agiscono direttamente sul sociale costruendo situazioni economiche > alternative: microcredito, gruppi di acquisto, botteghe del commercio > equo, cooperative sociali, banche etiche, assicurazioni etiche, > centri culturali, volontariato. > L?ala economica rappresenta la grande forza concreta del movimento. > Parla a milioni di persone non attraverso le parole e la propaganda > ma offrendo la qualita? dei progetti realizzati, dei prodotti e dei > servizi. > Questa anima imprenditoriale del movimento deve costantemente fare i > conti con entrate e uscite. Sono presi dalla pratica e non hanno > molto tempo per la ?politica delle riunioni?. Quindi la corrente > ?economica? ha in questi anni lasciato ampio spazio ai ?politici? > nella gestione globale del movimento. > Ad esempio, almeno fino a poco tempo fa, nessuno dei portavoce del > Social Forum italiano proveniva dai gruppi che si occupano di gestire > attivita? ?imprenditoriali?. E d?altra parte i ?politici? hanno > sempre guardato con un po? di sufficienza chi si intestardiva a far > quadrare bilanci di cooperative per l?aiuto ai disabili, banche > etiche e siti internet. > Il risultato e? stato che lo slogan ?voti ogni volta che fai la > spesa? e? il cuore dell?iniziativa dell?ala ?economica? ma non la > parola d?ordine principale di tutto il movimento e anzi molti che > partecipano ai cortei sanno poco o niente di questa pratica di lotta. > In una situazione in cui il 90% dei membri dei gruppi di acquisto e? > costituito da operai e impiegati, mi sono sentito dire decine di > volte che solo i ricchi possono permettersi di partecipare ai gruppi > di acquisto. Sul fatto che una famiglia di lavoratori possa > risparmiare intorno ai 2 milioni all?anno consociando i consumi e > barattando il tempo non gli e? proprio arrivata notizia. > I nostri portavoce quando vanno in televisione e quando rilasciano > interviste ai giornali, non parlano mai di questa grande realta? > sociale e politica. Scontiamo la paura di parlare di soldi tipica > della cultura cattocomunista che odia misurarsi con le piccolezze di > conti, costi e ricavi e preferisce librarsi nell?aere incorruttibile > dei bei discorsi che non sfamano nessuno. > Ed e? cosi? che si spiega come mai si stimino in 2 milioni i ?no > global? italiani e siano meno di 40 mila coloro che hanno consociato > l?acquisto di servizi politicamente essenziali come il conto bancario > e l?assicurazione. Quando discuto di questo molti compagni mi > guardano strano? Ma io non capisco proprio come sia possibile opporsi > alla guerra in Afghanistan e poi avere il conto bancario in una banca > che traffica in armi e assicurarsi con una compagnia che investe in > fabbriche d?armi. Come faccio a essere contro le mine anti uomo e poi > comprarmi una Fiat? > Qui c?e? proprio un salto di mentalita? epocale. Una diversa > concezione dei rapporti di causa ed effetto nella societa? della > globalizzazione informatica e nel mondo in generale. > Questi compagni credono che siano i cortei e ?lo scontro politico? a > cambiare le realta? sociali culturali e politiche. > Eppure essi hanno fin dall?inizio il controllo politico del > movimento. > E non poteva essere che cosi?. > Il movimento si e? imposto all?attenzione mondiale con azioni > fortemente improntate allo scontro aperto come l?insurrezione > zapatista del Chiapas o gli scontri con la polizia a Seattle. > E? chiaro che sul terreno degli scontri di piazza e delle occupazioni > militari di citta?, quelli che gestiscono centri yoga e fondi etici > si trovano un po? svantaggiati. > Ci manca il fisico e davanti a simili grandi eventi ha piu? successo > (sul piano numerico, d?opinione) l?idea di andare tutti in piazza a > gridare la nostra rabbia. > E sfasciare un McDonald?s da? piu? notorieta? e possibilita? di > comunicazione che smadonnare per costruire un database delle > associazioni ecologiste impegnate nella realizzazione di impianti di > fitodepurazione passiva. > Ma le tragiche giornate di Genova e gli attentati dell?11 settembre > hanno stroncato la prospettiva di lotta dei cortei e del politichese. > Anche molti leader dell?ala ?politica? hanno dichiarato che e? > necessario ripensare tutta la strategia del movimento. > D?altra parte nel giugno del 2001 e? stato reso noto l?esito di un > dibattito, che sospettiamo sia stato intenso, all?interno del > movimento zapatista del Chiapas. Il sub comandante Marcos ha fatto > una dichiarazione storica: fino ad oggi il nostro movimento e? stato > di opposizione. Ma non e? possibile continuare solo in questa > direzione, e? necessario iniziare a costruire l?alternativa. E? un > grande passo verso una nuova strategia di liberazione che sposa lo > scontro politico con l?iniziativa culturale e economica. Si scopre > che la concretizzazione della liberazione di un popolo e? il frutto > della sua indipendenza economica e culturale. La politica e? un > mezzo, essenziale, all?inizio della lotta. Serve per aprire spazi. > Questo risultato gli zapatisti lo hanno ottenuto portando il loro > movimento all?attenzione dell?opinione pubblica internazionale. Oggi > ci sono centinaia di esperimenti economici in corso in Chiapas per > trovare la strada migliore per arrivare a un?economia alternativa e > controllata dal popolo in tutta la regione. Si tratta ancora solo di > una goccia nel mare ma Marcos ha capito che e? in questa direzione > che si puo? crescere. Se dallo scontro politico nascono esperienze > concrete di autoimpresa e cooperazione che modificano la qualita? > della vita quotidiana delle persone, allora il movimento cresce e gli > obiettivi piu? ambiziosi diventano raggiungibili. Se questo non > succede il movimento politico perde progressivamente di credibilita? > e entra in crisi. E? la lezione dei movimenti sociali italiani. > Ancora oggi il movimento e? forte soprattutto in quelle regioni > d?Italia dove si svilupparono cooperative, casse mutue, gruppi di > acquisto (questo erano all?inizio le Coop) e case del popolo. Ed e? > evidente che la crisi attuale della sinistra nel nostro paese deriva > dalla mancanza oggi di un legame concreto tra il progetto delle > sinistre e la vita quotidiana. > Ma tornando al movimento possiamo osservare che un altro grande > fenomeno e? in corso e sara? determinante per le scelte future. > Questo convegno internazionale non si svolge a Porto Alegre per caso. > > Porto Alegre fa parte di un gruppo di citta? brasiliane dove da piu? > di un decennio e? in corso una rivoluzione sociale interessantissima. > Essa si basa essenzialmente su esperienze molto ben strutturate di > governo diretto dei cittadini sulla citta?, attraverso la > partecipazione alla progettazione degli interventi pubblici, e il > controllo da parte di volontari dell?effettiva corretta realizzazione > dei lavori, compresi controlli costanti nei cantieri e discussione > sui prezzi delle opere e sulla loro qualita?. Si tratta di > grandissimi esperimenti, gli unici che abbiano dato veri risultati > nella lotta (di centrale importanza) contro la corruzione e lo spreco > nell?amministrazione pubblica. > Il convegno di Porto Alegre dell?anno scorso ebbe il merito di dare > visibilita? internazionale a queste iniziative e il contatto tra > queste e altre esperienze e? stato estremamente fecondo. > Da una parte in molte citta? e villaggi del mondo si stanno > sviluppando esperienze simili (in Italia c?e? Monsano, vedi > www.villaggiotelematico.it) dall?altro canto queste esperienze si > stanno naturalmente integrando con l?attivita? di cooperative > sociali, microcredito, risparmio etico, gruppi d?acquisto, di baratto > e di scambio del tempo? Cioe? queste esperienze, nate da piccoli > gruppi ?politici? che cercavano di dare concretezza alla battaglia > sociale e culturale, hanno dovuto per forza fare i conti con > l?elemento essenziale della situazione: un?enorme forza potenziale > del popolo avvilita, contrastata e raggirata da un sistema economico > corrotto, miope e violento. > L?idea e?: lottiamo contro la corruzione e lo sperpero e costruiamo > una vera democrazia diretta e contemporaneamente sviluppiamo > l?autoimpresa, la cooperazione e la condivisione delle risorse in > modo che le persone possano crearsi un?economia equa e solidale > all?interno della quale una nuova cultura potra? mettere radici e > crescere. > E questa concezione anche economica dell?iniziativa politica si e? > saldata con il bisogno di un ambiente sano e a misura di bambino. Da > una parte si tratta di difendere la salute dei cittadini, dall?altra > parte il risparmio energetico e l?uso di fonti rinnovabili e? > direttamente un atto di boicottaggio contro l?economia dei petrolieri > e dei commercianti d?armi e un passo concreto verso la pace e > l?autodeterminazione dei popoli. Oggi si e? compreso che lo spreco e > l?inquinamento possono diventare risorse essenziali per l?economia > alternativa e l?autoimpresa. Le tecnologie dolci e la liberazione > dalla schiavitu? del petrolio sono un punto cardine della lotta per > lo sviluppo economico dei popoli del terzo mondo. L?esperienza di > Yunus e del microcredito in Bangladesh mostrano che lo sposalizio tra > telefonia cellulare e pannelli solari puo? essere una risposta alla > miseria: essi hanno creato una societa? di telefonia cellulare (di > proprieta? delle donne che utilizzano il microcredito) e hanno > costruito una rete di telefoni cellulari in 36 mila villaggi per lo > piu? sprovvisti di elettricita?. In questo modo si e? dato lavoro a > 36 mila donne, spesso invalide, e si e? potuto offrire l?accesso al > telefono a milioni di poveri. La tecnologia fotovoltaica, le turbine, > i mulini a vento stanno portando elettricita? nelle zone piu? povere > del terzo mondo e stanno permettendo la nascita di cooperative di > villaggio che nella sola Africa Nera sono ormai decine di migliaia. > La? dove 20 persone devono lavorare 10 ore al giorno per attingere > acqua con i secchi, acquistare collettivamente una pompa e? un fatto > rivoluzionario che rende un villaggio estremamente piu? ricco. > Contemporaneamente si sta capendo che la lotta del terzo mondo deve > essere sostenuta da una politica di risparmio energetico e > riciclaggio delle materie prime nei paesi industrializzati. La lotta > ecologica, l?uso di tecnologie leggere e non inquinanti e le > tecnologie informatiche si stanno saldando con le esperienze di > cooperazione, di commercio etico e di controllo diretto sulle > amministrazioni urbane. E queste esperienze > politico-sociali-economiche stanno creando una cultura nuova, > improntata sulla solidarieta?, sul rispetto, sull?amore, sul gioco, > sul divertimento e la condivisione. > Quello che sta succedendo oggi in centinaia di citta? e in migliaia > di villaggi e? straordinario e nessuno lo sta raccontando. > Ma a Porto Alegre avra? un grande peso. > Il fenomeno al quale stiamo assistendo in Italia, dopo Genova, e? un > progressivo e rapido connettersi di decine di realta? di base. Non si > tratta della nascita di un?organizzazione nuova ma dell?integrazione > pratica di servizi, acquisti, accessi, iniziative culturali. > Sta lievitando un insieme di iniziative estremamente complesse > perche? comportano il contributo di decine di entita?, stiamo > fisicamente scrivendo decine di accordi che comportano la > determinazione equa di percentuali, tempi, carichi di lavoro, aree di > pertinenza, limiti e caratteristiche etiche, organismi di controllo, > fondi di garanzia reciproca. Un lavoro complicatissimo, come quello > di assemblare il prototipo di un?automobile. Stiamo inventando e > faticosamente sperimentando criteri equi di collaborazione. Tutta > questa fatica dovrebbe portare nel giro di un anno al progressivo > sviluppo di un network nazionale sprovvisto di centrale di controllo > piramidale, in grado di autogovernarsi e di mettere in rete tutte le > risorse e tutte le opportunita? offerte dal movimento italiano. Ad > esempio esistera? una card che dara? accesso a tutti i servizi e le > informazioni: sara? uno strumento agile che permette di mettere in > rete e connettere tutte le risorse disponibili oggi in Italia per i > consumatori etici. Collegando questa card a una sere di servizi > internet potremo costruire una community in grado di moltiplicare > tutte le opportunita? che la rete offre. E tutti i prodotti saranno > sottoposti alla recensione, via internet, di chi li ha utilizzati, > permettendo cosi? di stroncare immediatamente e direttamente chiunque > faccia il furbo o non rispetti gli impegni. Nel nostro sogno > connettere in questo modo le realta? sociali ed economiche italiane > dovrebbe mettere il turbo a qualunque iniziativa etica che chiunque > volesse intraprendere. E tutta una serie di indizi mi fanno > sospettare che quello che si sta facendo in Italia lo stiano mettendo > insieme anche all?estero e siano per altro pure parecchio avanti, > rispetto a noi, su diversi pezzi del progetto. > (Per inciso si tratta di un fenomeno veramente appassionante: questa > formazione dell?integrazione tra entita? ?commerciali? e del > volontariato non avviene sulla base di un gruppo che ne ha pensato il > progetto e che spinge per realizzarlo. Si tratta del libero evolversi > di entita? indipendenti che, in un dato momento della loro storia, si > incontrano e trovano alla fine naturale socializzare in modo > scambievole alcune risorse. > Puo? capire cosa voglio dire chi conosce l?esperienza di Linux, il > programma operativo costruito con il libero apporto di migliaia di > programmatori. Ma li? c?era un ragazzo che aveva creato il cuore del > software, qui non c?e? neppure questo. C?e? un?identita? culturale > straordinaria che ci porta a fare scelte convergenti.) > > L?incontro di Porto Alegre potrebbe sancire a livello internazionale > la centralita? del ?voti ogni volta che fai la spesa?, delle campagne > di boicottaggio degli acquisti, del microcredito e dei progetti > sociali di cooperazione e autoimpresa. Il nostro obiettivo e? quello > trasformare il potere d?acquisto degli almeno 200 milioni di > contestatori che ammorbano il pianeta in un mercato alternativo e > ribelle. > Ma e? molto difficile comunque che a Porto Alegre questa linea > d?intenti divenga maggioritaria, e in fondo non importa. > Quello che importa e che succedera? comunque, sara? che migliaia di > esperienze si incontreranno e si racconteranno e cosi? centinaia di > nuove idee, tecniche e procedure si diffonderanno e verranno > integrate tra loro. Questo e? l?obiettivo prioritario, la > rappresentativita? politica del progetto forse dovra? ancora > attendere per essere riconosciuta: che ci volete fare, siamo ancora, > in buona parte, prigionieri di una casta politica vetero-comunista. > Comunque una cosa vorremmo chiedere ai compagni che andranno a > rappresentarci a Porto Alegre: tornate con delle storie. Vogliamo > sapere quel che succede nel mondo, non ci interessano le analisi > politiche. Fatevi raccontare le storie delle persone, come hanno > fatto, dove hanno sbagliato, dove hanno avuto risultati, che dubbi > hanno avuto, come hanno festeggiato quando ci sono riusciti, che cosa > stanno sognando di fare domani. > Vorremmo realizzare un libro con queste storie ma, ancora, il > movimento ?economico? non riesce a raccontare se stesso se non > fornendo tabelle. L?unico che ci e? riuscito e? stato Yunus, col suo > magistrale, stupendo, appassionante romanzo autobiografico ?Il > banchiere dei poveri? (edizioni Feltrinelli). > Ecco, oggi ci servono mille libri come questo. > Da tempo stiamo facendo ricerche in questo campo ma c?e? veramente > pochissimo e quel pochissimo e? introvabile. > Arrivano storie incredibili, ma arrivano a brandelli. > La storia dei microorti in Cile, nelle favelas, ad esempio. Piccoli > fazzoletti di terra, coltivati con metodi biodinamici incrociati con > quelli maja, danno da mangiare a centinaia di migliaia di famiglie. > Sono sicuro che esistono, ho visto un documentario di un?ora, alle 3 > del mattino su Planete, ma sono due anni che chiedo informazioni a > decine di cileni e nessuno ne sa niente. Mistero. Siamo disposti a > offrire cene luculliane a chiunque ci dia uno straccio di indirizzo > per intervistarli. > E dove cavolo sono domiciliate le cooperative africane che hanno > bloccato la desertificazione costruendo enormi muraglie di sabbia > senza ruspe? Sappiamo come le hanno fatte: piantando nel suolo file > di foglie di palma intrecciate a formare un pettine stretto. Il vento > sbatte sulle foglie e cadono granelli di sabbia e nel giro di un po? > di tempo la sabbia ricopre la fila di foglie. Allora i contadini > piantano un?altra fila di foglie di palma intrecciate. Fanno file > lunghe chilometri e continuano con questo sistema pazzesco fino a che > non hanno realizzato una duna di sabbia alta 5 metri. Perche? non si > sa niente di loro e dei tanti che come loro stanno facendo > l?impossibile tutti i giorni? > Crediamo che a fianco del commercio equo e solidale sia da > svilupparsi una letteratura del vero, un racconto di questi sogni > realizzati. Il cuore di tutto questo scontro epocale che stiamo > vivendo passa proprio dai sogni. L?ideologia del sogno che cresce > contro l?ideologia del sogno nel cassetto, che in realta? e? un sogno > morto surgelato in un freezer tombale. > ?Non congelare i tuoi sogni, quando li sgeli sono morti!? Potrebbe > essere un bello slogan. > Non c?entra niente con Porto Alegre ma mi piaceva dirlo. > > Salutatemi la rivoluzione > > Jacopo Fo >
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