[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Pavia, cemento nel parco. Con il sì della Margherita
- Subject: Pavia, cemento nel parco. Con il sì della Margherita
- From: "Francesco Castracane" <fra.castracane at libero.it>
- Date: Sun, 12 Dec 2004 14:53:06 +0100
http://www.dsmilano.it/html/Pressroom/2004/12/cor4_1208_cemento-nel-parco.htm
Pavia, cemento nel parco. Con il sì della Margherita
Tangenziali nel verde e conflitti d?interesse. In pericolo l?area dove si
combatté una battaglia che cambiò la storia
dal Corriere - 8 dicembre 2004
Cuore del problema è quel Parco Visconteo che come uno spicchio verde parte
dallo stupendo castello omonimo e si spalanca verso nord. Una bellissima
riserva naturale solcata dalla Vernavola, le cui acque allegre vanno a
confluire
nel Ticino, e rimasta per secoli quasi (quasi) uguale a quella dello scontro
finale del 25 febbraio 1525. Sono anni che il parco della Vernavola, a sua
volta cuore del Visconteo, è tornato ad esser sotto assedio. Del cemento,
stavolta. Pareva che, dopo le scellerate edificazioni degli anni Sessanta
che ne avevano rosicchiato i bordi, fosse stato messo in salvo dal piano
regolatore varato nel ?78 dalla giunta di Elio Veltri.
Il quale ricorda: «Ogni costruzione era probita, Potevano tirar su qualcosa
solo i contadini ma con una edificabilità talmente bassa che non interessò
a nessuno».
Nell?ultimo decennio, dominato dal centrosinistra, l?area naturale ha già
subito due sfregi profondi. Prima la rasoiata della strada «Pavesi» che,
per accorciare il percorso agli abitanti di una frazione, solca oggi i prati
di Mirabello, separando il castello di caccia, dove cominciò la battaglia,
dal parco al quale apparteneva. Poi la tangenziale, una oscena bretella
che, ingentilita da due «passaggi biologici» che dovrebbero far felici le
lepri e placar le coscienze ambientaliste, sega il parco da parte a parte.
Meglio: segherà. Perché il nastro di cemento, che molti avrebbero voluto
fare passare più a nord, è in forte ritardo sul programma essendo andato
a impantanarsi là dove si impantanarono i francesi e dove i geologi come
Fernando Veniale avevano avvertito: in un terreno umido dove la falda
acquifera
arriva anche a un metro dalla superficie.
Il sindaco Andrea Albergati, un medico che ha portato la Margherita a
diventare
il partito di maggioranza relativa, allarga le braccia: «Lo so. Dispiace.
Ma non c?erano alternative». Spiega che la strada «Pavesi» gli fu
praticamente
imposta «da una forte spinta del quartiere». E che una tangenziale scavata
sottoterra avrebbe avuto «costi impraticabili». Insomma, «è vero che abbiamo
toccato l?area, sia pure cercando di avere il minor impatto ambientale
possibile,
ma una città deve vivere. E le valutazioni dei pro e dei contro si fanno
tutte insieme». «Proprio stamattina ci siamo incontrati con gli specialisti
per piantare, dopo, nuovi alberi», spiega premuroso l?assessore
all?urbanistica
Cesare Bozzano, «Compresi gli ontani, le querce... Non solo pioppi!». «E
poi», aggiunge il sindaco, «il parco della Vernavola non è proprio un
parco».
Cioè? «Diciamo che è un?area perimetrata. Un progetto...». Infatti, dice
l?architetto Roberto Alessio, che dirige l?Urbanistica, «era edificabile
anche prima».
«Bugie», risponde l?avvocato Franco Maurici, l?unico consigliere di
Rifondazione:
«Non solo fa parte del parco del Ticino, che è parco con tanto di legge
istitutiva. Ma su tutti i documenti così è chiamato: parco della Vernavola».
Perciò ha denunciato tutto alla magistratura: «Con la variante hanno fatto
dei pasticci vergognosi. Basti dire che le direttive della Regione, che
aveva cassato una parte del piano regolatore fissando un incremento massimo
del 5% sono misteriosamente sparite».
Tutto ruota intorno a due tipologie di aree più o meno edificabili comprese
nel parco. Una è quella delle cosiddette «schede di perequazione»: tu
privato,
se hai dei terreni che mi interessano, me ne cedi i nove decimi e in cambio
io ti lasciò costruire sul decimo che resta. L?altra è quella delle «aree
di trasformazione», in cui si può variare la destinazione d?uso e i
proprietari
acquistano in sostanza il diritto a costruire un tot di metri cubi virtuali
che possono essere ceduti o «spesi» in zone definite, altrove. Spiegare
la cosa nei dettagli è complicatissimo.
Basti sapere che sulla base delle stesse regole, stesse parole e stesse
virgole, il giudizio della giunta ulivista è tranquillizzante, quello delle
minoranze di destra e sinistra terrorizzante.
Dicono i primi, per bocca del sindaco, che «ora finalmente il Comune potrà
mettere al sicuro gran parte dell?area della Vernavola consentendo solo
poche costruzioni in determinati punti stabiliti. Di più: dove il nostro
parere sarà discrezionale, saremo rigidi. D?altra parte, dove possiamo farle
le case, se servono e i prezzi nel centro sono impraticabili?». Dicono i
secondi che, avendo Pavia perso 11 mila abitanti, non c?è senso a prevedere
una colata di cemento e proprio in quelle zone di pregio. Di più, dopo aver
visto i primi due sfregi, non si fidano: «Io guardo solo le carte e dicono
che nel parco si potrà costruire fino al 25% dell?area complessiva - attacca
Maurici - Il che significa, dato che i privati hanno circa un milione di
metri quadri, che potranno essere costruiti 25 mila metri quadri di case:
mostruoso».
Il forzista Maurizio Niutta rincara: «Peggio! Avendo il Comune concesso
sulla carta una quantità spropositata di metri virtuali edificabili, chi
non potrà costruire perché le aree già destinate non bastano, farà causa.
E scasserà le casse comunali. A meno che, per prender soldi dato che
Berlusconi
ha tagliato i finanziamenti, non decida di vendersi licenze su licenze».
Le due tesi hanno spaccato il consiglio a metà. La sera della variante,
tre consiglieri di sinistra vicini a Elio Veltri han deciso di mollare la
maggioranza: «Non possiamo avere due pesi e due misure sul conflitto
d?interessi».
E si son uniti all?opposizione di destra e al rifondarolo Maurici uscendo
dall?aula.
Così che la variante è passata solo grazie al voto di due consiglieri della
Margherita, Alberto Artuso e Matteo Pezza, la cui suocera e il cui padre
sono tra i proprietari beneficiati dal lussuoso ritocco. Proprietari la
cui lista non è stata mai concessa nonostante la richiesta scritta delle
opposizioni. «Ci siamo informati: potevano votare perché la variante
riguardava
tutti, non loro due», spiega un po? a disagio il sindaco. Ma non si era
detto che anche la legge Cirami e quella sulle rogatorie e l?abolizione
della tassa di successione erano vergognose perché interessavano tutti ma
soprattutto Berlusconi?
Gian Antonio Stella