Acque Minerali /
Il colosso svizzero domina il mercato italiano
COCA COLA SFIDA
NESTLE'
Diversi i brand nel mirino degli
Usa - Il gruppo di Atlanta punta sull'Italia
Corteggiate Uliveto e San Benedetto
- Ma per ora i fondatori non lasciano
di CARLO FESTA - Non sono
serviti testimonial di lusso come Alex Del Piero o slogan ad effetto (chi
non ricorda l'ormai abusato "liscia, gassata o Ferrarelle") per dare slancio al
fatturato del settore acque minerali nel 2004.
In media da inizio anno i giri d'affari delle bollicine sono
infatti in calo di circa il 20%. E in discesa sono anche i volumi. Senza contare
che sul mercato sono numerose le aziende familiari di fronte a possibili
passaggi generazionali, malgrado oggi queste imprese siano l'unico contraltare a
grandi multinazionali come Nestlé e Danone e alla potenza finanziaria dell'Hopa
di Emilo Gnutti che controlla Sangemini.
Il mercato italiano nel 2003, secondi i dati Iri-Audit, è
dominato da Nestlé-San Pellegrino (28,4%), davanti al gruppo Rocchetta-Uliveto
(14,7%), alla Danone-Italacque (12,2%) e alla San Benedetto. Il colosso elvetico
Nestlé ha la fetta più importante della torta tramite la San Pellegrino,
controllata dalla divisione Waters e dalla Compagnie Financiere du Haut Rhin. Il
2003 è stato un anno record per la San Pellegrino, che possiede i marchi San
Pellegrino, Vera, Levissima, Lora di Recoaro, San Bernardo, Panna, Claudia,
Sorgente Tione: a livello consolidato ha infatti fatturato 879,6 milioni di
euro con margini del 16% sul valore della produzione. Una vera potenza a livello
mondiale visto che la Nestlé Waters - la divisione acqua che rappresenta il 10%
delle vendite con 27 mila dipendenti - ha registrato l'anno scorso profitti
operativi (782 milioni di franchi svizzeri) in aumento del 12,4% e un margine
operativo in crescita del 9,7% nel 2004 rispetto al 9% dell'anno
precedente. Unico neo resta Perrier, l'acqua più famosa di Francia
(distribuita in Italia da San Pellegrino) che fatica a fare profitti. Tanto che
Nestlé sta valutando l'ipotesi di una vendita.
Ma se il 2003 è stato l'anno dei record, meno positivo
dovrebbe essere il 2004. Colpa anche delle differenti condizioni climatiche:
"Nel 2003 - fanno notare da Nestlé - aveva influito il gran caldo dei mesi
estivi. ". Il calo dovrebbe farsi sentire a livello globale e in
Italia andrà a toccare un po' tutti i player: basta pensare che il
fatturato dell'acqua minerale San Benedetto - nel 2003 di 674 milioni con
un utile pari al 4,7% - è stimato in agosto in calo dell'8-9% sull'anno
precedente. E l'andamento dei volumi nei primi 8 mesi del 2004 dell'acqua
minerale di Scorzé (Venezia) ha evidenziato un calo dell'8,5% sul 2003. Il 2004
sotto tono non ha tuttavia cancellato le speculazioni su mutamenti delle
compagnie di alcuni gruppi. La Gaudianello verrà prima o poi ceduta
dall'azionista Efibanca. C'è interesse sulla Sorgente Santa Croce e sulla
Sant'Anna. La stessa San Benedetto che fa capo alle famiglie venete Zoppas
potrebbe essere corteggiata dalle multinazionali, malgrado la società
smentisca aperture a soci. La scomparsa del presidente Giuliano De Polo ha
infatti aperto il campo a speculazioni. Del resto, molti gruppi vorrebbero
crescere in Italia: non solo la Sangemini di Gnutti, ma anche
multinazionali come Pepsi e Coca Cola (che possiede il marchio siciliano
Bonacqua), quest'ultima in lizza per l'acquisto della Ferrarelle.
Corteggiati potrebbero essere anche i marchi Rocchetta e
Uliveto, che fanno capo alla famiglia romana De Simone (nota per gli
interessi negli alberghi) tramite una rete di holding (tra cui l'olandese
Chesnut). Oggi la società è in mano al presidente ottantaduenne Francesco De
Simone e nel cda siede il figlio Luigi. Ma l'acqua di Alex Del Piero
consentirebbe a un player straniero di entrare prepotentemente sul mercato
italiano.
Danone vende / Tre
industriali e un fondo in lizza
Dopo aver ceduto il marchio Vera
l'imprenditore lavorava a Praga
Pasquale di nuovo in
pista cerca lo sprint su Ferrarelle
Sarebbero in quattro a
contendersi nella fase preliminare l'acqua Ferrarelle, che il gruppo alimentare
Danone, tra i leader mondiali nel settore delle acque minerali, ha deciso di
vendere.
L'advisor finanziario JP
Morgan e lo studio legale Freshfields starebbero infatti passando al vaglio le
manifestazioni d'interesse ricevute: arrivate da Coca Cola (sempre più
interessata a livello mondiale al settore delle acque minerali e che sarebbe
assistita sul versante legale dallo studio Cleary Gottlieb), dal gruppo San
Benedetto della famiglia Zoppas e da Antonio Pasquale, vecchia conoscenza del
mercato italiano delle acque minerali in quanto ex proprietario dell'acqua Vera
(poi ceduta alla Nestlé).
Antonio Pasquale, che oggi ha
interessi nel settore delle acque minerali a Praga e più in generale nella
Repubblica Ceca, sarebbe assistito sul versante legale dallo studio Erede
Bonelli Pappalardo.
A queste tre offerte se ne
aggiungerebbe una quarta da parte di un fondo di private equity sul cui nome c'è
ancora stretto riserbo. Non farebbe invece parte della lista dei possibili
acquirenti Pepsi, interessata solo in fase iniziale. Alla conclusione
dell'operazione mancherebbe ancora qualche mese, visto che in prima battuta
verranno concluse le valutazioni. Il marchio è infatti detenuto da Danone
tramite la Italacque, che detiene anche i brand Vitasnella e Boario. La
Italacque ha toccato nel 2003 un fatturato di circa 220 milioni di euro con un
margine operativo lordo pari a 15 milioni di euro, cioé il 7% del valore della
produzione. L'acqua Ferrarelle rappresenta circa il 60% sui volumi totali
prodotti dall'azienda. Danone punterebbe a strappare un prezzo elevato per il
noto marchio delle acque minerali, al quale sarebbero interessati anche
investitori finanziari. Ma pare che Danone voglia privilegiare le offerte
pervenute da parte di soggetti industriali. Tuttavia, secondo indiscrezioni, a
rallentare la cessione ci sarebbero alcuni nodi da sciogliere: infatti il futuro
compratore dovrà accollarsi forti investimenti sui macchinari degli stabilimenti
che producono l'acqua Ferrarelle. E da risolvere ci sarebbe anche qualche nodo
occupazionale.
Ma a rendere più spinoso
l'accordo sarebbe la richiesta di Danone di ottenere dal futuro compratore
l'impegno a distribuire i marchi del gruppo francese in Italia: quindi
Vitasnella ed Evian. Un dettaglio che, tuttavia, potrebbe non piacere a grandi
multinazionali come Coca Cola.
CESSIONI
FANTASMA
Arbitrato per la
Claudia
La vendita dell'Acqua
Claudia a una cordata laziale, prospettata dal gruppo San Pellegrino-Nestlé
all'inizio di quest'anno, finisce in un arbitrato. E' questa la strada scelta
dalla multinazionale elvetica per ottenere un risarcimento sul contratto
preliminare mai eseguito volto alla cessione del marchio. A farsi avanti ad
inizio anno era stata infatti la cordata Acqua Claudia Holding (Ach), società
che faceva capo ad un odontoiatra laziale, Enrico Orlandi, e partecipata, al
20%, anche dall'amministrazione di Anguillara Sabazia, il comune dove sorge lo
stabilimento. Tra Nestlé e Ach era stato fissato anche il prezzo
dell'acquisizione, in una somma di poco superiore ai 7 milioni. L'operazione,
tuttavia, è naufragata in modo inaspettato e l'Acqua Claudia Holding dopo la
manifestazione d'interesse ha scelto la strada dello scioglimento. Per questo
motivo il gruppo San Pellegrino-Nestlé ha avviato un arbitrato nei confronti
degli azionisti di Acqua Claudia Holding.
(Sole 24 Ore, 18/09/2004)
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