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una nuova rivoluzione
- Subject: una nuova rivoluzione
- From: Simona <sap145 at yahoo.it>
- Date: Wed, 22 Sep 2004 15:05:52 +0200 (CEST)
Csoa Forte Prenestino, Roma
22-23-24 ottobre 2004
TERRA E LIBERTA¹/CRITICAL WINE
sensibilità planetarie e rivoluzione dei consumi
musiche, dibattiti politici,
visioni, poesie e letture
Fiera dei particolari
150 produttori di vini, oli,
pane, dolci e formaggi...
degustazioni, assaggi
e riflessioni anarco/enologhe
_ per pensare a un nuovo rapporto con la terra/Terra che lasci spazio a
produzioni, consumi, piaceri più sobriamente felici.
_ per disegnare il circuito virtuoso tra qualità della produzione, qualità del
prodotto e qualità delle relazioni sociali; per la tracciabilità dell¹origine e
della trasformazione dei prodotti e per la tracciabilità del prezzo (prezzo
sorgente).
_ per il consumo critico, contro
il consumo produttivo.
_ per "condomini" della qualità
e gruppi d'acquisto autogestiti e a rete.
_ per un¹agricoltura contadina
e utopica, per pensare le relazioni tra movimento dei movimenti, terra e
agricoltura.
_ per organizzare il rifiuto del modello neoliberista che vuole l¹agricoltura
industriale e monocolturale delle multinazionali e della UE da una parte e
un¹elitaria produzione dei cosiddetti prodotti tipici dall¹altra, quali facce
della stessa medaglia.
_ per un catalogo dei produttori, basato su rintracciabilità, origine, qualità
e sul principio della responsabilità e della autocertificazione.
_ per fare mercato come incontro
di coproduzione.
_ emancipazione t/Terrestre per costruire in maniera cooperativa forme
e strumenti di comunanza, condurre al riconoscimento della cosa comune,
dall'aria all'acqua al cibo fino alla produzione informatizzata e alle reti.
_ per acquisire nuovi strumenti utili per ragionare, per sovvertire, per
affrancarsi materialmente dalla insopportabile morsa del neoliberismo,
ristabilire la relazione armonica con la t/Terra.
_ sensibilità planetaria / volontà di una difesa ³pratica² della vita
materiale, contro le nocività politiche, culturali, sociali che l¹assediano al
fine di svalutarne l¹esperienza sensoriale, le capacità dialettiche del
linguaggio, la coscienza del vissuto individuale e dei processi storici.
i poeti della t/Terra: fermata roma
Terra e libertà/criticalwine a Roma,
Csoa Forte Prenestino dal 22 al 24 ottobre.
Oltre un centinaio di poeti della terra faranno degustare gratuitamente i loro
vini, li presenteranno ai frequentatori dei centri sociali e a quello più
indistinto dei cittadini della capitale, discuteranno con loro di agricoltura,
di nuova contadinità, di trasformazione della produzione e di rivoluzione dei
consumi.
Poeti della t/Terra: così chiamiamo i vignaioli che, pur non disdegnando il
valore dei ricavi dei propri prodotti, producono i loro vini mettendo come
priorità della loro fatica, della loro creatività e della loro intelligenza una
felice ed equilibrata relazione tra terra/Terra, società, uomini, donne e cose
di questo pianeta. Le cose di questo pianeta sono trattate unicamente ­
alla stregua degli uomini, delle donne e delle piante ­ come merci da
produrre, consumare e distruggere per poterne produrre, consumare e
distruggerne sempre di altre non importa se più costose o meno. La
mercificazione totale delle cose del mondo, dello scambio tra organico e
inorganico della vita, non è altro della mercificazione totale della vita. È
ciò che la anticipa, l¹accompagna e la segue. Noi non siamo contro le cose del
mondo, ma intendiamo rivoluzionare totalmente le gerarchie di senso delle
relazioni che hanno nella società contemporanea. Né siamo contro la ricchezza
del mondo; l¹idea che
proponiamo è di una ricchezza nella quale il bene principale, l¹economia
prima, non consista nella distruzione di tutti nella volontà di accaparrarsi di
tutto ­ come avviene nelle mille guerre della contemporaneità ­ ma nel
fecondo equilibrio delle relazioni sociali e ambientali. Detto così è forse
fumoso, ma nella pratica del discorso lo è meno; significa, per esempio, che
quando assaggiamo un vino ciò che ci deve interessare non è se il gusto è
omologato a quello di una moda, di un sommelier o di una modalità canonica di
consumarlo; ciò che ne indica la qualità vera è la massima qualità del circuito
delle relazioni ambientali e sociali che sono necessarie per produrre quel
vino. Se quel circuito è ricco veramente, esprime cioè un felice, equilibrato e
fecondo modo di stare con il mondo nel mondo, allora quel vino sarà buono. Se
quel vino viene prodotto su terre avvelenate dalla chimica, con lavoratori
schiavizzati, sarà di qualità pessima e puzzerà al di là dei profumi che
tenteranno di edulcorarlo al pubblico dell¹insensibilità planetaria.
A Roma, in uno dei luoghi storici più importanti della controcultura di questo
Paese si esprime un altro atto di fondazione della sensibilità planetaria. Il
collettivo di Terra e libertà/criticalwine, insieme alle strutture e alle
individualità coinvolte nella costruzione della Fiera dei particolari,
desiderano mostrare che la cooperazione libera, autogestita, autofinanziata può
divenire una potente macchina produttrice di senso/sensibilità planetarie.
L¹obiettivo di questa cooperazione romana è di grande importanza. Fondate le
idee guida del divenire Terra e libertà/criticalwine si tratta ora di
concretizzarle nella realtà italiana e internazionale. Massima tracciabilità
dei prodotti e dei prezzi, autocertificazione, prezzo sorgente, a Forte
Prenestino non sono più parole d¹ordine; sono un movimento che va costruendo le
sue filiere ramificate nel territorio culturale, produttivo, commerciale. Il
primo prodotto con il Prezzo Sorgente ­ il libro Terra e
Libertà/criticalwine- è in
libreria. I vini col Prezzo Sorgente verranno degustati al Forte e presto
saranno venduti in alcuni ristoranti o enoteche. In più, Roma è il primo
tentativo di generalizzare le proposte di terra e libertà agli altri prodotti
della terra e dell¹uomo/donna.
Dalla terra, la zolla che calpestiamo, continuiamo questo lungo viaggio verso
la Terra, l¹universo che ci circonda e che invece di accerchiarci in un giocoso
fluire di movimenti, di idee, di creatività è sempre più soggiogato e abbrutito
da poteri, interessi, economie aliene a qualsiasi sensibilità planetaria.
sensibilità planetaria, agricoltura
contadina e rivoluzione dei consumi
La costruzione di una sensibilità planetaria può partire anche da un frutto
della terra, con la volontà di una difesa ³pratica² della vita materiale,
contro le nocività politiche, culturali, sociali, tecnologiche che l¹assediano
al fine di svalutarne l¹esperienza sensoriale, le capacità dialettiche del
linguaggio, la coscienza del vissuto individuale e dei processi storici.
La Terra, la terra, la Terra, la terra, la Terra, la terra, la Terra? il vino
frutto della terra e del lavoro dell¹uomo; compagno dialettico che ci riporta
alla terra e ci invita alla comunanza e ad altri modi percettivi; intercessore
privilegiato uomo/terra. Dal vino abbiamo voluto partire, dalla bottiglia che
ci arriva sulla tavola, dal bicchiere che beviamo, per fare un percorso a
ritroso: che ci porti a chi il vino lo vende, a chi lo produce, a chi coltiva
le viti. Vogliamo farne uno strumento di conoscenza, che dal piacere, dal
gusto, da un approccio personale e soggettivo, ci porti ad affrontare temi che
riguardano tutte e tutti, a ragionare di contadini e di lavoro contadino, di
terra e di ambiente, di come e cosa produce l¹agricoltura. E, seguendo un filo
del discorso che si dipana sempre più, discutere insieme di prodotti dei campi,
di tutela della biodiversità, di varietà ormai rare sacrificate sull¹altare del
mercato, dell¹omologazione del gusto, di un¹agricoltura in
armonia con l¹ambiente e di un¹agricoltura industriale che divora l¹ambiente.
E, ancora, ragionare su quello che consumiamo, sulla qualità, sul prezzo dei
prodotti che mangiamo e beviamo, sul tempo che dedichiamo al loro acquisto e
alla loro preparazione.
Svelare le contraddizioni, mettere assieme cose apparentemente distanti,
cercare connessioni per una sensibilità ricombinante. Ecco, per questo primo
t/Terra e libertà/Critical wine al Forte Prenestino partiremo dal vino per
molti motivi: per l¹amicizia con Veronelli; perché, come lui ci ha insegnato,
il vino ci parla. Come tutti i prodotti della terra, anzi meglio, grazie al
rapporto dialettico che con esso si può instaurare, dovuto al potere
dell¹ebbrezza, che già gli antichi conoscevano. Ma è anche un pretesto, partire
dal vino per parlare degli altri prodotti e dei problemi della terra. Crediamo
che t/Terra e libertà/Critical wine, possa segnare un cambiamento nella
sensibilità riguardo ai temi dell¹ambiente, dell¹agricoltura,
dell¹alimentazione, ma non solo, un contributo significativo all¹analisi delle
politiche planetarie di dominio e alla definizione di una più efficace
strategia di lotte.
Negli anni passati sono nate esperienze significative, ma settoriali (a volte
deboli): dai gruppi di boicottaggio dei marchi multinazionali, a quelli di
acquisto solidale (che danno importanza al potere e alla coscienza dei
consumatori, che hanno allargato l¹attenzione verso un modo non consumista di
avvicinarsi al cibo), dal commercio equo e solidale (quale pratica responsabile
di rifiuto dello sfruttamento dei paesi del Sud del mondo), al movimento
ecologista (che, nelle posizioni più radicali, ha contribuito ad allargare il
³sentire² la T/terra). Negli anni passati è nato anche un movimento
internazionale (e organizzato) dei contadini, raccolto essenzialmente attorno
al coordinamento di Via Campesina, che comprende dai Sem Terra brasiliani, alla
Conféderation Paysanne francese al Foro contadino italiano. t/Terra e
libertà/Critical wine aggiunge idee e pratiche a queste esperienze. Con la sua
radicalità e dimensione più politica, nata da esperienze di autogestione nelle
città come
nelle campagne, vuole mettere in relazione produzione e comunicazione
sollecitando anche un circuito virtuoso con le esperienze mediattiviste.
Saperi e sapori
della vita. Interrogheremo il rapporto tra saperi e sapori, cercando di
denunciare l¹anestetizzazione della percezione e quindi del pensiero. Il
rapporto tra saperi e sapori rischia, come tante altre cose della nostra
esistenza, di scivolare nel laboratorio di marketing dell¹industria
agroalimentare contemporanea la quale cerca di surrogare la distruzione
metodica, progressiva, scientifica dei sapori della vita presentando i suoi
prodotti incommestibili. Così in tutte le rubriche di moda sui giornali o alla
tv i saperi e i sapori sono nel titolo. Più che un legame, l¹insistenza su
saperi e sapori della propaganda dell¹industria agroalimentare contemporanea,
denuncia una discrasia, un antagonismo profondo, il definitivo compiersi di un
divorzio sospettato da tempo tra produzione e cultura. Segnala il definitivo
dominio della produzione industriale di massa non solo sui produttori ma anche
sui saperi. I saperi di cui cianciano i rotocalchi di tutto il mondo non hanno
alcun legame coi
sapori. Sono semplicemente saperi addomesticati per sapori insensati, falsi,
ingabbiati nella produzione seriale. Ciò che al sapore risulterebbe offesa
viene addomesticato con saperi consolatori e carezzevoli intorno al buon tempo
antico. Siamo così costretti a digerire un insulso sapere come surrogato del
sapore. Man mano che si distruggono i sapori ci abituiamo a consolarci con il
sapere fino a quando avvertiamo la percezione, terribile e tremenda, che quel
sapere che aveva surrogato, tollerato, argomentato la distruzione dei sapori,
conduceva alla medesima insensatezza del sapere, della conoscenza, della
scienza.
Analisi economica, sociologica, riflessione teorica, inchiesta di rottura,
poesia, proposte concrete. Accostamenti curiosi. L'idea di comporre gli
interventi di t/Terra e libertà/Critical Wine in questo modo nasce dalla
volontà dei contrasti, per creare frizioni che producano scintille creative,
per il desiderio di riruralizzare il mondo partendo da una nuova sensibilità
che ci fa percepire la T/terra come casa propria, contro l¹attaccamento
conservatore e l¹invenzione localista delle radici, contro il rapporto razzista
sangue-suolo di infausta memoria, oseremmo dire con un ossimoro concettuale
­ per un¹agricoltura nomade, per un rapporto nomade con la Terra: sentirsi
a casa propria in ogni luogo della Terra, su ogni zolla di terra. Un¹idea che
viene da lontano. Forse qualcuno ricorda ancora quel canto proletario
dell¹Ottocento: ³nostra patria è il mondo intero, nostra idea la libertà². Per
un futuro di gioia, creatività, intelligenza.
Ci piacerebbe incontrare nello stesso luogo le sensibilità di un musicista come
John Cage che raccoglie i funghi, di un artista come Joseph Beuys che pianta
mille querce, di un vignaiolo come Josko Gravner che come un angelo di Benjamin
guarda alla storia millenaria della civiltà del vino per proporre prodotti e
riflessioni per il futuro, l¹urlo di Per finire con il giudizio di Dio di
Artaud che già ci indicava l¹artificialità dei frutti della scienza asservita,
il senno antico di una scienziata come Vandana Shiva, la visionarietà
ammonitrice di William Burroughs, la rabbia degli Assalti Frontali. Ed infine i
propositi molto concreti come il prezzo sorgente e l¹autocertificazione, per
creare quel rapporto di fiducia tra produttori e consumatori che ci permetta di
disegnare il circuito virtuoso che parte dalla tracciabilità della produzione,
del prodotto e del prezzo e arriva alla qualità del prodotto e delle relazioni
sociali (dei rapporti di produzione) che ne stanno alle spalle.
Lettera aperta
di Luigi Veronelli
Caro Amico,
in tempo di eventi fieristici inquietanti ­ da che nascondono interessi
pubblici e privati con pesanti aggravi per i consumatori e, più ancora, per le
aziende agricole ­ ecco la Fiera dei Particolari/Terra e libertà/Critical
wine a Roma nella suggestiva cornice architettonica del prestigioso Forte
Prenestino, sede di uno dei Centri Sociali storici della capitale.
In Italia, la Fiera dei Particolari/Terra e libertà/Critical wine è una
proposta di grande efficacia, dove si mettono assieme momenti di riflessione e
proposte concrete come il prezzo sorgente, la de.co. e l¹autocertificazione. In
Francia si tiene da oltre cinquant¹anni la Foire des Particuliers, in cui
convergono i migliori vignaioli, i più conosciuti e i meno e tuttavia capaci di
grandi vini.
I ragazzi ­ per me lo sono ­ del Forte Prenestino, il 22, 23, 24
ottobre ospitano (e qui la parola ha un valore totale dacché non è mossa dal
minimo interesse privato) i vignaioli, ripeto, migliori e più conosciuti, e
quelli, anche migliori, ma non ancora conosciuti.
Attendo la Tua partecipazione. Sarà una fiera del tutto nuova; vi si
assaggeranno i vini di ogni parte d¹Italia. Festeggeremo la vita.
Luigi Veronelli
prezzo sorgente, de.co., autocertificazione
Il prezzo sorgente
Si dice Prezzo Sorgente il prezzo indicato in etichetta, al quale un produttore
vende al consumo diretto il suo pane, la pasta, il vino, l¹olio, qualsiasi
alimentare, sia naturale, sia manufatto, comprensivo della sua remunerazione.
Evidenzia con un semplice dato sulla confezione (nel caso del vino, nella
retro-etichetta) i rapporti di produzione e le appropriazioni di ricchezza che
avvengono nella filiera della circolazione dei prodotti. Permette la riduzione
della distanza alimentare e la diminuzione della catena produzione-consumo; è
un maggior investimento di fiducia tra consumatori e produttori ed è il primo
passo per rendere possibile la tracciabilità del prezzo oltre a quella del
prodotto.
Il Prezzo Sorgente non deve essere imposto, ma deciso da ogni produttore; non
intende creare gerarchie o ulteriori regimi di controllo, bensì relazioni
basate sull¹etica della responsabilità e della cooperazione. Anziché imporre i
prezzi, si vuole darne a beneficio del mercato la tracciabilità, cioè il
percorso del prezzo e individuare se l¹elemento di fiducia ­ che il
produttore, il commerciante, il distributore hanno costruito ­ sia corretto
e quindi meritevole d¹acquisto.
Le de.co.
Attraverso le de.co. ­ denominazioni comunali ­ si certifica la
provenienza d¹ogni prodotto della terra; si contrasta il tentativo comunitario
di annullare i giacimenti gastronomici a favore dei prodotti industriali; si
consente ai comuni la facoltà di valorizzare le proprie risorse nel campo dei
prodotti dell¹agricoltura e dei suoi trasformati; si restituire agli abitanti
le ricchezze del territorio.
Quale è l¹assioma, il valore minimo ma importante delle De.Co.? È la
tracciabilità del giacimento gastronomico (l'origine);- è la preservazione
della biodiversità e il conseguente contrasto agli alimenti contenenti
organismi geneticamente modificati; ­ è il possibile avvicinamento a un
progresso compatibile con l'ambiente naturale; è la valorizzazione ­ per i
prodotti alimentari ­ della pratica contadina-artigianale dell'"interamente
ottenuto", contro quella ­ industriale ­ dell'"ultima trasformazione
sostanziale";- è una proposta che ha un indirizzo libertario. Un assioma. Una
verità e un valore irriducibili.
Prezzo sorgente, de.co., autocertificazione
Tracciabilità dei prodotti e dei prezzi.
Qualità dei prodotti e delle relazioni sociali che li sottendono
È importante costruire percorsi di pensiero e pratica tra elementi di
universalità e aspetti di territorialità e comunalità. Un deficit enorme si è
venuto a creare, è il deficit di fiducia, l¹idiosincrasia tra aspetti di
produzione e quelli di consumo. Occorre ricostruire un binario da dove finanza,
economia, produzione hanno deragliato. Parole semplici: massima tracciabilità
dei prodotti e dei prezzi. Occorre costruire una filiera di coproduzione che
mette assieme l¹origine con l¹elemento finale del consumo. Costruzione della
massima tracciabilità dei prodotti e dei prezzi attraverso le relazioni
sociali, ossia i rapporti di produzione. La Denominazione Comunale è elemento
fondamentale di questa operazione perché permette di ricostruire l¹origine dei
prodotti e la filiera tra culture e colture. A questo dobbiamo aggiungere un
altro elemento risolutivo: il prezzo sorgente, cioè il prezzo al quale i
produttori vendono i propri prodotti. Non vogliamo imporre i prezzi, lungi da
noi la
volontà di imporre qualcosa, l¹importante è che il consumatore abbia la
possibilità di ricostruire a suo beneficio la tracciabilità, cioè il percorso
fatto dal prezzo (oltre che dal prodotto) e individuare se l¹elemento di
fiducia ­ che il produttore, il commerciante, il distributore hanno
costruito ­ sia meritevole e quindi decidere l¹acquisto. Questo potrebbe
ridurre la filiera commerciale, ridurre il groppo di appropriazione che avviene
alle spalle di consumatori e produttori. Abbiamo iniziato a farlo con il vino
ma si potrà/dovrà estenderlo a tutti i prodotti. Inoltre, è necessario
aggiungere il sistema dell¹autocertificazione e dell¹etica della responsabilità
in modo di determinare un elemento che mette assieme un circuito virtuoso tra
qualità dell¹ambiente, dei prodotti e delle relazioni sociali. Le De.Co., il
prezzo sorgente e l¹autocertificazione possono divenire così elementi fiduciari
forti cui ogni produttore e ogni cittadino può sostenersi.
Il manifesto: sensibilità planetarie #1
sensibilità planetarie/ribelli
nella t/Terra che soffre c¹è l¹umanità che muore
la terra non è una macchina
chiudere le fabbriche dell¹infelicità
l¹oggetto vero della produzione non è mai la merce, ma è la vita
deindustrializzare l¹agricoltura
smacchinare la vita
abolire il consumo che distrugge
coprodurre
l¹identità è disumana
ed è opposta all¹uguaglianza
l¹originale non ha origine
i particolari contro il particolarismo
l¹uomo non ha radici
e se ne avesse avrebbe ben poco da gloriarsene
l¹altro sono Io io è la terra l¹umanità è io
io non produco l¹infelicità del mondo
e non la consumo
chi avvelena la terra avvelena anche io
digli di smetterla
poesia della terra
massima tracciabilità
dei prodotti e dei prezzi
Ogm crimine contro la terra, crimine contro l¹umanità
obiettivo minimo
distruggere gli Ogm
fai un¹opera buona
distruggi gli Ogm
ridurre la distanza alimentare
accorciare la catena commerciale
scheda di autocertificazione
prezzo sorgente
la sensibilità planetaria è facoltà di ciascuno, ma non si può imporre a nessuno
una rivoluzione non fa mai appello al potere, si fonda al contrario sulle
trasformazioni delle modalità di esistere, degli stili di vita, delle forme
dell¹agire
cambia lo sguardo sul mondo, agisce sui comportamenti minuti, quotidiani, fonda
modalità di relazione tra gli uomini, le donne e ogni forma di vita del pianeta
una rivoluzione vera distrugge gli ordini consolidati e rifiuta le gerarchie,
anche tra città e campagna
Cultura materiale
Ma perché questo ostinato ritorno a una ³cultura materiale²?
Perché, da una parte, l¹elemento spontaneo, pur importante, ci dice che la
cultura materiale non è che la forma embrionale della coscienza che deve
emanciparsi dai ³girotondi intorno allo spettacolo².
Dall¹altra, solo la cultura materiale ­ che qui vale per materialista ­
può far riflettere sulle cause della miseria in cui l¹individuo è abituato a
sopravvivere, mostrandone le cause che la generano e la possibilità di
eliminarla.
C¹è poi un altro aspetto funzionale della cultura materiale che va
sottolineato. Questa cultura impedisce di contrapporre la società come
astrazione all¹individuo come essere sociale.
Perché la cultura materiale qualunque manifestazione diretta o indiretta della
vita, individuale o collettiva è una manifestazione e una conferma della vita
sociale.
Šla cultura materialista considera lo spirito un¹infezione della materia.
Appunti di cultura materiale di Gianni-Emilio Simonetti
"La fame è fame, ma la fame che si soddisfa con la carne cotta, mangiata con il
coltello e la forchetta, è una fame diversa da quella di chi divora carne cruda
aiutandosi con mani, unghie e denti". Pensò alle mani, alle unghie e ai denti
della sua pétroleuse e socchiuse gli occhi per un lungo momento. Del resto, la
classe che domina sullo spettacolo sociale, domina sulla società, scrisse su un
foglietto il nome delle tre ragazze incaricate del servizio e lo affisse nella
bacheca della cucina. Poi, ritiratasi nel suo studio riprese il filo dei suoi
pensieri, quando i proletari conquistano il coltello e la forchetta non
dovrebbero dimenticare a cosa altro servono, "perché esiste il diritto
naturale, di chi non ha nulla, di prendere a chi ha". Lo aveva proclamato
Clemente Duval quando aveva pugnalato a morte uno sbirro che tentava di
arrestarlo. Ginevra conosceva bene la vicenda perché all¹origine c¹era stato un
furto di Duval nell¹appartamento di una pittrice amica di Proust, Madaleine
Lemaire, che aveva conosciuto quando una cugina di lui, Louise Neuburger,
sposò Henri Bergson e lei fu incaricata del pranzo di nozze. Interrogato dal
giudice sull¹accoltellamento, Duval aveva dichiarato: "Mi arrestava in nome
della legge, io l¹ho colpito in nome della libertà".
La vivandiera di Montélimar di Gianni-Emilio Simonetti
Gruppi di Acquisto Solidali
GAS: risparmio, non inquino, promuovo equità
Si tratta di un¹esperienza molto varia e articolata, che prende forme diverse a
seconda del luogo e delle persone che la portano avanti, ma che si riconoscono
in alcuni aspetti essenziali.
I Gruppi sono solidali:
­ fra le persone che li compongono, perché gli impegni vengono assunti dai
singoli partecipanti per il funzionamento del Gruppo in base alle loro
disponibilità di tempo;
­ con i produttori, spesso obbligati a quotazioni non retributive,
spostando una parte degli utili dal settore distributivo a quello produttivo
con vantaggi economici reciproci;
­ con l¹ambiente, grazie al rispetto della terra nell¹attività produttiva
biologica e preferendo prodotti di stagione; acquistando da aziende più vicine
per minimizzare i trasporti, fonti di inquinamento;
­ con chi lavora, preferendo aziende che trattano il personale nel rispetto
della persona, nei suoi diritti umani e con retribuzioni eque.
Quanto sopra si esprime nell¹attuazione di comportamenti critici in tutte le
proprie scelte e sviluppando la socialità nel continuo scambio di idee fra i
soci, per lo sviluppo di un consumo più consapevole, favorendo le attività dei
piccoli produttori marginalizzati dai canali della grande distribuzione.
In particolare, i GAS praticano un germe prezioso: l¹economia di relazione,
ovvero una concezione dell¹economia in cui gli scambi commerciali sono
occasione di rapporto, di scambi di esperienze e di idee, e in cui la relazione
supera e va oltre l¹economia.
Durante il recente incontro tenutosi a Firenze nei giorni 3 e 4 aprile 2004,
sono stati elencati i GAS esistenti nel territorio nazionale: circa 120 che
rappresentano oltre 1.700 famiglie.
L¹elenco dei GAS è presente sul sito www.retegas.org. È possibile iscriversi
alla mailing list della rete dei GAS seguendo le istruzioni contenute nel sito.
Come funziona un GAS
Non ci sono regole prestabilite. Il Gruppo nasce o spontaneamente fra amici e
conoscenti o per sdoppiamento di un gruppo esistente troppo numeroso. Gli
accordi gestionali vengono stabiliti scegliendo le modalità che soddisfano il
gruppo stesso, senza formalità alcuna.
Chi prende l¹iniziativa di creare un nuovo Gruppo, in genere si interessa per
identificare un numero minimo di fornitori con cui iniziare, formandone una
lista da distribuire e tenere aggiornata.
L¹identificazione di nuovi fornitori viene poi effettuata da parte di ciascun
partecipante, ogni idea andrà vagliata dal gruppo, non c¹è ordine gerarchico.
In ogni GAS esiste un coordinatore ovvero una persona che funge anche da
referente. In genere tale persona ricopre il ruolo grazie al maggior tempo di
cui dispone.
atti della sensibilità planetaria
Il primo atto di sensibilità planetaria/ribelle è stato quello di interrogare
il rapporto tra saperi e sapori della vita. Un rapporto che rischia, come tante
altre cose della nostra esistenza, di scivolare nel laboratorio di marketing
dell¹industria agroalimentare contemporanea la quale cerca di surrogare la
distruzione metodica, progressiva, scientifica dei sapori della vita
presentando i suoi prodotti incommestibili innaffiati col pepe rancido di
saperi totalmente inventati o reinventati. Più che un legame, l¹insistenza su
saperi e sapori della propaganda dell¹industria agroalimentare contemporanea,
denuncia una discrasia, un antagonismo profondo, il definitivo compiersi di un
divorzio sospettato da tempo tra produzione e cultura. Segnala il definitivo
dominio della produzione industriale di massa non solo sui produttori ma anche
sui saperi. I saperi di cui cianciano i rotocalchi di tutto il mondo non hanno
alcun legame coi sapori. Sono semplicemente saperi addomesticati per sapori
insensati, falsi, ingabbiati nella produzione seriale.
Il secondo atto della sensibilità planetaria è stato quello di concepire
l¹insensatezza della realtà, non più come deficit di raziocinio di menti
peregrine ma come deprivazione sensoriale, come difficoltà o impossibilità di
esperire nella socialità planetaria la nostra sfera sensitiva. Sensibilità
planetaria è dunque atto di resistenza contro la distruzione dei sapori, contro
l¹annichilimento dei saperi ma anche contro la deprivazione sensoriale che ci
porta all¹ottundimento della nostra facoltà di udire, di vedere, di tastare, di
gustare e di annusare. Tra i nonsense dell¹umanità contemporanea non vi è
soltanto la produzione di un esercito infinito di miopi della vista. La miopia
dell¹udito, la miopia del palato, la miopia dell¹olfatto, la miopia del tatto
sono tanto e forse ancor più preoccupanti della miopia della vista. La vita
insensata non afferisce solo alla perdita di senso del nostro agire ma anche
all¹affievolirsi della capacità sensitiva. Il senso dell¹agire non può non
avere relazione con i sensi tramite i quali si agisce. Si smarrisce il senso
perché si perdono i sensi. La deprivazione sensoriale è aspetto cruciale e
paradigmatico della perdita di senso dell¹agire. La sensibilità planetaria è
dunque riaffermazione della centralità sensoriale e nel contempo
ricentralizzazione del senso dell¹agire.
Il terzo atto della sensibilità planetaria/ribelle è quello di concepire che
l¹insensatezza planetaria deriva dai rapporti di produzione, ovvero dalle
modalità con le quali gli uomini producono e si relazionano tra di loro. È
allora il caso di domandarsi: che tipo di sensorialità sviluppano o inibiscono
i rapporti di produzione? In che modo e perché le relazioni sociali sono
insensate, ovvero si producono nell¹inibizione della sfera sensoriale o
nell¹indifferenza verso di essa? Questo atto ci pone corpo a corpo, senza
alcuna possibilità di mediazione, in una battaglia che diventerà cruciale nei
prossimi decenni. Non diventerà cruciale per un pugno di vincitori cui toccherà
dividersi il bottino della guerra. Sarà cruciale per le sorti del pianeta e per
la possibilità che continui a esistere una sensibilità planetaria. Occorre
avere coscienza che siamo ai limiti dell¹irreversibilità dell¹insensatezza
globale.
Il quarto atto della sensibilità planetaria: avere rispetto per la sensibilità
della
t/Terra. Tutti i processi produttivi che, con o senza l¹uso delle macchine, non
tengono conto della sensibilità della terra o deliberatamente la distruggono,
vanno combattuti con la terra, per la Terra. L¹attività di produzione agricola
è sempre, occorre ricordarlo, un¹attività di coproduzione, uno scambio continuo
e fecondo della relazione uomo-terra. L¹industrializzazione dell¹agricoltura ha
commesso la barbarie di ridurre la terra a mero mezzo di produzione, a
macchina. Nell¹agricoltura contadina deindustrializzata che noi invochiamo
l¹uomo e la terra sono coproduttori di una relazione continua prima ancora che
di un prodotto. Il prodotto derivato dal legame di coproduzione mantiene ed
esalta la sensibilità di questa relazione.
Il rifiuto di produrre e di consumare l¹infelicità del mondo è il quinto atto
della
sensibilità planetaria.
Le uova prodotte dalla macchina d¹infelicità delle galline non possono che
essere disgustose. Così i frutti, i cereali, gli ulivi, le viti: se sono
prodotti dalla macchina d¹infelicità della terra non possono che essere
disgustosi. Così le macchine, i vestiti, i pensieri, gli oli, i vini: se sono
prodotti dalla macchina d¹infelicità degli uomini non possono che creare
disgusto.
Nell¹assaggio di un vino si annuncia o si denuncia il sistema delle relazioni
necessarie per crearlo. Veronelli ci ha svelato questa verità. La verità del
vino non deriva dalla semplice funzione di costringere alla sincerità il
parlante. L¹effetto di verità del vino consiste soprattutto nella possibilità
di cogliere la felicità o l¹infelicità delle relazioni produttive, sociali, di
scambio con la natura e l¹ambiente da cui proviene.
Non è la prima volta che accade. Già Odisseo bloccò la furia antropofaga di
Polifemo grazie al vino. Odisseo sconfisse il ciclope con il vino. Odisseo
batté il gigante che se ne infischiava delle leggi dell¹ospitalità, che
disprezzava gli uomini al punto da mangiarli vivi. Tocca riarmarsi del miglior
vino come viatico per sconfiggere il ciclope della modernità, il gigantismo
industriale che nell¹agricoltura, come nella società di tutto il mondo, va
fagocitando ambienti, culture, uomini.
Il gigantismo industriale è un effetto dell¹economia drogata delle grandi
multinazionali.
Il sesto atto della sensibilità planetaria/ribelle è il rifiuto netto,
inderogabile, di
ogni localismo politico e identitario. Il locale che si contrappone al globale
non è nient¹altro che il suo gemello stupido, rancoroso e noioso.
Basta guardarsi sotto i piedi, l¹uomo non ha radici e se fosse identico a ciò
da cui origina avrebbe ben poco da gloriarsene. Le uniche radici umane che ci
interessano sono quelle dell¹uomo sradicato che cerca il contatto continuo con
l¹aria per purificarsi da tutte le ignominie del particolarismo, del familismo,
del tribalismo, del culturalismo differenzialista, delle comunità terribili e
di ogni posticcia identità. L¹identità è lontana dall¹umanità ed è opposta
all¹uguaglianza. La sensibilità planetaria rifiuta ogni localismo e concorre a
costruire e a diffondere, contro la globalizzazione, prassi e idee
internazionali, cosmopolitiche, apolidi che hanno come fulcro, nella
modificazione dei rapporti di produzione, la doppia centralità della relazione
con l¹ambiente e con le società. La sensibilità planetaria ama i particolari
perché rifiuta ogni particolarismo, ricerca gli originali perché non crede alle
origini, valorizza il locale perché sente puzza di muffa in ogni localismo. La
sensibilità planetaria non guarda con occhio nostalgico al passato, ne è
acquisita per sempre; è una sensibilità in divenire.
Gli Ogm: crimini contro l¹umanità, crimini contro la terra. Gli Ogm sono i
mostri dell¹agricoltura: gli Ogm concentrano l¹industria agricola in poche
mani, impoveriscono la terra, distruggono la contadinità, eliminano o
omogeneizzano il gusto. Gli Ogm costituiscono oggi la più grande minaccia alla
sensibilità planetaria. Contro di essi non c¹è tempo da perdere né alcuna
possibilità di mediazione. La ricerca, la sperimentazione, le legislazioni
permissive, l¹uso degli Ogm costituiscono un crimine contro la terra e contro
l¹umanità. Occorre fare di tutto perché ciò non accada. L¹obiettivo minimo
della sensibilità planetaria è distruggere le legislazioni a favore degli Ogm,
distruggere le coltivazioni Ogm, distruggere i prodotti Ogm in tutta la loro
filiera, dalla ricerca alla vendita.
Uno dei limiti del movimento antiglobalizzazione è stata la sua
sovraesposizione politica, la sua pretesa di modificare le regole del potere
politico attraverso l¹uso della rappresentanza politica. Da questa ossessione
per la rappresentanza deriva il suo eccessivo carico simbolico e la sua forte
spettacolarizzazione. Il sesto atto della sensibilità planetaria/ribelle
rifiuta questa contrapposizione speculare. La sensibilità planetaria non
propugna un¹altra globalizzazione, ma cerca una via di fuga sia dal localismo
sia dalla globalizzazione. Il localismo è nemico della sensibilità planetaria.
La globalizzazione la distrugge.
La contadinità planetaria è il settimo atto della nuova sensibilità: il miglior
modo per aver cura del pianeta è prendersi cura, personalmente e
collettivamente, di ogni sua forma di vita e di ogni relazione tra organico e
inorganico. È questo anche il miglior principio produttivo. La produzione di
merci anche in agricoltura è l¹elemento più enfatizzato del processo
produttivo. Ma la merce è l¹elemento simbolico finale di un processo che va
seguito dalla fonte, dalla sorgente produttiva. La produzione sorgente indica
lo stato dell¹aria, della terra, del seme, della pianta. Tutto ciò deve essere
ritenuto materia prima; l¹equilibrio e la qualità della produzione discendono
dall¹equilibrio e dalla qualità della materia prima. La materia seconda della
produzione sorgente riguarda il rapporto tra i produttori e la materia prima.
La sensibilità
planetaria non può essere realizzata per decreto né può
arricchirsi al riparo di qualche legge. Le leggi prevedono che qualcuno le
imponga ai sottoposti. È l¹ottavo atto: la sensibilità planetaria è facoltà di
ciascuno, ma non si può imporre a nessuno.
Non esistono precetti validi per tutti o imponibili per legge. Non condividiamo
il fondamentalismo dei disciplinari produttivi. È vero che sono stati un argine
all¹avvelenamento della terra e hanno consentito la diffusione normativa dei
saperi, ma a volte costituiscono un puro conformismo o addirittura consentono
un odioso raggiro. La corsa alla produzione biologica per esempio va divenendo
una modalità di raggiro degli stessi protocolli e un modo per aumentare a
dismisura i prezzi. La certificazione biologica non mette al riparo da
produzioni di scarsa qualità e da pessime relazioni sociali.
Il nono atto della sensibilità planetaria
afferma il principio di responsabilità e l¹autocertificazione. Nessuna
ignominia può essere tollerata solo perché si ripara all¹ombra delle leggi. La
legge non sostituisce, né copre il deficit di responsabilità con cui ciascuno e
tutti ci rapportiamo al mondo sia come produttori sia come consumatori.
La critica, lo sciopero e il sabotaggio sono armi necessarie nei confronti
della
grande distribuzione, senza dimenticare che è stolto rivendicare in modo
pedissequo la bellezza della piccola distribuzione. I danni e i raggiri della
grande distribuzione si trovano a volte ingigantiti anche nella piccola.
Comunque sia, la critica, lo sciopero e il sabotaggio sono necessari, ma non
sufficienti. Urge il decimo atto della sensibilità planetaria/ribelle: produrre
idee semplici, efficaci, immediatamente applicabili e universali che siano in
grado nel futuro presente di trasformare i rapporti di produzione, o almeno di
rendere visibili le contraddizioni degli attuali rapporti di produzione. L¹idea
­ che è anche l¹undicesimo atto della sensibilità planetaria ­ della
massima tracciabilità dei prodotti e dei prezzi risponde a questi requisiti.
Consumare non è
altro dal produrre. È il dodicesimo, provvisoriamente
ultimo, atto della sensibilità planetaria. Le scelte e le modalità del consumo,
in particolare quelle che intendiamo concorrere a creare, costituiscono un
circuito di coproduzione che le legano indissolubilmente alla produzione.
La sensibilità planetaria si esprime nell¹atto di parola, non disdegna la
scrittura, ma forgia i suoi principi nella nuova alleanza che le società, gli
uomini e le donne cominciano a stringere con la t/Terra. Siamo ospiti della
terra: continuare a ucciderla non è che l¹ultimo ciclopico tentativo di
suicidio della specie.
22-23-24 ottobre, c.s.o.a. Forte Prenestino, via F. Delpino ­ Roma, tram:
5, 14, 19, bus: 542
_tre giorni per degustare, discutere, assaggiare numerosi e diversi prodotti
della terra: pane, oli, vini, formaggi...
_tre giorni per ascoltare i racconti di chi li produce, di chi li coltiva, di
chi ce li offre...
_tre giorni per poesie, letture, presentazioni, voci dalla vita materiale...
_tre giorni per brindare con i vignaioli e gli altri produttori...
_tre giorni per parlare di agricoltura, cibo, industria e nocività...
_tre giorni per discutere di strumenti concreti, di pratiche di liberazione
della vita quotidiana...
_tre giorni per pensare alle lotte, a quelle esistenti e a quelle da
intraprendere...
_tre giorni per sentir suonare i bicchieri e degustazioni musicali...
_tre giorni per i poeti della terra...
_tre giorni con Luigi Veronelli, senza il quale non saremmo qui...
partecipano:
Luigi Ananìa, Massimo Angelini,
Nanni Balestrini, Franco Berardi (bifo),
Marco Calabria, Laura Corradi,
Mariarosa Dalla Costa,
Carlo Ghirardato, Gianni Fabbris, Claudio Janpaglia, Militant A,
Sabina Morandi, Silverio Novelli, Franco Piperno, Remo Remotti, Gianni-Emilio
Simonetti,
Giordano Sivini, Pino Tripodi,
Luigi Veronelli...
promuovono:
c.s.o.a. Forte Prenestino,
c.s.o.a. La Torre,
Strike spazio pubblico autogestito,
c.s.o.a. magazzino 47,
zona rischio/equobio,
collettivo Terra e libertà/critical wine,
via Campesina, DeriveApprodi
info e contatti:
info at criticalwine.org
criticalwine at forteprenestino.net
press at deriveapprodi.org
www.criticalwine.org
www.forteprenestino.net
www.deriveapprodi.org
segreteria: 06.21807855
ufficio stampa: 06.85358977
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