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una nuova rivoluzione




Csoa Forte Prenestino, Roma
22-23-24 ottobre 2004

TERRA E LIBERTA¹/CRITICAL WINE
sensibilità planetarie e rivoluzione dei consumi

musiche, dibattiti politici,
visioni, poesie e letture

Fiera dei particolari
150 produttori di vini, oli,
pane, dolci e formaggi...

degustazioni, assaggi
e riflessioni anarco/enologhe


_ per pensare a un nuovo rapporto con la terra/Terra che lasci spazio a 
produzioni, consumi, piaceri più sobriamente felici.

_ per disegnare il circuito virtuoso tra qualità della produzione, qualità del 
prodotto e qualità delle relazioni sociali; per la tracciabilità dell¹origine e 
della trasformazione dei prodotti e per la tracciabilità del prezzo (prezzo 
sorgente).

_ per il consumo critico, contro 
il consumo produttivo.

_ per "condomini" della qualità 
e gruppi d'acquisto autogestiti e a rete.

_ per un¹agricoltura contadina 
e utopica, per pensare le relazioni tra movimento dei movimenti, terra e 
agricoltura.

_ per organizzare il rifiuto del modello neoliberista che vuole l¹agricoltura 
industriale e monocolturale delle multinazionali e della UE da una parte e 
un¹elitaria produzione dei cosiddetti prodotti tipici dall¹altra, quali facce 
della stessa medaglia.

_ per un catalogo dei produttori, basato su rintracciabilità, origine, qualità 
e sul principio della responsabilità e della autocertificazione.

_ per fare mercato come incontro 
di coproduzione.

_ emancipazione t/Terrestre per costruire in maniera cooperativa forme 
e strumenti di comunanza, condurre al riconoscimento della cosa comune, 
dall'aria all'acqua al cibo fino alla produzione informatizzata e alle reti.

_ per acquisire nuovi strumenti utili per ragionare, per sovvertire, per 
affrancarsi materialmente dalla insopportabile morsa del neoliberismo, 
ristabilire la relazione armonica con la t/Terra.

_ sensibilità planetaria / volontà di una difesa ³pratica² della vita 
materiale, contro le nocività politiche, culturali, sociali che l¹assediano al 
fine di svalutarne l¹esperienza sensoriale, le capacità dialettiche del 
linguaggio, la coscienza del vissuto individuale e dei processi storici.


i poeti della t/Terra: fermata roma

Terra e libertà/criticalwine a Roma, 
Csoa Forte Prenestino dal 22 al 24 ottobre. 

Oltre un centinaio di poeti della terra faranno degustare gratuitamente i loro 
vini, li presenteranno ai frequentatori dei centri sociali e a quello più 
indistinto dei cittadini della capitale, discuteranno con loro di agricoltura, 
di nuova contadinità, di trasformazione della produzione e di rivoluzione dei 
consumi. 
Poeti della t/Terra: così chiamiamo i vignaioli che, pur non disdegnando il 
valore dei ricavi dei propri prodotti, producono i loro vini mettendo come 
priorità della loro fatica, della loro creatività e della loro intelligenza una 
felice ed equilibrata relazione tra terra/Terra, società, uomini, donne e cose 
di questo pianeta. Le cose di questo pianeta sono trattate unicamente ­ 
alla stregua degli uomini, delle donne e delle piante ­ come merci da 
produrre, consumare e distruggere per poterne produrre, consumare e 
distruggerne sempre di altre non importa se più costose o meno. La 
mercificazione totale delle cose del mondo, dello scambio tra organico e 
inorganico della vita, non è altro della mercificazione totale della vita. È 
ciò che la anticipa, l¹accompagna e la segue. Noi non siamo contro le cose del 
mondo, ma intendiamo rivoluzionare totalmente le gerarchie di senso delle 
relazioni che hanno nella società contemporanea. Né siamo contro la ricchezza 
del mondo; l¹idea che
 proponiamo è di una ricchezza nella quale il bene principale, l¹economia 
prima, non consista nella distruzione di tutti nella volontà di accaparrarsi di 
tutto ­ come avviene nelle mille guerre della contemporaneità ­ ma nel 
fecondo equilibrio delle relazioni sociali e ambientali. Detto così è forse 
fumoso, ma nella pratica del discorso lo è meno; significa, per esempio, che 
quando assaggiamo un vino ciò che ci deve interessare non è se il gusto è 
omologato a quello di una moda, di un sommelier o di una modalità canonica di 
consumarlo; ciò che ne indica la qualità vera è la massima qualità del circuito 
delle relazioni ambientali e sociali che sono necessarie per produrre quel 
vino. Se quel circuito è ricco veramente, esprime cioè un felice, equilibrato e 
fecondo modo di stare con il mondo nel mondo, allora quel vino sarà buono. Se 
quel vino viene prodotto su terre avvelenate dalla chimica, con lavoratori 
schiavizzati, sarà di qualità pessima e puzzerà al di là dei profumi che
 tenteranno di edulcorarlo al pubblico dell¹insensibilità planetaria.
A Roma, in uno dei luoghi storici più importanti della controcultura di questo 
Paese si esprime un altro atto di fondazione della sensibilità planetaria. Il 
collettivo di Terra e libertà/criticalwine, insieme alle strutture e alle 
individualità coinvolte nella costruzione della Fiera dei particolari, 
desiderano mostrare che la cooperazione libera, autogestita, autofinanziata può 
divenire una potente macchina produttrice di senso/sensibilità planetarie. 
L¹obiettivo di questa cooperazione romana è di grande importanza. Fondate le 
idee guida del divenire Terra e libertà/criticalwine si tratta ora di 
concretizzarle nella realtà italiana e internazionale. Massima tracciabilità 
dei prodotti e dei prezzi, autocertificazione, prezzo sorgente, a Forte 
Prenestino non sono più parole d¹ordine; sono un movimento che va costruendo le 
sue filiere ramificate nel territorio culturale, produttivo, commerciale. Il 
primo prodotto con il Prezzo Sorgente ­ il libro Terra e 
Libertà/criticalwine- è in
 libreria. I vini col Prezzo Sorgente verranno degustati al Forte e presto 
saranno venduti in alcuni ristoranti o enoteche. In più, Roma è il primo 
tentativo di generalizzare le proposte di terra e libertà agli altri prodotti 
della terra e dell¹uomo/donna. 
Dalla terra, la zolla che calpestiamo, continuiamo questo lungo viaggio verso 
la Terra, l¹universo che ci circonda e che invece di accerchiarci in un giocoso 
fluire di movimenti, di idee, di creatività è sempre più soggiogato e abbrutito 
da poteri, interessi, economie aliene a qualsiasi sensibilità planetaria.


sensibilità planetaria, agricoltura
contadina e rivoluzione dei consumi

La costruzione di una sensibilità planetaria può partire anche da un frutto 
della terra, con la volontà di una difesa ³pratica² della vita materiale, 
contro le nocività politiche, culturali, sociali, tecnologiche che l¹assediano 
al fine di svalutarne l¹esperienza sensoriale, le capacità dialettiche del 
linguaggio, la coscienza del vissuto individuale e dei processi storici.
La Terra, la terra, la Terra, la terra, la Terra, la terra, la Terra? il vino 
frutto della terra e del lavoro dell¹uomo; compagno dialettico che ci riporta 
alla terra e ci invita alla comunanza e ad altri modi percettivi; intercessore 
privilegiato uomo/terra. Dal vino abbiamo voluto partire, dalla bottiglia che 
ci arriva sulla tavola, dal bicchiere che beviamo, per fare un percorso a 
ritroso: che ci porti a chi il vino lo vende, a chi lo produce, a chi coltiva 
le viti. Vogliamo farne uno strumento di conoscenza, che dal piacere, dal 
gusto, da un approccio personale e soggettivo, ci porti ad affrontare temi che 
riguardano tutte e tutti, a ragionare di contadini e di lavoro contadino, di 
terra e di ambiente, di come e cosa produce l¹agricoltura. E, seguendo un filo 
del discorso che si dipana sempre più, discutere insieme di prodotti dei campi, 
di tutela della biodiversità, di varietà ormai rare sacrificate sull¹altare del 
mercato, dell¹omologazione del gusto, di un¹agricoltura in
 armonia con l¹ambiente e di un¹agricoltura industriale che divora l¹ambiente. 
E, ancora, ragionare su quello che consumiamo, sulla qualità, sul prezzo dei 
prodotti che mangiamo e beviamo, sul tempo che dedichiamo al loro acquisto e 
alla loro preparazione.

Svelare le contraddizioni, mettere assieme cose apparentemente distanti, 
cercare connessioni per una sensibilità ricombinante. Ecco, per questo primo 
t/Terra e libertà/Critical wine al Forte Prenestino partiremo dal vino per 
molti motivi: per l¹amicizia con Veronelli; perché, come lui ci ha insegnato, 
il vino ci parla. Come tutti i prodotti della terra, anzi meglio, grazie al 
rapporto dialettico che con esso si può instaurare, dovuto al potere 
dell¹ebbrezza, che già gli antichi conoscevano. Ma è anche un pretesto, partire 
dal vino per parlare degli altri prodotti e dei problemi della terra. Crediamo 
che t/Terra e libertà/Critical wine, possa segnare un cambiamento nella 
sensibilità riguardo ai temi dell¹ambiente, dell¹agricoltura, 
dell¹alimentazione, ma non solo, un contributo significativo all¹analisi delle 
politiche planetarie di dominio e alla definizione di una più efficace 
strategia di lotte. 
Negli anni passati sono nate esperienze significative, ma settoriali (a volte 
deboli): dai gruppi di boicottaggio dei marchi multinazionali, a quelli di 
acquisto solidale (che danno importanza al potere e alla coscienza dei 
consumatori, che hanno allargato l¹attenzione verso un modo non consumista di 
avvicinarsi al cibo), dal commercio equo e solidale (quale pratica responsabile 
di rifiuto dello sfruttamento dei paesi del Sud del mondo), al movimento 
ecologista (che, nelle posizioni più radicali, ha contribuito ad allargare il 
³sentire² la T/terra). Negli anni passati è nato anche un movimento 
internazionale (e organizzato) dei contadini, raccolto essenzialmente attorno 
al coordinamento di Via Campesina, che comprende dai Sem Terra brasiliani, alla 
Conféderation Paysanne francese al Foro contadino italiano. t/Terra e 
libertà/Critical wine aggiunge idee e pratiche a queste esperienze. Con la sua 
radicalità e dimensione più politica, nata da esperienze di autogestione nelle 
città come
 nelle campagne, vuole mettere in relazione produzione e comunicazione 
sollecitando anche un circuito virtuoso con le esperienze mediattiviste.

Saperi e sapori 
della vita. Interrogheremo il rapporto tra saperi e sapori, cercando di 
denunciare l¹anestetizzazione della percezione e quindi del pensiero. Il 
rapporto tra saperi e sapori rischia, come tante altre cose della nostra 
esistenza, di scivolare nel laboratorio di marketing dell¹industria 
agroalimentare contemporanea la quale cerca di surrogare la distruzione 
metodica, progressiva, scientifica dei sapori della vita presentando i suoi 
prodotti incommestibili. Così in tutte le rubriche di moda sui giornali o alla 
tv i saperi e i sapori sono nel titolo. Più che un legame, l¹insistenza su 
saperi e sapori della propaganda dell¹industria agroalimentare contemporanea, 
denuncia una discrasia, un antagonismo profondo, il definitivo compiersi di un 
divorzio sospettato da tempo tra produzione e cultura. Segnala il definitivo 
dominio della produzione industriale di massa non solo sui produttori ma anche 
sui saperi. I saperi di cui cianciano i rotocalchi di tutto il mondo non hanno 
alcun legame coi
 sapori. Sono semplicemente saperi addomesticati per sapori insensati, falsi, 
ingabbiati nella produzione seriale. Ciò che al sapore risulterebbe offesa 
viene addomesticato con saperi consolatori e carezzevoli intorno al buon tempo 
antico. Siamo così costretti a digerire un insulso sapere come surrogato del 
sapore. Man mano che si distruggono i sapori ci abituiamo a consolarci con il 
sapere fino a quando avvertiamo la percezione, terribile e tremenda, che quel 
sapere che aveva surrogato, tollerato, argomentato la distruzione dei sapori, 
conduceva alla medesima insensatezza del sapere, della conoscenza, della 
scienza.

Analisi economica, sociologica, riflessione teorica, inchiesta di rottura, 
poesia, proposte concrete. Accostamenti curiosi. L'idea di comporre gli 
interventi di t/Terra e libertà/Critical Wine in questo modo nasce dalla 
volontà dei contrasti, per creare frizioni che producano scintille creative, 
per il desiderio di riruralizzare il mondo partendo da una nuova sensibilità 
che ci fa percepire la T/terra come casa propria, contro l¹attaccamento 
conservatore e l¹invenzione localista delle radici, contro il rapporto razzista 
sangue-suolo di infausta memoria, oseremmo dire con un ossimoro concettuale 
­ per un¹agricoltura nomade, per un rapporto nomade con la Terra: sentirsi 
a casa propria in ogni luogo della Terra, su ogni zolla di terra. Un¹idea che 
viene da lontano. Forse qualcuno ricorda ancora quel canto proletario 
dell¹Ottocento: ³nostra patria è il mondo intero, nostra idea la libertà². Per 
un futuro di gioia, creatività, intelligenza. 
Ci piacerebbe incontrare nello stesso luogo le sensibilità di un musicista come 
John Cage che raccoglie i funghi, di un artista come Joseph Beuys che pianta 
mille querce, di un vignaiolo come Josko Gravner che come un angelo di Benjamin 
guarda alla storia millenaria della civiltà del vino per proporre prodotti e 
riflessioni per il futuro, l¹urlo di Per finire con il giudizio di Dio di 
Artaud che già ci indicava l¹artificialità dei frutti della scienza asservita, 
il senno antico di una scienziata come Vandana Shiva, la visionarietà 
ammonitrice di William Burroughs, la rabbia degli Assalti Frontali. Ed infine i 
propositi molto concreti come il prezzo sorgente e l¹autocertificazione, per 
creare quel rapporto di fiducia tra produttori e consumatori che ci permetta di 
disegnare il circuito virtuoso che parte dalla tracciabilità della produzione, 
del prodotto e del prezzo e arriva alla qualità del prodotto e delle relazioni 
sociali (dei rapporti di produzione) che ne stanno alle spalle.



Lettera aperta 
di Luigi Veronelli

Caro Amico,
in tempo di eventi fieristici inquietanti ­ da che nascondono interessi 
pubblici e privati con pesanti aggravi per i consumatori e, più ancora, per le 
aziende agricole ­ ecco la Fiera dei Particolari/Terra e libertà/Critical 
wine a Roma nella suggestiva cornice architettonica del prestigioso Forte 
Prenestino, sede di uno dei Centri Sociali storici della capitale.
In Italia, la Fiera dei Particolari/Terra e libertà/Critical wine è una 
proposta di grande efficacia, dove si mettono assieme momenti di riflessione e 
proposte concrete come il prezzo sorgente, la de.co. e l¹autocertificazione. In 
Francia si tiene da oltre cinquant¹anni la Foire des Particuliers, in cui 
convergono i migliori vignaioli, i più conosciuti e i meno e tuttavia capaci di 
grandi vini.
I ragazzi ­ per me lo sono ­ del Forte Prenestino, il 22, 23, 24 
ottobre ospitano (e qui la parola ha un valore totale dacché non è mossa dal 
minimo interesse privato) i vignaioli, ripeto, migliori e più conosciuti, e 
quelli, anche migliori, ma non ancora conosciuti.
Attendo la Tua partecipazione. Sarà una fiera del tutto nuova; vi si 
assaggeranno i vini di ogni parte d¹Italia. Festeggeremo la vita.

Luigi Veronelli


prezzo sorgente, de.co., autocertificazione

Il prezzo sorgente
Si dice Prezzo Sorgente il prezzo indicato in etichetta, al quale un produttore 
vende al consumo diretto il suo pane, la pasta, il vino, l¹olio, qualsiasi 
alimentare, sia naturale, sia manufatto, comprensivo della sua remunerazione.
Evidenzia con un semplice dato sulla confezione (nel caso del vino, nella 
retro-etichetta) i rapporti di produzione e le appropriazioni di ricchezza che 
avvengono nella filiera della circolazione dei prodotti. Permette la riduzione 
della distanza alimentare e la diminuzione della catena produzione-consumo; è 
un maggior investimento di fiducia tra consumatori e produttori ed è il primo 
passo per rendere possibile la tracciabilità del prezzo oltre a quella del 
prodotto.
Il Prezzo Sorgente non deve essere imposto, ma deciso da ogni produttore; non 
intende creare gerarchie o ulteriori regimi di controllo, bensì relazioni 
basate sull¹etica della responsabilità e della cooperazione. Anziché imporre i 
prezzi, si vuole darne a beneficio del mercato la tracciabilità, cioè il 
percorso del prezzo e individuare se l¹elemento di fiducia ­ che il 
produttore, il commerciante, il distributore hanno costruito ­ sia corretto 
e quindi meritevole d¹acquisto.

Le de.co.
Attraverso le de.co. ­ denominazioni comunali ­ si certifica la 
provenienza d¹ogni prodotto della terra; si contrasta il tentativo comunitario 
di annullare i giacimenti gastronomici a favore dei prodotti industriali; si 
consente ai comuni la facoltà di valorizzare le proprie risorse nel campo dei 
prodotti dell¹agricoltura e dei suoi trasformati; si restituire agli abitanti 
le ricchezze del territorio. 
Quale è l¹assioma, il valore minimo ma importante delle De.Co.? È la 
tracciabilità del giacimento gastronomico (l'origine);- è la preservazione 
della biodiversità e il conseguente contrasto agli alimenti contenenti 
organismi geneticamente modificati; ­ è il possibile avvicinamento a un 
progresso compatibile con l'ambiente naturale; è la valorizzazione ­ per i 
prodotti alimentari ­ della pratica contadina-artigianale dell'"interamente 
ottenuto", contro quella ­ industriale ­ dell'"ultima trasformazione 
sostanziale";- è una proposta che ha un indirizzo libertario. Un assioma. Una 
verità e un valore irriducibili.

Prezzo sorgente, de.co., autocertificazione
Tracciabilità dei prodotti e dei prezzi. 
Qualità dei prodotti e delle relazioni sociali che li sottendono
È importante costruire percorsi di pensiero e pratica tra elementi di 
universalità e aspetti di territorialità e comunalità. Un deficit enorme si è 
venuto a creare, è il deficit di fiducia, l¹idiosincrasia tra aspetti di 
produzione e quelli di consumo. Occorre ricostruire un binario da dove finanza, 
economia, produzione hanno deragliato. Parole semplici: massima tracciabilità 
dei prodotti e dei prezzi. Occorre costruire una filiera di coproduzione che 
mette assieme l¹origine con l¹elemento finale del consumo. Costruzione della 
massima tracciabilità dei prodotti e dei prezzi attraverso le relazioni 
sociali, ossia i rapporti di produzione. La Denominazione Comunale è elemento 
fondamentale di questa operazione perché permette di ricostruire l¹origine dei 
prodotti e la filiera tra culture e colture. A questo dobbiamo aggiungere un 
altro elemento risolutivo: il prezzo sorgente, cioè il prezzo al quale i 
produttori vendono i propri prodotti. Non vogliamo imporre i prezzi, lungi da 
noi la
 volontà di imporre qualcosa, l¹importante è che il consumatore abbia la 
possibilità di ricostruire a suo beneficio la tracciabilità, cioè il percorso 
fatto dal prezzo (oltre che dal prodotto) e individuare se l¹elemento di 
fiducia ­ che il produttore, il commerciante, il distributore hanno 
costruito ­ sia meritevole e quindi decidere l¹acquisto. Questo potrebbe 
ridurre la filiera commerciale, ridurre il groppo di appropriazione che avviene 
alle spalle di consumatori e produttori. Abbiamo iniziato a farlo con il vino 
ma si potrà/dovrà estenderlo a tutti i prodotti. Inoltre, è necessario 
aggiungere il sistema dell¹autocertificazione e dell¹etica della responsabilità 
in modo di determinare un elemento che mette assieme un circuito virtuoso tra 
qualità dell¹ambiente, dei prodotti e delle relazioni sociali. Le De.Co., il 
prezzo sorgente e l¹autocertificazione possono divenire così elementi fiduciari 
forti cui ogni produttore e ogni cittadino può sostenersi.


Il manifesto: sensibilità planetarie #1

sensibilità planetarie/ribelli
   nella t/Terra che soffre c¹è l¹umanità che muore
la terra non è una macchina
chiudere le fabbriche dell¹infelicità
l¹oggetto vero della produzione non è mai la merce, ma è la vita
deindustrializzare l¹agricoltura
   smacchinare la vita
   abolire il consumo che distrugge
coprodurre
l¹identità è disumana
   ed è opposta all¹uguaglianza
l¹originale non ha origine
   i particolari contro il particolarismo
l¹uomo non ha radici
   e se ne avesse avrebbe ben poco da gloriarsene

l¹altro sono Io     io è la terra     l¹umanità è io
   io non produco l¹infelicità del mondo
   e non la consumo
chi avvelena la terra avvelena anche io
   digli di smetterla
   poesia della terra
massima tracciabilità 
   dei prodotti e dei prezzi
Ogm crimine contro la terra, crimine contro l¹umanità
obiettivo minimo
   distruggere gli Ogm
fai un¹opera buona
   distruggi gli Ogm
ridurre la distanza alimentare
   accorciare la catena commerciale
scheda di autocertificazione
   prezzo sorgente
la sensibilità planetaria è facoltà di ciascuno, ma non si può imporre a nessuno

una rivoluzione non fa mai appello al potere, si fonda al contrario sulle 
trasformazioni delle modalità di esistere, degli stili di vita, delle forme 
dell¹agire
cambia lo sguardo sul mondo, agisce sui comportamenti minuti, quotidiani, fonda 
modalità di relazione tra gli uomini, le donne e ogni forma di vita del pianeta
una rivoluzione vera distrugge gli ordini consolidati e rifiuta le gerarchie, 
anche tra città e campagna


Cultura materiale

Ma perché questo ostinato ritorno a una ³cultura materiale²?
Perché, da una parte, l¹elemento spontaneo, pur importante, ci dice che la 
cultura materiale non è che la forma embrionale della coscienza che deve 
emanciparsi dai ³girotondi intorno allo spettacolo².
Dall¹altra, solo la cultura materiale ­ che qui vale per materialista ­ 
può far riflettere sulle cause della miseria in cui l¹individuo è abituato a 
sopravvivere, mostrandone le cause che la generano e la possibilità di 
eliminarla.
C¹è poi un altro aspetto funzionale della cultura materiale che va 
sottolineato. Questa cultura impedisce di contrapporre la società come 
astrazione all¹individuo come essere sociale.
Perché la cultura materiale qualunque manifestazione diretta o indiretta della 
vita, individuale o collettiva è una manifestazione e una conferma della vita 
sociale.
Šla cultura materialista considera lo spirito un¹infezione della materia.

Appunti di cultura materiale di Gianni-Emilio Simonetti

"La fame è fame, ma la fame che si soddisfa con la carne cotta, mangiata con il 
coltello e la forchetta, è una fame diversa da quella di chi divora carne cruda 
aiutandosi con mani, unghie e denti". Pensò alle mani, alle unghie e ai denti 
della sua pétroleuse e socchiuse gli occhi per un lungo momento. Del resto, la 
classe che domina sullo spettacolo sociale, domina sulla società, scrisse su un 
foglietto il nome delle tre ragazze incaricate del servizio e lo affisse nella 
bacheca della cucina. Poi, ritiratasi nel suo studio riprese il filo dei suoi 
pensieri, quando i proletari conquistano il coltello e la forchetta non 
dovrebbero dimenticare a cosa altro servono, "perché esiste il diritto 
naturale, di chi non ha nulla, di prendere a chi ha". Lo aveva proclamato 
Clemente Duval quando aveva pugnalato a morte uno sbirro che tentava di 
arrestarlo. Ginevra conosceva bene la vicenda perché all¹origine c¹era stato un 
furto di Duval nell¹appartamento di una pittrice amica di Proust, Madaleine
 Lemaire, che aveva conosciuto quando una cugina di lui, Louise Neuburger, 
sposò Henri Bergson e lei fu incaricata del pranzo di nozze. Interrogato dal 
giudice sull¹accoltellamento, Duval aveva dichiarato: "Mi arrestava in nome 
della legge, io l¹ho colpito in nome della libertà". 

La vivandiera di Montélimar di Gianni-Emilio Simonetti


Gruppi di Acquisto Solidali 
GAS: risparmio, non inquino, promuovo equità

Si tratta di un¹esperienza molto varia e articolata, che prende forme diverse a 
seconda del luogo e delle persone che la portano avanti, ma che si riconoscono 
in alcuni aspetti essenziali.

I Gruppi sono solidali:
­ fra le persone che li compongono, perché gli impegni vengono assunti dai 
singoli partecipanti per il funzionamento del Gruppo in base alle loro 
disponibilità di tempo;
­ con i produttori, spesso obbligati a quotazioni non retributive, 
spostando una parte degli utili dal settore distributivo a quello produttivo 
con vantaggi economici reciproci;
­ con l¹ambiente, grazie al rispetto della terra nell¹attività produttiva 
biologica e preferendo prodotti di stagione; acquistando da aziende più vicine 
per minimizzare i trasporti, fonti di inquinamento;
­ con chi lavora, preferendo aziende che trattano il personale nel rispetto 
della persona, nei suoi diritti umani e con retribuzioni eque.

Quanto sopra si esprime nell¹attuazione di comportamenti critici in tutte le 
proprie scelte e sviluppando la socialità nel continuo scambio di idee fra i 
soci, per lo sviluppo di un consumo più consapevole, favorendo le attività dei 
piccoli produttori marginalizzati dai canali della grande distribuzione.
In particolare, i GAS praticano un germe prezioso: l¹economia di relazione, 
ovvero una concezione dell¹economia in cui gli scambi commerciali sono 
occasione di rapporto, di scambi di esperienze e di idee, e in cui la relazione 
supera e va oltre l¹economia.
Durante il recente incontro tenutosi a Firenze nei giorni 3 e 4 aprile 2004, 
sono stati elencati i GAS esistenti nel territorio nazionale: circa 120 che 
rappresentano oltre 1.700 famiglie.
L¹elenco dei GAS è presente sul sito www.retegas.org. È possibile iscriversi 
alla mailing list della rete dei GAS seguendo le istruzioni contenute nel sito.

Come funziona un GAS
Non ci sono regole prestabilite. Il Gruppo nasce o spontaneamente fra amici e 
conoscenti o per sdoppiamento di un gruppo esistente troppo numeroso. Gli 
accordi gestionali vengono stabiliti scegliendo le modalità che soddisfano il 
gruppo stesso, senza formalità alcuna.
Chi prende l¹iniziativa di creare un nuovo Gruppo, in genere si interessa per 
identificare un numero minimo di fornitori con cui iniziare, formandone una 
lista da distribuire e tenere aggiornata.
L¹identificazione di nuovi fornitori viene poi effettuata da parte di ciascun 
partecipante, ogni idea andrà vagliata dal gruppo, non c¹è ordine gerarchico. 
In ogni GAS esiste un coordinatore ovvero una persona che funge anche da 
referente. In genere tale persona ricopre il ruolo grazie al maggior tempo di 
cui dispone.


atti della sensibilità planetaria

Il primo atto di sensibilità planetaria/ribelle è stato quello di interrogare 
il rapporto tra saperi e sapori della vita. Un rapporto che rischia, come tante 
altre cose della nostra esistenza, di scivolare nel laboratorio di marketing 
dell¹industria agroalimentare contemporanea la quale cerca di surrogare la 
distruzione metodica, progressiva, scientifica dei sapori della vita 
presentando i suoi prodotti incommestibili innaffiati col pepe rancido di 
saperi totalmente inventati o reinventati. Più che un legame, l¹insistenza su 
saperi e sapori della propaganda dell¹industria agroalimentare contemporanea, 
denuncia una discrasia, un antagonismo profondo, il definitivo compiersi di un 
divorzio sospettato da tempo tra produzione e cultura. Segnala il definitivo 
dominio della produzione industriale di massa non solo sui produttori ma anche 
sui saperi. I saperi di cui cianciano i rotocalchi di tutto il mondo non hanno 
alcun legame coi sapori. Sono semplicemente saperi addomesticati per sapori 
insensati, falsi, ingabbiati nella produzione seriale. 

Il secondo atto della sensibilità planetaria è stato quello di concepire 
l¹insensatezza della realtà, non più come deficit di raziocinio di menti 
peregrine ma come deprivazione sensoriale, come difficoltà o impossibilità di 
esperire nella socialità planetaria la nostra sfera sensitiva. Sensibilità 
planetaria è dunque atto di resistenza contro la distruzione dei sapori, contro 
l¹annichilimento dei saperi ma anche contro la deprivazione sensoriale che ci 
porta all¹ottundimento della nostra facoltà di udire, di vedere, di tastare, di 
gustare e di annusare. Tra i nonsense dell¹umanità contemporanea non vi è 
soltanto la produzione di un esercito infinito di miopi della vista. La miopia 
dell¹udito, la miopia del palato, la miopia dell¹olfatto, la miopia del tatto 
sono tanto e forse ancor più preoccupanti della miopia della vista. La vita 
insensata non afferisce solo alla perdita di senso del nostro agire ma anche 
all¹affievolirsi della capacità sensitiva. Il senso dell¹agire non può non
 avere relazione con i sensi tramite i quali si agisce. Si smarrisce il senso 
perché si perdono i sensi. La deprivazione sensoriale è aspetto cruciale e 
paradigmatico della perdita di senso dell¹agire. La sensibilità planetaria è 
dunque riaffermazione della centralità sensoriale e nel contempo 
ricentralizzazione del senso dell¹agire. 

Il terzo atto della sensibilità planetaria/ribelle è quello di concepire che 
l¹insensatezza planetaria deriva dai rapporti di produzione, ovvero dalle 
modalità con le quali gli uomini producono e si relazionano tra di loro. È 
allora il caso di domandarsi: che tipo di sensorialità sviluppano o inibiscono 
i rapporti di produzione? In che modo e perché le relazioni sociali sono 
insensate, ovvero si producono nell¹inibizione della sfera sensoriale o 
nell¹indifferenza verso di essa? Questo atto ci pone corpo a corpo, senza 
alcuna possibilità di mediazione, in una battaglia che diventerà cruciale nei 
prossimi decenni. Non diventerà cruciale per un pugno di vincitori cui toccherà 
dividersi il bottino della guerra. Sarà cruciale per le sorti del pianeta e per 
la possibilità che continui a esistere una sensibilità planetaria. Occorre 
avere coscienza che siamo ai limiti dell¹irreversibilità dell¹insensatezza 
globale. 

Il quarto atto della sensibilità planetaria: avere rispetto per la sensibilità 
della
t/Terra. Tutti i processi produttivi che, con o senza l¹uso delle macchine, non 
tengono conto della sensibilità della terra o deliberatamente la distruggono, 
vanno combattuti con la terra, per la Terra. L¹attività di produzione agricola 
è sempre, occorre ricordarlo, un¹attività di coproduzione, uno scambio continuo 
e fecondo della relazione uomo-terra. L¹industrializzazione dell¹agricoltura ha 
commesso la barbarie di ridurre la terra a mero mezzo di produzione, a 
macchina. Nell¹agricoltura contadina deindustrializzata che noi invochiamo 
l¹uomo e la terra sono coproduttori di una relazione continua prima ancora che 
di un prodotto. Il prodotto derivato dal legame di coproduzione mantiene ed 
esalta la sensibilità di questa relazione. 

Il rifiuto di produrre e di consumare l¹infelicità del mondo è il quinto atto 
della 
sensibilità planetaria. 
Le uova prodotte dalla macchina d¹infelicità delle galline non possono che 
essere disgustose. Così i frutti, i cereali, gli ulivi, le viti: se sono 
prodotti dalla macchina d¹infelicità della terra non possono che essere 
disgustosi. Così le macchine, i vestiti, i pensieri, gli oli, i vini: se sono 
prodotti dalla macchina d¹infelicità degli uomini non possono che creare 
disgusto. 
Nell¹assaggio di un vino si annuncia o si denuncia il sistema delle relazioni 
necessarie per crearlo. Veronelli ci ha svelato questa verità. La verità del 
vino non deriva dalla semplice funzione di costringere alla sincerità il 
parlante. L¹effetto di verità del vino consiste soprattutto nella possibilità 
di cogliere la felicità o l¹infelicità delle relazioni produttive, sociali, di 
scambio con la natura e l¹ambiente da cui proviene.
Non è la prima volta che accade. Già Odisseo bloccò la furia antropofaga di 
Polifemo grazie al vino. Odisseo sconfisse il ciclope con il vino. Odisseo 
batté il gigante che se ne infischiava delle leggi dell¹ospitalità, che 
disprezzava gli uomini al punto da mangiarli vivi. Tocca riarmarsi del miglior 
vino come viatico per sconfiggere il ciclope della modernità, il gigantismo 
industriale che nell¹agricoltura, come nella società di tutto il mondo, va 
fagocitando ambienti, culture, uomini.
Il gigantismo industriale è un effetto dell¹economia drogata delle grandi 
multinazionali. 

Il sesto atto della sensibilità planetaria/ribelle è il rifiuto netto, 
inderogabile, di 
ogni localismo politico e identitario. Il locale che si contrappone al globale 
non è nient¹altro che il suo gemello stupido, rancoroso e noioso. 
Basta guardarsi sotto i piedi, l¹uomo non ha radici e se fosse identico a ciò 
da cui origina avrebbe ben poco da gloriarsene. Le uniche radici umane che ci 
interessano sono quelle dell¹uomo sradicato che cerca il contatto continuo con 
l¹aria per purificarsi da tutte le ignominie del particolarismo, del familismo, 
del tribalismo, del culturalismo differenzialista, delle comunità terribili e 
di ogni posticcia identità. L¹identità è lontana dall¹umanità ed è opposta 
all¹uguaglianza. La sensibilità planetaria rifiuta ogni localismo e concorre a 
costruire e a diffondere, contro la globalizzazione, prassi e idee 
internazionali, cosmopolitiche, apolidi che hanno come fulcro, nella 
modificazione dei rapporti di produzione, la doppia centralità della relazione 
con l¹ambiente e con le società. La sensibilità planetaria ama i particolari 
perché rifiuta ogni particolarismo, ricerca gli originali perché non crede alle 
origini, valorizza il locale perché sente puzza di muffa in ogni localismo. La
 sensibilità planetaria non guarda con occhio nostalgico al passato, ne è 
acquisita per sempre; è una sensibilità in divenire. 
Gli Ogm: crimini contro l¹umanità, crimini contro la terra. Gli Ogm sono i 
mostri dell¹agricoltura: gli Ogm concentrano l¹industria agricola in poche 
mani, impoveriscono la terra, distruggono la contadinità, eliminano o 
omogeneizzano il gusto. Gli Ogm costituiscono oggi la più grande minaccia alla 
sensibilità planetaria. Contro di essi non c¹è tempo da perdere né alcuna 
possibilità di mediazione. La ricerca, la sperimentazione, le legislazioni 
permissive, l¹uso degli Ogm costituiscono un crimine contro la terra e contro 
l¹umanità. Occorre fare di tutto perché ciò non accada. L¹obiettivo minimo 
della sensibilità planetaria è distruggere le legislazioni a favore degli Ogm, 
distruggere le coltivazioni Ogm, distruggere i prodotti Ogm in tutta la loro 
filiera, dalla ricerca alla vendita.
Uno dei limiti del movimento antiglobalizzazione è stata la sua 
sovraesposizione politica, la sua pretesa di modificare le regole del potere 
politico attraverso l¹uso della rappresentanza politica. Da questa ossessione 
per la rappresentanza deriva il suo eccessivo carico simbolico e la sua forte 
spettacolarizzazione. Il sesto atto della sensibilità planetaria/ribelle 
rifiuta questa contrapposizione speculare. La sensibilità planetaria non 
propugna un¹altra globalizzazione, ma cerca una via di fuga sia dal localismo 
sia dalla globalizzazione. Il localismo è nemico della sensibilità planetaria. 
La globalizzazione la distrugge. 

La contadinità planetaria è il settimo atto della nuova sensibilità: il miglior
modo per aver cura del pianeta è prendersi cura, personalmente e 
collettivamente, di ogni sua forma di vita e di ogni relazione tra organico e 
inorganico. È questo anche il miglior principio produttivo. La produzione di 
merci anche in agricoltura è l¹elemento più enfatizzato del processo 
produttivo. Ma la merce è l¹elemento simbolico finale di un processo che va 
seguito dalla fonte, dalla sorgente produttiva. La produzione sorgente indica 
lo stato dell¹aria, della terra, del seme, della pianta. Tutto ciò deve essere 
ritenuto materia prima; l¹equilibrio e la qualità della produzione discendono 
dall¹equilibrio e dalla qualità della materia prima. La materia seconda della 
produzione sorgente riguarda il rapporto tra i produttori e la materia prima. 

La sensibilità 
planetaria non può essere realizzata per decreto né può 
arricchirsi al riparo di qualche legge. Le leggi prevedono che qualcuno le 
imponga ai sottoposti. È l¹ottavo atto: la sensibilità planetaria è facoltà di 
ciascuno, ma non si può imporre a nessuno.
Non esistono precetti validi per tutti o imponibili per legge. Non condividiamo 
il fondamentalismo dei disciplinari produttivi. È vero che sono stati un argine 
all¹avvelenamento della terra e hanno consentito la diffusione normativa dei 
saperi, ma a volte costituiscono un puro conformismo o addirittura consentono 
un odioso raggiro. La corsa alla produzione biologica per esempio va divenendo 
una modalità di raggiro degli stessi protocolli e un modo per aumentare a 
dismisura i prezzi. La certificazione biologica non mette al riparo da 
produzioni di scarsa qualità e da pessime relazioni sociali.

Il nono atto della sensibilità planetaria
afferma il principio di responsabilità e l¹autocertificazione. Nessuna 
ignominia può essere tollerata solo perché si ripara all¹ombra delle leggi. La 
legge non sostituisce, né copre il deficit di responsabilità con cui ciascuno e 
tutti ci rapportiamo al mondo sia come produttori sia come consumatori. 

La critica, lo sciopero e il sabotaggio sono armi necessarie nei confronti 
della 
grande distribuzione, senza dimenticare che è stolto rivendicare in modo 
pedissequo la bellezza della piccola distribuzione. I danni e i raggiri della 
grande distribuzione si trovano a volte ingigantiti anche nella piccola. 
Comunque sia, la critica, lo sciopero e il sabotaggio sono necessari, ma non 
sufficienti. Urge il decimo atto della sensibilità planetaria/ribelle: produrre 
idee semplici, efficaci, immediatamente applicabili e universali che siano in 
grado nel futuro presente di trasformare i rapporti di produzione, o almeno di 
rendere visibili le contraddizioni degli attuali rapporti di produzione. L¹idea 
­ che è anche l¹undicesimo atto della sensibilità planetaria ­ della 
massima tracciabilità dei prodotti e dei prezzi risponde a questi requisiti. 

Consumare non è
altro dal produrre. È il dodicesimo, provvisoriamente 
ultimo, atto della sensibilità planetaria. Le scelte e le modalità del consumo, 
in particolare quelle che intendiamo concorrere a creare, costituiscono un 
circuito di coproduzione che le legano indissolubilmente alla produzione. 
La sensibilità planetaria si esprime nell¹atto di parola, non disdegna la 
scrittura, ma forgia i suoi principi nella nuova alleanza che le società, gli 
uomini e le donne cominciano a stringere con la t/Terra. Siamo ospiti della 
terra: continuare a ucciderla non è che l¹ultimo ciclopico tentativo di 
suicidio della specie.


22-23-24 ottobre, c.s.o.a. Forte Prenestino, via F. Delpino ­ Roma, tram: 
5, 14, 19, bus: 542


_tre giorni per degustare, discutere, assaggiare numerosi e diversi prodotti 
della terra: pane, oli, vini, formaggi...
_tre giorni per ascoltare i racconti di chi li produce, di chi li coltiva, di 
chi ce li offre...
_tre giorni per poesie, letture, presentazioni, voci dalla vita materiale...
_tre giorni per brindare con i vignaioli e gli altri produttori...
_tre giorni per parlare di agricoltura, cibo, industria e nocività...
_tre giorni per discutere di strumenti concreti, di pratiche di liberazione 
della vita quotidiana...
_tre giorni per pensare alle lotte, a quelle esistenti e a quelle da 
intraprendere...
_tre giorni per sentir suonare i bicchieri e degustazioni musicali...
_tre giorni per i poeti della terra...
_tre giorni con Luigi Veronelli, senza il quale non saremmo qui...

partecipano: 

Luigi Ananìa, Massimo Angelini, 
Nanni Balestrini, Franco Berardi (bifo), 
Marco Calabria, Laura Corradi, 
Mariarosa Dalla Costa, 
Carlo Ghirardato, Gianni Fabbris, Claudio Janpaglia, Militant A, 
Sabina Morandi, Silverio Novelli, Franco Piperno, Remo Remotti, Gianni-Emilio 
Simonetti, 
Giordano Sivini, Pino Tripodi, 
Luigi Veronelli... 

promuovono: 

c.s.o.a. Forte Prenestino, 
c.s.o.a. La Torre, 
Strike spazio pubblico autogestito,
c.s.o.a. magazzino 47, 
zona rischio/equobio,
collettivo Terra e libertà/critical wine, 
via Campesina, DeriveApprodi

info e contatti: 

info at criticalwine.org
criticalwine at forteprenestino.net
press at deriveapprodi.org

www.criticalwine.org
www.forteprenestino.net
www.deriveapprodi.org

segreteria: 06.21807855
ufficio stampa: 06.85358977


                                
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