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Attacchiamo il sistema finanziario



Da 'Sbilanciamoci', convegno a Parma su una impresa di economia diversa, vorrei 
riferire la relazione controtendenza di Ann Pettifor, direttrice della New 
Economycs Foundation, che e' stata la piu' applaudita anche se la sua tesi ha 
suscitato molte obiezioni. La NEF è un gruppo indipendente di esperti che 
lavora su analisi, progetti e soluzioni innovative su economia, ambiente, 
problemi sociali  e qualità della vita. Si occupa di economia internazionale, 
mercati finanziari, democrazia rappresentativa, rinnovamento delle economie 
locali. La Pettifor si è battuta valorosamente per la riduzione del debito e 
ogni anno  redige un rapporto sugli effetti dannosi della globalizzazione 
economica.
Ann Pettifor dice che attacchiamo le grandi imprese considerate cattive, ma 
dovremmo spostare il discorso ad altro. Siamo come uno in una stanza che lotta 
contro le formiche (Disney, Nike, MacDonald...) quando nella stanza c'è un 
elefante: il settore finanziario, che noi trascuriamo e che sta diventando 
sempre più pericoloso per il mondo. Contro di esso occorrerebbe una nuova 
alleanza tra industrie, lavoratori e mondo sindacale. Ci è facile dire che la 
Parmalat si e' comportata male, ma se non fosse stato per le banche, il signor 
Tanzi non avrebbe fatto ciò che ha fatto. Quando lo stato italiano permette a 
un soggetto di portare i suoi soldi alle Cayman, il sistema bancario non si 
interessa dei suoi bilanci ma solo dei suoi profitti e chi lo deve controllare 
non lo fa o è parente, amico o dipendente del controllato e dunque colluso con 
lui, non possiamo incolpare solo il signor Tanzi. Se politicamente abbiamo 
sostenuto chi voleva la deregulation sui tassi di capitale e abbiamo dato a un 
mercato invisibile e fuori controllo la gestione dei tassi di interesse e se le 
banche centrali (che dovrebbero essere le guardiane dello stato) hanno 
rinunciato al controllo del credito, allora è normale che si crei credito a 
volontà con enormi squilibri nell'economia globale.
Gli squilibri commerciali del mondo, gli squilibri di indebitamento, i tassi 
altissimi degli interessi reali.. rendono  ormai pessimisti tutti gli 
analizzatori del settore, siamo andati troppo in là e la situazione sta 
diventando pericolosa per tutti. In più tutto questo avviene fuori dalla 
competennza dello stato. La prima alternativa che diventa indispensabile è 
dunque il ripristino dell'autonomia politica degli stati.
Tra il 1880 e il 1914 abbiamo avuto un picco enorme di globalizzazione, molto 
maggiore di quella attuale, che finì con la prima guerra mondiale. Nel primo 
dopoguerra, i banchieri dissero ai governi che solo loro potevano gestire 
l'economia globale mediante il controllo dei tassi di interesse e anche 
Churchill disse di sì.
Tra il 1918 e il 1929 i banchieri comandavano il mondo, ma nel '29 il castello 
crollò perché gli squilibri erano diventati eccessivi e seguirono 15 anni di 
caos e distruzione.
Nel 1944 i governi mondiali vittoriosi si riunirono a Bretton Woods e decisero 
cose che non avevano niente a che fare con quello che vogliono oggi i grandi 
organismi finanziari attuali (BM, FMI, WTO...), dissero che dovevano aumentare 
il potere dei governi col controllo del credito e dei tassi di interesse così 
da limitare gli squilibri, che erano più forti nelle economia anglo-americane, 
così come avviene oggi.
Dal 1944 al 1971 si realizzò uno straordinario equilibrio, i governi regolavano 
i flussi di capitale come controllavano importazioni ed esportazioni, mentre 
oggi il commercio non ha più controlli statali con conseguenti giganteschi 
deficit commerciali (vedi  Stati Uniti e Inghilterra, mentre Cina e Giappone si 
ritrovano con enormi eccedenze). I tassi erano bassi perché gli stati 
controllavano la formazione del credito e non si ebbero dunque le crisi 
internazionali di insolvenza (Argentina) né le crisi di grandi aziende di 
adesso (Enrono come Parmalat).
Nel 1971 il deficit degli Stati uniti era enorme e Nixon disse di pagare non 
con oro ma con nuovi dollari, aprendo la strada all'economia attuale, tutta 
fondata sul dollaro, che vede le sue riserve mantenute sopra il debito 
statunitense, con conseguente esplosione dei tassi. In queste condizioni, fare 
l'industriale diventa difficilissimo: provate voi a vendere del latte in 
America  col dollaro sottovalutato e l'euro sopravalutato! Provate a prendere 
prestiti per l'azienza quando il tasso di interesse del capitale è più alto del 
profitto!
La resa dalla produzione è ben diversa da quella finanziaria. I profitti di una 
azienda salgono e scendono con variazioni anche brusche, basta un problema 
meteorologico o simile per ridurre le vendite, mentre la dinamica del capital 
gains (soldi guadagnati da un investimento in titoli) è una freccia verso 
l'alto, sempre in salita. Fare soldi da soldi è l'impresa più redditizia del 
mondo e mette la produzione sotto i tacchi. Per questo i nostri supermarket 
hano cominciato a vendere carte di credito: perché rende.
I problemi sono questi. Nel 1970  il 10% di tutte le transazioni internazionali 
erano finanziarie e il 90% di beni e servizi. Oggi il 90% sono transazioni 
finanziarie e il 10% beni e servizi. La finanza sta buttando fuori la 
produzione. 
La tesi della Pettifor è che questa situazione sta precipitando e quando 
arriverà al culmine distruggerà anche le aziende, peggio di quanto avvenne nel 
29, occorre dunque che esse si sveglino dalla grande illusione finanziaria che 
rischia di strozzarle, occorre che si faccia un'alleanza tra produttori, 
lavoratori e sindacati per sfidare il settore finanziario, che sta facendo 
aumentare, con la sua avidità, la disoccupazione, la miseria e la distruzione 
del mondo. La sola disoccupazione è enormemente più grande di quella degli anni 
20 e nessuno se ne scandalizza. Dobbiamo sempre distinguere tra i livelli 
annunciati ufficialmente dai governo e quelli reali che sono molto più ampi, i 
tassi ufficiosi di disoccupazione in Sudafrica sono del 50%, in Tanzania del 
46%.. sono cifre che fanno impallidire quelle degli anni '20, e non è che i 
paesi occidentali sono in salvo da queste cadute dell'occupazione e anzi la 
vedono aumentare vertiginosamente. Come conseguenza ovvia, segue la caduta 
dell'acquisto dei beni di consumo (e non sarà la promessa di qualche riduzione 
fiscale a farla aumentare), vediamo che anche il crollo dei consumi dovuti al 
carovita e alla diminuzione del lavoro è già enormemente superiore a quello del 
29. Ci aggiungiamo la mancanza di coordinamento e cooperazione dei paesi del 
G8, anche questa è analoga a quanto avvenne prima del crollo di Wall Street. E 
la svalutazione competitiva è la stessa. Il basso valore dato alla propria 
moneta per motivi concorrenziali oggi è dannoso per il mondo in USA come in 
Cina. Ma i neoliberisti della Banca centrale europea se ne lavano le mani come 
fecero i responsabili bancari negli anni '20. Questa cosa non può durare. Il 
Nord del mondo ha creato una bolla fittizia e ci si è messo dentro, 
nell'illusione di resistere all'infinito. Ora la bolla sta per scoppiare e già 
l'aumento del prezzo del petrolio sta destabilizzando le economie. Il settore 
privato ha cominciato a scappare dal dollaro, ben presto il signor Greenspan e 
il suo correlato inglese dovranno aumentare i tassi di interesse per attrarre 
capitale e a quel punto avremo solo pietà per i singoli e i paesi con debiti. I 
movimenti della società civile devono chiarire le prospettive globali e 
attaccare i sistemi finanziari prima che l'elefante ci calpesti.
Alla Pettifor è stato obiettato che in Italia l'alleanza con l'impresa contro 
la finanza non è affatto facile (ma la nuova gestione di Confindustria prelude 
a possibilità nuove) e che Parmalat si è fatta scoprire ma il peso 
dell'economia corrotta (doppia contabilità, imbrigli ecc.) qui è altissima e 
addirittura il governo facilita l'evasione, l'IVA per es. è largamente evasa 
(praticamente basterebbe imporre un'anagrafe tributaria con scaricamenti 
incrociati come in USA, sarebbe la cosa più facile del mondo che renderebbe 
tutto perfettamente trasparente, ma quale governo se ne prenderebbe la 
responsabilità?), ci sono catene di complicità che pescano nel politico e 
mantengono bacini elettorali. Poi c'è il problema, mai affrontato 
internazionalmente, dei paradisi fiscali, che vanificano ogni riduzione 
fiscale, promessa da Bush o da Berlusconi, che consegue l'unico effetto di 
peggiorare la sopravvivenza sociale. La Tobin Tax, modestissima tassa sulle 
transazioni finanziarie, è quasi niente eppure l'opposizione ad essa è totale e 
 i paesi europei che l'hanno accettata, poi non l'hanno applicata e aspettano 
una Europa che sembra marciare da tutt'altra parte. 
La Pettifor ricorda che i suoi amici marxisti affermano che non si può 
distinguere tra capitale e industria, perché la finanzia è integrata nel 
capitalismo industriale e lo ha corrotto come ha corrotto ogni cosa che ha 
toccato, dal mondo dello spettacolo, all'arte al calcio alla cultura. Beckham è 
un bene di consumo, può essere venduto o comprato anche senza essere 
consultato. E dice: "Vorrei tirare via Beckham dalla finanza e rimetterlo nel 
cuore del calcio!" Il problema è internazionale, nel caso Parmalat non c'è 
nemmeno una sola banca italiana, la situazione italiana non fa testo, il 
problema è mondiale. Non è possibile che l'anno scorso 650 miliardi di dollari 
di profitto degli Stati uniti fossero nelle Cayman, esentasse. L'azionista 
sposterebbe anche su Marte i suoi capitali per avere tassazione zero, nessuna 
tassa sarebbe troppo bassa per lui per riportare capitali in madrepatria o 
accettare il fisco. I governi chiudono un occhio per avere l'appoggio dei 
grandi poteri, le grandi aziende hanno il controllo della politica, ma questo è 
possibile solo perché NOI abbiamo permesso certi governi collusi, votandoli. 
Dobbiamo avere un'alleanza per un programma: controllo dei movimenti di 
capitale, ripresa da parte degli stati della loro autonomia, controllo dello 
stato dei tassi di interesse e delle forme del credito. (Ma occorre che i 
partiti di opposizione si sveglino dal loro torpore). Lo slogan di un partito 
non deve essere: 'Abbasseremo le tasse', ma deve essere 'Abbasseremo i tassi di 
interesse'. (Nel primo caso abbiamo solo populismo, nel secondo un intervento 
economico rigenerante per l'economia intera). Solo così l'economia può 
riprendere a marciare. Dobbiamo togliere il controllo dell'economia dalle mani 
dei banchieri!
Dopo di lei, molto piu' depresso e pessimista, ha parlato Gianni Rinaldini, 
segretario generale FIOM, ha ricordato che la FIAT è padrona delle IUVE e del 
consiglio di amministrazione di molte banche e che, se l'Italia regola con 
l'art. 41 della Costituzione l'economia privata e la Costituzione tedesca parla 
di 'mercato sociale', la nuova Costituzione europa ignora tutto ciò e mette al 
centro di tutto impresa e mercato, senza vincoli sociali.
Nel suo famoso discorso dalla portaerei, Bush disse che dovevano diventare 
universali tre valori: 'Libertà, democrazia e libertà d'impresa'. Siamo di 
fronte a una svolta negativa, che ignora la convergenza di interessi diversi 
per privilegiare solo alcuni soggetti. Dal 79-80 si è aperta una fase diversa 
che ha fatto cadere i vincoli internazionali e le ipotesi alternative, 
imponendo al mondo una via obbligata, un neoliberismo che travolge ogni cosa, 
qualsiasi vincolo sociale o ambientale, nazionale o internazionale e che 
calpesta i grandi organi di controllo. Questo sta facendo saltare tutto. 
Prevarica la competizione con un ruolo imponente del capitale finanziario. In 
conseguenza la stessa impresa ha difficoltà nuove, non riesce a programmare più 
sui dieci anni, al massimo su pochi mesi, è diventata essa stessa precaria.  La 
logica è che i capitali si possono spostare in tempo reale da un capo all'altro 
del mondo. La FIAT già dagli inizi degli anni '90 ha cominciato a spostare le 
sue sue risorse altrove, la produzione è uscita dalla sua ottica per lasciar 
posto alla speculazione finanziaria. In questo modo la concezione del lavoro e 
il peso del lavoratore si alterano. Si marcia verso una concezione della 
società assolutamente autoritaria. Non c'è più contrattazione, il lavoro 
diventa merce precarizzata e dunque instabile. La Zoppas decide in un secondo 
di delocalizzare 800 lavoratori, e non è nemmeno in crisi. Di qui il furibondo 
attacco ai contratti nazionali, in Italia come in Germania o in Belgio (in USA 
nemmeno ci sono), in Germania Schroeder con un governo socialdemocratico (non 
di destra) sta distruggendo il contratto nazionale 
come vuol fare Berlusconi qui, all'Opel già si lavora 47 ore con la paga di 35. 
Il sindacato non è più un soggetto autonomo ma diventa una voce del bilancio 
della singola azienda come in USA. Di qui a due mesi tutto questo esploderà.  
E' sparita la solidarietà, resta solo la competività, ma la competività senza 
freni distrugge tutto.
La parola d'ordine, in America come in Europa, in Africa o in Asia, è: 
distruggere lo stato sociale, far lavorare più ore con meno soldi, distruggere 
le tutele del lavoro. Lo ripetono ossessivamente la BM, il FMI, il 
WTO...Persino Putin sta distruggendo violentemente una parvenza di stato 
sociale in Russia. Nei prossimi mesi il contrasto sarà violento. Noi 
riaffermiamo- dice Rinaldini- un intervento pubblico che svegli 
dall'ubriacatura che tutto ciò che si privatizza è bello. Il patto di stabilità 
definito dalle banche europee è insostenibile e distruggerà il lavoro europeo, 
distruggerà lo statosociale, le pensioni, l'economia stessa, il futuro. Questo 
sistema finanziario marcia verso l'autoritarismo assoluto centralizzato, 
bisogna contrastarlo aumentando la democrazia, come terreno di ricomposizione 
dei vari soggetti, ma nel nuovo programma del centrosinistra di tutto questo 
non si parla, di democrazia non si parla. Non si dice che gli accordi separati 
sono stati fatti grazie a leggi sbagliate che hanno negato la democrazia. Oggi 
abbiamo da una parte l'espropriazione delle vita, dall'altra la democrazia. Non 
ci sono altre scelte.
E' vero che l'intrusione della finanza è continuata anche sotto il marxismo, 
tuttavia la capacità di mobilitazione su questi temi può essere determinante. 
Aspettiamo che i partiti della sinistra facciano la loro parte o non ci sarà 
salvezza per nessuno.


Viviana Vivarelli 
vivianavivarelli at aliceposta.it