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Ancora peperoncino tossico



(ANSA) - ASCOLI PICENO, 19 LUG - Agenti del Corpo forestale
dello Stato del Comando provinciale di Ascoli Piceno sono
impegnati in una vasta operazione di polizia, che interessa
l'intero territorio nazionale, finalizzata al ritiro dal mercato
di cibi pronti surgelati in cui e' presente peperoncino
cancerogeno.
   Le indagini, partite lo scorso aprile su segnalazione della
Asl di San Benedetto del Tronto alla Procura della Repubblica di
Ascoli, hanno portato finora alla scoperta di 15 mila
chilogrammi (8.000 in polvere e 7.000 frantumato) di peperoncino
edulcorato con il colorante 'Sudan rosso 1', normalmente
impiegato nell'industria tessile. Secondo quanto riferisce lo
stesso Corpo forestale in una nota, la spezia, che puo' essere
considerata cancerogena genotossica e di cui e' impossibile
stabilire una dose giornaliera tollerabile, sarebbe stata
importata dall'India da una ditta di Pescara che ha oltre 500
clienti diretti, sparsi sull'intero territorio nazionale, tra
ditte di catering, di trasformazione e catene di distribuzione
alimentari. In questo modo, il peperoncino tossico sarebbe
finito in 1.100 quintali di cibi pronti surgelati e sughi, anche
di note marche alimentari.
   Due le persone indagate per commercio di sostanze alimentari
nocive e attentato all'incolumita' pubblica. Si tratta del
direttore di uno stabilimento di preparazione di prodotti
alimentari con sede in provincia di Ascoli Piceno e del
direttore di qualita'. I reati loro contestati sono punibili con
la reclusione da sei mesi a tre anni di reclusione, cui si
aggiungerebbe l'aggravante del dolo perche' la ditta - sempre
secondo gli agenti del Corpo forestale - nonostante fosse a
conoscenza dell'allerta alimentare non avrebbe provveduto a
ritirare i prodotti dal commercio.
   Il peperoncino tossico sarebbe stato utilizzato per la
preparazione di cibi pronti che sono poi stati distribuiti in 14
regioni italiane e all'estero, in Romania. Le indagini, tuttora
in corso, sono coordinate dalla Procura di Fermo e sono
finalizzate al ritiro dal commercio dei prodotti alimentari
contaminati che hanno scadenza fino al dicembre 2004.
   L'allerta alimentare era gia' scattata nell' agosto 2003 a
Torino, dove il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello aveva
aperto un'inchiesta. Il colorante 'Sudan rosso 1' era stato
vietato dalla Commissione europea solo due mesi prima perche'
considerato, appunto, una ''sostanza cancerogena genotossica'',
vale a dire dannoso anche per la riproduzione. Le analisi svolte
nella provincia di Torino lo avevano rilevato in una trentina di
prodotti esaminati.
   Nel gennaio 2004, la Commissione Ue aveva reiterato il
divieto di importazione nell'Unione del peperoncino, e dei
prodotti che lo contengono, in presenza del colorante. Da quella
data possono entrare nei paesi dell'Ue solo i peperoncini
accompagnati da un ''documento analitico'' in cui si dimostra
che non contengono il Sudan I, ma anche il Sudan II, Sudan III e
Sudan IV. (ANSA).

     COM-DAN