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rassegna stampa: IL PROFITTO E' PIU' IMPORTANTE DELLA SALUTE
- Subject: rassegna stampa: IL PROFITTO E' PIU' IMPORTANTE DELLA SALUTE
- From: "Altragricoltura" <altragrico@italytrading.com>
- Date: Tue, 11 May 2004 17:28:12 +0200
La cattiva alimentazione è decisamente determinata dalle regole del mercato
globale che ha segmentato paese per paese la destinazione del cibo. Si è
costruita una scala gerarchica in cui, per esempio, dei prodotti avicoli del
Brasile o della Thailandia immessi sul mercato globale al primo prezzo per
sbaragliare le produzioni nazionali, all'europa ricca spettano i petti di
pollo, agli USA le coscie, mentre le ali vanno nel sud-est asiatico ed i
colli in africa.
Così tutto viene valorizzato, in un processo distruttivo delle economie
agricole locali e della salute dei cittadini/consumatori, in termini di
profitto, al massimo, senza tenere conto della qualità del cibo e del
diritto naturale ad accedere a questa risorsa primaria. Non solo la
produzione viene impiantata ex novo nei paesi non organizzati in termini di
sistemi di sicurezza sociale e sanitaria, ma è ormai strutturale per le
multinazionali agroalimentari distribuire i prodotti scarto, le giacenze che
si approssimano alla fine del loro ciclo di vita naturale (durata che in
europa e normata e controllata per legge) nei paesi economicamente più
deboli e con sistemi di controllo veterinario e sanitario insufficiente. Il
caso del Montenegro è la cartina tornasole che rileva questo fenomeno.
a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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Tratto da Green Planet -25 aprile 04
ALIMENTI IN MONTENEGRO: IL PROFITTO E' PIU' IMPORTANTE DELLA SALUTE
Cosa e come si mangia in Montenegro? Quali sono la provenienza e lo stato
degli alimenti presenti sul mercato? E' il tema di un'inchiesta di due
giornalisti del settimanale Monitor.
Nei Balcani spesso, e nonostante in alcuni casi le leggi lo vietino, vengono
smerciati organismi geneticamente modificati, o alimenti di dubbia qualità
senza che la popolazione ne sia a conoscenza. Come afferma bene il titolo
dell'inchiesta di Monitor, spesso "il profitto è più importante della
salute". Ma non dimentichiamoci che altrettanto spesso sono proprio i paesi
occidentali a fornire alimenti scaduti o di dubbia qualità ai vicini
balcanici, liberandosi delle proprie scorte (e scarti) fanno la fortuna dei
profittatori a scapito dei consumatori.
Scrivono Miloš Pavicevic e Marijana Bojanic, pubblicato sul settimanale
"Monitor" il 14 marzo 2004 - Traduzione di Luka Zanoni
Non molto tempo fa alla frontiera montenegrina è giunto del latte in polvere
per bambini delle rinomate produttrici "Milupa" e "Similak". Presi in
consegna alcuni campioni sono stati sottoposti ad analisi. Si è constatato
che il latte era radioattivo. Epilogo: dopo l'allarme degli organi
competenti, il fornitore ha dovuto restituire l'intero carico al produttore.
C'è dell'altro: il Centro per le indagini tossicologiche, incaricato delle
analisi, da allora non ha più ricevuto nemmeno un campione di latte per
bambini da sottoporre ad analisi.
In uno dei siti internet ci si scambiano opinioni sul cibo: da dove
proviene, quale è la qualità. Alcuni si presentano come esperti e affermano
che oggi il miglior cibo è solo la soia. Altri non badano agli avvisi.
Qualcuno ha scritto: "che mi importa, tanto devo morire".
Da noi il cibo arriva da tutto il mondo. Secondo i dati rinvenuti da
Monitor, nei primi tre mesi dello scorso anno per di più abbiamo mangiato
carne proveniente dall'Austria. Dalle liste delle dogane si nota che il suo
valore ha raggiunto circa i 3 milioni di euro. Ci è stata offerta carne e
preparati di carne dall'Olanda, da Cipro, dalla Ungheria. E qualcosa di
interessante: nella lista dei paesi che ci forniscono il cibo compaiono
anche San Vincenzo e Grenadina! Esotico arcipelago off-shore.
I prodotti a base di latte e di uova li riceviamo principalmente dagli USA e
dall'Ungheria. La frutta e la verdura dall'Italia, dalla Grecia, ma anche da
Cipro e dalle Isole Vergini. Meno frequentemente riceviamo prodotti a base
di zucchero e miele dagli USA, e poi dalla Gran Bretagna. Si tratta ancora
di Cipro e anche di Gibilterra.
Gli scaffali montenegrini sono stracolmi di prodotti, mentre le fattorie di
bestiame lo sono col cibo scaduto del mercato estero. Quando al supermercato
chiedete che vi diano trecento grammi di formaggio trapist (simile all'
Emnenthal, ndt.) - domandate se vi possono mostrare l'etichetta con la data
di scadenza? Sbagliate a non farlo. E' noto che la maggior parte dei
produttori europei volentieri "pulisce" i propri magazzini vendendo ai
balcanici prodotti prossimi alla scadenza. In questo modo - spiegano gli
interlocutori di Monitor - gli importatori ricevono la merce anche col 60
percento di sconto. La vendono naturalmente allo stesso prezzo della merce
più fresca. Il profitto extra è garantito.
I rivenditori faranno di tutto per nascondere la frode. Non rinunciano
nemmeno dall'ordinare ai negozianti di coprire la data di produzione con lo
scotch. Questo metodo di corsa al profitto, lo ha confidato a Monitor una
negoziante di Podgorica.
Quelli che hanno più esperienza nell'importazione della carne adottano una
variante più sicura: stampano nuovi adesivi. E questi sono solo alcuni dei
vari metodi, che col tempo diventano sempre più fantasiosi.
Ci sono stati anche dei processi in tribunale. Monitor ne aveva scritto
quando la capo ispettrice veterinaria Mirijana Draškovic denunciò penalmente
i fratelli Boškovic, proprietari della "Vesta nove", più tardi "Eurofunda",
perché avevano cambiato la dichiarazione e la data di scadenza di prodotti
di importazione a base di formaggio e carne secca. Si trattò solo di una
piccola parte delle irregolarità con le quali si è confrontata l'ispezione
veterinaria durante i controlli degli esercizi.
In Montenegro non esiste una legge sulla tutela dei consumatori. Olga
Nikcevic della ONG Centro per la difesa dei consumatori dice a Monitor che
sta ancora lavorando alla normativa di legge che inserirebbe i diritti dei
consumatori. "Non ci siamo occupati concretamente di cibo e della sua
qualità", spiega la Nikcevic e aggiunge che si trovano di fronte ad una
lunga strada per la realizzazione degli elementari diritti dei consumatori e
che i suoi singoli segmenti, come la qualità del cibo, sono ora solo in
progetto.
L'aumento dell'importazione di alimenti, secondo un sano ragionamento,
richiederebbe anche l'aumento del livello dei controlli. Ma in Montenegro è
così?
Quando la merce arriva alla dogana montenegrina, gli ispettori di controllo
(fitosanitario, veterinario, sanitario, ispezioni commerciali ed
ecologiche), hanno il dovere di andare sul luogo nell'arco di 24 ore, di
prendere i campioni e di consegnarli al laboratorio per le analisi.
La Legge sui controlli ispettivi, ossia le regole sul modo di prelevare i
campioni, spiega molto precisamente quanti campioni devono essere
controllati in relazione al quantitativo del carico arrivato. Ciò significa
che non è uguale se si importa una scatola o cinque rimorchiatori di certa
merce.
Il direttore del Centro per le ricerche eco-tossicologiche Ana Misurovic
afferma a Monitor che questa parte di procedure non viene rispettata. "A
questo riguardo posso dire che quando vengono importate grandi quantità di
grano, a noi per le analisi consegnano solo una bustina o al massimo due.
Ciò non può garantire la qualità dell'intero contingente".
Per il Montenegro è estremamente importante, se vuole essere membro dell'
Unione europea, avere un laboratorio accreditato per il controllo dei generi
alimentari, degli articoli di uso comune, della carne bovina, ed anche una
azienda che possa certificare i prodotti locali. Il Centro di cui sopra
dovrebbe ricevere nel mese di maggio la licenza e il certificato ISO 9000
per tale compito.
Tra l'altro il Montenegro deve armonizzare le proprie leggi con le
prescrizioni della UE, il che sarà un altro sbarramento per le ditte
straniere e per i businessman locali, al fine di evitare che durante l'
importazione dei viveri sul mercato montenegrino giunga qualsiasi cosa, come
è già stato e come continua ad accadere. Accadrà, allora, meno di frequente
che dall'importazione arrivi carne o altri prodotti che contengono
cloramfenicolo, diverse materie tossiche o antibiotici.
Appena prima della visita di Monitor al Centro per le indagini
eco-tossicologiche, i rappresentanti di un'azienda montenegrina si sono
interessati al perché una grande quantità di pesce e derivati importata dall
'Olanda dovesse essere restituita al produttore. Con un'analisi ripetuta più
di dieci volte è stato dimostrato che esiste una notevole riduzione della
qualità rispetto a quella dichiarata.
"Abbiamo appena fatto una super analisi dove abbiamo constatato
concentrazioni molte alte di antibiotico nel formaggio. Si è trattato di una
medicazione fatta ai bovini e dato che non possono vendere il latte, hanno
pensato che gli antibiotici si sarebbero fusi nel formaggio", spiega
Mišurovic.
Il capo dell'Ispettorato del Ministero della salute, Danica Mašanovic,
afferma per Monitor, che in passato il lavoro sul controllo della idoneità
sanitaria del cibo e dei beni di uso comune era una delle priorità. "Negli
ultimi anni c'è stato un significativo aumento dei campioni di cibo testato,
prevalentemente a causa dei controlli sulle merci importate. Il nostro
obiettivo, avendo a disposizione un numero rappresentativo di campioni di
cibo trattati, è di dare una risposta sicura alla domanda più frequente:
quanto è sicuro il nostro cibo".
La realtà montenegrina si è confrontata anche con un paradosso: benché sia l
'unica istituzione accreditata, dall'inizio dell'anno il Centro per le
ricerche eco-tossicologiche ha ricevuto in tutto 161 campioni per il
controllo sullo stato di salute e 206 campioni per accertare la qualità del
cibo. "E' decisamente poco. Tutto va all'istituto per la difesa della salute.
Ma loro ci mandano solo una quindicina di campioni al giorno, per
controllare il cibo dal vivo, arsenio, citossine, , antibiotici, perché non
sono in grado di farlo. Loro pagano, mentre noi in questo modo abbiamo
ingenti perdite. Faccio appello all'ispettorato e ai ministeri di rispettare
ciò che è previsto dalla legge, e cioè che quel tipo di analisi vengano
svolte dalle istituzioni preposte. Perché non è così, non spetta a me dirlo"
, dice la Mišurovic.
E' curioso che tutti i prodotti che dalla Serbia entrano in Montenegro, in
linea con l'accordo tra i due paesi membri dell'unione, non sono sottoposti
a controlli, e nessuno ne richiede i certificati. Secondo Ana Mišurovic "è
un assurdo. Il Montenegro dovrebbe introdurre dei meccanismi di difesa".
In effetti esistono motivi di preoccupazione, come testimoniano anche gli
esperti serbi. La specialista di alimentazione dottoressa Ljiljana Trajkovic
spiega che nei laboratori della Serbia si svolgono circa la metà dei
controlli che si fanno nel mondo sviluppato. La dottoressa afferma che i
generi più pericolosi sono quelle di produzione artigianale. Si riconoscono
facilmente, dall'aspetto e dal costo. Il salame nella vetrina frigorifero a
un prezzo cinque volte più basso degli altri. Oppure semplicemente dall'
etichetta con solo pochi dati, per lo più pubblicità. Gli esperti serbi
sostengono che addirittura dal 30 al 50% degli alimenti sul mercato non è in
regola.
In Montenegro manca persino questa stima.
Restituito e distrutto
Attraverso le ispezioni sanitarie condotte in Montenegro nel 2003 sono
passati 3.747 campioni di alimenti di importazione, e sono stati controllati
oltre 187 milioni di chilogrammi di vari prodotti alimentari. Una parte, in
quanto scaduti, modificati nella struttura, risultati non soddisfacenti ai
controlli delle analisi, riportanti dichiarazioni non corrette, è stata
restituita al mittente o distrutta.
Il capo dell'Ispettorato del Ministereo della salute Danica Mašanovic ha
detto a Monitor che sono stati restituiti 720 chilogrammi di alimenti per
bambini HIPP, preparati a base di vegetali con aggiunta di carne bovina
proveniente dalla Germania, 5.493 kg di carne fresca di maiale, fornita dall
'Ungheria, e distrutta una tonnellata di carne di pollo proveniente dalla
Grecia, nella quale sono stati trovati dei batteri dell'Escheria coli.
Nella lista si sono trovate anche alcune aziende mondiali controllate: così
28 tonnellate di caffè macinato "jakobs" è tornato indietro perché era
scaduta la data per l'utilizzo del prodotto, proprio come i 66.679 litri di
bevande gasate (fanta , coca-cola, sprite) della Birreria di Skopje.
Sono stati distrutti 289 chilogrammi di pesce congelato, di produzione
spagnola, 159 chilogrammi di caramelle "europa" - della Macedonia, 3.960 kg
di piselli in conserve da 400 e 800 grammi, importati dall'Italia, 20 kg di
sciroppo di glucosio importato dall'Italia, e 20.958 kg di differenti tipi
di formaggio provenienti dall'Olanda sono stati restituiti al produttore a
causa di un'errata dichiarazione sul prodotto.
Sono stati restituiti anche 1.142 litri di succo di fragole di provenienza
macedone, 18.900 litri di sciroppo di mirtilli, fragole, limoni e mandarini,
di produzione della "Inospektar" - Macedonia, a causa degli additivi non
dichiarati, poi salumi-parizer, circa 157 kg, in cui è stata riscontrata la
presenza di proteine bovine, di provenienza austriaca.
Mangiamo gli scarti europei
Poco tempo fa i media serbi hanno riferito che "la lobby dell'importazione
intende introdurre alcuni milioni di chilogrammi di carne non idonea vietata
nell'UE".
"Negli ultimi due anni sul mercato locale ci sono sempre più carni e
derivati che nell'Unione europea sono vietati per l'alimentazione umana, ma
la lobby dell'importazione ha fatto richiesta di importare altri milioni di
chilogrammi di questa carne", ha spiegato al quotidiano di Novi Sad,
Dnevnik, il direttore dell'azienda agricola "Vizelj" Rajko Latinovic. Il
quale afferma che si tratta perlopiù di teste di maiale e interiora di cui i
paesi della UE desiderano liberarsi e a basso costo vengono vendute agli
importatori locali.
In Serbia, afferma Dnevnik, si vedono e offrono interiora e teste di maiale
a prezzi molto bassi. Le teste di maiale sono la peggior base, con la quale
si fa la peggior merce. I salami e i paté (pašteta), in cui i nostri
importatori-produttori infilano questo scarto, sono mangiati prevalentemente
dai bambini.
Ma non si sa quanti di questi "alcuni milioni" di chilogrammi di carne non
idonea o di prodotti già pronti, come i salami e i paté, finiranno in
Montenegro.
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