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Distribuire le risorse in maniera più equa
In una intervista su VivaIlSud, il direttore di TransFair, Paolo 
Pastore, fa il punto sul commercio equo
14-01-2004 - Fonte: vivailsud.it

Le parole del direttore di Trans Fair, Paolo Pastore, lasciano intendere 
che i mezzi di informazione, come sempre più spesso avviene, creano 
delle contrapposizioni inutili, schematizzando all'estremo il mondo. 
Dalla breve chiacchierata fatta, traspare l'idea che non sia 
semplicissimo parlare di commercio equo e di sistema capitalistico. In 
realtà non sono due blocchi contrapposti, ma l'uno può e deve essere una 
forte alternativa a ciò che si è venuto affermando negli ultimi tre 
secoli, dalla prima rivoluzione industriale ad oggi. L'altro invece, 
deve stemperarsi nel tempo per raggiungere un equilibrio di cui non fa 
parte.
Non si deve nemmeno demonizzare troppo l'idea di sfruttare l'immagine di 
un prodotto. Qualora il prodotto abbia una qualità intrinseca che possa 
farlo prevalere su altri scarsi e di provenienza dubbia, è giusto che 
sfrutti la pubblicità per essere conosciuto dal pubblico. La 
certificazione è un passaggio importante, anche se a volte rischia di 
diventare eccessivamente rigida e incomprensibile, infondendo nel 
consumatore un senso di smarrimento. Quello che andrebbe fatto, invece, 
è spostare l'attenzione sull'importanza di avere prodotti sicuri ogni 
giorno sulle nostre tavole, riequilibrando al contempo le differenze che 
esistono tra paesi produttori e paesi distributori.

Non è solo a tavola che si cambia un sistema perverso. La 
globalizzazione in se non ha nulla di negativo. È l'uso distorto che se 
ne fa oggi, il volersi riempire la bocca di un termine che non ha 
riscontro nella realtà. Molti addirittura confondono la mercificazione 
del mondo con il processo di globalizzazione. Non è questo. L'economia è 
solo una parte di un sistema complesso chiamato vita. La 
globalizzazione, quella vera, tende ad allargare l'accesso ai canali 
informativi, valorizza le differenze locali per poterle proiettare in un 
mondo globale, senza appiattire i gusti e le usanze. A questo va 
collegata la realtà meridionale, la situazione precaria del Sud del 
mondo. Ridurre le differenze tra centro e periferia non è impossibile. A 
differenza del direttore di Trans Fair, Paolo Pastore, credo che la 
realizzazione di supermercati per la vendita dei prodotti locali e dei 
prodotti equi sia una grande risposta al sistema consumistico, attuabile 
nell'immediato. Non è voler mercificare un prodotto buono, ma voler 
utilizzare gli stessi canali distributivi (come lui stesso dice), per 
poter mettere sullo stesso piano un prodotto standard e uno che rispetta 
determinati canoni di qualità e di sicurezza economico-alimentare.

Altra cosa è la rieducazione di noi consumatori verso economie meno 
dirompenti e capaci di basare la propria forza sulla redistribuzione dei 
costi dal produttore al consumatore. Quello che l'economia tradizionale 
e il marketing vogliono farci credere è che la pubblicità è l'anima 
dell'economia e il consumatore non ha la capacità di poter decidere cosa 
comprare. Falsità che ci portiamo dietro da decenni e che, per fortuna, 
stanno iniziando ad essere rinnegate. Un consumatore può e deve 
diventare forza attiva nel sistema per migliorare la realtà. L'ideale 
sarebbe raggiungere un equilibrio tra costi e qualità, senza passare da 
un estremo all'altro. Vediamo cosa ne pensa Paolo Pastore.

Riavvicinare il Nord con il Sud del mondo, e il Mezzogiorno d'Italia?
Per quello che ci riguarda, noi siamo favorevoli anche ad esperienze di 
cooperazione con i nostri Sud, visto che molti soggetti che cooperano 
con TransFair, sviluppano esperienze di cooperazione sociale con realtà 
svantaggiate in Italia, e l' obiettivo è proprio quello di mettere in 
rete queste esperienze, vedi "Libera Terra".

Cosa pensa delle coltivazioni OGM, possono risolvere carestie e fame nel 
mondo?
Non possono risolvere i problemi, e per quanto riguarda i produttori 
certificati Fairtrade , è vietato l' uso di OGM, che secondo noi 
danneggiano l'ecosistema ed aumentano il controllo sulle fonti alimentari.

Non crede che ci sia una lobby che spinge insistentemente per la 
diffusione dell'OGM?
Si certo, noi siamo e resteremo contrari, perché non favoriscono la 
sovranità alimentare delle popolazioni.

Come si pone Fair Trade rispetto al liberismo economico?
Siamo favorevoli ad una globalizzazione/liberalizzazione che garantisca 
a tutti pari opportunità, cosa che attualmente non avviene. Un tipico 
esempio è il dumping agricolo che pratica il Nord del Mondo verso il Sud.

Il commercio equo è una proposta di economia alternativa o una netta 
contrapposizione al mercato capitalistico?
Si pone come alternativa che realizza in un libero mercato e condizioni 
più giuste per i lavoratori. E' inesatto parlare di contrapposizione.

Facendo l'avvocato del diavolo, non è che dietro il commercio equo e 
l'universo delle associazioni e aziende che ruotano intorno ad esso ci 
sia solo una grande bufala?
Per quello che ci riguarda, i nostri licenziatari ed i prodotti 
garantiti Fairtrade hanno una filiera controllata. Purtroppo non si può 
escludere a priori che chi si autocertifica "equo" non sia un EquoFurbo. 
Il marchio TransFair Fairtrade in questo senso è una garanzia per 
produttori e consumatori.

In questi ultimi anni c'è stata una grande risposta da parte dei 
consumatori. E' una moda del momento?
I numeri che attualmente sta sviluppando questo mercato sembrano 
indicare una tendenza di consolidamento da parte dei consumatori, che 
sempre più cercano prodotti con una storia vera e dietro ai quali ci 
siano i volti dei produttori e il rispetto dei diritti umani, dei 
lavoratori e la salvaguardia dell'ambiente. Quello che stiamo vedendo è 
che i consumatori che iniziano a consumare prodotti equi, proseguono.

Molte persone sono convinte che il mercato equo sia un modo per fare 
beneficenza a chi non ha le stesse possibilità dei paesi 
nord-occidentali. Cosa ne pensa?
I produttori non chiedono beneficenza, ma regole eque per l' accesso al 
mercato e il nostro lavoro educativo va proprio in questa direzione.

Quale slogan userebbe per attirare sempre più persone verso il mercato equo?
Lo slogan che stiamo proponendo è quello della nostra campagna "SI 
Global - perché la globalizzazione sia un vantaggio per tutti".

Si può parlare di dualismo commercio equo-capitalismo?
Direi che il Commercio Equo si pone come una alternativa economica e 
predilige le forme di aggregazione di tipo cooperativo più che 
capitalistico.

Come può un consumatore verificare l'operato di Fair Trade?
I risultati delle nostre visite di ispezione sono a disposizione di 
tutti. Alcuni servizi anche televisivi hanno verificato la realtà di 
cooperazione con cui lavoriamo, i vari riconoscimenti pubblici ne sono 
testimonianza, la fiducia crescente dei consumatori ci dà ragione.

Il mondo ha fame... chi darà da mangiare a chi?
La logica dovrebbe essere di distribuire in modo più equo le risorse: la 
Terra può bastare per tutti se cambiamo lo stile di vita e siamo più sobri.

C'è una polemica sul fatto di aver introdotto i prodotti equi nelle 
catene di supermercati. Lei cosa ne pensa?
Il lavoro di TransFair consiste nel rendere questi prodotti disponibili 
al maggior numero di persone, coinvolgendo il maggior numero di 
produttori, e di portarli nei luoghi dove la gente fa la spesa con la 
certezza che rispettino i criteri del commercio equo dal produttore al 
consumatore: dovrebbe essere una buona strategia per una globalizzazione 
positiva.

Padre Alex Zanotelli crede che si stia dimenticando uno dei principi 
fondamentali, trasformando in parte questo grande movimento in una 
banale commercializzazione di prodotti. E' vero?
Rispettiamo le idee di padre Alex, che abbiamo più volte incontrato. Il 
suo timore è comprensibile. Noi, per quello che ci riguarda, stiamo 
cercando di affiancare sempre la commercializzazione a forme di 
informazione, proprio perché tutto non si traduca solo in un mercato 
senza anima. Comunque rendere disponibili questi prodotti ad un pubblico 
sempre più ampio dà maggiori speranze al Sud del Mondo.

Perché non ipotizzare la creazione di una catena di supermercati dove 
poter acquistare solo prodotti del commercio equo e prodotti italiani di 
ogni regione?
Crediamo che questa idea, anche se suggestiva, sia al momento di 
difficile attuazione ma potrebbe essere una evoluzione del concetto dei 
negozi BIO.

Immagine di un prodotto e qualità possono convivere in un sistema economico?
Si certamente, ti alleghiamo un rilievo prezzi che dimostrano come anche 
i prodotti equi possano essere comparati e convenienti.

Un'ultima domanda, qual è secondo lei la strada migliore per un futuro 
sostenibile.
Una vita più sobria ed una maggiore attenzione per l' ambiente sono una 
buona strada per un futuro sostenibile.


Testo di Francesco Maria Furno

Tratto da: www.vivailsud.it

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