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Cina, chi lavora per babbo natale



Cina, chi lavora per babbo natale

La Cina sta diventando il maggiore produttore al mondo di giocattoli e di
decorazioni natalizie, con una quota del 70% del mercato globale ed
esportazioni più che raddoppiate negli ultimi otto anni. Dietro il vasto
business natalizio, però, oltre a un certo paradosso per un paese comunista,
c'è più di un milione e mezzo di ragazzine sotto i vent'anni che lavorano in
turni di 14 ore nelle oltre sei mila fabbriche della Cina sudorientale, per
una paga di 30 centesimi l'ora. Il riposo è previsto in dormitori da 15
posti, allestiti all'interno delle stesse fabbriche. «Produttori come
Disney, Hasbro e Mattel si stanno allontanando dall'Indonesia e da Taiwan
perché lì i sindacati si rafforzano rapidamente - spiegano gli attivisti del
lavoro di Hong Kong - così vengono in Cina, dove sanno che ai lavoratori è
vietato organizzarsi in modo legale». Il sindacato di stato, infatti,
continua a non esercitare alcuna pressione sulle imprese finanziate da
capitali stranieri per il rispetto delle convenzioni internazionali. Con
l'aumento della disoccupazione, generato dalla dismissione di grandi
industrie statali, la situazione non sembra destinata a migliorare: «I
lavoratori dei giocattoli sono particolarmente ricattabili - dice Monina
Wong, rappresentante della Coalizione per i diritti e la sicurezza nel
settore - i salari sono sempre più bassi e l'offerta di manodopera sempre
più alta». È stato calcolato che, del costo delle Barbie prodotte in Cina,
vendute in Occidente a circa 10 dollari, la maggior parte dei ricavi (8
dollari) va in spese di marketing, trasporto, distribuzione e profitto per
la Mattel. Dei due dollari che restano, uno è per i dirigenti commerciali di
Hong Kong e 65 centesimi per le materie prime, cioè plastica da Taiwan, Usa
e Arabia Saudita. Alle fabbriche, e perciò ai lavoratori che costruiscono la
bambola, restano solo 35 centesimi. Per contestare questo sistema, una
campagna di sensibilizzazione viene promossa durante il periodo natalizio
ogni anno, fin dal 1993, quando morirono 87 operai nella fabbrica Zhili
dello Shenzhen, Cina meridionale, che produceva giocattoli per la Chicco.

Dal Manifesto del 29/12/2002

ortare a livelli di emissioni di CO2 non sopportabili per il
Pianeta".

E così che Greenpeace vuole insegnare, per esempio, come si fanno le auto
ad un colosso come la FIAT?
"Vogliamo solo dimostrare cosa sarebbe possibile fare già da domani almeno
per ridurre il danno ambientale", risponde l''esponente di Greenpeace, e
dai contatti avuti in questi giorni con i progettisti FIAT sembra che siano
interessati al progetto". Staremo a vedere...

Come si è arrivati alla Sm.I.L.E.?
Greenpeace ha individuato, nel 1994, una fabbrica di motori di media
grandezza, la cui filosofia coincide con quella dell'associazione.
Lo studio ha portato alla realizzazione di un motore a benzina, piccolo,
super alimentato con quattro carburatori con caratteristiche avanzate per
la resa su tutte le velocità, in grado di risparmiare grandi quantità di
combustibile e peso particolarmente contenuto. L''azienda è stata
incaricata, all''inizio del 1995, di produrre 5 esemplari di questo motore
e di studiarne l''impiego su di un''auto di serie in produzione.