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Re: Prodotti israeliani in vendita nelle Coop
Gentile socia,
la nostra base sociale è formata da 800 mila soci, molti avranno idee simili
alle sue, altri no. Molti si indignano per la violenza dei carri armati,
altri per gli attentati terroristici alle fermate degli autobus. Dobbiamo
portare queste divisioni anche davanti al cesto di pompelmi?
La Coop non ha mai attuato iniziative di boicottaggio verso le merci di
nessun paese. Un conto sono le responsabilità dei governi e un altro quelle
delle aziende e dei lavoratori in quei paesi.
Come Coop interveniamo sui fornitori e sui prodotti pretendendo sicurezza,
conformità ed etica (vedi caso Del Monte). La certificazione etica l'abbiamo
pretesa per i prodotti in marchio Coop e la stiamo estendendo, gradualmente,
a tutti i fornitori.
Nel caso della Palestina già da diversi mesi abbiamo preso iniziative di
solidarietà concrete. A Natale abbiamo venduto presepi fatti dagli artigiani
palestinesi. Colleghi di Coop Italia sono andati, all'inizio di quest'anno,
a Betlemme e hanno preso contatto con realtà produttive e con le autorità
palestinesi e presto avremo nei punti di vendita Coop prodotti con i quali
fare solidarietà verso quel popolo.
Insomma, il nostro modo d'agire non è neutrale ed è declinato sempre in
positivo: azioni di solidarietà verso una parte e non di boicottaggio verso
l'altra. In questo modo si contribuisce ad un clima di serenità e di dialogo
anche nei momenti di guerra.
Per quanto riguarda la sua idea di una consultazione continua della base
sociale: può essere valida per vitalizzare la democrazia nella cooperativa.
Ma forse è più adatta per i grandi temi, che per referendum sui singoli
prodotti. In fondo, sui prodotti il consumatore il suo voto lo da volta per
volta quando compra o non compra.
Cordiali saluti
Ufficio comunicazione Unicoop Firenze
> Da: Silvana Fracasso <sfrakasso@yahoo.it>
> Risposta: consumocritico@peacelink.it
> Data: Tue, 7 May 2002 09:47:09 +0200
> A: pace@peacelink.it, consumocritico@peacelink.it
> Oggetto: Prodotti israeliani in vendita nelle Coop
> Rinvio da: consumocritico@peacelink.it
> Data rinvio: Tue, 7 May 2002 08:55:09 +0200
>
> Boh, io l'ho scritta così
> --------------------------------------
>
>
>
> Salve,
> mi chiamo Silvana Fracasso,
> sono una vostra socia nonché intestataria di un libretto di risparmio
> presso di Voi.
> Scrivo in merito alla vendita di merci israeliane effettuata nei vostri
> iper e supermecati.
>
> Volevo segnalarVi che La Coop Norvegese ha deciso di non acquistare più
> prodotti israeliani finché i loro soldati non libereranno i territori
> occupati.
> Anche le Coop Svedesi e Danesi hanno deciso di aderire a questo progetto
> che, se fatto in fretta, potrebbe restituire qualche speranza di pace a
> chi non ha più modo di difendersi, per mancanza di armi e di alleati
> importanti.
> Come vedete, evidentemente tali distinzioni non sono così estranee ai
> vostri scopi sociali.
> Anzi la cooperazione non può basarsi su valori avulsi dalla realtà
> politica degli eventi internazionali. Altrimenti si parlerebbe di niente.
> Mi sembra quindi doveroso esprimere il mio parere a proposito di
> convinzioni che, alimentate dal basso, dalla comunità di chi vi sostiene
> anche con i propri risparmi (proprio per tener fede ai valori delle
> cooperative), evidentemente quando salgono nella piramide verticistica che
> sfocia nelle politiche commerciali si trasformano, non rispettando la
> volontà della base.
> Vorremmo continuare a essere soci Coop anche per essere tranquilli che,
> acquistando i vostri prodotti, una selezione "etica" e non solo mirante al
> profitto sia già stata effettuata a monte. Non vi è dubbio che comprare
> roba prodotta da paesi aggressori equivalga a sostenerli.
> La genuinità di un prodotto non può scindersi da scelte coerenti con la
> pace, lo sviluppo, la dignità e libertà dei popoli. E tali valori vorremmo
> che non fossero solo enunciazioni di principio, riferite nelle vostre
> belle pubblicità.
> Perché non ci permettete di esprimere un parere vincolante per le scelte
> che compiete, con una sorta di democrazia diretta? Perché non fornirci di
> urne in tutti i supermercati Coop nelle quali depositare la nostra volontà
> di comprare o non comprare prodotti che provengono direttamente o
> indirettamente dallo stato di Israele? E soprattutto poi garantirci che si
> possa tener conto dei risultati?
>
> Saluti
> Silvana Fracasso
>
>
>
>