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pc: Grillo e la pubblicità
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Data: sabato 22 dicembre 2001 23.43
Oggetto: Grillo e la pubblicità
Beppe Grillo ha presentato a Milano il controverso romanzo
di Frederic Beigbeder, caso letterario in Francia
Come ti frego il pubblicitario
di Guido Colombo
Beppe Grillo è uno di quei personaggi che ormai da tempo ci hanno abituato
alle iniziative più insolite. Finora però non ci era mai capitato di vederlo
cimentarsi come recensore e presentatore di libri. Il comico genovese ha
quindi pensato di colmare la lacuna e, naturalmente, ha scelto di farlo con
un testo che fosse in linea con il suo personaggio e, soprattutto, con le
battaglie da lui portate avanti in questi anni. Ci è capitato quindi di
vederlo protagonista d'eccezione tra gli scaffali della libreria Feltrinelli
di Piazza Duomo a Milano mentre presentava un volume dell'omonima casa
editrice che, sin dal titolo, è tutto un programma. Si tratta infatti di un
romanzo intitolato "26.900", che merita di diritto un posto nella storia
della letteratura per il semplice fatto di essere la prima opera nella quale
titolo e prezzo coincidono. L'autore è un certo Frederic Beigbeder, un
pubblicitario di successo che ha deciso di dire basta con il mondo irreale
della reclame e, con questo romanzo autobiografico, mette in piazza la
realtà della sua (ex)professione. «Sono un pubblicitario - sono le
illuminanti parole che si leggono nella quarta di copertina del romanzo -
ebbene si, inquino l'universo. Io sono quello che vi vende tutta quella
merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. (...) Io vi drogo
di novità, ed il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C'è
sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare
è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità,
perché la gente felice non consuma».
Il romanzo è il caso letterario
dell'anno in Francia: ben 320 mila copie vendute. Senza pubblicità
naturalmente, anche perché i grandi gruppi industriali (ai quali nel libro
si allude esplicitamente), sono rimasti assai seccati per l'iniziativa, e
l'agenzia pubblicitaria "Young & Rubicam" - presente anche in Italia - ha
licenziato Beigbeder che ora lavora come critico letterario per le riviste
francesi "Voici" e "Lire" e per alcuni programmi televisivi d'oltralpe (un
cambio che personalmente riteniamo assai vantaggioso). Non stupisce quindi
che Grillo, contattato dalla Feltrinelli per la presentazione del volume,
abbia accettato la proposta con entusiasmo. Così, in una libreria gremita
come per un concerto rock, eccolo scatenarsi (rubando anche la scena
all'autore, peraltro ammirato dalla performance) in una requisitoria contro
il mondo della pubblicità, dalla forma irresistibilmente comica ma dai
contenuti assai seri e degni di profonda riflessione. «La pubblicità mi ha
sempre incuriosito - ha esordito Grillo - ma ho capito cosa fosse veramente
solo all'epoca della mia campagna per la Yomo. Allora infatti ho conosciuto
quei menomati mentali che sono i creativi, gente da mezzo miliardo l'anno
che ci vendono non dei prodotti, ma delle illusioni di prodotto. All'epoca
mi sono divertito a metterli in crisi. Vinsi l'oscar della pubblicità con
quest'idea: guardavo per 30 secondi lo spettatore con gli occhi sbarrati e
poi dicevo "e adesso provate a comprare qualcos'altro". Mi definirono un
genio per quella trovata. Poi però ne ho tirata fuori un'altra che non gli è
piaciuta. Siccome non trovavo giusto che la gente dovesse pagare qualcosa in
più il prodotto in maniera che io venissi pagato, ho detto: mettiamo in
commercio due barattoli uguali di yogurt ma con due prezzi diversi. Uno al
puro prezzo di costo, l'altro maggiorato della cifra che va a coprire il mio
ingaggio. In questo modo se io e la mia pubblicità piacciono il consumatore
mi premia acquistando il prodotto più caro ed io guadagno, viceversa compra
il prodotto più economico e voi non mi pagate. Non ne hanno voluto sapere ed
io ho smesso di fare pubblicità. E' stata una scelta non facile. Con gli
sponsor potrei guadagnare dieci volte di più di quanto guadagno ora, ma ho
voluto compiere una scelta di principio». Beigbeder ha in proposito lodato
Grillo, aggiungendo che «ormai sui prodotti dei grandi marchi l'incidenza
dei costi pubblicitari sul prezzo di vendita al pubblico può arrivare
addirittura al 90%, mentre sui consumi di una famiglia tipo le spese
pubblicitarie gravano in media per un milione e mezzo l'anno».Ma la
pubblicità nel mondo d'oggi travalica i confini, pur importantissimi, del
mercato e sconfina anche nella cultura e nella politica. «In Italia - ha
incalzato il comico genovese - abbiamo avuto le polemiche sul fenomeno
Berlusconi ma non è un caso isolato. A New York è stato appena eletto
sindaco Bloomberg, un magnate dell'informazione. Ancora più pericoloso è
però il potere di persone che nessuno conosce, come ad esempio Malgara. Chi
è costui? È l'uomo che ha introdotto l'Auditel in Italia ed è il presidente
dell'UPA, un consorzio di 25 aziende che, con un budget pubblicitario di 12
mila miliardi l'anno stabilisce quali siano i programmi Rai. Ecco perché
non mi vedete più in tv, è la pubblicità che stabilisce cosa dovete vedere.
La pubblicità è anche il canale principale attraverso il quale si realizza
la globalizzazione. I suoi modelli di vita e di comportamento infatti sono
pensati uguali per tutto il mondo e questo è causa di grandi scompensi. Vi
ricordate ad esempio la prima grande immigrazione di massa di albanesi nel
'92? Ad attirare qui tutta quella gente era stata la pubblicità del cibo per
gatti vista sulla Rai. Gli albanesi infatti hanno pensato: se in Italia gli
animali mangiano così bene figurarsi gli uomini».