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Pax Christi - Prima valutazione della manifetsazioni di Genova



 
 
Comunicato stampa

Ore 13,15 - Tra le tante esperienze positive vissute in questi giorni a Genova, quali l’accoglienza dei cittadini genovesi, il corteo dei migranti del 20 luglio, i momenti di preghiera celebrati nella Chiesa di Boccadasse, è la tristezza per le scene di violenza, viste e subite, a prevalere inevitabilmente in tutti noi.

A fronte di tante promesse e impegni precisi assunti da coloro che ne avevano la responsabilità, non è stato garantito il diritto ai cittadini che volevano manifestare pacificamente secondo la Costituzione.

Le Forze dell’ordine, che avrebbero dovuto impedire la violenza, si sono lasciate trascinare nella sua spirale, tipica delle forze estremiste che avrebbero dovuto controllare.

A questo riguardo sono molte le perplessità e gli interrogativi che restano aperti: come è possibile che in una città effettivamente blindata, quale è stata Genova nelle ultime settimane, siano potuti entrare tanti ordigni esplosivi e oggetti contundenti? Come è possibile che sia stata ignorata la presenza, evidente a tutti, di persone che palesemente dimostravano di prepararsi allo scontro armato? Come hanno potuto costoro vagare indisturbati per la città, persino accompagnati da un automezzo di grandi dimensioni? Come hanno avuto il tempo necessario per distruggere interi locali dotati di protezioni blindate? E perché, al di fuori della cosiddetta "zona rossa", la città è stata abbandonata a se stessa?

Sgomento e sconcerto abbiamo provato di fronte a cariche indiscriminate della Polizia, che a detta di tantissimi testimoni, colpiva senza distinzione chiunque fosse presente. Alcuni di noi sono stati aggrediti quando già si erano identificati come manifestanti nonviolenti.

Per questa confusione e palese incapacità a gestire la situazione, il giorno 20 luglio, avevamo invitato i nostri aderenti a non partecipare al corteo, ma ad organizzare forme di contestazione che garantissero maggiormente l’incolumità dei partecipanti e le finalità del gesto, come ad esempio la tre giorni di digiuno e preghiera di Boccadasse. Non già per dissociarci dal Genoa Social Forum, come qualche organo di stampa ha impropriamente interpretato, ma per impedire che quella che doveva essere una precisa manifestazione nonviolenta finisse per diventare l’occasione di nuove violenze e indiscriminati attacchi. Così purtroppo è stato, non solo nel pomeriggio, ma anche nella notte con la sconcertante irruzione della polizia nella sede del Genoa Social Forum.

Rinnoviamo la nostra convinta adesione e partecipazione al Genoa Social Forum. Nello stesso tempo rigettiamo il tentativo strumentale di tutti coloro che in queste ore si adoperano a indicare connivenze e coperture da parte del Genoa Social Forum con le frange violente delle manifestazioni. Sicuramente gli avvenimenti che abbiamo vissuto meritano un’approfondita verifica da parte di tutti.

Auspichiamo che su tutte queste vicende sia fatta piena luce nelle sedi appropriate ed il Governo relazioni immediatamente e dettagliatamente in Parlamento. Per questo anche noi saremo presenti alle manifestazioni che si terranno nelle piazze la sera del 24 luglio.

Rammarico non minore proviamo perché questi avvenimenti hanno completamente oscurato i grandi temi proposti all’opinione pubblica e ai capi di Stato da parte dei contestatori di questo modello di globalizzazione neoliberista.

Non vogliamo mancare di esprimere la nostra gratitudine ai genovesi, che molti gesti di accoglienza e solidarietà hanno manifestato nei nostri confronti, e sono ora vittime della follia violenta che si è scatenata nella loro città. Facciamo eco alle parole pronunciate da Giovanni Paolo II durante l’Angelus di ieri e ribadiamo che la violenza non costruisce alcuna strada verso il cambiamento. Peraltro, siamo coscienti che queste ferite possono aiutare molti ad aprire gli occhi, a vedere le violenze più grandi che questo sistema, fatto di egoismi e complicità, produce ogni giorno nel mondo e a sentirsi corresponsabili nella costruzione di una civiltà di pace, dove la giustizia e il diritto siano garantiti per tutti.

23/07/2001

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