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Dell'Elmo di Scipio s'e' persa la testa




 Il 24 aprile, attraverso Internet, un'eco dalla mailing list "Donne contro il
G8" mi ha fatto apprendere che la trasmissione televisiva "L'Elmo di Scipio",
condotta da Enrico Deaglio, non avrebbe trattato l'argomento "Il Popolo di
Seattle" come invece previsto. Dal momento che telematicamente conosco diverse
persone coinvolte nei servizi girati per quel programma, ho fatto un rapido giro
di contatti per comprendere la situazione, che mi e' apparsa nei termini
seguenti.

 I mass media vengono attratti, nel trattare l'argomento, dalle presenze piu'
violente o piu' appariscenti del "Popolo di Seattle", sia perche'
pittorescamente piu' appetibili ai fini dello spettacolo disinformativo, sia
perche' molto spesso i mass media sono allineati al sistema e quindi ben lieti
di dipingere "Il Popolo di Seattle" in modi che lo facciano apparire molto
lontano dalla gente comune.

 Cio' premesso, sembrava rilevante l'impostazione che "L'Elmo di Scipio" pareva
voler dare alla sua puntata sull'argomento, in quanto erano state contattate
persone che, illustrando varie tematiche, avrebbero cominciato a dare del
"Popolo di Seattle" un'idea piu' reale della sua composizione e delle
argomentazioni attorno alle quali trova consenso. E quindi ha destato
preoccupazione apprendere che, invece, proprio quei servizi non sarebbero stati
trasmessi da Enrico Deaglio.

 Intanto "La Rete di Lilliput", uno dei principali organizzatori del movimento
in Italia, aveva immediatamente spedito a Deaglio, quanto meno da parte del
suo nodo di Alessandria, Casale ed Asti, un appello affinche' la trasmissione
andasse in onda. Deaglio ha tempestivamente risposto assicurando che la puntata
sarebbe stata trasmessa domenica 29 aprile.

 Ma per niente rassicurato, ho scritto a Deaglio per precisargli che non sarebbe
bastata una trasmissione sul "Popolo di Seattle" riproducente il consueto
stereotipo e che, invece, stavamo in attesa del servizio completo e veritiero
sulla composizione attuale del movimento in Italia, composizione molto piu'
variegata, molto piu' pacifica di quanto i mass media continuano a presentare, e
molto piu' vicina alla gente comune per quanto riguarda i problemi della gente
comune. Anche a me Deaglio ha risposto limitandosi ad assicurare la messa in
onda della trasmissione, me senza raccogliere la mia richiesta di precisazione
dei contenuti.

  So che gli appelli a Deaglio, pubblicizzati attraverso Internet, sono stati
raccolti e fatti propri da diverse persone, che a loro volta hanno scritto al
conduttore della trasmissione e diversi ricevendo sempre la stessa
rassicurazione.

 Domenica 29 e' andata in onda la trasmissione. Le mie impressioni sono le
seguenti.
 Deaglio ha presentato "Il Popolo di Seattle" d'Italia come un insieme di
comunita' e singole persone che vanno dai violenti manifestanti spacca-vetrine a
civilissimi insegnanti e studenti, dal gruppo di "Yabasta" alle comunita'
religiose cristiane manifestanti in via crucis contro la guerra, da persone che
cercano di vivere un contenimento del consumismo anche in modo emblematico ad
altre che subiscono i disturbi quotidiani delle emittenti vaticane e temono per
la propria salute. Se, dunque, non si e' giunti all'estrema disinformazione, e'
pur vero, a mio giudizio, che l'informazione continua ad essere deformata,
parziale, omissiva sulla vera consistenza del "Popolo di Seattle" italiano, in
cui affluiscono in maniera organica o estemporanea, su tutti o su alcuni
contenuti, in tutte o in alcune manifestazioni, diverse associazioni, gruppi
telematici, singole persone comunissime o particolari ma molto spesso non
riconducibili ad un'etichetta. E le tematiche care non sono solo quelle sulla
globalizzazione, ma anche quelle del pacifismo, dell'ecologia, della
multietnicita', dell'umanizzazione dei processi economici e imprenditoriali,
della lotta alle ciniche logiche di cui sono esempio anche la Nestle' e la
Monsanto, della gestione di scienza e tecnologia ai fini del benessere di tutti
e per tutti gli aspetti.
 Deaglio, inoltre, non ha dato voce a chi voce non ha mai sui mass media, ma ha
sposato a priori una tesi da imporre agli spettatori, chiamando un celeberrimo
ex sessantottino, oggi europarlamentare, per ridacchiare sul movimento dall'alto
del lusso e dell'imponenza di sedi istituzionali alle quali Deaglio e' apparso
allineato; chiamando un ricercatore ad esprimersi non sull'elettrosmog bensi' su
quali scelte di vita dovrebbe fare la gente riguardo all'elettrosmog,
convalidando la scelta del sistema di accordare la prevalenza nelle decisioni
sociali non gia' alla politica ma alla tecnocrazia e all'economia.

 Mi piacerebbe apprendere d'essere tra pochi ad aver visto cosi' amaro lo
scadere di Deaglio da posizioni altre volte ammirevoli; mi piacerebbe capire se
la definizione di "Popolo di Seattle" davvero deve essere ristretta a quanto
propostoci; mi piacerebbe comprendere se l'avvicinarsi delle elezioni politiche
abbia suggerito essere meno scomodi per chi oggi e' al governo, essere gia'
accettabili per chi eventualmente dovesse andare al governo domani.

                  Giuseppe Ricciardi
                  Capo d'Orlando (Messina)
                  e-mail: velarossa@tiscalinet.it
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