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Vari aggiornamenti - Clean clothes campaign
Di seguito trovate aggiornamenti sui casi: 1)Choudury Knitwear in
Bangladesh, 2) Iniziative di Jim Keady (Living wage project) verso la Nike,
3) Triumph nelle Filippine , 4) Kimi in Honduras.
Ciao e scusate il ritardo.
Ersilia Monti
AGGIORNAMENTI
1)Incendio della fabbrica Choudury Knitwear in Bangladesh (messaggio diffuso
il 29 novembre 2000)
BREVE RIEPILOGO DEL CASO: 2 incendi mortali in fabbriche di abbigliamento
per l'esportazione uccidono in Bangladesh fra agosto e novembre 65 persone.
Cause: impianti inadeguati, locali sovraffollati, uscite di emergenza
bloccate.
NOVITA': poche. A chi ha inviato un email di solidarieta', il sindacato
locale ha comunicato all'inizio di dicembre le iniziative realizzate:
manifestazione sindacale unitaria, veglia funebre, stampa e diffusione di 10
mila poster informativi sui disastri industriali degli ultimi 10 anni;
iniziative programmate: incontro fra sindacati, associazioni di base e ong,
occupazione dell'ufficio dell'ispettorato del lavoro, stampa di ulteriore
materiale informativo.
Nel frattempo e' stato accertato che la Choudury Knitwear produceva capi
d'abbigliamento per i seguenti marchi: Rivers edge (abbigliamento uomo);
Main stream (abbigliamento uomo); Infuse (capi sportivi); Hardwear urban
apparel; Alibi clothing. Secondo l'ong TIE-Asia presente nella regione, il
problema grave nelle zone franche del Bangladesh e' l'assenza di liberta'
sindacale, problema che ne' il governo ne' l'associazione dei produttori
hanno interesse a risolvere. E' in discussione attualmente una soluzione di
compromesso che prevede l'istituzione di una commissione in cui verrebbero
cooptati lavoratori scelti dall'Autorita' delle zone franche. Un sistema
analogo e' stato introdotto in Sri Lanka nel 1992 e si e' rivelato
fallimentare per i lavoratori che sono in seguito riusciti, nelle zone
franche, a organizzarsi in sindacati liberi.
2) Olimpic living wage project (messaggio diffuso il 13 luglio 2000 e l'11
novembre 2000)
BREVE RIEPILOGO DEL CASO: Jim Keady e Leslie Kretzu hanno vissuto per un
mese la vita dei lavoratori indonesiani della Nike in occasione dei giochi
olimpici. I loro racconti hanno fatto il giro del mondo.
NOVITA': il "Living wage project" (Progetto salario dignitoso) si sta
facendo promotore di una nuova iniziativa, "Nike shareholders for justice"
(Azionisti della Nike per la giustizia), un gruppo che tentera' di cambiare
le cose dall'interno della multinazionale americana. Intanto la direzione di
alcune delle fabbriche indonesiane su cui avevano indagato i due attivisti
americani sta comunicando ai lavoratori la notizia secondo cui Nike e' in
procinto di dare un taglio del 20% agli ordini per trasferirli in Vietnam
dove il costo del lavoro e' piu' basso. Jim Keady viene additato come il
responsabile della perdita di commesse.
3) Triumph nelle Filippine (messaggio diffuso il 6 luglio 2000)
BREVE RIEPILOGO DEL CASO: 21 persone (di cui 20 sindacalisti) vengono
licenziate in seguito a uno sciopero durato 4 mesi per chiedere aumenti
salariali e migliori garanzie assicurative. Del caso dell'azienda svizzera
produttrice di biancheria intima si sta occupando la CCC svizzera (Stefan
Indermuhle: campaign@evb.ch).
NOVITA': All'inizio di gennaio la casa madre svizzera ha risposto
ufficialmente alle lettere di protesta sostenendo che: 1) Gli stipendi
pagati da Triumph sono più alti del 30% della media corrisposta nelle
Filippine, superiori anche a quelli percepiti dagli insegnanti. 2) Il
ministero del lavoro ha accertato la congruità delle prestazioni
aggiuntive; 3) Una sentenza del tribunale ha stabilito la legittimità del
licenziamento dei sindacalisti che non avrebbero rispettato l'ordine del
ministero del lavoro di sospendere i picchetti; 4) I lavoratori hanno scelto
a stragrande maggioranza una nuova organizzazione sindacale. La CCC svizzera
ha affidato a due giornalisti una ricerca nelle Filippine intorno al caso.
4) Kimi in Honduras (messaggio diffuso il 9 luglio 1999)
BREVE RIEPILOGO DEL CASO: Fabbrica onduregna sindacalizzata, l'unica che
fosse riuscita nella zona franca a conquistare un contratto collettivo,
viene chiusa e trasferita in Guatemala. Intorno al caso si muovono gruppi
studenteschi dell'Università della Pennsylvania e dell'Università
dell'Indiana collegati alla rete USAS (United students against sweatshops),
US/LEAP (Labor education in the Americas Projet), il sindacato statunitense
commercio e alimentaristi (UFCW), l'ong sudcoreana Korean House of
International Solidarity. Per ulteriori informazioni:
usleapja@mindspring.com.
Si tratta di un caso interessante di collaborazione fra gruppi studenteschi,
associazioni e sindacati che ha permesso di seguire le tracce di una
produzione trasferita dal Honduras al Guatemala e di tenere il produttore
sotto i riflettori.
NOVITA': Kimi Korea produceva in Honduras capi per Bodek and Rhodes,
fornitore di alcune università americane in cui sono attivi gruppi
studenteschi collegati alla rete anti-sweatshops. Una ricerca di US/LEAP ha
verificato che le commesse di Bodek and Rhodes sono state trasferite alla
fabbrica guatemalteca Modas Cielo poco prima della chiusura della fabbrica
onduregna sindacalizzata. Nell'ottobre scorso gli studenti inviano una
lettera alla Bodek and Rhodes lamentando l'inosservanza del codice di
condotta prescritto per le forniture ai college e chiedendo un incontro. La
risposta arriva dopo due mesi : Bodek and Rhodes ha interrotto i rapporti
con Kimi per motivi di carattere commerciale. E' chiaro invece che l'azienda
ha voluto disfarsi in fretta di un fornitore divenuto scomodo. Da una
precedente ricerca di US/LEAP risulta che Bodek and Rhodes è in affari con
King Louie International, che ha parte delle maestranze iscritte al
sindacato United food and commercial workers (UFCW). A fine ottobre il
sindacato interviene a sostegno dell'iniziativa degli studenti illustrando
per iscritto alla King Louie International la situazione fra Kimi e Bodek
and Rhode e chiedendole di pendere posizione con una dichiarazione di
condanna delle pratiche antisindacali.
Il sindacato di fabbrica della Kimi, che la liquidazione della Kimi in
Honduras ha distrutto, esprime il suo sostegno a favore di una campagna di
solidarietà internazionale. E' fortemente improbabile che Kimi voglia
riaprire in Honduras dato che le pressioni internazionali la obbligherebbero
a riassumere i lavoratori sindacalizzati. Una strategia alternativa
potrebbe puntare a costringere il subfornitore guatemalteco di Kimi, Modas
Cielo, ad accettare l'eventuale nascita di un sindacato promossa dai
lavoratori.
In precedenza si era svolto a Seoul un incontro fra il presidente della Kimi
Trading Company, un rappresentante dell'ong coreana Korean house of
international solidarity e un rappresentante degli studenti dell'USAS, che
ha posto alla casa madre coreana le richieste della campagna: riaprire la
Kimi de Honduras o favorire il costituirsi di un ambiente non ostile al
sindacato alla Modas Cielo. Ma il presidente della Kimi Trading Company
escludeva la possibilità di riaprire in Honduras a causa di difficoltà
finanziarie e sosteneva inoltre di non avere alcuna influenza su Modas
Cielo. Quest'ultima affermazione è messa in discussione da US/LEAP, secondo
cui Kimi è stata il maggiore cliente di Modas Cielo e avrebbe anzi
contribuito a mettere in piedi la fabbrica.
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Chi vuole essere escluso dalla lista o vuole ricevere informazioni sulla
Clean Clothes Campaign puo' inviare un messaggio a: ermont@tin.it
Ersilia Monti (Coordinametno lombardo nord/sud del mondo)
P.le Governo Provvisorio 6
20127 Milano
tel. 02-26140345
email: ermont@tin.it
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