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[ACEA #816] Il testo della lettera spedita agli eurodeputatidalla Leva di Archimede sul tema: Integratori alimentari - foodsupplements



Agenziastampa per i Consumi Etici e Alternativi
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Comunicato n. 816 del 14-02-2001

L'associazione La Leva di Archimede ha inviato un appello ai Parlamentari
Europei Italiani per intervenire sull'approvazione di una direttiva sgli
integratori alimentari.
Per La Leva la direttiva è lesiva dei diritti dei consumatori, aumenterà la
pserimentazione su animali e condannerà in un ghetto nelle mani delle lobby
farmaceutiche questo importante settore.
Ecco il testo lettera spedita agli  eurodeputati
Oggetto: Integratori alimentari - food supplements

Gentile Onorevole,
La scrivente è un'associazione di consumatori con il fine di proteggere la
libertà di scelta del singolo nel campo della salute. Infatti, molti
consumatori utilizzano, oltre alle metodiche di medicina naturale,
l'integrazione della propria alimentazione con elementi nutritivi e
salutistici, vitamine, minerali, acidi grassi, enzimi, erbe ed estratti
vegetali di vario tipo, per migliorare il proprio stato di salute e per
difendersi dalle conseguenze di fattori ambientali inquinanti e condizioni
di stress. Questo uso preventivo e rafforzante della nutrizione da, a dire
di chi lo pratica, risultati estremamente positivi.
Il Parlamento Europeo sta discutendo in questi giorni una direttiva
proposta dalla Commissione Europea e già esaminata nelle commissioni
parlamentarie (industria e ambiente) sul tema degli integratori alimentari.
Abbiamo seguito l'iter della proposta di direttiva fino a questo momento e
ci preme portare alla Sua conoscenza alcune considerazioni che riteniamo
importanti:
La direttiva, come finora elaborata, fa riferimento sì nella sua
introduzione alla libertà di scelta dei consumatori, però nel testo stesso
questo riferimento non trova riscontro. L'impostazione della direttiva
infatti è piuttosto restrittiva. Due sono i punti maggiormente
preoccupanti. Il primo è un elenco cosiddetto "positivo" di ingredienti
ammessi che troviamo negli annessi e l'altro è il proposito di limitare i
dosaggi di vitamine e minerali con un tipo di procedura (la valutazione
tossicologica) non adatta ai prodotti che ne vengono sottoposti.
L'elenco "positivo"
Negli annessi alla proposta di direttiva troviamo degli elenchi di sostanze
ammesse (fonti e forme di vitamine e minerali) nella formulazione di
integratori, che però escludono tutta una serie di sostanze oggi presenti
negli integratori. Se la direttiva passasse così come si presenta adesso,
molti dei prodotti che troviamo oggi in commercio, non saranno più
disponibili.
Un elenco delle sostanze (soprattutto forme di minerali) che verrebbero a
mancare nel caso la direttiva passasse così come oggi è scritta, potrà
essere richiamato dal sito de La Leva di Archimede, all'indirizzo:
http://www.laleva.org/integratori/integratorierb.html
Nell'articolo 4.3 leggiamo che ogni modifica agli annessi è da adottare
seguendo la procedura descritta nell'articolo 13. Andando a leggere
l'articolo 13, troviamo però un riferimento a quanto detto nell'articolo 5
di una "decisione 1999/468/EC, con riferimento all'articolo 7 (3) e
all'articolo 8 della stessa.
Cerchiamo di spiegare in parole semplici: la procedura alla quale viene
fatto riferimento è complicata ed estremamente costosa. Per aggiungere una
sostanza agli annessi, si richiede un "dossier farmaceutico" che comprova
in modo scientifico e senza ombra di dubbio, attraverso ricerche cliniche e
prove tossicologiche che la sostanza è stata "scientificamente valutata",
cioè che se ne conosca il dosaggio mortale (cosiddetto LD 50), la sua
farmacocinesi, le trasformazioni metaboliche e così via. Oltre ad essere
estremamente costose, queste ricerche implicano la sofferenza inutile e la
morte di molte migliaia di animali da laboratorio, sacrificati per causa di
una procedura crudele che alcuni chiamano "scientifica", applicata a
sostanze che in essenza sono ingredienti alimentari.
Una volta il dossier scientifico è stato presentato, l'SCF, il Comitato
Scientifico per gli Alimenti, delibera a porte chiuse e il suo verdetto
determina se una sostanza potrà essere utilizzata negli integratori o meno.
Le sostanze già approvate (quelle che troviamo negli annessi allegati alla
proposta, che provengono da un elencoanalogo elaborato per gli alimenti dei
neonati e dei bebé) sono quelle storicamente utilizzate nei prodotti
medicinali e perciò sono già corredate di tutte le ricerche richieste. La
più gran parte delle sostanze sviluppate in tempi moderni non sono state
utilizzate nei medicinali ed i produttori o dovranno affrontare ingenti
investimenti (non probabile perché le sostanze non sono brevettabili)
nell'ordine di centinaia di migliaia di euro per ogni singola sostanza,
pena il ritiro di queste sostanze dal mercato.
Un'alternativa diversa, dalle conseguenze forse ancora più serie, è che
queste sostanze saranno costrette a formare una nuova "zona grigia", un
mercato nero di prodotti che vengono richiesti dai consumatori ma che le
autorità fingono di non vedere. Le implicazioni per la libertà di scelta
dei consumatori sono alquanto serie e potranno, nell'ipotesi estrema,
vanificare tutto il progetto. Non sarebbe meglio restare senza una
direttiva se la consequenza di essa è che i consumatori si dovranno
rivolgere ad un "mercato grigio" per ottenere i prodotti di loro scelta per
mantenersi sani?
Dosaggi
In materia di dosaggi vitaminici, la proposta di direttiva afferma che le
quantità massime delle vitamine e dei minerali ammesse nella formulazione
sarebbero da basarsi su livelli sicuri di dosaggio, in in alcuni casi su
"dosaggi di riferimento", le cosiddette RDA.
Un piccolo problema: nessuno ancora ci dice quali saranno questi "livelli
sicuri" di dosaggio. Piuttosto si fa riferimento ad una procedura del tutto
mancante in trasparenza, secondo la quale il Comitato Scientifico per gli
Alimenti (SCF) sarà chiamato ad esprimere la sua opinione, che poi
successivamente sarà presa in considerazione, in modo del tutto autonomo,
dalla Commissione Europea, nel fissare livelli massimi di dosaggio
"permessi".
Sia le deliberazioni del Comitato Scientifico che quelle successive della
Commissione mancano di parametri certi. Per esempio, il Comitato
Scientifico, pubblicando livelli sicuri di dosaggio di alcuni nutrienti, ha
fissato dei livelli per alcuni, per altri non li ha fissati, dicendo che
mancano dati sufficienti, e per una sostanza si è rifiutato a fissare un
livello sicuro, motivando la decisione con l'assenza di "ragioni
scientifiche" per una integrazione ad un livello più alto del livello
minimo (RDA) della sostanza. La Commissione Europea dovrà considerare
queste decisioni (o non decisioni) del Comitato
cientifico, per poi fissare i livelli di dosaggio effettivi, tenendo conto
"di altri fattori" non ancora definiti. In somma, le decisioni mancano di
trasparenza e saranno in tutta probabilità molto arbitrarie.
A parte la mancanza di trasparenza della procedura, esiste un problema con
l'applicazione della "analisi del rischio" alle sostanze nutrienti. Le
procedure dell'analisi del rischio furono sviluppate dai tossicologi per
guidare la lotta contro le sostanze chimiche tossiche nell'ambiente e
contro gli organismi portatori di malattie. La premessa di base è che
queste tossine e questi organismi non debbano entrare nella nostra catena
alimentare. Per le sostanze nutrienti, questa premessa non è applicabile,
la loro presenza nella catena alimentare è di vitale importanza. E così
infatti, le procedure e le metodologie tossicologiche non sono compatibili
con la valutazione delle sostanze nutrienti. Per queste ragioni, la
procedura proposta dalla Commissione si pone in netto contrasto con la
libertà di scelta dei consumatori.
Molti consumatori sono preoccupati per questi sviluppi e stanno esprimendo
con la loro firma su una petizione in internet, il desiderio che il
legislatore comunitario tenga conto della loro libertà di scelta in materia
di salute.
La petizione, già firmata da più di 13.000 persone di tutto il mondo,
insieme ad alcuni documenti che ne spiegano la portata, può essere
consultata in internet, all'indirizzo
http://www.laleva.org/petizione/petition_index.html
Perché fare una direttiva?
Mentre siamo perfettamente d'accordo con il fatto che tutti i prodotti in
commercio, incluso gli integratori, debbano essere sicuri al consumo, non
possiamo ammettere che senza alcun motivo importante, ed in nome della
"tutela dei consumatori" sia di fatto negato il diritto di prendersi cura
della propria salute con i mezzi nutrizionali che ognuno di noi preferisce.
Il fatto è che, secondo le statistiche ufficiali, gli integratori
vitaminici e minerali sono tra i prodotti più sicuri oggi esistenti, anche
in quei paesi dove gran parte della popolazione ne fa uso regolarmente. Una
elaborazione grafica dei relativi rischi di morte si trova sul nostro sito
internet all'indirizzo
http://www.laleva.org/petizione/italiano/ronlaw_it.html
sotto la voce "Elaborazione statistica delle più frequenti cause di morte"
Da questa analisi preparata da Ron Law, direttore della National
Nutritional Foods Association in Nuova Zelanda, emerge chiaramente che
semmai sono i medicinali di produzione farmaceutica a necessitare di
controlli e limitazioni nell'uso, tant'è vero che i "medicinali
scientificamente valutati, registrati, correttamente prescritti e presi
secondo le istruzioni" sono, a causa dei loro dannosi "effetti collaterali"
assurti al quarto posto nella classifica delle cause di morte più
frequenti, subito dopo il cancro e il fumo di sigarette.
Dovremmo chiederci, nella luce di questi fatti, se i metodi di controllo
scientifico applicati ai medicinali, avrebbero un qualche effetto per
migliorare la sicurezza degli integratori. Ammesso e non concesso che
questo sia il caso, quali poi sarebbero i costi sociali di un'operazione
del genere?
Oltre alla drastica riduzione della libertà di scelta dei consumatori in
materia di prevenzione e salute, crediamo che con il passaggio della
direttiva nella sua versione odierna verrebbe a meno l'effetto positivo
sulla salute pubblica dell'ampia disponibilità di prodotti nutritivi che
dipende in larga misura dalla capacità dei produttori (piccola e media
industria) di rispondere agli sviluppi scientifici e tecnologici.
Cui prodest?
Cui prodest - "chi ne può trarre vantaggio?" è la domanda che ci dobbiamo
porre visto il gran numero di "soluzioni" illogiche che troviamo nel testo
della direttiva.
La risposta è che gli unici a trarre profitto dal mettere agli integratori
una vera e propria "camicia di forza" saranno le multinazionali del settore
farmaceutico. La direttiva farà sì che trovino quello che con un'eufemismo
anglosassone viene chiamato un "level playing field", cioè un campo di
gioco che permetta a tutti di competere alla pari. Solo che semmai qui
saranno a competere i grandi produttori farmaceutici tra di loro.
Il passaggio di questa direttiva darà il controllo del mercato alle
multinazionali del farmaco perché
1) le grandi case farmaceutiche saranno gli unici a poter sostenere i costi
per aggiungere una sostanza agli elenchi negli annessi;
2)  sarà a loro scelta se "permettere una sostanza sul mercato degli
integratori" oppure utilizzarla nei propri prodotti medicinali;
3)  con l'applicazione di un metodo di "valutazione scientifica"
incompatibile con gli alimenti, i dosaggi di vitamine e minerali
disponibili sul libero mercato saranno limitati, permettendo ai produttori
farmaceutici di tenere una parte più lucrativa del mercato per sé, offrendo
questi prodotti come "medicinali registrati".
La conseguenza: prezzi al consumo più alti, perché dopo l'eliminazione
della concorrenza della piccola e media industria, le multinazionali del
farmaco saranno in grado di fissare i prezzi quasi "a piacere".
Per i consumatori, una conseguenza importante sarà il fatto che non saranno
più in grado di trovare molti prodotti nutritivi per la salute, oltre ai
prezzi maggiorati per quello che riusciranno a procurarsi.
Si pensa anche ad un effetto negativo per la pubblica salute, perché la
minore disponibilità di prodotti nutritivi efficaci farà una efficace
prevenzione più difficile.
Per queste ragioni La preghiamo di richiedere un profondo riesame della
normativa proposta, e di negare il sostegno alla direttiva, finché non
garantisca in modo inequivoco la disponibilità di livelli ottimali di
sostanze nutrienti per la salute e non intacchi la libertà di scelta dei
consumatori.
Per maggiori informazioni: la Leva di Archimede,. Vitale Onorato, Consumers
favoring freedom of choice: http://www.laleva.org

(Fonte AceA)







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(anche in forma di pubblicita` con una riga di ringraziamento all'editore
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