[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Lettera alla Pfizer



Pregiatissima associazione del Telefono Azzurro,

mi permetto di scriverVi per manifestare un disagio che si pian piano
trasformato in un sentimento di protesta che ora argomenterò.

Innanzi tutto mi presento: Mauro Sapellani, classe 1953, medico chirurgo,
da sempre sensibile a livello personale e professionale nel sociale.
Per il secondo anno consecutivo ho ricevuto presso il mio ambulatorio il
calendario della ditta farmaceutica Pfizer che dimostra essere Vostro
partner morale (immagino anche sponsor) per le campagne che conducete in
difesa dei diritti dell'infanzia appunto e personalmente condivido.

La Pfizer ci appare come paladina dei diritti dell'infanzia e operatrice
per lo sviluppo della stessa. Visitando il suo sito ufficiale in italiano
(http://www.pfizer.it) ho anche apprezzato alcune lodevoli iniziative (vedi
impegno per la lotta al tracoma e aiuti in paesi teatro di guerre e
calamità), ma mi sembra che il problema non possa essere affrontato in
termini di carità, bensì di giustizia.

Non mi pare che il ruolo che abbia incarnato per molti anni sia esattamente
questo. Farò un esempio.

Il farmaco "fluconazolo" di cui è scaduto il brevetto da pochissimo tempo è
stato per due decenni sotto il marchio Pfizer, che ne deteneva i diritti.
Il Triflucan o Diflucan (questi i nomi commerciali della Pfizer) ha
un'efficacia selettiva e precisa nei confronti di una meningite
opportunistica AIDS correlata. Ma il costo del farmaco era ed è esorbitante
per i paesi in via di sviluppo. Ora in Thailandia ditte locali possono
produrre lo stesso farmaco ad un prezzo assolutamente più competitivo,
grazie alla scomparsa in quel paese del brevetto mentre in altri stati ciò
non è stato possibile.
«In Sudafrica - ha detto Winnie Mandela alla conferenza mondiale sull'AIDS
a Durban nel luglio 2000 - una pillola di fluconazolo costa 86 rand (all'
incirca 26.000 lire). In Thailandia costa 2,98 rand, trenta volte meno».

Gradirei che la consapevolezza dell'enorme divario tra necessità di cura e
possibilità di curarsi crescesse nella cultura di tutti noi, che ci
ricordassimo che almeno 2 miliardi di persone vivono sotto la soglia di
povertà e che le multinazionali farmaceutiche operano in un clima di quasi
monopolio, grazie agli accordi presi nel 1994 dall'OMC (organizzazione
mondiale del commercio): ai paesi membri è stato intimato di sottomettersi
agli accordi sugli "adpic" (aspetti dei diritti di proprietà intellettuali
relativi al commercio). Nel quadro di questi adpic, non è più possibile, in
linea di principio, produrre un farmaco o acquistarlo all'estero senza
l'autorizzazione (contro il versamento di royalties) del proprietario
dell'invenzione, che conserva questa prerogativa per vent'anni. Di fatto i
prezzi imposti dalle multinazionali del farmaco, stabiliti nel nostro ricco
occidente, vengono trasferiti nella realtà planetaria.

Ciò che ha evidenziato la conferenza di Durban è che: i farmaci sono dove
non c'è la malattia, e la malattia è dove non ci sono i farmaci.Lo ha detto
il medico ugandese Peter Mugvenyi alla XIII Conferenza mondiale sull'AIDS,
sempre più focalizzata sul diritto di accesso ai farmaci da parte dei paesi
poveri.

Sulla scena si è affacciato un leader in grado di rompere il silenzio sulla
epidemia, proprio come si augura lo slogan del congresso (Break the
Silence): Edwin Cameron è un giudice della corte suprema sudafricana. Si è
presentato a una platea gremita di più di duemila persone raccontando la
sua storia di sieropositivo destinato a morire in una trentina di mesi
dall'esordio dell'infezione e invece graziato dalla terapia combinata.
Altero, elegantissimo, tutto il contrario di come ci si immagina
l'attivista, Cameron rappresenta una minoranza in Sudafrica: non solo e non
tanto perché bianco e omosessuale (orgogliosamente omosessuale, come ha
voluto precisare), quanto perché facente parte di una élite ancora più
ristretta, quella dei ricchi. "Tre anni fa stavo morendo" racconta a una
platea commossa. "Una volta guarito dalle malattie opportunistiche, ho
cominciato un trattamento con la terapia combinata, due compresse due volte
al giorno. E da allora sono tornato a essere pieno di energia e con una
voglia di vivere che non ho mai avuto prima".

L'Africa ha un nemico da vincere a tutti i costi, ma non ha i soldi per
farlo: è l'Aids, il flagello che nel continente ha già ucciso 13 milioni di
persone e che continua a mietere vittime. Le cifre sono da horror: nei
prossimi dieci anni 40 milioni di bambini africani resteranno orfani. Dei
34 milioni di sieropositivi nel mondo, 24,5 sono africani, condannati ad
un'esistenza infelice, perché non hanno i soldi per le cure, perché non c'è
posto negli ospedali.

Quindi come medico, padre e cittadino gradirei dalla Pfizer una più ampia
dimostrazione del reale interesse verso il consesso umano e lo sviluppo di
opportunità che attualmente sono negate in troppe realtà del nostro
pianeta, sempre più interconnesso e collegato - globalizzato - ma a
beneficio del solito 20% del mondo fortemente industrializzato. Non mi
basta una dichiarazione d'intenti della Pfizer sicuramente interessata al
"matrimonio" con la vostra associazione che la presenta come un'impresa con
un'alta sensibilità sociale, gradirei dei fatti concreti, significativi.
Anche in questo settore.

Vi voglio rammentare che un matrimonio d'interesse si realizzò nel 1998 tra
Monsanto e Grameen Bank (per intenderci tra altra multinazionale con
vocazione medico-agro-biotecnologica e l'istituto bancario che ha inventato
la formula bancaria che ha permesso di concedere prestiti ai poveri del
Bangladesh senza chiedere fidejussioni e al contempo senza quasi subire
perdite): Grameen Bank ruppe il suddetto sodalizio dopo solo un mese per le
pressioni esercitate ovunque nei confronti di questa relazione pericolosa.
Da questa unione Monsanto desiderava apparire come un'impresa sensibile ai
problemi dell'ambiente e sostenitrice di un tipo di sviluppo al servizio
dei poveri, cosa purtroppo lontana dalle reali intenzioni della
multinazionale americana.

La mia preoccupazione è che anche altre imprese intendano (e di fatto
fanno) operazioni di facciata con la tattica della buona notizia che
scaccia quella cattiva. Magari utilizzando come partner associazioni con
chiari scopi umanitari: per cui Vi chiedo di adoperarVi come interlocutori
privilegiati nei confronti di una multinazionale con molti pregi, ma
sicuramente con scarsa vocazione a creare nuovi modi di affrontare
vecchissimi problemi che riconoscono comunque nella povertà e nel
sottosviluppo la causa prima delle conseguenze che poi nello specifico si
chiamano diritto di accesso alle cure.


Per cui sollecito da parte di telefono Azzurro una presa di posizione
chiara in relazione ai rapporti intercorrenti tra la stessa e la ditta
farmaceutica in questione intesa a suscitare un serio dibattito per
combattere la politica di protezionismo nei confronti di prezzi e "diritti
d'autore" comune alla Pfizer come a tutte le altre multinazionali dei
farmaci ("Questa è l'Assemblea Mondiale della Sanità e non quella della
proprietà intellettuale" ha detto Ellen 't Hoen, consigliere di MSF sulla
salute pubblica a Ginevra il 17 maggio del 2000). A quel punto sarò
totalmente soddisfatto sulle reali intenzioni di carattere umanitario che
Pfizer afferma di coltivare; in caso contrario continuerò a fare ciò che
giornalmente faccio, cioè denunziare con i miei pochi mezzi ciò che mi
sembra essere la realtà dietro le apparenze: la ricerca del massimo
profitto anche nel campo farmaceutico giustificando questo orrendo massacro
che si compie sotto gli occhi del mondo per la discriminazione nella
possibilità di accesso ai farmaci e alle cure che vede nell'AIDS la
malattia più appariscente dal punto di vista mediatico. Ma lo stesso
discorso vale anche per la tubercolosi, la malattia del sonno (il DMFO
farmaco efficace, ma poco redditizio non viene più prodotto), la malaria,
la dissenteria... Farmaci troppo costosi o non reperibili perchè non
giustificati dal ritorno economico sono di fatto negati ai due terzi
dell'umanità.

La logica del profitto sul diritto alla salute, la logica secondo cui chi
non può pagare muore.

Sarei davvero felice di poter testimoniare un giorno, che grazie anche a
Telefono azzurro e Pfizer il prossimo secolo diventerà "un periodo di pace
e serenità per tutti i bambini che verranno".

Certo di quanto innanzi riportato, in attesa di un vostro gentile
riscontro, colgo l'occasione per ben distintamente salutare.






                                                        mauro sapellani






p.s. non mi è stato possibile inviare copia per conoscenza alla Pfizer
perchè non è specificato un indirizzo di posta elettronica nel sito della
stessa.


Dott. Mauro Sapellani
Medico Chirurgo
Via N. Sauro 4- Biella
tel. 015/21387
email:  masapell@tin.it