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13/10 Milano: Appello per le prossime elezioni amministrative



Care/i amiche/i
care associazioni,
Il gruppo che ha lanciato "L'appello per le prossime elezioni
amministrative a Milano" nel mese di luglio, dopo aver discusso in diverse
occasioni le tematiche relative ai problemi amministrativi che riguardano
la nostra città, vi invita ad un

INCONTRO PUBBLICO CHE SI TERRA' IL 13 OTTOBRE ALLE ORE 20.30, PRESSO LA
SALA "AEM", IN VIA DELLA SIGNORA, 10 A MILANO.

Milano ha una storia antica di associazionismo e di volontariato
(cooperative di mutuo soccorso, sodalizi popolari, circoli culturali,
comitati di quartiere, bande musicali, gruppi rock giovanili, scuole
popolari, centri multietnici, organizzazioni di immigrati e di anziani,
centri sociali, oratori ecc.).
Questa ricchezza ha resistito alla Milano "da bere", a tangentopoli, al
furore leghista, al neoliberismo: e resiste ancora. Ma non è solo
resistenza, anzi.
All'inizio del terzo millennio, le cose fatte dall'associazionismo e dal
volontariato, unitamente ai progetti futuri, rappresentano un vero e
proprio programma di governo cittadino che, a differenza dei programmi dei
partiti, è visibile ogni giorno. Di più, tra le più originali esperienze di
democrazia diretta e di partecipazione vi è quella del volontariato, che,
in controtendenza alla politica dei partiti, attira e non rigetta le
persone.
Le azioni e le enunciazioni di volontariato ed associazionismo hanno come
ispirazione lo slogan "agire localmente, pensare globalmente". E, in
effetti, la gran parte di questa attività si inserisce in grandi filoni di
pensiero, dal pacifismo, all'antirazzismo, dalla tolleranza alla
partecipazione, dal no profit all'antiliberismo.
Forze ed idee nuove possono venire da quest'area.
Poco o nulla di queste nostre idee abbiamo visto realizzare o, solo
tentare, da parte della Giunta Albertini, nello stesso tempo chi si candida
a sostituirlo ha semplicemente tentato un'operazione d'immagine e, a
tutt'oggi, non essendoci un programma e neppure un'alleanza delle forze di
opposizione ci viene chiesto di scegliere solo in base al glamour del
candidato.
L'associazionismo ed il volontariato per sua natura, non può certo nè
scegliere un campo politico partitico, nè presentare proprie liste. Uomini
e donne dell'associazionismo mettendo in gioco la credibilità acquisita sul
campo, possono però impegnarsi per portare nelle istituzioni queste istanze
ed un'aria di rinnovamento.
Proponiamo di ragionare assieme ai soggetti sociali su un programma di
governo cittadino, di dar vita ad una rete che, nel rispetto delle
reciproche esperienze, trovi punti comuni di intesa e di lavoro. Fatto
questo itinerario, il più aperto e senza condizionamenti possibile,
lavoreremo ad una lista, ai candidati ed al candidato sindaco.
Noi pensiamo altresì che questo percorso  possa lavorare nella direzione
della costruzione di una forte sinistra di alternativa nella nostra città.

Vi preghiamo di diffondere il più ampiamente possibile questo invito (in
allegato trovate il testo dell'appello di luglio ed un documento di F.
Aurora sulla salute a Milano)


Fulvio Aurora, Lia Bandera, Vittorio Bellavite, Edgardo Bonalumi, Bruno
Carchedi, Alessandra Cangemi, Elisabeth Cosandey, José Luiz Del Roio,
Milvia Dotti, Alessandra Durante, Giovanna Giorgetti, Piero Maestri,
Roberto Mapelli, Gianni Meazza, Stefano Mele, Maria Grazia Meriggi, Emilio
Molinari, Ersilia Monti, Amalia Navoni, Nicola Nicolosi, Paolo Pinardi,
Giorgio Riolo, José Luis Tagliaferro, Emanuele Tortoreto, Laura Valsecchi,
Maurizio Zipponi,Giovanna Allegrino, Jorge Arcuri, Evasio Beduzzi,Michela
Bianchi, Michele Capuano, Vito Calabretta, Antonio Corbeletti, Giorgio
Forti, Teresa Isenburg, Alexis Kilismanis, Sonja Liebhardt,Marco Lusena,
Camilla Martinenghi, Daniele Marmondi,Sabrina Okretich,Andrea Pellegata,
Samuel Potente, Paolo Baraccetti



per adesioni:
miracoloamilano@libero.it

per interventi, considerazioni e altro:
http://www.ilponte.it




________________________________________________________
APPELLO PER LE PROSSIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE A MILANO


Pensiamo che sia ormai inderogabile l'esigenza di un percorso politico
collettivo di sinistra. Partendo dall'antiliberismo e dal ripudio della
guerra, occorre dare spazio e visibilità a tutti i soggetti delle realtà
sociali, del mondo cattolico, dell'ambientalismo, che sono già presenti a
Milano,  favorendo le relazioni e il confronto, per affrontare  insieme i
problemi della città e la sfida con la destra, per dialogare, confrontarsi
e misurarsi, con forte peso specifico, con tutte le espressioni della
sinistra.
Con questo appello esprimiamo il nostro disagio sull'inizio della
discussione per la prossima scadenza elettorale di Milano, che si riduce
alla scelta del candidato, ed il nostro dissenso sulle modalità e sul
merito della  scelta che si profila.
L'affannosa ricerca di banchieri, industriali ed esponenti delle grandi
famiglie, l'offerta di candidatura a Massimo Moratti per Milano e le
analoghe operazioni annunciate per Roma e Torino, oltre che a livello
nazionale, dimostrano che il centrosinistra intende perseverare nella
politica della rincorsa al voto moderato, della personalizzazione
esasperata, della subalternità sociale e culturale ai grandi poteri
economici, nell'illusione di aggirare così una crisi che è di idee, di
prospettive, di insediamento sociale. Noi pensiamo che questa politica sia
perdente per l'oggi e non consenta  neppure di costruire le condizioni per
una futura ripresa domani. Per queste ragioni, aldilà di un giudizio sulla
persona, Moratti non può essere il nostro candidato.
Proponiamo quindi di lavorare fin dalle prossime settimane per verificare
la possibilità di una proposta  politica e programmatica diversa e
alternativa.
La destra, pur in mezzo a varie contraddizioni, è riuscita ad affermare i
propri valori liberisti, autoritari e razzisti, la validità dei propri
partiti quali strumenti efficaci della politica, e a definire un blocco
sociale. E' piuttosto la sinistra a essere in piena crisi d'identità, priva
di un insediamento sociale e lontana da ogni idea di come costruirlo. Tra
gli uomini e le donne della sinistra va affermandosi il distacco dalla
politica, un'idea negativa della funzione dei partiti e l'esercizio del
non-voto quale atto politico di dissenso. Ma contemporaneamente si
dispiegano ricche e diffuse esperienze di associazionismo solidale,
internazionale, pacifista, ecologista, sindacale, sui problemi della città.
Ci domandiamo se questa rete milanese di associazioni, di comitati, di
organismi di varia natura e di tante singole persone, alla quale
apparteniamo e alla quale ci rivolgiamo, possa, insieme alle diverse
espressioni della sinistra politica cittadina, ricercare e percorrere la
strada di una  proposta  politica  alternativa.
Crediamo sia urgente affrontare alcune grandi questioni:
1. la qualità del vivere urbano (la priorità del trasporto pubblico e
dell'edilizia  residenziale, il problema del traffico e della salute,
dell'ambiente, dell'urbanistica, del riconoscimento dei diritti di
cittadinanza e di casa, dei servizi sociali ecc.);
2. una proposta alternativa per il lavoro in grado di affrontare le
trasformazioni, garantire la sicurezza, estendere le tutele ed i diritti,
combattere la precarizzazione e contrastare efficacemente l'idea che
subalternità, precarietà, flessibilità senza limiti, dominio assoluto
dell'impresa e del mercato siano condizioni indispensabili allo sviluppo.
3. le privatizzazioni che alienano la ricchezza dei milanesi trasferendo
risorse dal pubblico ai poteri forti;
4. la valorizzazione dei diritti dei cittadini, compresi gli immigrati e
quelli non considerati produttivi (bambini, anziani, portatori di handicap)
e dei consumatori (il problema del commercio e della grande distribuzione,
la vigilanza sui prodotti, l'acqua come bene pubblico, la cultura e lo
sport per tutti...);
5. il ruolo che può svolgere Milano, nel mondo, per la pace e la
risoluzione pacifica dei conflitti, per la solidarietà e la collaborazione
con le popolazioni.
Non abbiamo niente di conclusivo e di definitivo da proporre: il nostro è
solo un appello ad iniziare subito questo percorso, consci delle
difficoltà, ma altrettanto convinti della necessità di contribuire a
fermare la deriva e la frammentazione della sinistra, a non far cadere
quest'ultima possibilità ed insieme a creare le condizioni per affrontare
nel modo migliore la sfida elettorale.


Fulvio Aurora (segr. Medicina Democratica), Lia Bandera (Cric), Vittorio
Bellavite (pres. Cipec-Casa dei diritti), Edgardo Bonalumi (Convenzione per
l'alternativa), Bruno Carchedi (dirett. Alternative), Alessandra Cangemi
(direttrice Mani Tese), Elisabeth Cosandey (Medicina Democratica), José
Luiz Del Roio (storico), Milvia Dotti (convenzione per l'alternativa),
Alessandra Durante (Cric), Giovanna Giorgetti (Cgil lombardia), Piero
Maestri (Comitato Golfo), Roberto Mapelli (Associazione culturale Punto
Rosso), Gianni Meazza (Associazione Dimensioni Diverse), Stefano Mele,
Maria Grazia Meriggi, Emilio Molinari, Ersilia Monti, Amalia Navoni, Nicola
Nicolosi, Paolo Pinardi, Giorgio Riolo, José Luis Tagliaferro (dirett.
Cespi), Emanuele Tortoreto, Laura Valsecchi, Maurizio Zipponi



per adesioni:
miracoloamilano@libero.it
fax 02-875045 e 02-2822423







_______________
"MILANO SALUTE"



In relazione al dibattito in coso sulle elezioni a Milano, Medicina
Democratica che ha firmato l'appello insieme ad altre associazioni per un
diverso modo di condurre la battaglia elettorale basandosi su metodi e su
contenuti diversi, rispetto a quelli che normalmente vengono portati
avanti,  propone alla discussione una bozza di programma incentrato sul
tema della salute.  All'ultima riunione sono venuto a conoscenza che esiste
già qualche proposta di programma, pertanto se quanto scritto è già stato
preso in considerazione , si tratta solo di cestinarlo, in caso contrario,
incede, se cioè vi sono dei contenuti non trattati o se l'idea possa essere
valutata positivamente, pensiamo sia possa essere utile discutere nel
merito.
  MD pensa che sia sostanziale lavorare sui programmi e sugli obiettivi,
che sia più importante fare una proposta alta, con un'impostazione
rovesciata rispetto alle solite modalità e,  data la condizione difficile
in cui ci si trova,   indipendentemente dai risultati che si possono
ottenere. Non si tratta comunque di una testimonianza, ma dell'impostazione
di un lavoro per la nascita di una nuova coscienza sociale e politica.

Milano, 2 ottobre 2000


p. Medicina Democratica
(Fulvio Aurora)





Premessa
  Milano è una grande città, ma è una città triste, inquinata, stressante,
è una città senza spirito. Milano è la capitale della moda, ma è anche la
capitale dei tumori (la Lombardia fra le regioni italiane è l'unica che ha
i tumori come principale causa di morte, in via approssimativa muoiono 1500
persone l'anno per questa malattia). La mortalità per AIDS è in riduzione,
ma Milano resta anche in questo capitale. A Milano muoiono 110 persone
l'anno per incidenti stradali. A Milano la gran parte delle periferie
vivono nell'abbandono e nell'emarginazione.
  Da tangentopoli in poi tutto a Milano è diventato affare, i veri problemi
sono rimossi, la città che conta si muove in altra direzione, trascina e
nasconde, Milano è una città di pura apparenza.

  Dobbiamo risalire al biennio rosso, nei due anni immediatamente prima del
fascismo per trovare un sindaco socialista, Angelo Filippetti, medico, che
ha messo al centro del suo intervento la lotta per la salute e contro
l'emarginazione. Non per nulla aveva fondato i circoli rionali "fate largo
alla povera gente". In epoca più recente,  sull'onda delle lotte operaie
Milano ha avuto un breve periodo nel quale la difesa della salute è stata
messa al centro delle preoccupazioni sociali. Gli anni 70 hanno visto a
partire dalle fabbriche un vasto interesse per la salute, decisivo fu di
nuovo un medico, anche se non era sindaco: Giulio Maccacaro, direttore
dell'istituto di biometria che ebbe fra i molti suoi meriti di portare
l'epidemiologia in Italia e soprattutto di operare per il la difesa della
salute   degli sfruttati.

  Il sindaco è il responsabile della condizione della popolazione del suo
territorio. Il consiglio comunale condivide questa responsabilità. Allo
stato attuale per una modifica della legge 833/78 non sono più i sindaci a
gestire il servizio sanitario anche se ad essi sono affidati dal DLg 299/99
(decreto Bindi) poteri di programmazione, di controllo e di giudizio
sull'operato del direttore generale delle A-USL. I compiti del sindaco sono
quindi comunque ampi, soprattutto il sindaco deve conoscere lo stato di
salute della popolazione, prendere provvedimenti se le condizioni
ambientali sono invivibili, se esistono pericoli incombenti, pure, per la
direttiva Seveso, deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è
sottoposta.

Per un amministrazione diversa
  Un'amministrazione diversa deve partire da qui, dal diritto alla salute
della popolazione.. La salute non è certamente l'unico problema di Milano,
tuttavia questo problema, proprio per la condizione materiale e morale in
cui si trova la città, può diventare una sorta di "filtro", cui fare
passare tutti gli altri problemi. Occorre conseguentemente rifarsi alla
storia delle lotte per la salute  e quindi al metodo che le hanno
originate. Pertanto è necessario uscire e fare uscire dalla "delega". I
cittadini devono comprendere che nessuna amministrazione potrà assicurare
nulla di buono senza che vi sia il loro apporto diretto, senza che in
particolare vi sia il coinvolgimento e la partecipazione delle forze
sociali organizzate, particolarmente quelle di base, piccole o grandi che
siano e che sono, almeno relativamente, rappresentative dell'intera
cittadinanza. I movimenti e le associazioni sono i principali soggetti di
partecipazione di un comune. Forme di partecipazione alla vita del comune
sono previste pure dalla legge 142/90.
  Mettere al centro la salute come modo per affrontare tutti i problemi di
un comune è anche indicato  dall'organizzazione mondiale della sanità (OMS)
che nel documento di Ottawa del 1986 indica alcuni prerequisiti senza i
quali è impossibile esercitare il diritto alla salute. Essi sono: la casa,
la scuola, i trasporti, la salubrità ambientale, la cultura, la sanità
pubblica, l'assistenza sociale. Secondo questa concezione non si tratta di
opzioni, dipendenti dalla entità della finanza pubblica, ma di un diritto
perfetto (non di un interesse legittimo), in altri termini i servizi per
dare risposte a tali bisogni essenziali costituiscono un diritto esigibile.
Del resto il nostro ordinamento costituzionale stabilisce con chiarezza in
modo preciso che il diritto alla salute e all'assistenza sociale è dovuto
ed organizzato dallo stato (articoli 32 e 38 della costituzione), questo
anche se si vuole fare passare il principio di sussidiarietà che relega lo
stato nelle sue diverse articolazioni, a ruolo residuale. Su tale principio
e su tutto ciò che ne segue, come i cosiddetti "buoni servizio", esprimiamo
la nostra più grande contrarietà.

LA SALUBRITA' AMBIENTALE
  Occorre per primo identificare le cause che generano disagi, malattia e
morte e cercare di formulare un piano di prevenzione per combatterle, per
arrivare alla loro riduzione ed eliminazione. In proposito occorre
promuovere un'indagine "lo stato di salute della popolazione di Milano"
che inizi a raccogliere e ordinare i dati sparsi che già ci sono. In
particolare va indagato oltre che sulla morbilità e mortalità, anche sulla
condizione degli anziani non autosufficienti, sulla diffusione della
malattia e sull'uso che fanno i milanesi degli psicofarmaci. Occorre
ripetere a Milano quanto è stato fatto dagli epidemiologi di Torino, vedere
la mortalità e la speranza di vita per classi sociali. Indicare poi in base
a tutti gli indicatori quali sono  a Milano gli anni di vita persi.
  Sappiamo quanto è elevato l'inquinamento. Allo  stato attuale non vengono
prese misure di alcun genere, almeno sul piano del traffico, per bloccarlo.
Del resto anche la legislazione che definisce vari livelli di soglia, se
superati i quali, dopo molto tempo e verifiche, si cerca di intervenire con
la chiusura al traffico di una domenica o di un giorno qualche volta
l'anno, non è altro che un palliativo. Si deve affermare, ancora una volta
che per le sostanze cancerogene - e ve ne sono diverse dalle emissioni dei
veicoli e delle centrali termiche e inceneritori - non esiste alcun livello
di soglia che garantisca la salute. A Milano si possono rilevare (ma
difficilmente viene fatto) inquinanti cancerogeni come le diossine, gli
idrocarburi aromatici policiclici, l'amianto, mischiati con decine di altre
sostanze tossiche che, come dice il giudice Gianfranco Amendola implicano
misure radicali,  se si vogliono ottenere risultati apprezzabili sul piano
della difesa della salute.
  Diventa prioritario costruire, con l'apporto dei movimenti e delle
associazione oltre che di istituti qualificati, approntare un piano di
salubrità ambientale, che affronti il problema delle emissioni delle
centrali termiche, modificando il combustibile (metano, piuttosto che oli
minerali, comunque oli minerali a basso tenore di zolfo e con abbattimenti
totali).
  Per quanto riguarda i trasporti si deve arrivare nel giro di cinque anni
alla chiusura al traffico della città dei veicoli a motore. Non prendiamoci
in giro con il discorso della chiusura del centro storico con le eccezioni
del caso. I livelli di inquinamento da traffico a Milano sono spaventosi
come è spaventoso lo stress di chi guida. Non sembri questa (Milano come
Zermat!) una posizione utopica, perché tecnicamente si è in grado di
produrre motori elettrici a prezzi convenienti se evidentemente se ne
possono produrre in quantità stabilendo a priori che nessun motore deve
sviluppare una velocità superiore ai 60 km/ora. Certamente occorre
verificare la possibilità concreta, che già esiste,   di privilegiare e
incrementare il trasporto pubblico, l'uso delle biciclette e dei motorini
elettrici.
  Anche il controllo delle acque riveste un'importanza fondamentale per la
salute. Anzitutto le aziende devono essere in grado di riciclare
autonomamente le acque che impiegano. Non deve più essere data la
possibilità di scaricare in fognatura le acque di produzioni in cui vengono
impiegate sostanze nocive; per quanto riguarda lo smaltimento delle acque
"civili" non è auspicabile la costruzione di mega impianti di depurazione,
occorre piuttosto prevedere una rete di piccoli e medi impianti che siano,
ben inteso, controllati e funzionanti. Occorre inoltre verificare se le
condotte dell'acqua potabile sono fatte in cemento-amianto, vedere in che
stato sono e conseguente fare un piano per la loro sostituzione. Restando
al discorso dell'amianto considerando gli alti livelli di incidenza del
mesotelioma della pleura della popolazione milanese, pur senza che vi siano
state aziende che facevano produzione diretta di amianto, è necessario
iniziare ad applicare la legge 257/92 che stabilisce di eseguire il
censimento dei siti dove questo agente cancerogeno è presente   (vi è pure
in proposito) una circolare applicativa della regione) e procedere a
bonifica a partire dalle condizioni più contaminate. In particolare il
sindaco deve emettere un'ordinanza che stabilisca che ogniqualvolta avvenga
una bonifica di stabili (scuole, uffici, fabbriche o altro) devono essere
presenti solo gli addetti alle bonifiche e coloro che controllano la
sicurezza.
  Sui rifiuti solidi industriali e su quelli urbani il comune deve fare una
politica di selezione e di reimpiego: Per i rifiuti solidi industriali, pur
non essendo del comune la   responsabilità di programmazione e controllo, è
possibile creare le condizioni per il riciclaggio e lo smaltimento con
metodi diversi dall'incenerimento e dalla messa in discarica. Il comune
deve verificare lo stoccaggio dei rifiuti all'interno delle aziende che li
producono e deve impedire che i rifiuti tossico-nocivi vengano trasportati
per la città e il territorio.
  Sui rifiuti solidi urbani le responsabilità del comune sono evidenti,
come lo sono le possibilità di risolvere il problema in modo corretto:
occorre arrivare a chiudere nell'arco del mandato del sindaco i due
inceneritori di Milano, poiché essi sono fonte di grave inquinamento. Il
comune deve fare un piano di raccolta differenziata con una grande campagna
di informazione dei cittadini perché si sentano coinvolti (e sappiano che
se si ottengono i risultati voluti, la tassa sui rifiuti verrà di molto
ridotta). Certo alla raccolta differenziata deve seguire il riutilizzo e il
reimpiego, quindi il comune deve fare accordi con una serie di aziende per
quello scopo.
  Va considerato un problema che si è posto in questi ultimi tempi come
nuovo: quello della nocività dei campi elettromagnetici. Anche se non
esistono dati epidemiologici certi che dimostrano inequivocabilmente la
loro nocività, vi sono buone probabilità che lo siano e quindi deve essere
applicato il principio di cautela. Pertanto il comune deve emanare una
regolamentazione restrittiva, che prevede anche una revisione della selva
di antenne e di elettrodotti che dominano la città, nel rispetto di questo
principio.
  Un'ulteriore fonte di disagio, quindi di malattia ed emarginazione, va
ricercata nel degrado di molte abitazioni, in particolare nei quartieri
periferici della città. Abitazioni e quartieri che sono sempre più case per
emarginati  e quartieri di emarginazione. Il comune è il luogo in cui
l'essere sociale dei cittadini deve trovare la massima espressione e sono i
più deboli e i più disagiati che per primi devono essere considerati.
Quindi la lotta contro il degrado delle periferie deve essere parte
integrante di questo programma che può essere stilato a partire forse da
quella che in Milano ci sembra essere l'esperienza più significativa,
ovvero quella messa in atto e praticata dal Comitato di quartiere
Molise-Calvairate.

TUTELA DELLA SALUTE NELLA SCUOLA.
  Recentemente in Lombardia è stata abolita la cosiddetta "medicina
scolastica". Questa decisione è dovuta più che ad un'analisi critica della
funzione delle strutture di medicina scolastica ha convenienze di ordine
economico. In teoria quei compiti sono passati ai distretti e ai pediatri
di base, in pratica, salvo eccezioni, a nessuno. Eppure il problema della
salute nella scuola, quindi dell'educazione alla salute è assolutamente
importante per porre le basi di una serie di comportamenti  individuali e
collettivi che migliorano le condizioni di vita e di salute. Questo è un
compito delle A-USL, a cui però il comune non può essere estraneo. Ad
esempio l'alimentazione è un elemento fondamentale per la salute e se già
le mense scolastiche sono costruite più per risparmiare che per fare un
effettivo servizio agli scolari e agli studenti, soprattutto se dati in
appalto a ditte esterne, si va esattamente in senso contrario. Il comune
quindi per primo deve gestire in proprio le mense scolastiche che devono
fornire un'alimentazione corretta riferita, per non dilungarci troppo su
questo argomento, alla dieta mediterranea. Quindi a partire da un fatto
concreto e materiale il comune può fare cultura sui comportamenti
alimentari. Stesso discorso può essere fatto a proposito di come sono
costruite le scuole, le aule, sulla pratica dello sport e dell'educazione
fisica. Ed ancora dentro e fuori la scuola il comune può agire in ordine
alla prevenzione del disagio minorile e giovanile. La scuola, visto che è
stata resa più autonoma, nella più recente legislazione, non può limitarsi
ai suoi compiti tradizionali di insegnamento, occorre che sia più aperta,
anche fisicamente: le scuole, finite le lezioni, non devono chiudere,
devono mettere a disposizione le proprie strutture per ogni sorta di aiuto
ai bambini in difficoltà e ai giovani.
  Sul problema complessivo dell'uso delle scuole, dell'educazione alla
salute, della lotta al disagio minorile e giovanile occorre definire un
luogo di discussione a partire da quello che già esiste, ad esempio i
comitati genitori, che il comune organizza allo scopo di definire un
programma complessivo di intervento che ciascuno, secondo le proprie
responsabilità, dovrà portare avanti.

I RAPPORTI COMUNE -  A-USL E COMUNE E AZIENDE OSPEDALIERE.
  Abbiamo già visto come in alcune situazioni vi sia una relazione fra
Comune e USL per salvaguardare la salute dei cittadini. In realtà questa
relazione è poco chiara  e diventa sempre più difficile in quanto vi è la
tendenza della sanità a scaricare alcuni suoi compiti fondamentali sui
comuni, facendoli passare per assistenza sociale. Il comune deve chiarire
bene questa demarcazione perché rischia di dovere fare fronte a compiti non
suoi che non è in grado economicamente di sostenere. In generale si può
dire che i compiti del sindaco sono quelli di tenere sotto controllo la
situazione igienistico-ambientale, di richiedere con forza che vengano
attuate certe misure (ad esempio alle aziende, a se stesso, ad altri enti
pubblici) e di essere propositivo in termini di programma, di essere in
grado di esercitare un controllo più politico che tecnico (sul
funzionamento delle strutture sanitarie ad esempio), e di contribuire sul
piano della attuazione della prevenzione perché non si verifichino fatti
che possano portare a malattia e morte oltre che ad emarginazione sociale.
  Il comune non ha il compito istituzionale di intervenire nei luoghi di
lavoro in ordine alla prevenzione degli infortuni e delle malattie
professionali, ma il suo compito politico diventa evidente in una
situazione come l'attuale di loro  aumento, di non applicazione delle
leggi, di perdita della memoria storica delle lotte operaie per la
prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Direttamente deve
intervenire su stesso, sulle condizioni di lavoro dei propri dipendenti,
sui suoi stabili, sulle sue strutture lavorative, visto che in Milano è
probabilmente il più grande luogo di lavoro. Diverso è il discorso di
prevenzione degli incidenti stradali che lo riguarda in prima persona. Non
sono accettabili 110 morti all'anno per incidenti, tenuto conto che gli
invalidi si calcola siano sette volte tanto, e che i costi sanitari e
sociali sulla  collettività sono elevatissimi. Pertanto, considerando che i
tempi di modifica radicale del sistema dei trasporti non saranno brevi,
occorrerà da subito agire per: incrementare i trasporti pubblici e
scoraggiare quelli privati; chiedere il più possibile al traffico alcune
zone (non solo il centro storico), facendo delle isole pedonali,
incrementare l'uso delle biciclette, naturalmente verificare l'impiego
delle cinture di sicurezza. Intervenire sulla viabilità a partire dai
luoghi dove si sono verificati più incidenti. Diverso ancora è il problema
degli incidenti domestici di cui non conosciamo l'esatta entità a Milano,
ma sappiamo che sono importanti: il comune può promuovere una campagna ed
individuare dei luoghi di riferimento dove si possono raccogliere e dare
informazioni sul problema.

  Vi sono inoltre una serie di soggetti che richiedono interventi congiunti
fra comune e A-USL, dove però i contorni devono essere chiari e determinati.
1. Uno dei più grandi problemi è quello delle persone disabili che al di là
delle questioni relative alla diagnosi, alle terapie, ai presidi sanitari e
agli ausili (di competenza della sanità), il comune deve gestire con
appositi servizi e strutture, esigibili per chi si trova in queste
condizioni per togliere il più possibile e per quello che è possibile, gli
ostacoli che limitano la piena espressione della loro personalità.
L'abbattimento delle barriere architettoniche sono al tempo stesso un
elemento materiale e simbolico a tale fine. Richiamano a "riprogettare la
città", non solo per i disabili e Milano che è piena di barriere
architettoniche deve darsi un tempo per questo scopo. Medicina Democratica
ed altre associazioni hanno sviluppato molto oltre che in senso culturale
anche in senso materiale la progettazione di questi abbattimenti per i
luoghi per i trasporti; non ultimo hanno lavorato su un tema altrettanto
importante, quello della prevenzione dell'handicap. Per fortuna oggi non vi
è più nessuno che dice "handicap è bello", ma gli handicappati ci sono e se
ne producono ogni giorno di nuovi: Qui ritorniamo agli incidenti stradali,
domestici, sul lavoro e sportivi che rimandano al progetto che dicevamo
prima. Oltre a ciò si deve affermare che i disabili devono poter utilizzare
dei servizi e delle strutture a loro adatte, come i Centri socio-educativi,
le comunità alloggio ed avere le opportunità di essere inseriti nella
scuola e nel lavoro mantenendo esviluppando i servizi che ancora esistono
(SIMEE, SIL).
2. Vi è poi una persona su cento in generale che viene colpito da malattia
mentale grave ogni anno, per quelli colpiti da disagio psichico, specie
depressione, sono molti di più (il 10%). Non sappiamo se questa percentuale
a Milano viene superata, ma temiamo che sia così. Ad ogni buon conto se
chiaramente il compito di fare fronte ai problemi sollevati dalla malattia
mentale e di approntare le strutture relative, è della sanità, non si può
trascurare l'apporto che il comune può dare sicuramente in ordine alla
prevenzione del disagio, ancora mettendo a disposizione strutture fisiche
per la creazione di strutture protette (Comunità terapeutiche, Comunità
alloggio ecc.), non ultimo per favorire l'integrazione sociale. Oggi - si
veda le denuncie del comitato inquilini Molise-Calvairate - si va in
tutt'altra direzione: si abbandonano decine di persone con disagio mentale
in solitudine in piccolissimi appartamenti nei quartieri più disagiati,
peggiorando la loro condizione e creando problemi anche ad altri.
3. Anche i tossicodipendenti sono una grave realtà per Milano. Oggi il
fenomeno è cambiato rispetto ad oltre dieci anni fa, per cui non apparendo
come prima, viene socialmente rimosso. Questo è un grave errore. Anche qui
il comune ha un compito di prevenzione che si inserisce in quello più
generale di prevenzione del disagio e dell'emarginazione giovanile e poi
può favorire tutte quelle iniziative di riabilitazione che sono compito
specifico delle A-USL. Perché il comune possa intervenire adeguatamente è
necessario che riunisca operatori e associazioni che di questo si occupano
e discuta di quale progetto può essere portatore. In particolare il comune
può proporre e rendere disponibili i mezzi necessari per potere fare una
sperimentazione di distribuzione controllata delle cosiddette droghe
pesanti secondo le modalità scientifiche ormai acquisite, rivolta a quei
soggetti tossicodipendenti impermeabili a qualsiasi altro trattamento.
4. Gli anziani cronici non autosufficienti a Milano sono  intorno ai
12.000. Circa il 30 % sono ricoverati, mentre i rimanenti si trovano in
famiglia. Nella gran parte dei casi sia in costanza di ricovero che nelle
abitazioni proprie o dei famigliari queste persone che sono gravemente
malate sono in condizione di emarginazione o addirittura di abbandono. A
Milano vi è il più grande istituto per cronici italiano, il Pio Albergo
Trivulzio  dove sono ricoverati oltre mille persone. Gli scandali cui è
stato oggetto il PAT e gli altri più recenti scandali e vicende del
consiglio di amministrazione forse hanno oscurato l'inaccettabile
condizione dei vecchi malati ivi ricoverati (o ospitati come qualcuno si
ostina a dire). Il problema non è quello delle cure mediche che sono
somministrate, piuttosto è la condizione di definitività del ricovero di
queste persone, della mancanza di personale, degli spazi ristretti, non
ultimo delle impossibili rette da pagare. Il comune di Milano proprietario
e gestore  della struttura deve chiedere alla regione di assumere, come
stabilisce la legge l'incombenza dei cronici a partire dalla trasformazione
del PAT in ospedale, della riduzione del numero dei letti e dell'apertura
per tutta Milano di un servizio di cure domiciliari. Non solo si deve
affermare che gli anziani cronici non autosufficienti sono dei malati, in
tutto curabili dalla servizio sanitario regionale, ma che le modalità di
cura non possono essere più quelle dell'istituzionalizzazione totale. Il
comune inoltre può e deve predisporre un progetto in sintonia con le
associazioni del volontariato dei diritti e gli operatori competenti  che
operano in questo campo di prevenzione della non autosufficienza.
5. Quanti sono gli immigrati extracomunitari a Milano? Diciamo che sono
tanti sapendo che è molto difficile stabilirne l'entità. Certo che il
comune deve fare una politica rovesciata rispetto a quella corrente, che è
quella dell'emarginazione, dell'indifferenza o del rinvio di queste persone
al loro paese (salvo quelli impiegati come forza lavoro sfruttata), ovvero
deve fare una politica di accoglienza e di inserimento. Anche su questo si
devono interpellare - per costruire con loro - le associazioni che operano
nel campo insieme alle organizzazioni degli emigranti. Occorre riempire di
contenuti questa politica dell'accoglienza e dell'inserimento. Si potrebbe
dire per eliminare le guerre fra poveri occorre dare dignità a poveri,
quindi toglierli dalla loro condizione. In quanto a strutture abitative,
possibilità di utilizzare i servizi, difesa dallo sfruttamento intensivo
del lavoro gli immigrati sono uguali agli altri cittadini con difficoltà
ulteriori di lingua, di mentalità di cultura. Facciamo anche la politica di
sicurezza degli immigrati.
6. Il comune deve intervenire nei confronti di altri soggetti e fenomeni,
come i senza fissa dimora e la prostituzione, non ultimo le carceri pur
sapendo le gravi difficoltà che possono frapporsi a questi interventi.
Ancora una volta deve rapportarsi a chi ha studiato il problema a chi vi
opera già. Progetti possono essere costruiti insieme.

CONCLUSIONE
  I concetti fondamentali che emergono da questa bozza di progetto sono
due. Il primo riguarda la necessità di partecipazione della popolazione, il
secondo il rovesciamento concettuale della funzione del comune. Quanto al
primo, altrimenti detto della non delega, si può prefigurare una grande
assemblea delle associazioni una volta l'anno per esaminare i problemi e i
progetti più importanti che vengono posti alla città; insieme a questo si
possono prevedere dei comitati di partecipazione di quartiere che discutono
sui problemi generali della città e particolari del quartiere. Occorre
precisare comunque per evirate equivoci che tutto questo nulla toglie alle
funzioni del consiglio comunale,  che anzi agisce in funzione di sintesi e
in funzione dialettica, visto la grande discussione che si apre su ogni
problema importante; il secondo dà al comune il suo vero significato,
essenzialmente il comune esercita una funzione sociale di ridistribuzione,
per quanto di sua competenza, si impernia sui più deboli, agisce per
salvaguardare la salute e la condizione di dignità dei suoi cittadini, cioè
di tutti coloro che sono sul suo territorio.