"L'interesse dell'editore. Un viaggio tra i padroni dell'informazione". L'inchiesta di febbraio di Altreconomia



Milano, 3 febbraio 2009
Comunicato stampa

L'interesse dell'editore
Un viaggio tra i padroni dell'informazione in Italia, da Berlusconi a
Caltagirone:
"la notizia che non fa notizia"

I padroni dell'informazione, in Italia, sono cinque gruppi editoriali,
controllati da banchieri, industriali, immobiliaristi.
È per questo che l'informazione, nel nostro Paese, è manipolata, censurata
e -soprattutto- interessata.
L'inchiesta -sul numero di febbraio- di Altreconomia mette in file i numeri
delle "cinque sorelle" che controllano il 73,1% del fatturato della carta
stampata (4,9 miliardi di euro) e i nomi di chi "utilizza" i media di massa
rendendoli inaffidabili ed inattendibili, senza dimenticare la pubblicità:
il vero editore "occulto".

Rcs Mediagroup, Espresso, Arnoldo Mondadori, Il Sole-24 Ore e Caltagirone
Editore controllano il 73,1% del fatturato annuo della carta stampata, 4,9
miliardi di euro. Lo racconta l'ultima Relazione annuale dell'Autorità
garante per le comunicazioni.
Leggendo al di là dei nomi delle testate, nel colophon o nei dati della
Borsa di Milano, i più importanti editori italiani rispondono ai nomi di
Mediobanca, Confindustria, Ligresti, De Benedetti, Berlusconi, Caltagirone;
sono istituzioni e persone che hanno ben altri interessi e ben più
remunerativi rispetto alla vendita dei giornali, che utilizzano come velina
per mandare messaggi ai proprio concorrenti sui terreni dell'economia e
della politica.
Le "cinque sorelle" sono società per azioni che godono di contribuiti
pubblici diretti o indiretti, che sono invece a rischio per i piccoli
editori, come le cooperative di giornalisti; dall'alto del numero di copie
stampate e distribuite (non conta venderle), controllano anche il mercato
della raccolta della pubblicità, l'editore occulto, che corrisponde al
49,7% del fatturato delle aziende.

La seconda inchiesta racconta la "Degenerazione climatica" a quattro anni
dall'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto: gli strumenti per
combattere il riscaldamento globale, come i meccanismi del Clean
Development Mechanism o il Mercato europeo delle emissioni, si sono
trasformati in pratiche speculative. Dando vita ad un mercato che vale già
118 miliardi di dollari, con una compravendita di diritti di emissione che
non risolvono il problema dei cambiamenti climatici e peseranno sulle
tasche di tutti noi: l'Italia, infatti, non fa nulla per ridurre le
emissioni di Co2, e presto toccherà pagare almeno 6 miliardi di euro, per
acquistare "crediti di emissione".

Spazio al tema dei migranti, con un reportage dal confine tra Algeria e
Mali, alla frontiera europea in mezzo al Sahara, un servizio di attualità
sulle politiche della sicurezza nei confronti dei rom e delle minoranza
etniche ("Il lavavetri che c'è in ognuno di noi").
E, infine, tre articoli dedicati alle economie solidali nell'Italia
meridionale: una mappa di Napoli "fuori dagli stereotipi e dalle visioni
preconfezionate" e un doppio servizio da Termoli ("Rivoluzione al
dettaglio") e Potenza ("Lucania Felix").

Negli altri servizi spazio al commercio equo, con un'intervista al
presidente della World Fair Trade Organization, al lavoro, con le storie
della resistenza degli operai della Innse di Milano, che il padrone
vorrebbe chiudere per far posto all'ennesimo quartiere residenziale, e dei
medici di base associati in cooperativa.


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