rassegna stampa - OGM: LA SPUNTA L'AUSTRIA.



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - giovedì 01 novembre 2007

OGM: LA SPUNTA L'AUSTRIA.
Gli Austriaci non vogliono ogm,  la Commisione Europea si spacca.
Sugli Ogm per il momento la spunta l'Austria. I ministri dell'ambiente non
hanno raggiunto una maggioranza né a favore né contro la proposta della
Commissione di proibire le clausole di salvaguardia imposte dall'Austria
sull'importazione e l'utilizzo in prodotti per l'alimentazione umana e
animale di due tipi di organismi geneticamente modificati, invece
autorizzati in Europa.

Josef Proll, ministro dell'Agricoltura austriaco: "Una cosa è chiara:
nessuno ci obbligherà a coltivare OGM. Ci sono troppe domande senza
risposta, come ad esempio la coesisenza delle due colture. Prima di avere
tutte le risposte, non ci possono obbligare a coltivare OGM".

La decisione, secondo quanto previsto dalla procedura, torna quindi alla
Commissione che dovrebbe chiedere a Vienna di togliere il divieto, pena il
deferimento davanti alla Corte di giustizia europea. L'Unione ha fino al 21
novembre per levare questa clausola, dopo questa data i paesi produttori di
Ogm si rivolgeranno all'Organizzazione mondiale del Commercio.

L'Italia, che aveva già annunciato il voto a sostegno del provvedimento
preso dall'Austria, ha proposto di avviare un processo di ripensamento sulle
autorizzazioni e la commercializzazione di nuovi Ogm. (fonte: Euronews.net)
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GREENPEACE ACCUSA L’ EFSA: NON FA CONTROLLI INDIPENDENTI.
giovedì 01 novembre 2007
Manifestazione dei volontari di Greenpeace davanti alla sede dell'Efsa.
Greenpeace, insieme a una vasta coalizione italiana, ha manifestato di
fronte alla sede dell'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), a
Parma, per chiedere che l'Autority rispetti i regolamenti europei in tema
Ogm. I volontari, che indossavano una maschera bianca segnata da una X nera,
hanno esposto uno striscione con la scritta "No al cibo Ogm".

"L'Efsa non sta svolgendo il proprio compito-  spiega Federica Ferrario,
responsabile campagna Ogm di Greenpeace - limitandosi a leggere i dossier
che le vengono trasmessi dalle multinazionali del biotech, senza far
eseguire studi indipendenti, neppure quando ci sono chiari campanelli di
allarme per problemi ambientali o rischi legati alla sicurezza alimentare.
Allo stato attuale ambiente e cittadini europei non sono tutelati dalle
problematiche legate agli Ogm". "

"Speriamo che gli Stati Membri chiariscano una volta per tutte che ne hanno
abbastanza della conformità incondizionata dell'Efsa- continua Federica
Ferrario- sostenuta dalla Commissione Ue, a qualsiasi richiesta di
introdurre un prodotto Ogm nel mercato europeo. I consumatori, la
maggioranza dei quali non vuole mangiare Ogm, si aspettano che i politici
mettano la loro salute, la loro sicurezza alimentare e l'ambiente, prima
degli interessi economici di poche aziende biotech.".
Per la terza volta dal 2005, durante il Consiglio Ambiente odierno a
Bruxelles, la Commissione europea ha tentato di ottenere una maggioranza
qualificata di Stati membri per annullare il bando austriaco su due mais Ogm
(MON810 e T25). Il divieto austriaco riguarda sia la coltivazione di Ogm che
il loro utilizzo come alimenti e mangimi.

A differenza dei due tentativi precedenti, la Commissione propone ora di
eliminare dal bando solo l'utilizzo di questi due Ogm come alimenti e
mangimi e non la coltivazione. Tutto cio' per cercare di raggiungere la
maggioranza in Consiglio, sperando di rompere l'unita' degli Stati membri
contro le proposte della Commissione di revocare i bandi nazionali.
Oggi, solo quattro Stati (Regno Unito, Olanda, Svezia ed Estonia), hanno
appoggiato la Commissione nel suo attacco al bando austriaco, mentre
l'Italia ha votato contro. In ogni caso va sottolineato che secondo la
legislazione europea sugli Ogm, la Commissione non puo' forzare l'Austria ad
annullare il proprio divieto.
"La Commissione, nonostante la posizione predominante espressa in Consiglio
e la maggioranza dei cittadini europei, continua nei suoi tentativi di
forzare l'ingresso degli Ogm nel mercato europeo. Tutto cio' non e' solo
irresponsabile per l'ambiente ma anche assolutamente non democratico
rispetto alla volonta' espressa dalla maggioranza dei cittadini e degli
stati europei." conclude Ferrario. (fonte: Greenpeace).
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LIBERI DA OGM: DOSSIER SULL'EFSA.
giovedì 01 novembre 2007
La Coalizione "ItaliaEuropa - liberi da OGM" denuncia scarsa indipendenza
negli studi dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare. In corso un
incontro fra Mario Capanna, Fondazione Diritti Genetici,  e la direttrice
dell'Efsa Catherine Geslain-Lanéelle

Nei suoi primi cinque anni di attività l'Efsa, l'Autorità europea per la
sicurezza alimentare, non ha mai esercitato le funzioni assegnatele di
autorità scientifica indipendente nella valutazione del rischio sanitario e
ambientale degli OGM.

E' quanto denunciato oggi da Mario Capanna, presidente della Fondazione
Diritti Genetici, a nome della Coalizione "ItaliaEuropa - liberi da OGM", in
una manifestazione tutt'ora in corso di fronte alla sede Efsa di Parma per
chiedere più ricerca e trasparenza nei procesi di autorizzazione degli
organismi transgenici in sede comunitaria.

"L'Efsa, infatti - ha dichiarato Capanna -  come amerge da un dossier che
abbiamo appena realizzato, dal titolo "OGM, tutta la verità sull'Efsa", non
esegue una valutazione indipendente del rischio, non svolge ricerche di
laboratorio, sottovaluta evidenze di rischio, adotta procedure poco
trasparenti, impegna gran parte dei fondi europei con cui viene finanziata
in semplici ricerche bibliografiche e in viaggi ".
"Ciò è tanto più grave - ha continuato il presidente della Fondazione
Diritti Genetici -  per il fatto che i pareri dell'Efsa sono sempre
risultati determinanti nelle decisioni che hanno permesso alla Commissione
Europea di autorizzare, a più riprese, la commercializzazione per uso
alimentare in Europa di 12 OGM".

Alla manifestazione sono presenti alcune centinaia di persone, in
rappresentanza della Coalizione "ItaliaEuropa - liberi da OGM".

SCHEDA DOSSIER EFSA.
Nata nel 2002 con l'obiettivo di garantire la sicurezza alimentare a tutela
della salute dei cittadini europei, l'Efsa (Autorità europea per la
sicurezza alimentare), nei suoi primi cinque anni di attività non ha mai
esercitato le funzioni assegnatele di autorità scientifica indipendente
nella valutazione del rischio sanitario e ambientale degli OGM.

Infatti, nella redazione dei propri pareri, l'Efsa

non esegue una valutazione indipendente del rischio ma elabora un semplice
parere sulla base dei dati forniti dalla stessa azienda che richiede la
commercializzazione di un OGM;

non esegue ricerche di laboratorio ma si limita ad una analisi bibliografica
delle opinioni scientifiche contenute nei dossier forniti dall'azienda;

sottovaluta evidenze di rischio e, in caso di dubbio, si limita a concordare
con le conclusioni più rassicuranti dell'azienda notificante;

adotta procedure poco trasparenti, accettando, su richiesta dell'azienda
notificante, di mantenere confidenziali informazioni importanti, e non
considerando i commenti del pubblico;

non garantisce un ottimale "rapporto qualità - prezzo", impegnando gran
parte dei fondi pubblici europei con i quali viene finanziata in semplici
ricerche bibliografiche anziché in sperimentazioni di laboratorio
indipendenti.

Ciò è tanto più grave per il fatto che i pareri dell'Efsa sono risultati
sempre determinanti nelle decisioni che hanno permesso alla Commissione di
autorizzare, a più riprese, la commercializzazione per uso alimentare in
Europa di 12 OGM. (fonte: Coalizione "ItaliaEuropa - liberi da OGM")
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Per saperne di più:
L’EFSA IN PILLOLE - CHE COS’E’.
L’Efsa (European Food Safety Authority - Autorità Europea per la sicurezza
alimentare)
è la chiave di volta dell’Unione Europea in tema di sicurezza alimentare
umana e
animale. Nata nel 2002, ha il compito di fornire, in stretta collaborazione
con le autorità
nazionali e in aperta consultazione con le parti interessate, consulenza
gratuita
indipendente e una comunicazione chiara sui rischi esistenti o emergenti.
COME NASCE
Gennaio 2000: “Libro bianco sulla Sicurezza alimentare”
Il traffico clandestino di ormoni della crescita bovina, la minaccia dell’
epidemia BSE,
gli scandali della coca cola e dei polli alla diossina, spingono la
Commissione UE a
pubblicare il “Libro bianco sulla Sicurezza alimentare”, che imprime una
svolta nel
processo di costituzione europea. Il “Libro bianco” sottolinea infatti la
necessità di
perseguire, sui temi della sicurezza alimentare, un approccio precauzionale,
la
trasparenza dei processi decisionali e il coinvolgimento del pubblico: è la
risposta forte
a un modello di sviluppo speculativo e irresponsabile che in rapida
successione aveva
generato gli scandali alimentari degli anni precedenti.
Gennaio 2002: nasce l’Autorità europea per la Sicurezza alimentare (Efsa)
In base al Regolamento 178/2002/CE, che recepisce buona parte delle
indicazioni
contenute nel “Libro bianco”, il Parlamento di Strasburgo istituisce l’
Autorità europea
per la Sicurezza alimentare (Efsa): nelle intenzioni del Parlamento si
tratta di una
istituzione scientifica indipendente con la responsabilità di garantire la
sicurezza
alimentare dei cittadini e, al tempo stesso, di rappresentare un punto di
riferimento per il
settore della produzione agricola e agroalimentare europea, chiamata a
competere su
standard qualitativi d’eccellenza.
LE SUE FUNZIONI
L’Efsa è il punto di riferimento scientifico e istituzionale a cui la
Commissione, gli altri
organi dell’Unione Europea e gli Stati membri possono rivolgersi per
ottenere risposte a
interrogativi relativi alla sicurezza alimentare. In particolare, il gruppo
GMO dell’Efsa è
chiamato di volta in volta ad elaborare “una valutazione del rischio
dettagliata per
valutare la sicurezza dell’organismo geneticamente modificato e degli
alimenti o
mangimi da esso derivati. La consulenza scientifica indipendente del gruppo
viene,
quindi, utilizzata dalla Commissione e dagli Stati membri per decidere se
approvarne o
meno l’immissione sul mercato” (www.efsa.europa.eu).

OGM: TUTTA LA VERITA’ SULL’EFSA.
Ovvero come, nell’arco dei suoi primi cinque anni di attività, l’Efsa non ha
mai
esercitato le funzioni assegnatele di Autorità scientifica indipendente
nella
valutazione del rischio sanitario e ambientale degli OGM. Ciò è tanto più
grave in
considerazione del fatto che i pareri sulla sicurezza dei prodotti OGM sono
risultati
sempre determinanti ai fini delle decisioni che hanno permesso alla
Commissione di
autorizzare, a più riprese, la commercializzazione per uso alimentare in
Europa di 12
OGM.
Non esegue una valutazione indipendente
L’Efsa non esegue una valutazione indipendente del rischio, bensì elabora un
“semplice” parere sulla base della valutazione del rischio proposta dall’
azienda
notificante. Il suo rapporto si fonda unicamente sull’analisi bibliografica
delle opinioni
scientifiche contenute nei dossier forniti dell’azienda che richiede la
commercializzazione del proprio prodotto transgenico. Inoltre, nella
letteratura citata
nei pareri dell’Efsa, sono praticamente inesistenti gli studi indipendenti
pubblicati su
riviste scientifiche specializzate.
La valutazione indipendente della sicurezza relativa a un Ogm è
evidentemente ben altra
cosa: implica la necessità di replicare in laboratorio gli esperimenti
condotti dalle
aziende titolari del prodotto transgenico, soprattutto nei casi più
controversi, come
quello del mais MON863 dell’azienda Monsanto.

Sottovaluta evidenze di rischio
Nei diversi pareri scientifici finora espressi l’Efsa ha sottovalutato
sistematicamente
evidenze di rischio o comunque di incertezza in merito all’assenza di
effetti negativi per
la salute e per l’ambiente. In questi casi, invece di suggerire ulteriori
indagini di
approfondimento (come previsto dall’Articolo 32 del Regolamento 178/2002),
spesso si
limita a concordare con le conclusioni più rassicuranti del notificante. La
metodologia
sperimentale proposta per valutare effetti subacuti a lungo termine degli
alimenti Gm è
infatti insufficiente a garantire l’assenza di rischio per la salute, a
causa della limitatezza
temporale degli esperimenti condotti dalle aziende e dello scarso numero di
specie testate. L’Efsa stessa, in un proprio documento in discussione da un
anno (“The role of
animal feeding trials”), ammette che gli studi di alimentazione delle cavie
a 90 giorni
riescono a rilevare solo i 2/3 delle anomalie potenzialmente indotte dall’
uso di Ogm.
Adotta procedure poco trasparenti e di ostacolo alla partecipazione
pubblica
Troppo spesso l’Efsa, su richiesta dell’azienda notificante, accetta di
mantenere
confidenziali informazioni che sarebbero invece essenziali per garantire una
corretta
valutazione dei dati presentati. Questo va a discapito della necessaria
trasparenza che
deve riguardare la diffusione dei dati scientifici, che dovrebbero poter
essere visionati
nella loro interezza, da qualunque studioso o organismo indipendente
interessato. Non
sono inoltre mancate le occasioni in cui l’Efsa non ha risposto, come
avrebbe dovuto,
alle osservazioni da parte degli Stati membri, e non ha tenuto in
considerazione i
commenti del pubblico, vanificandone la possibilità (per altro già limitata)
di intervenire
nel processo decisionale, come auspicato invece da ben due “Libri bianchi”
della
Commissione.
Non garantisce un ottimale “rapporto qualità – prezzo”
I pareri che l’Efsa trasmette alla Commissione sulle diverse richieste di
autorizzazione
degli OGM, sono elaborate con l’ausilio di un gruppo di esperti esterni che
compongono il GMO-Panel dell’Authority. Analizzando i bilanci economici dell
’Efsa,
abbiamo ricavato il budget che finanzia l’attività di semplice valutazione
bibliografica
del Panel. Dal rapporto finanziario del 2005 si apprende che su un budget di
995mila
euro, ne sono stati destinati 600mila a spese di viaggio e relative
indennità (vedi Efsa financial report/financial statement account:
http://www.efsa.europa.eu/en/about_efsa/efsa_funding/accounts/catindex.html
http://ec.europa.eu/food/efsa/efsa_board_en.htm HYPERLINK
http://www.efsa.europa.eu/en/mboard/members.html
http://www.efsa.europa.eu/en/mboard/members.html).
Nel 2006, invece, su un totale spendibile di euro 1.020.000, ne sono stati
impegnati 780mila, di cui 740mila solo per viaggi e indennità degli esperti
e dei gruppi di lavoro
(http://www.efsa.europa.eu/EFSA/AboutEfsa/HowWeWork/ManagementDocuments/efsa
_locale-117862
0753820_AnnualManagementPlan.htm).

In generale, riguardo i fondi necessari allo svolgimento delle proprie
attività, l’Efsa è
finanziata dal bilancio dell’Unione Europea. Tuttavia, al momento della sua
istituzione,
il Regolamento 178/2002 prevedeva la possibilità di esaminare, entro tre
anni dalla sua
entrata in vigore, l’eventualità che i servizi forniti dall’Authority
fossero remunerati
dalla stessa azienda notificante (considerazione 57 del regolamento). Il
nostro parere è
che in questo caso, stabilendo delle tariffe per la propria attività di
revisione delle
notifiche, l’Efsa potrebbe recuperare risorse finanziarie da destinare a un’
attività di
ricerca di laboratorio indipendente.
Dopo cinque anni, però, questa opportunità non è stata ancora discussa.

Casi in cui l’operato dell’Efsa è stato particolarmente criticato.
Mais MON863.
MON863 è un mais GM resistente ai coleotteri e prodotto da Monsanto, che il
13 agosto
2002 lo sottopone all’Autorità competente tedesca richiedendone l’
approvazione per
l’importazione e l’uso nell’Unione europea. Nonostante l’opposizione di
molti Stati
membri, l’Autorità competente tedesca e l’Efsa rilasciano parere favorevole
sulla
sicurezza per l’uso alimentare di MON863 e MON863xMON810. Successivamente
(in
seguito a una lunga battaglia legale condotta da Greenpeace per accedere
allo studio
completo del notificante e renderlo pubblico), esperti del gruppo francese
CriiGen
riesaminano lo studio tossicologico (condotto nutrendo ratti per 90 giorni
con l’alimento
Gm) presentato dal notificante nel dossier, evidenziando una serie di
anomalie.
Nonostante le numerose critiche di esperti scientifici, l’Efsa mantiene
inalterata la
propria opinione e il 13 gennaio 2006 la Commissione europea approva la
commercializzazione per uso alimentare di MON863 e MON863xMON810. Nel marzo
2007 l’autorevole rivista scientifica “Archives of Environmental
Contamination and
Toxicology” pubblica il lavoro di CriiGen. Su richiesta della Commissione
europea,
l’Efsa prende in esame i risultati presentati da CriiGen e, il 28 giugno
2007, conclude
che questi sono inattendibili, perché basati su ipotesi scorrette, e
riconferma il proprio
precedente giudizio.
Meeting Efsa-Stati membri, maggio 2006
Dopo aver ricevuto numerose critiche da parte degli Stati membri e dalla
Commissione
europea stessa per non aver sviluppato in maniera adeguata il dialogo con i
Paesi
partner (in troppe occasioni il parere dell’Efsa non ha tenuto conto delle
critiche
scientifiche rivolte dagli esperti nazionali), l’Efsa si è vista costretta
ad organizzare un
incontro per definire le nuove strategie da adottare per migliorare la
cooperazione
scientifica con gli Stati membri.

Clausola di salvaguardia dell’Ungheria sul mais MON810
Un caso particolarmente emblematico è quello rappresentato dalle clausole di
salvaguardia applicate dall’Ungheria riguardo all’autorizzazione alla
coltivazione del
mais MON810 (autorizzato nell’Unione europea con la decisione 98/294/CE).
L’Ungheria, tenendo conto del fatto che il mais era stato autorizzato nell’
Europa a 15 e
in base alla vecchia direttiva 90/220/CEE, ha ritenuto che la valutazione di
impatto
ambientale non considerava le peculiarità della propria area biogeografica.
Pertanto,
sono state attivate specifiche sperimentazioni in campo da enti di ricerca
pubblici i cui
risultati preliminari indicavano impatti su organismi non target e sul
suolo. Sulla base di
queste considerazioni l’Ungheria ha sospeso la commercializzazione del mais
MON810
sul proprio territorio in accordo all’art. 23 della direttiva. L’Efsa,
consultata dalla
Commissione, senza richiedere ulteriori informazioni all’Ungheria, ne ha
ritenuto non
motivata la valutazione, in quanto i dati forniti non erano verificabili o
pubblicati su
riviste scientifiche. Con ciò dimenticando che molto spesso anche nelle
notifiche
presentate dalle aziende biotech i dati mancano (in quanto ritenuti
confidenziali) o non
sono stati pubblicati.
Geni marcatori di resistenza agli antibiotici (ARM genes)
L’articolo 4 della direttiva 2001/18/CE prevede l’eliminazione graduale
negli Ogm dei
marcatori di resistenza agli antibiotici che possono avere effetti negativi
sulla salute
umana e sull’ambiente. Per far fronte a questa esigenza il Comitato
regolatore ha
attivato un gruppo di lavoro di esperti nazionali. Vista la difficoltà a
trovare un accordo
all’interno del gruppo (diverse le impostazioni dei paesi membri in termini
di
prevenzione di insorgenza di ceppi resistenti), l’Efsa ha sentito l’esigenza
di adottare un
parere in merito alla questione, per accelerare le procedure del gruppo di
lavoro. Di
fatto, dopo tale intervento il gruppo di lavoro non è più stato convocato e
il documento
dell’Efsa è ora l’unico documento ufficiale sull’argomento.

Patata Amflora
Acquisito il parere scientifico favorevole dell’Efsa, la Commissione europea
prenderà
prossimamente una decisione sull’autorizzazione alla coltivazione della
patata
transgenica Amflora della compagnia chimica tedesca Basf. La patata Gm è
stata
modificata per produrre grandi quantità di amido ad alterata composizione di
amilopectina, ed è destinata all’uso industriale e per ottenere additivi per
cibo e
mangimi.
Nonostante il parere favorevole espresso dall’Efsa sull’autorizzazione alla
commercializzazione della patata Amflora, numerosi Stati membri hanno
manifestato
più volte e con forza posizioni contrarie. In particolar modo sono stati
espressi dubbi su:
lla valutazione del rischio ambientale;
lla stabilità della modificazione genetica introdotta;
lla presenza del gene marcatore per la resistenza agli antibiotici;
ll’assenza di idonee indicazioni sui piani di monitoraggio da adottare per
l’individuazione di eventuali effetti indesiderati nell’ambiente e negli
ecosistemi
agricoli.

APPENDICE
La procedura UE di autorizzazione degli OGM
Dal 17 ottobre 2002 l'autorizzazione per importare e coltivare Ogm, sia a
scopo commerciale che sperimentale, viene regolamentata dalla direttiva
2001/18/CE.
Nell'aprile del 2004 entra in vigore il regolamento 1829/2003, che detta le
norme per l'autorizzazione di alimenti e mangimi consistenti o derivanti da
Ogm, nel
modo seguente:
· L’azienda notificante presenta richiesta all'Autorità competente (Ac) di
uno Stato membro, che la gira all'Efsa.
· L’Efsa ha 6 mesi di tempo (senza considerare i tempi necessari per
eventuali approfondimenti) per esaminare la documentazione ed emettere un
parere;
· Il parere dell’Efsa viene inviato alla Commissione e reso disponibile sul
sito web dell'Efsa per gli Stati membri;
· La Commissione, in base a tale parere, esprime una propria proposta,
favorevole o contraria all'autorizzazione;
· La proposta deve essere votata dal Comitato degli Stati membri a
maggioranza qualificata;
· Se la maggioranza non viene raggiunta, la decisione passa al Consiglio dei
Ministri Ue, che ha 3 mesi di tempo per prendere una decisione;
· Se la decisione non viene presa, scatta il “silenzio assenso” e la
Commissione esprime una decisione finale. Per quanto riguarda i tempi della
Commissione,
il regolamento non esprime limiti.
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