rassegna stampa- Ogm: Ue, via libera Bruxelles a tre tipi di colza biotech.



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Legambiente.com" - 26/03/03
Comunicato stampa di Legambiente.
Ogm: Ue, via libera Bruxelles a tre tipi di colza biotech.
Legambiente: “Chi mangera’ la mucca che ha mangiato colza ogm? Gli ignari
cittadini europei”
“Chi mangerà la mucca che ha mangiato la colza ogm? Ovviamente i cittadini,
ignari del regime alimentare del bovino”. Così Francesco Ferrante direttore
generale di Legambiente commenta l’autorizzazione della Commissione europea
alla commercializzazione di tre nuove varietà di colza geneticamente
modificata, che potranno essere importate e utilizzate nei mangimi per
animali o per fini industriali.
“Allora non prendano in giro i consumatori che non sapranno mai se la
fettina che hanno nel piatto arriva da una mucca che ha mangiato colza
geneticamente modificata oppure no. Perché è evidente che anche se queste
varietà saranno destinate alla zootecnia e all’industria – spiega Ferrante -
non si potrà evitare che entrino nella catena alimentare e minaccino la
biodiversità. Oltretutto è inaccettabile che la Commissione europea continui
ad approvare d’ufficio la commercializzazione di prodotti transgenici
nonostante l’opposizione della maggior parte dei governi dei Paesi membri
del Consiglio dell’Unione europea”.
Questo modo di procedere, secondo Legambiente, rischia infatti di favorire
la contaminazione compromettendo definitivamente il futuro dell’agricoltura
europea e italiana fondato sulla qualità, che oggi rappresenta un patrimonio
economico e di biodiversità inestimabile.
In Italia, ricorda l’associazione ambientalista, sono 15 le regioni italiane
e oltre 2.300 i comuni che hanno già detto no al transgenico per difendere
la nostra agricoltura di qualità e garantire maggiore competitività globale.
Con 155 prodotti a marchio Dop e Igp l’Italia è oggi al primo posto in
Europa per produzioni tipiche (481 i Doc, Docg e Igt e oltre 4.200 i
prodotti agro-alimentari tradizionali censiti dalle regioni) e il primo
paese per produzioni biologiche, con 1.067.101 ettari, pari a circa il 7%
della superficie agricola coltivata.
“L’Italia - conclude Ferrante – continui a lavorare in sede Ue per riaprire
il dibattito e chiedere con forza regole chiare sulla completa tracciabilità
dei prodotti.”

L’ufficio stampa
06. 862683879 – 77 - 99
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GREENPEACE: DOPO IL RITIRO DEI 5 OGM, VIA ANCHE IL MON863
martedì 20 marzo 2007 - "Ci aspettiamo il ritiro immediato e totale del
prodotto"
Il ritiro odierno di cinque Ogm dal mercato, deciso dalla Commissione
Europea, è un passo dovuto nella giusta direzione ma non basta. Dopodomani,
l'Efsa si riunirà per riconsiderare il proprio parere positivo al MON863
alla luce del nuovo rapporto del Criigen dal quale risultano segni di
tossicità su fegato e reni delle cavie nutrite con questo mais Ogm. Il
rapporto, reso noto da Greenpeace, conclude che il mais MON863 non può
essere considerato sicuro.
"Ci aspettiamo il ritiro immediato e totale del prodotto" spiega Federica
Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace Italia. "Chiediamo ai
governi nazionali di dare il via urgentemente a una nuova valutazione di
tutte le altre autorizzazioni concesse a prodotti Ogm, oltre a una precisa
revisione dei correnti metodi analitici. L'attuale sistema autorizzativo per
gli Ogm non ha più alcuna credibilità".
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COLZA OGM PER TUTTI! - martedì 27 marzo 2007
Una botta al cerchio e una alla botte: l'Efsa fa retromarcia sul mais, ma
"accelera" con la colza.
Mentre l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare, si prende
qualche settimana di tempo per rimeditare la sua autorizzazione al mais Ogm
Mon 863, ieri la Commissione europea ha autorizzato l'uso della colza Ogm
Ms8 e Rf3, e dell'ibrido Ms8xRf3, per l'alimentazione del bestiame e per
scopi industriali. L'olio che se ne ricava è autorizzato in Europa per il
consumo umano dal 1999. La coltivazione resta vietata; l'importazione non lo
è più. Le tre varietà di colza hanno in comune la resistenza all'erbicida
Liberty, e a questo soltanto, in base alla valutazione dell'Efsa, si limita
la differenza rispetto alla colza convenzionale. La stessa Efsa esclude
quindi rischi per la saluta umana o animale: esattamente come aveva fatto a
suo tempo per il mais Mon 863 che è ora oggetto di nuovi approfondimenti.
Quest'articolo è stato ripreso da Blogeko.
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