rassegna stampa. LETTERA APERTA AGLI AGRICOLTORI CHE SCALPITANO PER SEMINARE MAIS OGM



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 22/05/2006

LETTERA APERTA AGLI AGRICOLTORI CHE SCALPITANO PER SEMINARE MAIS OGM
Intervento di Jean-Pierre Berlan, direttore di ricerca  all'Institut
national de recherche agronomique francese.
Le sementi convenzionali di “varietà ibride” di mais costano circa 150
euro/ha.
Le sementi OGM costano certamente di più, a meno che, come innovatore
incaricato d’aprire la via al progresso, lei non goda di condizioni speciali
che, in ogni caso, non dureranno.

A farla breve, il costo delle sementi per ettaro equivale a un quantitativo
di prodotto da 15 a 18 quintali, in qualche caso si può arrivare a 20.
Servono circa 15 chili di seme per ettaro. Un quintale di seme “ibrido” di
mais costa più di 1.000 euro, mentre un quintale di mais raccolto ha un
prezzo intorno ai 9 euro.
Un quintale di semi di mais “ibrido” vale quindi 100 volte di un quintale di
mais ottenuto.

Se potesse ri-utilizzare i semi del suo raccolto, risparmierebbe circa 150
euro per ettaro (15.000 euro su 100 ettari).
I conti sono presto fatti, sulle cifre non può esserci disaccordo.

È ovvio che non spende una somma così rilevante con la gioia nel cuore: è
certamente il costo più importante che sopporta.
Riacquista ogni anno le sementi da agro-industrie come Monsanto, DuPont
(Pioneer), Syngenta o Bayer – tutti fabbricanti di antiparassitari di
sintesi - o da "cooperative" come Limagrain, Euralis e altre.
Queste "cooperative" praticano in Francia gli stessi prezzi esorbitanti dei
loro concorrenti agro-industriali.
In America settentrionale, praticano - così come i loro concorrenti - prezzi
tre volte più bassi per le stesse “varietà”!
Certamente per servire meglio i suoi interessi nella concorrenza
internazionale...

In breve, ri-acquista le sementi ogni anno perché non ha scelta.
E’ colpa, le ha spiegato il genetista, della tirchieria della natura: il
granturco è speciale per il fenomeno dell’eterosi, sempre inspiegato e forse
anche inspiegabile, uno dei misteri inaccessibili ai comuni mortali (e
quindi anche a lei), che possono essere esplorati soltanto dai dotti.
Migliorare il granturco, le hanno detto, impone di scatenare questo fenomeno
misterioso che, ahimè, le impedisce di seminare la granella che raccoglie.

Così crede alla favola che per migliorare un organismo vivente, occorra
impedirgli di riprodursi nel vostro campo!
La tranquillizzo: lo credono tutti.
L’ho creduto anch’io per molto tempo.
Per credere, basta rinunciare a ragionare da sé.

Decenni di propaganda scientifica hanno imposto questa superstizione.
I contadini americani della fine degli anni 1930 avevano dato prova di
lucidità chiamando “mais mulo” le “varietà ibride” rivoluzionarie che non
potevano riseminare a differenza delle varietà  coltivate fino ad allora.
Ma i loro figli, passati per gli istituti agricoli, appassionati del
progresso, illuminati dalla luce della genetica, come certamente lei stesso,
hanno respinto come oscurantista il buon senso biologico dei loro genitori
contadini.

Chi può essere abbastanza credulone, oltre al genetista e ad altri
scienziati chiusi nella morsa della loro disciplina e tagliati fuori dalla
vita reale, da credere all’enormità che per migliorare un essere vivente
bisogni in qualche maniera sterilizzarlo?
E la questione dei semi Terminator non rivela con chiarezza che questa
sterilità è l’obiettivo di ogni  selezionatore/sementiere?

Per creare una nuova fonte di reddito, basta separare ciò che la vita
unisce, la produzione riservata all’agricoltore e la riproduzione affidata
alle industrie sementiere dell’agrochimica industriale?
Faccio l’ipotesi che un agricoltore moderno come lei cerchi di massimizzare
i suoi vantaggi.
Se, al contrario, vuole massimizzare quelli dei commercianti di sementi, di
fitofarmaci o delle cooperative, a sue spese, quanto segue non la riguarda.

Tre metodi possono permetterle di farsi il suo seme e di migliorare i suoi
margini.

Un'osservazione preliminare: se produce in azienda le sue sementi, può
sopportare un calo di resa di quindici quintali per ettaro.
Questi quindici quintali supplementari che deve produrre per pagare il
prezzo delle sementi ibride le costano effettivamente di più anche in
irrigazione, in fertilizzante, negli  insetticidi che richiedono.
Contribuiscono anche al cattivo stato di salute del suo suolo.
Ma pochi agricoltori si rendono conto dei costi di questi quintali
supplementari che è economicamente vantaggioso non produrre.

Il primo metodo consiste nel fare degli “ibridi doppi”, quello che i
sementieri facevano una ventina d’anni fa.
Prenda “ibridi” della stessa precocità  e di ditte diverse. Semini in un
campo di “ibrido A” delle file di “ibridi B, C, D”.
Castri le file B, C, D e le raccolga separatamente. Forniranno la semente
per l’anno prossimo.
Può così determinare la migliore combinazione (AxB, AxC, AxD, ecc.) per la
sua azienda.

Una seconda soluzione è seminare in miscuglio molti “ibridi” della stessa
precocità  e di ditte diverse per fare una varietà  “sintetica”.
In seguito, per fare le sue sementi, dalla discendenza di questa varietà
scelga ogni anno le spighe medie, sane, fitte, su piante indenni da malattie
e ben radicate.
Questa soluzione ha il vantaggio non di richiedere la castrazione.
Il calo della resa sarà  certamente superiore a quello che s’incontra con
gli ibridi doppi. Ma ancora una volta, anche se perde 15 quintali/ha, ha
vinto.

Il terzo metodo consiste semplicemente nel trovare varietà  di granturco
tradizionali che potrà riseminare senza temere cali di resa, sempre che
faccia un po' di selezione.
Ne esistono anche con resa eccellente,  ma non so se sono adattate alla sua
regione e alla sua azienda.
In Francia molti gruppi di contadini lavorano già alla selezione di queste
varietà.
Queste prove possono (o piuttosto dovrebbero) essere fatte con i suoi vicini
in modo da condividere le vostre esperienze.
Questo rafforzamento dei legami di vicinanza, di cooperazione, di
condivisione tra agricoltori è necessario nel momento in cui la
globalizzazione minaccia di seppellire quel che resta del mondo rurale e in
cui le relazioni umane nelle campagne si deteriorano.
Sa che Monsanto invita gli agricoltori del nord America a denunciare
(anonimamente, è ovvio) i loro vicini “pirati” - quelli che sospettano di
coltivare varietà transgeniche senza pagare i diritti di proprietà?

Ovviamente non conti sull’aiuto dei consulenti dell’assistenza tecnica delle
sue cooperative.
Sono lì  per venderle sementi e mezzi tecnici di sintesi, non per
permetterle di salvaguardare il suo futuro.

Un ultimo punto: ha potuto osservare che ho messo “ibrido” e “varietà
 ibride”  tra virgolette.
Il termine “varietà’' ha un suo chiaro significato: secondo il dizionario,
“il carattere di ciò che è vario; contrario di uniformità; sinonimo:
diversità”.
Ma ciò che coltiva sotto il nome di “ibrido” di mais è costituito da piante
che sono tutte identiche dal punto di vista genetico.
È quindi esattamente il contrario di una “varietà”: il termine che si
dovrebbe utilizzare è “clone”.
Lei coltiva né più né meno che “cloni”.

Questi cloni sono “ibridi”? Il termine “ibrido” qualifica senza ambiguità
la pianta di mais che semina?
No, questa pianta è del tutto ordinaria.
Il selezionatore ha semplicemente preso varietà  di piante di mais coltivate
dai contadini, facendone copie (dei “cloni”), quando per caso inciampava su
una pianta superiore alla media delle piante della varietà.
Non è né più né meno “ibrida” di una qualsiasi pianta di mais di quella
varietà.
Il termine “varietà ibrida” è dunque un doppio imbroglio.

Occorrerebbe parlare di “clone prigioniero” o “proprietario”, dato che,
come lei sa, questi ultimi appartengono al selezionatore e non possono
essere riprodotti nel campo dal contadino.

È interesse dei sementieri alimentare la confusione parlando di “ibridi”.
Con il “vigore ibrido”, “l’eterosi” e altri bla bla  apparentemente
scientifici, distolgono la sua attenzione dalla realtà  di questi cloni
prigionieri di cui le vendono le sementi a un prezzo cento volte più caro di
quello che le costerebbero se potesse, come i suoi genitori, seminare la
granella del suo raccolto.

E soprattutto, non creda per un solo secondo che gli “ibridi aumentano la
resa” e quindi i suoi vantaggi, come le ripetono.
No, i cloni prigionieri aumentano i profitti dei sementieri a sue spese.

È il lavoro di selezione che permette d’accrescere le rese.
Si poteva migliorare il granturco continuando a selezionare le varietà, ma
non interessava ai sementieri, dato che l’agricoltore avrebbe potuto
riseminare la sua granella.

Cosa succede, in realtà?
Se ha fatto esperienza di consanguineità  con i mammiferi (organismi a
fecondazione incrociata, che hanno dunque un padre e una madre diversa), sa
che si produce una depressione consanguinea.
Un allevatore che sviluppasse consanguineità  nella sua mandria dovrebbe
rapidamente abbatterla.
Ebbene, il mais è come un mammifero.
È una pianta a fecondazione incrociata (una pianta di granturco ha, in
generale, un padre  e una madre diversa) e la consanguineità si traduce in
una riduzione della resistenza della pianta.
Il fatto è stato osservato e descritto da Darwin fin dal 1868.

Cosa ha fatto il selezionatore in nome di questa teoria fumosa dell’eterosi
inventata a tutti gli effetti dai genetisti?
Le varietà  contadine coltivate dai suoi genitori erano costituite da piante
diverse. Potevano riseminare la granella senza temere la consanguineità,
evenienza che il selezionatore deve a tutti i costi evitare.
Così ha estratto a caso cloni dalle varietà contadine di granturco coltivate
dai suoi genitori.
Come?
Prima fa a caso 6 generazioni di autofecondazione per ottenere "linee pure".
Incrociate due a due, queste linee pure danno piante di granoturco
ordinarie, la cui caratteristica non è certo quella di essere “ibride”, ma
di poter essere copiate (clonate) a volontà , perché si conosce la linea
pura” originaria.

Il selezionatore prova questi cloni per scegliere il migliore e rimpiazzare
queste varietà.
Le vende le sementi.
Lei semina questi cloni nei vostri campi.
Le raccontano la frottola del genetista sull’eterosi.
Gli crede.
E per buona misura, le fanno ammirare l’uniformità di questi cloni nei suoi
campi (se, grazie all’atrazina e a altri veleni, ne ricorre il caso).
Che bello, queste piante uniformi, schierate come soldati, che crescono in
un deserto!
Finita la diversità  della natura.

Ed è stato accecato al punto di non vedere la realtà  sotto i suoi occhi: al
momento della fecondazione, le piante clone si fertilizzano bene l’un l’
altra, ma dato che sono geneticamente identiche o quasi, è come se le
autofecondasse.
I suoi cloni meraviglia d’uniformità sono delle macchine per autofecondare
il granturco, quindi per distruggerlo.
Non può più seminare il grano raccolto.

Riassumendo, il genetista, il sementiere e i suoi tecnici distolgono la sua
attenzione a colpi di “vigore ibrido” e altre "eterosi" mentre attuano nei
suoi campi, a sua insaputa e sotto i suoi occhi ammirati, un’
autofecondazione, vale a dire la forma più violenta di consanguineità (con i
mammiferi, non può fare di meglio -o di peggio- che incrociare padre-figlia,
madre-figlio o fratello-sorella).

Lei distrugge il suo granturco nel suo campo.
E per primo, ammira la distruzione di cui è vittima…

La selezione di varietà  di granturco permetterebbe buoni risultati
agronomici senza obbligarla a riacquistare la semente ogni anno.
Quanto alla nottua e alla piralide, le buone pratiche agricole (rotazioni,
lotta biologica...) ne vengono a capo senza andare a cercare sementi di
cloni transgenici ancora  più costosi.

Che a nome di questo stesso progresso, i fabbricanti di mezzi chimici per l’
agricoltura, le "cooperative ", lo stato, la FNSEA (Fédération Nationale des
Syndicats d'Exploitants Agricoles), l’Inra (Institut national de recherche
agronomique) la spingano in questa stessa  strada rovinosa con il granturco
e le altre piante transgeniche non dovrebbe stupirla.

Queste chimere genetiche – i cosiddetti OGM- hanno la caratteristica
notevole d’essere brevettate, il che mette legalmente fine alla pratica
fondamentale dell’agricoltura, cioè di ri-seminare i semi che si raccolgono.

È vero: gli esseri viventi commettono un crimine intollerabile, quello di
riprodursi e moltiplicarsi gratuitamente nel campo dei contadini.
Un crimine che la nostra società  punisce con la morte.

Ciò che fanno Terminator, il brevetto, gli “ibridi”, i Gurts (tecnologie che
limitano l’espressione genica, Genetic use restriction technologies) e gli
altri dispositivi dello stesso genere.

E se invece di essere l'eroe del progresso che crede di essere, fosse
solamente un pollo?

Con i miei saluti cordiali,

Jean-Pierre Berlan
direttore di ricerca
INRA

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Fonte: Le grand Soir, Lettre ouverte aux agriculteurs progressistes qui s’
apprêtent à semer du maïs transgénique
traduzione di Roberto Pinton per Greenplanet
Le grand Soir, aprile 2006
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Altre notizie sul sito: www.altragricolturanordest.it
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