rassegna stampa: Le bugie della RAI sull'Influenza Aviaria



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
----------------------------------------------------
tratto da "Biozotec.it" - n. 72 del 16/2/06
Le bugie della RAI sull'Influenza Aviaria
In questi periodo, a causa della solita cattiva informazione data dai media,
i consumi di carni avicole sono scesi drasticamente, si parla di meno 70%.
A questo disastro si sono aggiunti, in questi ultimi giorni, i commenti
della RAI che individuano gli allevamenti rurali come i più a rischio di
Influenza Aviare. Si stanno umiliando migliaia di agricoltori che ancora
credono nel lavoro della terra.
In pratica i prodotti avicoli d'eccellenza allevati all'aperto con metodi
antichi, sarebbero un pericolo per i consumatori. Produzioni tradizionali
come il Brianzolo in Lombardia, il Perniciato in Emilia, la Valdarnese in
Toscana, la Padovana e la Polverara in Veneto, la Bianca di Saluzzo in
Piemonte, il Gigante nero in Liguria, la Siciliana in Sicilia e le altre
decine di produzioni di elevata qualità sono di colpo denigrate .
Ma queste affermazioni, drammatiche se vere o sciagurate se false, che
fondamento di verità hanno?
Ma è proprio vero che gli allevamenti rurali sono i più a rischio?
Per valutare questo pericolo facciamo un po' di conti su quanto è successo
dal dicembre 1999 all'aprile 2000 quando il virus dell'Influenza Aviare
(H7N1) ha colpito le campagne venete e lombarde portando alla morte quasi 14
milioni di capi.
Per brevità confrontiamo i focolai scoppiati negli allevamenti lombardi di
galline ovaiole. Consideriamo come allevamenti rurali e/o biologici quelli
con meno di 3.000 galline accasate mentre indichiamo come industriali quelli
con più di 3.000 galline.
I dati dell'epidemia parlano chiaro: 72 focolai di Influenza negli
allevamenti industriali della Lombardia e solo 4 casi in tutti gli altri
allevamenti lombardi rurali e/o biologici. Se rapportiamo i dati relativi ai
focolai con il numero delle aziende (fonte ISTAT, Censimento Agricoltura
2000 ) risulta che sono stati colpiti il 43% degli allevamenti industriali
di galline ovaiole contro un bassissimo numero di allevamenti rurali: 4 su
17.000.
Con i dati messi a disposizione dagli Istituti Zooprofilattici e dall'ISTAT
si possono riproporre moltissimi esempi di questo tipo e in qualsiasi modo
le informazioni oggettive vengano elaborate, danno sempre lo stesso
risultato: gli allevamenti a rischio sono quelli industriali mentre gli
allevamenti rurali sono i più sani e salubri. Non è certo una novità: la
debolezza genetica , degli animali allevati dall'industria, e un metodo
d'allevamento innaturale (eccessiva concentrazione di animali) rendono gli
allevamenti intensivi molto vulnerabili a qualsiasi virus.
Come il buon senso poteva far intuire, le produzioni rurali, con razze a
lento accrescimento e con libertà di pascolo , sono ancora le uniche a
produrre qualità e le più sicure per i consumatori.
-----------------------------------------------------------
N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a
altragricoltura at italytrading.com


Altre notizie sul sito: www.altragricolturanordest.it


--
No virus found in this outgoing message.
Checked by AVG Free Edition.
Version: 7.1.375 / Virus Database: 267.15.12/265 - Release Date: 20/02/2006