sa8000 e chiquita



Vorrei riprendere un tema già proposto in passato da Nicoletta: la
certificazione sa8000 è uno strumento-criterio di cui il consumo critico si
può servire? Per farlo riprendo in particolare un recente articolo comparso
su Altreconomia di aprile intitolato "la doppia faccia di chiquita".
Premetto, come dissi tempo fa, che sono titolare di una piccola azienda
familiare certificata sa8000.
Veniamo all'articolo:

Una giornalista di Altreconomia è andata a verificare di persona come stanno
le cose in una piantagione di chiquita del costarica, recentemente
certificata sa8000.

E' un reportage molto importante: da quando chiquita ha ottenuto la
certificazione sa8000 per alcune delle sue piantagioni, molti hanno storto
un po' il naso; il fatto che qualcuno sia andato a verificare è quindi un
azione molto importante per capire qualcosa di più sulla affidabilità della
certificazione sa8000.
La situazione descritta dalla giornalista non è delle migliori: mentre lei
visita la piantagione accompagnata dal sindacato (all'insaputa della
chiquita) un aereo irrora di pesticida banani e lavoratori! Oltre a questo
viene evidenziata la mancanza di libertà sindacale (che appare solo formale
e non sostanziale), stipendi al limite della fame, e lavoratori istruiti a
rispondere che tutto va bene quando la giornalista compie la visita
ufficiale nella piantagione.

Come dicevo un reportage utile ed importante. La conclusione di questo si
legge nel sottotitolo dell'articolo "nel costarica, dove finiscono le buone
intenzioni": ovvero la certificazione SA8000 è una presa di giro, solo uno
strumento per farsi belli nel panorama internazionale e rassicurare quella
parte di consumatori che sono sensibili a certe tematiche. Questo mi sembra
l'impostazione che viene data da l'Altreconomia.

Sull'obiettivo di mettere sotto torchio Chiquita non posso che essere
d'accordo; aggiungo anzi che sono scandalizzato visto che non riesco a
capire come una certificazione che richiede il rispetto di precisi standard
possa essere stata concessa in tali condizioni (è mia intenzione aprire un
caso sulla scia dell'articolo della rivista...). Il punto è che accanto a
quell'obiettivo diretto su chiquita se ne affianca uno strettamente
correlato: denigrare la certificazione sa8000 come valido strumento per
testare la responsabilità sociale di una azienda. Su questo non sono
d'accordo (ovviamente visto che ho speso tempo ed energie su questa
certificazione...direte voi).
Lo strumento della sa8000 è uno strumento importante, che da una parte può
servire alla multinazionale per farsi bella, ma dall'altra è anche un
percorso di non ritorno: ti metti sotto l'occhio di osservazione e devi
stare molto più attento: se dici che stai migliorando la tua situazione,
deve essere così.

A mio avviso una testimonianza come quella di Altreconomia è una grave
segnalazione di non-conformità (nel linguaggio della certificazione SA8000)
tanto che, se fosse confermata nei fatti, potrebbe far revocare la stessa
certificazione. Mi spiego meglio: quando una azienda si certifica, deve
preoccuparsi di rilevare, gestire e risolvere tutte le non-conformità da
qualsiasi parte siano segnalate (anche da un giornalista che visita
l'azienda). Se non lo fa non può mantenere la certificazione a lungo.
In questo modo la SA8000 deve diventare uno strumento di controllo da parte
dei movimenti del consumo critico: apre porte insperate! E non in maniera
simbolica: la giornalista esordisce l'articolo dicendo che nella piantagione
Chiquita possono entrare i sindacati, nelle altre (di Dole, Del Monte,
indipendenti) ci sono le guardie armate ai cancelli! Chiquita riconosce la
libertà formale di associazione sindacale (ma non sostanziale) le altre
multinazionali neppure quella.

La sa8000 è a mio avviso uno strumento con molti difetti per testare la
responsabilità sociale di una azienda, ma io credo che oltre che
concentrarci sui difetti, come consumatori critici dovremmo utilizzarne gli
aspetti positivi: quelli del controllo a cui l'azienda decide di sottostare.
Qualche anno fa quell'articolo di Altreconomia non avrebbe potuto essere
scritto (almeno non con una visita alla piantagione) semplicemente perchè
l'accesso alla piantagione era negato.........non vi sembra che il rischio
sia quello di gettare via il bambino con l'acqua sporca?

saluti

daniele





 
 
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