rassegna stampa: ETICHETTA SICURA, MA INVISIBILE!



Si riconferma lo strapotere della Grande Distribuzione Organizzata,
nonostante quanto enunciato dalla normativa sulla etichettatura dei prodotti
alimentari, e le campagne informative delle associazioni dei consumatori e
dei sindacati degli agricoltori, nessun cittadino/consumatore riesce a
risalire,
all'atto dell'acquisto di un qualsiasi cibo -con una lettura che noi
riassumiamo nel
motto "dal seme alla tavola"- al reale processo di produzione che l'ha
originato. La GDO, in tutte le sue componenti si è schierata sul fronte
della politica di "PRIVATE LABEL" (Coop "con amore", Esselunga "Naturama",
Conad "prodotti di qualità", GS "scelto con voi", etc.) tanto che a Bologna,
qualche settimana fa, si è tenuta "Marca" la prima mostra convegno italiana
dedicata al
mondo della marca commerciale. La Marca che garantisce di per sé la qualità
totale del prodotto, la sua affidabilità!!!
a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Green Planet" - 17/01/05

ETICHETTA SICURA, MA INVISIBILE
Una beffa per i consumatori la nuova normativa in vigore, al supermercato si
compra sulla fiducia «L'intero percorso dalla produzione è solo
rintracciabile».
De Marco (Federconsumatori): «Il cliente non può ricostruire la storia del
genere alimentare che acquista»

Coltivate il sogno, con la nuova legge sulla «tracciabilità» dei prodotti
alimentari, di sapere tutto ciò che vi è utile (per scegliere) delle olive
che il banco delle specialità del vostro supermercato vi propone? Dove sono
nate, da chi sono state confezionate? Vi piacerebbe sapere tutto sulla
mortadella già affettata e messa sottovuoto che vi accingete a comperare
(chi ha allevato e dove il porco, chi l'ha macellato, chi l'ha
insaccato...)? Volete una carta d'identità completa del latte in cartone che
darete da bere a vostro figlio, o quella dell'insalata già lavata e, da mani
esperte, messa in sacchetto per essere subito condita?
Vi siete insomma illusi che Alemanno abbia calato la durlindana e messo la
lente d'ingrandimento su ciò che finisce sulle nostre tavole? Sappiate che
la tracciabilità non si legge: è una garanzia ma, a ben vedere, a scatola
chiusa.

Il comune cittadino non può metterci il naso fino in fondo, se non dopo
qualche malanno patito. Il cliente non ha, stando alla voce degli esperti,
concrete possibilità di percorrere l'intera filiera dei prodotti alimentari:
deve accontentarsi (e tra un po', visto che prima ci sono le scorte "vecchio
stampo" da smaltire) della scritta «olive italiane» e «patate trentine». E
della certificazione dell'ultimo passaggio commerciale. Insomma, sia per
quanto riguarda i prodotti confezionati, che per quelli freschi, tutto si
ferma all'ultima traccia. Certo, anche le altre, precedenti, devono essere
documentate. Il dettagliante deve avere la documentazione del fornitore, che
sua volta deve avere quello del grossista, che a sua volta... Fino al
produttore. Ma ripercorrere il tutto è consentito solo a chi ha hardware e
software corretti. «Ora - dice Luca Bertuola di Ascom Treviso - l'unica
possibilità di avere l'intera carta d'identità è quella in cui il fornitore
del supermercato sia anche il produttore. Capita, ma quasi mai nei prodotti
d'etichetta. L'insalata comprata dal produttore, invece, consente la totale
tracciabilità».

E quando, invece, non è possibile percorrere nemmeno la strada dell'ultimo
fornitore? «Nel caso dei prodotti cucinati - dice Bertuola - Non tutti: le
ristorazioni industriali devono darla, ma il ristoratore no. L'importante,
comunque, è che in caso di contestazioni, nel caso si attenti alla salute
del cittadino, è possibile percorrere a ritroso, nelle carte e non nell'
etichettatura, tutta la vita del prodotto». Viene da pensare al cittadino
che, davanti a un barattolo di mais con la dicitura «prodotto in Italia»,
avendo il sospetto del contrario (all'estero gli Ogm sono spesso
consentiti), volesse chiedere una verifica. A chi chiederla? I vigili dell'
«annona» sono stati aboliti, la Camera di Commercio, che avrebbe la
possibilità di farlo, non ha comunque un servizio apposito.
«Di fatto è tutta qui la carenza - dice Roberto De Marco di
Federconsumatori - Non c'è dubbio che la rintracciabilità sia garantita, ma
la tracciabilità così com'era stata capita dalla gente non è tale. Le
etichette e i cartelli, insomma, raccontano una cosa, ma non spiegano il
percorso. Qualche passo avanti è stato fatto, ma la gente comune non ha la
possibilità di verificarlo. Le zucchine e i pomodori sono «italiani»? Ma
bisogna fidarsi: nessuno che faccia un'indagine a campione, nessuno, dopo il
tramonto dell'Annonaria, che ne abbia il compito specifico. La trasparenza
che qualcuno aveva sognato, è da costruire».
La Tribuna di Treviso, 12 gennaio 2005
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ETICHETTE: GLI EFFETTI DELLA NUOVA LEGGE
Sanzioni pecuniarie fin quasi ai diecimila euro e sospensioni della licenza
di vendita per i commercianti e obblighi precisi per le aziende. La nuova
legge sull'etichettatura offre nuove garanzie ai consumatori.
Niente più misteri sugli alimenti. Da oggi scatta l'obbligo di etichettatura
per i prodotti finora sfuggiti alle norme sulla tracciabilità. Luogo di
coltivazione o di allevamento, varietà, qualità ed eventuali trasformazioni
dovranno essere dichiarati in modo chiaro nella confezione.
Ogni alimento, dal latte alla passata di pomodoro, dall'olio d'oliva alle
carni, dovrà avere la sua carta d'identità. Si completa così quel processo
all'insegna della trasparenza promosso a livello europeo e che aveva avuto
inizio nel periodo di «mucca pazza», quando per le carni bovine era stato
imposto l'obbligo di etichettatura (la legge ora lo estende anche alle altri
carni), in modo da garantire ai consumatori le informazioni necessarie a
conoscere la provenienza del prodotto e i passaggi della filiera.
Sulla carta è una svolta importante. Non sarà più possibile, per esempio,
presentare come olio italiano un prodotto ricavato da olive tunisine o della
Grecia. O dare una carta d'identità nazionale alla passata prodotta con
pomodori cinesi. O ancora limitarsi a dare un'etichetta nostrana al latte in
polvere preso da mucche bavaresi. Di ogni prodotto, compresi quelli
modificati, si potranno conoscere tutti i passaggi di trasformazione, senza
perdere di vista la materia prima utilizzata. In pratica, però, la strada da
fare verso una trasparenza assoluta è ancora lunga. E i contrasti sulla
legge che entra in vigore domani non mancano.
La Coldiretti, che si è battuta a lungo per l'etichettatura, raccogliendo
anche un milione e mezzo di firme per una proposta di legge di iniziativa
popolare, la considera indispensabile per garantire maggiori garanzie ai
consumatori. Sull'altro fronte le industrie alimentari che considerano il
provvedimento penalizzante per le aziende. In mezzo ci sono le associazioni
dei consumatori che denunciano la mancata applicazione della legge su gran
parte dei prodotti per i quali è già in vigore l'obbligo di etichettatura.
«La nuova legge tutela i consumatori e indirettamente anche i produttori -
dice il direttore dela Coldiretti Treviso, Andrea Crestani - per la
provincia di Treviso penso in particolare al latte, ai formaggi di origine
controllata di cui il territorio è ricchissimo. Ma anche la carne
soprattutto per le materie prime utilizzate per i mangimi per le quali ora
si dovranno dichiarare la provenienza e la tracciabilità. La nuova normativa
segna uno spartiacque per i produttori trevigiani». Una legge che, però, ha
avuto un iter contestato. «La legge non piace agli industriali, ma tutela il
made in Italy, a tutto vantaggio dei consumatori che vogliono sapere da dove
viene il prodotto che arriva sulle loro tavole. L'etichettatura è una
garanzia importante per tutti, tanto che in un recente sondaggio, il 75% dei
consumatori italiani ha riconosciuto il valore della tracciabilità del
prodotto tramite le etichette».
E i prezzi, non si rischia un aumento?. «Non direi - replica Crestani -
anche perché la legge non vieta mica l'ingresso di prodotti non italiani. Ci
mancherebbe, non siamo autosufficienti: semplicemente viene reso esplicito
da dove arrivano i prodotti e quindi quelli italiani vengono valorizzati, a
tutto vantaggio anche delle imprese».
La Coldiretti, che solo a Treviso ha raccolto oltre dodicimila firme a
favore della nuova legge, sottolinea anche l'importanza del nuovo
regolamento a fronte della concorrenza dei paesi dell'Est. «I nuovi membri
dell'Unione europea e quelli che vi entreranno nei prossimi anni sono paesi
ad alta produzione agricola, ma non di qualità e con standard sanitari
scarsi. La legge ci tutela anche sotto questo punto di vista». Insomma una
vittoria per l'asse consumatori-agricoltori che ha visto in prima fila la
Coldiretti che già l'anno scorso aveva promosso un'iniziativa con l'Ente
Parco Sile per promuovere l'agricoltura biologica insieme all'agriturismo.
Per il mancato rispetto degli obblighi, le sanzioni vanno da un minimo di
1.600 euro ad un massimo di 9.500. Ma in caso di più violazioni si può
arrivare alla sospensione della licenza di vendita anche per sei mesi. Se
per le aziende l'obbligo della trasparenza sarà un impegno gravoso, anche
per i commercianti il compito di vigilare su quello che mettono in vendita
non sarà facile.
La Tribuna di Treviso, 10 gennaio 2005
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tratto da News Coldiretti N.85 - 8 Febbraio 2005

LATTE: ARRIVA OBBLIGO ETICHETTA ORIGINE CONTRO FALSO MADE IN ITALY
In Gazzetta le norme per la rintracciabilita' obbligatoria dalla stalla alla
tavola

"Come richiesto dagli imprenditori per rilanciare il Made in Italy in
settori chiave dell'economia nazionale, dall'agroalimentare al tessile fino
alle calzature, arriva finalmente il primo provvedimento operativo per
l'indicazione obbligatoria di provenienza in un prodotto fondamentale della
spesa degli italiani". E' quanto afferma con soddisfazione Paolo Bedoni,
presidente della Coldiretti che ha raccolto un milione di firme per
l'obbligo di etichettatura di origine degli alimenti, nel commentare la
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale N.30/2005 del Decreto
interministeriale sull'etichettatura obbligatoria del latte fresco. Grazie
alla grande mobilitazione di imprenditori agricoli e cittadini arriva
l'obbligo - precisa la Coldiretti - di indicare sulle etichette del latte
fresco il luogo di provenienza della stalla di mungitura e non solo quello
dello stabilimento di confezionamento, per evitare che venga spacciato come
Made in Italy latte munto da mucche bavaresi, austriache, francesi o
slovene, per essere trasportato in cisterna e imbustato in Italia. Oggi -
denuncia la Coldiretti - una busta di latte su tre è confezionata in Italia,
ma contiene in realtà prodotto importato dall'estero senza alcuna
informazione per i consumatori. Una situazione destinata a cambiare con il
provvedimento che - sottolinea la Coldiretti - individua le modalità per la
realizzazione del "Manuale aziendale per la rintracciabilità del latte
alimentare fresco, finalizzato all'identificazione della provenienza e
all'etichettatura". Il manuale è uno strumento che - precisa la Coldiretti -
senza aggravare gli adempimenti burocratici a carico delle imprese
garantisce trasparenza dell'informazione ai consumatori e offre agli
allevatori la documentazione necessaria per certificare l'origine
territoriale e i comportamenti virtuosi nell'attività produttiva nel caso di
eventuali frodi o emergenze sanitarie. Gli operatori - spiega la
Coldiretti - dovranno realizzarlo entro il termine massimo di sessanta
giorni dalla pubblicazione affinché, entro i sessanta giorni successivi, sia
pienamente operativo l'obbligo dell'indicazione del riferimento territoriale
nell'etichettatura del latte fresco. Si tratta di un provvedimento che
anticipa i decreti previsti dalla Legge n°204 del 3 Agosto 2004, fortemente
sostenuta dalla Coldiretti, per individuare in tutti i settori le modalità
di indicazione del luogo di origine in modo da impedire di etichettare come
italiani prodotti come l'olio spremuto da olive tunisine o la passata
ottenuta da pomodori cinesi. Si apre dunque definitivamente la strada per
fare uscire la produzione agricola nazionale dall'anonimato e per consentire
ai consumatori - precisa la Coldiretti - scelte di acquisto consapevoli
senza cadere nell'inganno del falso Made in Italy. Ma di fronte agli allarmi
sanitari che si rincorrono nell'Europa allargata l'etichettatura di origine
è anche - continua la Coldiretti - una necessità per intervenire
tempestivamente e togliere dal mercato prodotti a rischio, come nel recente
caso della diossina nel latte individuata in Olanda, Belgio e Germania,
senza mettere in pericolo la salute dei cittadini o coinvolgere nella crisi
imprenditori incolpevoli. La corretta informazione ai consumatori sulla
genuinità, la qualità e l'origine del latte acquistato - sostiene la
Coldiretti - è determinante anche per frenare il brusco calo che si è
verificato nei consumi di un alimento essenziale per la dieta come il latte
fresco. Una necessità come dimostra il fatto che nei primi undici mesi del
2004 si è registrato un calo negli acquisti delle famiglie italiane pari
all' 1,2% ed è stato raggiunto - precisa la Coldiretti - il livello più
basso degli ultimi cinque anni durante i quali gli italiani hanno consumato
a testa il 20% di latte fresco in meno per un valore che in assoluto è sceso
a circa 15 litri a persona. E se oggi - conclude la Coldiretti - il prezzo
del latte si moltiplica per quattro passando da un valore medio di circa 33
centesimi pagato alla produzione fino a oltre 1,32 euro al consumo, con la
rintracciabilità e l'etichetta di origine sarà anche più trasparente il
percorso del latte dalla stalla al negozio rendendo possibile una più equa
redistribuzione del valore tra le varie componenti della filiera.
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PE: ORTOFRUTTA; COLDIRETTI, BENE ETICHETTA ORIGINE CONTRO RISCHIO CINA
NEL 2004 BOOM IMPORT POMODORO TRASFORMATO (+30%)

"Di fronte al boom nell'importazione di pomodoro trasformato dalla Cina, che
nel 2004 ha fatto segnare in Italia un aumento del 30%, il consenso
raggiunto a livello comunitario sull'etichettatura di origine di tutti i
prodotti ortofrutticoli è un successo nazionale a difesa dell'identità di
uno dei prodotti più rappresentativi della tradizione agroalimentare
nostrana". E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente i
risultati del dibattito organizzato a Bruxelles dalla Commissione
agricoltura dell'Europarlamento nel corso del quale i rappresentanti delle
forze sociali dell'impresa agricola e cooperativa europea hanno chiesto
l'introduzione di "una normativa comunitaria che preveda l'obbligo di
etichettatura dell'origine degli ortofrutticoli contenuti nei prodotti
trasformati". Un obiettivo fortemente sostenuto dalla Coldiretti che ha
portato l'Italia all' avanguardia in Europa con l'approvazione della legge
204 del 3 agosto 2004, che prevede l'obbligo di etichettatura di tutti gli
alimenti, sostenuta dalla raccolta di un milione di firme. Un percorso di
trasparenza che - precisa la Coldiretti - deve essere completato con
l'emanazione del relativo decreto applicativo per i derivati del pomodoro
(concentrato, polpe, passate e pelati) come auspicato a livello comunitario.
Le importazioni di pomodoro concentrato cinese rappresentano ormai un terzo
della produzione italiana e - sottolinea la Coldiretti - riguardano prodotti
di prima trasformazione da mescolare con il prodotto italiano per diventare
automaticamente "tricolore" e finire sulle tavole di ristoranti e pizzerie
come "Made in Italy", anche a condimento dei piatti più tipici della
tradizione nazionale come pizza e pasta. La concorrenza - conclude la
Coldiretti - va combattuta con la trasparenza di mercato e per questo non
bastano dazi e tariffe ma occorre aiutare i consumatori a fare scelte di
acquisto consapevoli con una adeguata informazione in etichetta.
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