Campagna contro la presenza di Total in Myanmar





Circa 40 organizzazioni hanno lanciato una
campagna di pressione sulla multinazionale
francese Total, affinché abbandoni Myanmar
(ex-Birmania), dove risulta una dei maggiori
contribuenti della feroce dittatura militare che
opprime il Paese asiatico.

La campagna è stata lanciata il 21 febbraio, in
occasione della diffusione del rapporto
"Totalitarian Oil", realizzato dalla Burma
Campaign UK.

Le operazioni di Total in Myanmar sono associate
ad abusi sistematici dei diritti umani, compreso
lavoro forzato, torture e stupri da parte delle
forze di sicurezza.

La presenza di Total in Myanmar viene vista anche
come un fattore che condiziona la politica estera
francese e spiega la sua opposizioni a dure
sanzioni da parte dell'Unione Europea.

Una delle maggiori opere cui Total ha partecipato
in Myanmar è il metanodotto di Yadana, verso la
Thailandia, del valore di 1,2 miliardi di dollari.

In relazione a questo progetto e alle violenze
che lo hanno accompagnato, 15 lavoratori birmani
avevano denunciato negli Usa la multinazionale
Unocal. Le parti hanno raggiunto un accordo per
il patteggiamento lo scorso dicembre, anche se
Unocal ha negato ogni responsabilità.

Precedenti campagne contro la presenza in Myanmar
di grandi imprese hanno avuto successo ed hanno
visto l'abbandono del Paese asiatico da parte di
copmpagnie come PepsiCo, Heineken, British
American Tobacco, Triumph International e Premier
Oil.

Nel sito di Total dedicato alla sua presenza in
Myanmar, la multinazionale osserva che,
"sfortunatamente, le riserve di petrolio e di gas
non sono necessariamente localizzate nelle
democrazie".

In Europa, Total è stata denunciata nel 2002 in
Belgio e in Francia, per le violazioni dei
diritti umani legate alla sua attività in Myanmar.

Fonte: http://www.rsinews.it/newsformat1.asp?news=659