rassegna stampa: Approvata la legge sulla coesistenza delle coltivazioni OGM, convenzionali e biologiche



a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "Corriere.It" - 26 gennaio 2005
Il Senato licenzia il decreto.
Sì alle colture ogm. Ma la data non c’è.
Approvata la legge, nessun termine alla moratoria delle Regioni. Il ministro
Alemanno: abbiamo evitato il caos

ROMA - Nelle campagne italiane si potranno coltivare semi biotec. Ma con
molti limiti, pesanti sanzioni anche penali per gli agricoltori che non
rispettano le regole e non prima che le singole Regioni abbiano approvato i
rispettivi piani locali. Col voto del Senato, il Parlamento ha licenziato
ieri sera il decreto sulla coesistenza tra coltivazioni tradizionali,
transgeniche e biologiche. Si parla di piante per la produzione, non di
alimenti già confezionati o finiti (ad esempio le farine di soia), già in
commercio.

PRIMA LEGGE - Il provvedimento conquista così sul filo di lana la sofferta
conversione in legge dello Stato. La prima in materia. Ma passerà del tempo,
forse anni, prima che le piante della discordia possano davvero germogliare
sui terreni della Penisola. Il testo infatti è passato tale e quale lo aveva
modificato la settimana scorsa la Camera ed è molto rigoroso. Non è previsto
un termine per la moratoria anti Ogm (il voto dei deputati aveva fatto
saltare quello del 31 dicembre 2005) che in teoria potrebbe continuare ad
oltranza. L’unico vincolo è un ordine del giorno proposto da Maurizio
Ronconi, Udc, presidente commissione Agricoltura del Senato, che impegna il
governo a sostituirsi alle Regioni se entro quest’anno non prepareranno
piani tecnici.

REGIONI OGM FREE - Sono scontate altre battaglie. Basti pensare che ben 14
governi regionali si sono dichiarati «Ogm free», sia pur in contraddizione
con la normativa Ue, che non prevede l’esistenza di isole all’interno di uno
stesso Paese. La via si allunga dal Piemonte alla Sicilia. Appare illogico
aspettarsi un accordo in tempi brevi. Per il momento dunque le varietà di
soia e mais modificato restano fuori dalla porta.

ALEMANNO - La legge si ispira a principi di prudenza sempre rivendicati dal
ministro dell’Agricoltura, Gianni Alemanno, che anche ieri, nella
dichiarazione di voto, ha lanciato l’allarme: «Non votare il provvedimento
sarebbe come gettare le campagne italiane nel caos perché non verrebbero
garantite la libertà di scelta degli imprenditori e la netta separazione tra
i diversi tipi di semina». E poi: «Sarà il mercato a decidere il futuro dei
prodotti agricoli transgenici, ma il governo garantirà la separazione delle
filiere a tutela dell’agricoltura tradizionale».

COESISTENZA - Gli Ogm non potranno essere utilizzati se le Regioni non si
saranno dotate dei piani di coesistenza, con separazione netta tra i tre
tipi di semina: transgeniche, tradizionali e biologiche. La Camera, rispetto
al testo originario varato dal governo due mesi e mezzo fa, ha inasprito le
sanzioni a carico degli agricoltori che non rispettano le norme. Raddoppiata
la pena pecuniaria da 2.500-25.000 euro a 5.000-50.000. Si rischia di finire
in carcere uno o due anni.

COMMENTI - «C’è amarezza e dispiacere perché non abbiamo avuto tempo per il
dibattito», commenta Ronconi. Dall’opposizione si alza la voce di Loredana
De Petris, dei Verdi, che hanno dichiarato voto contrario: «Non
interrompiamo la battaglia per difendere le ragioni di tanti consumatori e
agricoltori che pretendono un’Italia libera da Ogm. La coesistenza sarebbe
un danno irreparabile». Profonda insoddisfazione in Assobiotec, l’
associazione delle aziende biotecnologiche: «Legge oscurantista. Introduce
una moratoria a tempo indeterminato per prodotti sicuri e autorizzati al
commercio in tutta Europa da anni», critica il presidente Roberto Gradnik.
Favore dal mondo agricolo. Per Giuseppe Politi, presidente della
confederazione Cia, «finalmente si chiude la prima partita. Mi auguro che le
Regioni rispettino gli adempimenti. La libertà degli imprenditori che
scelgono la tradizione e la qualità va tutelata». Paolo Bedoni, leader di
Coldiretti, è sulla stessa linea: «Un atto di responsabilità del Parlamento
nei confronti di imprese e cittadini». (Margherita De Bac)
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