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LA FABBRICA CASERMA
- Subject: LA FABBRICA CASERMA
- From: "Giuseppina Ficarra" <giuseppina.ficarra at tin.it>
- Date: Tue, 15 Jun 2010 17:09:07 +0200
LA FABBRICA-CASERMA
Ma quanta brava e saggia gente è scesa in campo
per chiedere alla Fiom di recedere dal suo atteggiamento di diniego, di essere
"responsabile", di accettare le condizioni poste da Merchionne e
già sottoscritte dai sindacati governativi e filopadronali, insomma
di firmare! Al coro manca soltanto Berlusconi e poi ci sono tutti: ieri il
Presidente della Camera, oggi il Presidente del Senato, il segretario dei PD
Bersani, l'On.le Casini, il folto e scodinzolante partito Fiat del PD con
la Sereni, Chiapparino e tanti, tantissimi altri. E meno male che tra la Fiat ed
il Pdl non è corso mai buon sangue!
Nessuno che dica una sola parola di critica, che
avanzi una qualche riserva sulle pretese cinesi della Fiat, che
abbia un qualche dubbio su richieste che riguardano diritti fondamentali e
individuali come il diritto di sciopero ed alla salute. Non una parola. Non si
ha il coraggio di dire che la resistenza della Fiom è sbagliata, estremista, immotivata. Ma si tenta
di colpevolizzarla mettendo l'accento su un
trasferimento della Fiat in Polonia o in Serbia. Insomma, se La Fiat va via la
colpa sarà della Fiom...e si perderanno per sempre quindicimila posti di
lavoro!
Si cerca di fomentare l'odio della gente contro
chi difende i diritti. E' accaduto in una azienda del Nord in cui operai
terrorizzati dalla minaccia di non avere un lavoro hanno attaccato la Fiom ed
hanno
chiesto di essere schiavizzati. Questo triste e
doloroso esempio del degrado in cui è stata portata l'Italia viene agitato
contro quanti continuano a difendere diritti. Ma che andate cercando! Lasciateci
guadagnare il pane!
Ma torniamo al coro dei finti pacieri.
Tanta brava e volenterosa gente non l'ho vista
quando Merchionne, sfottendo gli operai di Termini Imerese, disse che non poteva
attaccare Termini al Nord Italia, che era troppo lontano e che non se ne
parlava nemmeno di salvare l'impianto scaricando sui lavoratori e sulla Regione
Sicilia le responsabilità di una conduzione logistica ed industriale assurda e
costosissima sostenuta forse per ragioni che ci sono imperscrutabili e che
riguardano le relazioni riservate della Fiat..
Ichino, alza l'ingegno e si chiede quale
argomento "forte" può aggiungere al pressing contro la Fiom.
L'ha trovato! Ha detto che l'accordo proposto da
Merchionne se accettato aiuterà gli investimenti stranieri in
Italia.....Insomma, se gli investitori esteri si rendono conto che l'Italia è
una specie di Cina in Europa accorreranno giulivi a mettere qui le loro
fabbriche e fabbrichette! Ecco perchè bisogna accettare di subire il
licenziamento in caso di sciopero e di lavorare non solo 13 ore su 24
ma anche mettendo le undici ore a disposizione dell'azienda...
Ho letto il documento approvato all'unanimità
dal Comitato Centrale della Fiom. Debbo dire che non mi è piaciuto. Non mi è
piaciuta l'accettazione di tutta la parte economica della proposta Fiat a
cominciare dai 18 turni settimanali e dall'aumento dello straordinario.
Bisognerebbe riflettere sulle condizioni di stress dei lavoratori di Melfi
per comprendere quanto è ingiusto chiedere una intensificazione massacrante
della prestazione. Non mi è piaciuta la disponibilità alla collaborazione per
reprimere il fenomeno dell'assenteismo. Se il ritmo
della prestazione diventerà allucinante assai di più di oggi avremo un aumento
delle assenze dal lavoro. La gente è fatta di carne ed ossa. Il sistema nervoso
dei lavoratori viene sottoposto a pressioni inaudite. Vorrei che gli
illustri pennivendoli che oggi si prodigano a dire quanta è sbagliata la
resistenza operaia provassero a lavorare una settimana in un
reparto Fiat e constatare sulla propria pelle che cosa sono le ultime
invenzioni dei cronometristi dell'azienda.... Sarebbe istruttiva una inchiesta
parlamentare sulla salute degli operai di Melfi.
Il documento Fiom non poteva non respingere la
sospensione dei diritti costituzionali e la trasformazione del contratto di
lavoro in un insieme di obbligazioni da eseguire pena il
licenziamento.
Ma oggi, l'obiettivo della Fiat e del padronato
non è più soltanto nella deregulation dal contratto nazionale ma nella
trasformazione del regime della azienda con una fortissima accentuazione della
sottomissione gerarchica dei dipendenti. Si vuole passare alla fabbrica-caserma.
Si vuole la trasformazione del sindacato in servizi dell'ufficio risorse umane
con compiti di monitoraggio (spionaggio) della mano d'opera e di isolamento
delle "teste calde" delle zone di resistenza. Questo avviene già da
qualche parte ma ora si vorrebbe la sua piena legittimazione pubblica, alla luce
del sole. Tutti debbono sapere che in Italia comanda il management dei
padroni....
La Mercegaglia ha avuto parole molto dure e
sprezzanti verso la Fiom e quanto resta della resistenza operaia. Si è lasciata
andare in affermazioni offensive, pesanti che Epifani ha sbagliato a non
rintuzzare e rinviare al
mittente.
Sbaglia e continua a sbagliare come quando non ha
rintuzzato il "fannulloni" di Brunetta ai dipendenti statali. Epifani
ha fatto oggi una dichiarazione in cui di fatto prende le distanze dalla
Fiom che tratta con molta freddezza come se si trattasse di organizzazione
"altra" non confederata nella CGIL e profondamente connessa alla sua storia ed
alla sua cultura. Anche Epifani è nel coro dei benpensanti che richiamano
all'ordine ed alla disciplina i reprobi della Fiom. Infatti, Sacconi che quanto
può sputa veleno sulla CGIL e ne teorizza l'isolamento, gli rivolge parole di
comprensione e di esortazione all'azione. Succederà come è già successo
per i lavoratori Alitalia. Dall'accordo con Merchionne usciremo con le ossa
rotte, con una condizione nelle fabbriche che sarà fuori dallo spirito e dalla
lettera della Costituzione. L'Italia è il paradiso della borghesia parassitaria,
della oligarchia politica privilegiata e l'inferno per chiunque faccia un lavoro
dipendente. Ma l'establiscement industriale politico sindacale uscirà molto
coeso e rafforzato. Confindustria, Governo, Cgil, Cisl, Uil e quanti li
contornano saranno ancora più uniti nello sforzo di traghettare la borghesia
italiana fuori dalla crisi
lasciando a terra e sacrificando i lavoratori
dipendenti e quella che fu una democrazia costituzionale.
Quanti si affannano giustamente a denunziare la
legge-bavaglio dovrebbero sapere che la libertà è una ed indivisibile e passa
anche e sopratutto nei luoghi di lavoro. Senza libertà nei luoghi di lavoro
tutte le altre libertà diventano di parte.
Pietro Ancona
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