Appunti per un medioriente da pacificare.




Appunti per un medioriente da pacificare.




Il Libano non conoscerà mai la pace. Conoscerà una pacificazione e per il resto, dovrà subire i diktat dell'occidente "amico" e dei suoi vicini di idee alquanto discordanti. Essere un paese confinante con Israele non aiuta. Ma i suoi problemi iniziano con la sua invenzione e con la contesa di questa porzione di terra da parte di giordani hashemiti, siriani, francesi, iraniani e chi più ne ha, più ne metta. Fa un po' specie che si parli soltanto di Siria e di Hezbollah, quindi di Iran, quali maggiori antagonisti della democrazia a Beirut. Ci si dimentica dei drusi, dei falangisti maroniti, dei sunniti ... Ma all'occidente dimentica e scollega i fatti. Si vuole presentare la "democrazia" libanese filo occidentale di Siniora, Ghanem, Hariri come la forma più plausibile di governo, scordando ciò che è avvenuto in pssato e di come si ricollega con il presente. Ci si dimentica che i baathisti e Hafez Assad prima e suo figlio Bashir poi, han tentato di mantenere un'equidistanza nella regione, tentando accordi di pace con Israele che mantenevano i vantaggi di Tel Aviv e non concedevano nulla a Damasco. C'è chi dice che un ritiro della Siria totale dal Libano creerebbe problemi tali che il piccolo stato inventato dai francesi si disintegrerebbe. Ma naturalmente, è quello che americani, israeliani ed alleati vogliono. Il dominio sciita che ha una triangolazione che va dall'Iran al Libano fino a Gaza è problematico e forgia fanatismi pericolosi e dotati di milizie ben addestrate che non temono quasi niente ... lo dimostra lo smacco che gli Hezbollah hanno dato a Tzahal ai tempi dell'amministrazione Olmert, con un Amir Peretz, ministro della Difesa costretto a dare le dimissioni e a farsi da parte per far accomodare il suo avversario laburista Ehud Barak, che tutti davano per spacciato politicamente. Il guaio è che Libano e Palestina hanno sempre avuto legami piuttosto complessi che lo stato ebraico è riuscito a spezzare solo in parte.
Il guaio è che, come in tutti gli stati "inventati", resi nazionali secondo gli schemi europei, la democrazia è un concetto introdotto a forza, pregno delle storture e delle contraddizioni dell'occidente "libero e democratico" e post-colonialista....ne consegue necessariamnte che su un territorio comune convivano clan, ideologie, etnie, confessioni gli antipodi che non possono fare altro che creare forze entrifughe e centripete , mandando a pezzi un ordinamnto soile prestatale che, nel bene e nel ale funzionava.Purtoppo, i esideri di democratizzazione libanesi sono quelli delle classi agiate che in ogni caso proporrebbero una democrazia di carattere esclusivo, confermando conflitti di classe anche su base etnica.
Da qui, le influenze esterne quali Israele, l'OLP, la Siria, l'Iran e indirettamente, l'Unione Europea e gli Stati Uniti.Qui ogni soggetto nazionale confinante e non, si incontra in questo lembo di terra, con il pretesto dei confini sicuri, della liberazione dall'invasore (legittima, ma che dovrebbe riguardare soprattutto i libanesi....).....In realtà si tratta della solita questione delle "porte" e delle sfere d'influenza....da lontano, la Cina osserva e tace....e l'Iran si prepara a diventare un paese imperialista ed egemone nell'area....economicamente e politicamente...da qui la voglia ( e la necessità) degli Stati Uniti di Obama di dialogare con la dittatura di Teheran e di affrettare la pace tra Siria ed Israele....con conseguente tentatio di sciogliere il nodo cisgiordano.Questo senza necessariamente ricorrere all'imposizione della democrazia o all'esportazione della stessa.Memori dell'esprienza irachena e afghana, gli americani dovranno tenere a freno lo stato ebraico, magari legittimandolo sulla questione di Gerusalemme e sull'aiuto economico, mai venuto meno , nonostante la crisi...Netanyahu è avvisato.

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