Afghanistan: Critiche alla politica di Obama sull'Afghanistan



Associazione per i popoli minacciati / Comunicato stampa in
www.gfbv.it/2c-stampa/2009/090119it.html

Afghanistan: militarizzazione invece che democratizzazione
Critiche alla politica di Obama sull'Afghanistan

Bolzano, Göttingen, 19 gennaio 2009

In occasione dell'insediamento del neoeletto presidente USA Barack Obama, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) critica la strategia annunciata dalla nuova amministrazione USA per l'Afghanistan. Il semplice invio di ulteriori 30.000 soldati nel paese asiatico, senza alcuna strategia di base, contribuisce unicamente a una maggiore militarizzazione del paese e non risolve il problema della democratizzazione. Si tratta, secondo l'APM, di una strategia miope che causerà più problemi di quanto invece non farebbe la costruzione di un clima di stabilità e pace. Il piano USA prevede anche il riarmo delle milizie tribali. Invece di ridurre il potere dei signori della guerra in Afghanistan, il piano USA intende contribuire in modo più che irresponsabile al rafforzamento di queste milizie e alla formazione di nuovi e sempre più armati signori della guerra, che prevedibilmente comporterà l'aumento delle gravi violazioni dei diritti umani già in corso. Chi distribuisce armi ad attori non governativi, evidentemente non ha imparato nulla dalle tragedie del passato. E' solitamente solo una questione di tempo finché qualunque attore non statale armato usi queste armi per affermare il proprio potere anche tra la popolazione civile.

Mentre in molte regioni del mondo, confrontate con gravi e violente crisi, la vittoria elettorale di Barack Obama ha riacceso la speranza per la pace, la popolazione civile afghana segue con crescente preoccupazione la politica annunciata dalla nuova amministrazione USA. L'Afghanistan ha bisogno di più sementi per poter coltivare i propri campi, ha bisogno di strade, di ospedali, di posti di lavoro, di veder affermata la legalità statale, non ha certo bisogno di altri soldati stranieri. In considerazione del costante aumento dei morti civili, le truppe straniere vengono sempre più percepite come truppe di occupazione. Un rafforzamento delle truppe USA non aiuterà certo a ristabilire la fiducia verso le potenze straniere e difficilmente potrà contribuire alla riduzione dei morti civili. A lungo termine l'Afghanistan potrà trasformarsi in un paese sicuro solo se verrà avviata anche la ricostruzione di strutture statali serie e credibili e l'istituzione di forze dell'ordine statali che facciano veramente rispettare i principi della legalità.

Il piano di armare le milizie tribali contraddice ogni esperienza fatta in due decenni di guerra civile in Afghanistan. Il noto signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar è stato infatti armato dalle amministrazioni USA fin dai primi anni '80 ed è ora considerato il responsabile di almeno la metà dei 560 soldati USA morti in Afghanistan dall'ottobre 2001 ad oggi. Anche la lotta alla droga decisa dalle passate amministrazioni USA non sortirà alcun effetto se si rinuncia a limitare il potere dei signori della guerra che si arricchiscono proprio grazie al traffico di droga. Finora sia la politica USA sia il governo afghano hanno dato priorità a interessi specifici e a breve termine per il cui ottenimento hanno sostenuto i signori della guerra in diverse regioni del paese.

In questo senso l'APM lamenta che l'amministrazione di Obama non abbia ancora annunciato alcun piano o iniziativa per una concreta ricostruzione del paese. Nonostante gli USA spendano ogni anno 36 miliardi di dollari per la guerra in Hindukush, a partire dal 2002 hanno promesso solo 10,4 miliardi di dollari per la ricostruzione, di cui solo 5 Miliardi sono stati effettivamente erogati. Inoltre buona parte degli aiuti stanziati finisce in realtà per arricchire gli stessi USA visto che l'erogazione degli aiuti è condizionata all'acquisto di prodotti USA o all'assunzione di esperti USA. Di fatto, il 47% degli aiuti allo sviluppo USA per l'Afghanistan cadono sotto la voce "aiuti tecnici" forniti da esperti USA. Per quanto riguarda il resto degli aiuti finanziari, l'Afghanistan è costretto a spenderne il 70% in prodotti USA.

Vedi anche in gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2008/081219it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/081217it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/081202it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/081001it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/080919it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/0800707it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/080611it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/080410it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/080226it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/080208it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/080123it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/afghan/afghan-col07it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/afghan/afghan-maed-it.html | www.gfbv.it/3dossier/asia/afghan/omid-it.html in www: www.iwpr.net | http://it.wikipedia.org/wiki/Afghanistan | www.shuhada.org | www.aihrc.org.af