Congo, non chiamatela guerra civile




Rifugiati da Katwiguru, Kivu (J. Harneis/Flickr)
Rifugiati da Katwiguru, Kivu (J. Harneis/Flickr)


Profugo in Congo (foto Flickr/Vestvik)
Profugo in Congo (foto Flickr/Vestvik)


Campo rifugiati a Goma (Cyclopsr/Flickr)
Campo rifugiati a Goma (Cyclopsr/Flickr)




21/11/2008   
Emergenza in Kivu
Congo, non chiamatela guerra civile

Il conflitto si allarga alle regioni vicine, nuovi appelli dall'Italia contro il silenzio. L'arcivescovo di Bukavu: "Popolazioni decimate per oro, diamanti e coltan"

Quella che si sta consumando nell'Est della Repubblica democratica del Congo - con conseguenze umanitarie disastrose - non può più essere definita una "guerra civile".

"Testimonianze concordi raccolte sul campo segnalano la presenza di soldati regolari dell’Angola e dello Zimbabwe al fianco delle truppe governative nella regione orientale del Nord Kivu. Analoghe informazioni, provenienti dalla società civile, indicano la presenza di soldati ruandesi al fianco del ribelli, che continuano inesorabilmente ad avanzare". La dimensione sempre più regionale del conflitto in corso nel Kivu è sottolineata dall'appello lanciato dalla rivista del non profit "Vita", e sottoscritto da politici bipartisan, direttori di testate, missionari, rappresentanti della società
civile.

La crisi armata "ha acquisito una dimensione panafricana; uno scenario che fa sembrare possibile una riedizione della seconda guerra congolese esplosa, dieci anni fa, il 2 agosto del 1998" afferma l'appello, che aggiunge come sia "scandaloso e inaccettabile restare in silenzio. Il disastro umanitario che si sta consumando in Congo ci riguarda. Il diritto ad esistere di quel popolo è una cosa che dipende anche dalla capacità di iniziativa politica e morale del nostro paese, della società civile e di chi sta al governo in Italia e in Europa".

Leggi qui il testo dell'appello.

"La Repubblica democratica del Congo è in guerra dal 1998. Questa guerra si è rivelata una guerra regionale e internazionale di predazione". Così l'arcivescovo di Bukavu, monsignor François-Xavier Maroy Rusengo, ha affermato in un messaggio al primo ministro congolese Adolphe Muzito, in visita nella città proprio nei giorni in cui la violenza nel Paese sembra precipitare: i Paesi della Comunità dell'Africa australe (Sadc) si sono detti pronti a inviare truppe per operazioni di peacekeeping nella turbolenta provincia congolese teatro di sanguinosi scontri tra le milizie filogovernative e i ribelli del generale Laurent Nkunda.

 "La difficile gestione delle ambizioni politiche degli attori congolesi non costituisce che un epifenomeno", ha aggiunto monsignor Rusengo, affermando che "per l'oro, i diamanti o il coltan popolazioni intere sono decimate, le loro abitazioni occupate, distrutte o incendiate da bande armate congolesi spesso chiaramente sostenute da eserciti stranieri, con ramificazioni internazionali ancora più estese di quanto non si possa immaginare".

Per leggere tutto il testo del messaggio clicca qui.

Di fronte alla nuova guerra nella Repubblica democratica del Congo, alcune ong italiane hanno firmato un comunicato in cui esortano ad alcune iniziative di azione istituzioni internazionali ma anche singoli cittadini. Tra l'altro, l'appello diffuso da Beati i Costruttori di pace, Chiama l’Africa e Rete Pace per il Congo chiede alla Corte Penale Internazionale di spiccare rapidamente un mandato internazionale d’arresto contro Laurent Nkunda, e all’Unione Europea di fornire soccorso immediato alle popolazioni colpite dalla guerra e di "prendere le opportune misure contro il regime del Ruanda". Per i normali cittadini, l'appello esorta a una catena di digiuno e di preghiera.

Scarica il testo completo del comunicato

Leggi il testo del messaggio della Conferenza episcopale della Repubblica democratica del Congo (Cenco), che è intervenuta con fermezza sulla ripresa delle ostilità, «condannando con forza questa maniera ignobile di considerare la guerra come un mezzo per risolvere problemi o realizzare ambizioni inconfessabili». Nel messaggio, intitolato “Ancora sangue innocente in R. D. Congo!”, la Cenco afferma tra l’altro di temere «che queste guerre ricorrenti nelle regioni dell’est e del nord-est diventino un paravento per coprire il saccheggio di risorse naturali».

Nella sua rubrica tenuta per anni su Mondo e Missione Chiara Castellani, medico missionario proprio in Congo, ha avuto modo di raccontare tante volte ai lettori le precarie condizioni della vita quotidiana in un Paese dalla fragile democrazia. Leggi qui un significativo intervento di Chiara Castellani

Il Congo e il Ruanda stanno preparandosi a una nuova guerra? Se lo chiede il quotidiano di Nairobi The East African in un’analisi di Fred Oluoch. Leggi il testo

Su Afrik.com il res oconto della situazione critica della Monuc, la missione Onu in Congo, che si trova oggi in mezzo al fuoco incrociato


Allegato Rimosso
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