Quella che si sta consumando nell'Est
della Repubblica democratica del Congo - con conseguenze umanitarie
disastrose - non può più essere definita una "guerra
civile".
"Testimonianze concordi raccolte sul
campo segnalano la presenza di soldati regolari dell’Angola e dello
Zimbabwe al fianco delle truppe governative nella regione orientale del
Nord Kivu. Analoghe informazioni, provenienti dalla società civile,
indicano la presenza di soldati ruandesi al fianco del ribelli, che
continuano inesorabilmente ad avanzare". La dimensione sempre più
regionale del conflitto in corso nel Kivu è sottolineata dall'appello
lanciato dalla rivista del non profit "Vita", e
sottoscritto da politici bipartisan, direttori di testate, missionari,
rappresentanti della società
civile.
La crisi armata "ha acquisito una
dimensione panafricana; uno scenario che fa sembrare possibile una
riedizione della seconda guerra congolese esplosa, dieci anni fa, il 2
agosto del 1998" afferma l'appello, che aggiunge come sia "scandaloso e
inaccettabile restare in silenzio. Il disastro umanitario che si
sta consumando in Congo ci riguarda. Il diritto ad esistere di
quel popolo è una cosa che dipende anche dalla capacità di iniziativa
politica e morale del nostro paese, della società civile e di chi sta al
governo in Italia e in Europa".
Leggi
qui il testo dell'appello.
"La Repubblica democratica del Congo è
in guerra dal 1998. Questa guerra si è rivelata una guerra
regionale e internazionale di predazione". Così l'arcivescovo di
Bukavu, monsignor François-Xavier Maroy Rusengo, ha
affermato in un messaggio al primo ministro congolese Adolphe Muzito, in
visita nella città proprio nei giorni in cui la violenza nel Paese sembra
precipitare: i Paesi della Comunità dell'Africa australe (Sadc) si sono
detti pronti a inviare truppe per operazioni di peacekeeping
nella turbolenta provincia congolese teatro di sanguinosi scontri tra le
milizie filogovernative e i ribelli del generale Laurent
Nkunda.
"La difficile gestione delle ambizioni politiche
degli attori congolesi non costituisce che un epifenomeno", ha aggiunto
monsignor Rusengo, affermando che "per l'oro, i diamanti o il
coltan popolazioni intere sono decimate, le loro abitazioni
occupate, distrutte o incendiate da bande armate congolesi spesso
chiaramente sostenute da eserciti stranieri, con ramificazioni
internazionali ancora più estese di quanto non si possa
immaginare".
Per leggere tutto il
testo del messaggio clicca qui.
Di fronte alla nuova guerra nella
Repubblica democratica del Congo, alcune ong italiane hanno
firmato un comunicato in cui esortano ad alcune iniziative di
azione istituzioni internazionali ma anche singoli cittadini. Tra l'altro,
l'appello diffuso da Beati i Costruttori
di pace, Chiama l’Africa e Rete Pace per il Congo chiede alla Corte
Penale Internazionale di spiccare rapidamente un mandato internazionale
d’arresto contro Laurent Nkunda, e all’Unione Europea di fornire soccorso
immediato alle popolazioni colpite dalla guerra e di "prendere le
opportune misure contro il regime del Ruanda". Per i normali cittadini,
l'appello esorta a una catena di digiuno e di preghiera.
Scarica il testo
completo del comunicato
Leggi il testo del messaggio della Conferenza episcopale della Repubblica democratica del
Congo (Cenco), che è intervenuta con fermezza sulla ripresa delle
ostilità, «condannando con forza questa maniera ignobile di
considerare la guerra come un mezzo per risolvere problemi o
realizzare ambizioni inconfessabili». Nel messaggio, intitolato
“Ancora sangue innocente in R. D. Congo!”, la Cenco
afferma tra l’altro di temere «che queste guerre ricorrenti nelle regioni
dell’est e del nord-est diventino un paravento per coprire il
saccheggio di risorse naturali».
Nella sua rubrica tenuta per anni
su Mondo e Missione Chiara
Castellani, medico missionario proprio in Congo,
ha avuto modo di raccontare tante volte ai lettori le precarie condizioni
della vita quotidiana in un Paese dalla fragile democrazia. Leggi qui un significativo intervento di Chiara
Castellani
Il Congo e il Ruanda stanno
preparandosi a una nuova guerra? Se lo chiede il quotidiano di
Nairobi The East African in un’analisi di Fred
Oluoch. Leggi il testo
Su Afrik.com il res
oconto
della situazione critica della Monuc, la missione Onu in
Congo, che si trova oggi in mezzo al fuoco
incrociato