Re: risposta a mariella



Caro Giuseppe,
convengo pienamente con te che la "conta" dei morti sia un assurdo. Non credo stia qui il punto. Non intendo giustificare il lancio dei razzi kassam sulle citta' di Sderot, ne' niente di simile. Anche se penso ci sia differenza quando la violenza è esercitata da uno stato, dal suo esercito, e quando proviene invece da gruppi politico-militari. Per capirci: non avrebbe la stessa valenza se l'esercito dello stato italiano attaccasse l'Austria o se una formazione para-militare composta da italiani compisse un attentato a Salisburgo. Ma, ripeto, non credo stia tanto in questo il problema. Piuttosto penso che il nocciolo della questione stia quali reali prospettive di vita (e con vita intendo i diritti fondamentali degli esseri umani: salute, istruzione, casa, lavoro, sviluppo economico, cultura, relazioni e...) abbia oggi una donna o un uomo palestinese , ancor piu' se abitante nella scriscia di Gaza. Gli ultimi decenni hanno visto trattative su trattative, accordi su accordi (si pensi a Madrid, Oslo...), ma poi, nella realta', per la vita di una comune persona palestinese che cosa hanno prodotto? Confisca di terre, limitazione nella circolazione, impossibilita' di raggiungere ospedali, distruzione di case, di campi, di alberi, impossibilita' di avere le materie prime necessarie per poter far funzionare le strutture, per non parlare dei morti, dei feriti, dei reclusi.
Sara' che lavoro nel campo dell'educazione, ma mi angoscia in  particolar modo il pensiero di cosa sara' di generazioni intere cresciute nella guerra, nelle privazioni, sotto i bomabardamenti, giornate e giornate di corpifuoco; bambine e bambini che hanno visto i loro genitori e parenti piu' prossimi umiliati, arrestati, feriti, uccisi; bambine e bambini che non hanno potuto vivere un'infanzia di giochi e spensieratezza; che non hanno potuto andare regolarmente all'asilo, a scuola. E qualcosa mi dice che tutto questo riguarda anche me, che la responsabilita' di quanto e' avvenuto e continua ad avvenire sia anche nostra, di una comunita' internazionale che sa solo balbettare, che manda fondi per costruire strutture e non protesta quando queste stesse strutture vengono bombardate e distrutte.
Si', certo, tu parli dei pacifisti israeliani. Ho alcune amiche in Israele, che in questi anni mi hanno raccontato non solo degli accorgimenti che prendevano per mandare i/le figli/e a scuola (accompagnarli/le in macchina perche' non prendessero l'autobus), che mi hanno condotto per le strade di Gerusalemme, di Haifa dicendomi "qui è scoppiata una bomba tre mesi fa"), ma mi hanno anche fatto comprendere molto bene come la militarizzazione crescente e costante del loro stato pesi sulla vita di tutti/e, come modifichi il modo di pensare e di vivere e l'essenza stessa del loro paese; dove diseguaglianze sociali e impoverimento, in continuo aumento, passino in secondo. E' da queste donne e uomini impegnate/i per una soluzione giusta del conflitto che viene rinnovato l'invito a criticare Israele ogni qual volta violi il diritto internazionale: ogni giorno, visto che le risoluzioni dell'ONU restano lettera morta. Loro per prime - penso alle donne in nero, alle donne di  Bat Shalom - hanno cominciato a criticare la politica del proprio stato; a dichiarare "ci rifiutiamo di essere nemiche", rivolto non solo alle/ai palestinesi, ma principalmente alle loro istituzioni. A pensare, quindi, un altro modo per affrontare il conflitto. Anche in nome loro mi sento in dovere di praticare questa critica.
Chiara C.
 
----- Original Message -----
Sent: Wednesday, May 14, 2008 7:32 PM
Subject: R: risposta a mariella



--- Mer 14/5/08, giuseppe notaro <peppenotaro at yahoo.it> ha scritto:
Da: giuseppe notaro <peppenotaro at yahoo.it>
Oggetto: risposta a mariella
A: conflitti at peacelink.it
Data: Mercoledì 14 maggio 2008, 19:26

Cara Mariella, amici di Peacelink, mi sembra chiaro che posto per certo la validità ed importanza delle risoluzioni dell'ONU sulla questione ebreo-palestinese, questo però non mi impedisce di pensare che la continua e a mio parere, assurda, giustificazione  degli attacchi perpetrati da Hamas ed Hezbollah che sparano dalle case  che poi, ahinoi, dopo qualche giorno vengono colpite dalla rappresaglia israeliana, sia un fatto ammissibile, non mi trova d'accordo. Per me ogni vita è importante, quindi  come fai tu, mariella, è sbagliato, non si può giustificare la morte di "solo" 6 israeliani, rispetto alle morti di palestinesi. Sono invece favorevoel al dialogo tra Abu Mazen ed Holmert, i due capi di stato e di governo che hanno iniziato un percorso importante. QUESTO PERCORSO VA SOSTENUTO CON FORZA.
BASTA con il boicottaggio di Israele, fine a se stesso, perchè non porta ad altro che aumentare la tensione, con la quale Abu Mazen  stesso deve fare i conti con il nemico interno Hamas ed hezbollah varii.
Gli arabi non sono tutti  stinchi di santo, nemmeno gli israeliani, ma almeno e fino a prova contraria, in Israele esiste una forte opinione pubblica ed un forte movimento pacifista. Ecco con chi potreste,voi a senso unico filo palestinesi, dialogare per trovare le ragioni della pace.
Con questa risposta, ti saluto e vi saluto, perchè sono stufo di dover difendere Israele, ogni volta che la si attacchi in questo modo.
Tra l'altro non sono neanche ebreo, ma il principio è fondamentale nella mia vita.
Magari, risponderò un'altra volta. Ma sarà l'ultima.
Ciao
Giuseppe Notaro


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