in
questi giorni ricorre la festività della Pasqua ebraica.
Bassam Aramin, dei
Combatants for Peace e padre di Abir, 11 anni uccisa l’8 febbraio 2007
da un proiettile sparato da un soldato israeliano mentre usciva
dalla scuola di Anata e la cui morte non ha avuto finora giustizia, ha
scritto questa lettera augurando una felice Pasqua ma denunciando il
blocco totale imposto ai Palestinesi in tutta la Cisgiordania.
Per ben una
settimana, durata delle celebrazioni della Pasqua ebraica, le
autorità militari israeliane adottano speciali misure di sicurezza,
sigillando i villaggi della Cisgiordania, impedendo completamente il
transito ai Palestinesi che si ritrovano imprigionati e non hanno la
minima possibilità di muoversi.
La
Pasqua ebraica, ci dice Bassam, è una festa di libertà e liberazione:
una libertà però che viene totalmente negata al popolo palestinese da
40 anni sotto occupazione.
Un
abbraccio,
Luisa Morgantini
I Saluti di Bassam per
la Pasqua ebraica
Felice Pasqua a voi e
"piacevole imprigionamento" a noi
Di Bassam
Aramin
Traduzione dall’arabo
in inglese di Miriam Asnes
Traduzione dall’inglese
all’italiano a cura dell’Ufficio di Luisa Morgantini
Quanto è bello e meraviglioso l’esodo
dalla schiavitù alla libertà e quanto è gloriosa la liberazione dalle
catene della schiavitù!
Quanto è paradisiaco l’essere liberati
dall’occupazione e quanto bene vi è nella giustizia che succede
all’oppressione!
Quanto è bello riguadagnare l’opportunità
di esprimere sé stessi liberamente dopo anni di repressione e
sfruttamento, e di essere salvati dalla morte dopo un lungo massacro!
I concetti attorno ai quali ruota ognuna
di queste frasi sono Libertà e Liberazione, concetti che ogni essere
umano merita di avere, grandi ideali che riguardano ogni individuo
così come ogni intera società.
E se noi guardiamo ai valori fondamentali
delle festività ebraiche troveremo che grande attenzione è posta
proprio su libertà e liberazione e sull’opposizione alla schiavitù e
all’oppressione.
Ma la realtà che noi viviamo è l’esatto
contrario. In un modo che non cessa mai di stupire, non c’è fine al
comportamento oppressivo di coloro i quali hanno originato queste
festività e che parlano in nome di quei valori.
Perché oggi l’occupazione israeliana è
una fusione di schiavitù e oppressione e asservimento e prigionia e la
privazione della libertà dell’intero popolo palestinese in modo tale
che ad essi sia impedito di muoversi liberamente e portare avanti la
loro vita quotidiana?
E’ come se l’intero concetto di libertà
non si applicasse ad altri che al popolo ebraico di Israele.
Prendete per esempio la festività della
Pasqua ebraica, la celebrazione della liberazione che è in corso in
questi giorni. Gli ebrei di tutto il mondo sono raccolti, di famiglia
in famiglia, attorno alla tavola del Seder, la mensa della libertà.
Soprattutto ogni partecipante al rito deve immaginarsi come se fosse
uno schiavo in Egitto, e ricordare che oggi è un uomo libero, Ben
Khorin.
E i membri delle famiglie israeliane,
come tutti gli Ebrei nel mondo, discutono del valore della libertà di
tutti gli esseri umani, senza differenza alcuna – con l’eccezione dei
palestinesi i quali vengono spostati al di là di questa equazione
morale.
Forse perché agli occhi degli
Israeliani ( e io mi auguro di non dire mai “degli ebrei”), noi non
apparteniamo alla famiglia umana.
Perciò dall’inizio delle celebrazioni
della Pasqua ebraica è stata decretata la chiusura completa dei
Territori Palestinesi, non possiamo spostarci perché tutti noi siamo
impediti dalle restrizioni di movimento imposte dai soldati
dell’esercito di occupazione israeliano. E tutto questo in nome di un
bisogno assoluto e nobile: che il Popolo Eletto possa celebrare la sua
festività della libertà e commemorare la sua liberazione e il suo
esodo dalla schiavitù alla libertà, anche al costo di opprimere un
altro popolo.
Si vede che il notissimo detto secondo
cui la libertà di un uomo finisce dove inizia la libertà di un altro
non è ancora penetrato nelle menti e nei cuori dei celebranti ebrei
Israeliani.
Perciò colgo l’occasione per chiedere
agli ebrei israeliani che stanno celebrando questa festività di
libertà di rispondere alla mia domanda: Come potete questa notte
celebrare la vostra libertà a spese della libertà di un altro? La
libertà umana è un valore che è stato creato per voi e per voi soli?
Come potete anche solo pensare di celebrare la vostra festività quando
i vostri vicini soffrono a causa della chiusura? Avete mai pensato che
i valori che questa festività incarna sono in totale opposizione al
vostro comportamento reale?
E ad ogni ebreo progressista che prova
vergogna per le azioni del governo di occupazione che decreta chiusure
per commemorare la Pasqua ebraica, io chiedo loro: Come le vostre voci
possono arrivare ad essere udite ad alti livelli contro la
continuazione dell’oppressione del popolo palestinese?
Mi auguro che il prossimo anno il popolo
palestinese possa celebrare la sua indipendenza dall’occupazione
israeliana e che questa sarà la più grande e dolce celebrazione nella
storia del nostro popolo – noi che dedichiamo le nostre vite giorno
dopo giorno al conseguimento della nostra libertà.
E aspettando che quel giorno arrivi, io
auguro ai miei amici una felice celebrazione e chiedo loro di augurare
a noi una “tranquilla chiusura”.