Fw: appello per la fine dell'embargo
- Subject: Fw: appello per la fine dell'embargo
- From: "Gharaba" <gharaba at libero.it>
- Date: Sat, 22 Sep 2007 10:48:52 +0200
Vi mando questa e.mail,vi prego di farla girare.
jamil-
GAZA
VIVRA’ Firma subito anche
tu! Con
la pubblicazione di questo appello prende il via la campagna di solidarietà con
il popolo palestinese, per la fine dell’embargo a Gaza. La
mostruosità dell’azione genocida di Israele diventa ogni giorno più evidente:
soltanto due giorni fa il governo sionista ha fatto la sua dichiarazione di
guerra definendo Gaza come “entità nemica”. Finora
la risposta a questa enormità è stata debole. Con
questo appello ci prefiggiamo di rompere il silenzio, di chiamare le cose con il
loro nome, ma soprattutto di creare le condizioni per poter sviluppare una vera
azione di solidarietà politica con il popolo palestinese in un frangente così
grave. L’appello
vuole dunque essere solo il primo passo di una campagna, che ci auguriamo di
riuscire a costruire insieme a tutti i soggetti disponibili. La
raccolta di firme che iniziamo da oggi è dunque estremamente importante: ogni
firma non solo avrà un grande significato politico, ma sarà anche una spinta ad
andare avanti con l’iniziativa per renderla più ampia ed
incisiva. Ci
rivolgiamo quindi non solo a tutti quanti appoggiano la lotta di liberazione del
popolo palestinese, ma a chiunque avverta l’insopportabilità dell’ingiustizia
perpetrata nei confronti degli abitanti di Gaza. La
prima cosa da fare è sottoscrivere l’appello, la seconda è quella di diffonderlo
con tutti i mezzi, la terza è quella di costruire insieme le prossime tappe
della mobilitazione. Tutte le firme devono essere inviate a info at gazavive.com e verranno pubblicate su
www.gazavive.com
Oltre a nome e cognome è importante comunicare la città e la qualifica di ogni firmatario. ************* GAZA VIVRA’ Appello per la fine di un embargo genocida Nel 1996, votando massicciamente al-Fatah, i palestinesi espressero la speranza di una pace giusta con Israele. Questa speranza venne però uccisa sul nascere dalla sistematica violazione israeliana degli accordi. Essi prevedevano che entro il 1999 Israele avrebbe dovuto ritirare le truppe e smantellare gli insediamenti coloniali dal 90% dei Territori occupati. Giunto al potere dopo la sua provocatoria «passeggiata» nella spianata di Gerusalemme, Sharon congelò il ritiro dell’esercito e accrebbe gli insediamenti coloniali — ovvero città razzialmente segreganti i cui abitanti, armati fino ai denti, agiscono come milizie ausiliarie di Tsahal. Come se non bastasse, violando anche stavolta le risoluzioni O.N.U., diede inizio alla edificazione di un imponente «Muro di sicurezza» la cui costruzione ha implicato l’annessione manu militari di un ulteriore 7% di terra palestinese. Nel tentativo di schiacciare la seconda Intifada, Israele travolse l’Autorità Nazionale Palestinese e mise a ferro e fuoco i Territori. Migliaia i palestinesi uccisi o feriti dalle incursioni, decine di migliaia quelli rastrellati e arrestati senza alcun processo. Migliaia le case rase al suolo. Decine i dirigenti ammazzati con le cosiddette «operazioni mirate». Lo stesso presidente Arafat, una volta dichiarato «terrorista», venne intrappolato nel palazzo presidenziale della Mukata, poi bombardato e ridotto ad un cumulo di macerie. Evidenti sono dunque le ragioni per cui Hamas (nel frattempo iscritta da U.S.A. e U.E. nella black list dei movimenti terroristici) ottenne nel gennaio 2006 una straripante vittoria elettorale. Prima ancora che una protesta contro la corruzione endemica tra le file di al-Fatah, i palestinesi gridarono al mondo che non si poteva chiedere loro una «pace» umiliante, imposta col piombo e suggellata col proprio sangue. Invece
di ascoltare questo grido di aiuto del popolo palestinese, le potenze
occidentali decisero di castigarlo decretando un embargo totale contro la
Cisgiordania e Gaza. Seguendo ancora una volta Israele (che immediatamente dopo
la vittoria elettorale di Hamas aveva bloccato unilateralmente i
trasferimenti dei proventi di imposte e dazi di cui le Autorità palestinesi
erano i legittimi titolari), U.S.A. e U.E. congelarono il flusso di aiuti
finanziari causando una vera e propria catastrofe umanitaria, ciò allo scopo di
costringere un intero popolo a piegare la schiena e ad abbandonare la
resistenza.
Una
mobilitazione immediata è necessaria affinché venga posto fine a questa
tragedia.
Associazione “Aiutiamoli a Vivere”
Torino
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