Appello per una "Manifestazione nazionale contro
l'esodo e la persecuzione dei cristiani in Medio
Oriente, per la libertà religiosa nel mondo
"
Dopo aver ascoltato e fatto nostro l' "accorato appello" del Papa Benedetto
XVI ad agire per porre fine alle "critiche condizioni in cui si trovano le
comunità cristiane", abbiamo deciso di promuovere una "Manifestazione
nazionale contro l'esodo e la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente , per
la libertà religiosa nel mondo". Noi non possiamo più continuare ad
assistere inermi alle barbarie che stanno costringendo milioni di cristiani
negli Stati arabi, musulmani e altrove nel mondo a fuggire dalle loro case e dai
loro paesi. Al contempo noi denunciamo le violenze contro i religiosi e i fedeli
cristiani che pagano con la vita l'impegno e la fedeltà a testimoniare la
propria fede. La presenza dei cristiani si va assottigliando sempre più: dalla
prima guerra mondiale circa 10 milionidi cristiani sono stati costretti a
emigrare dal Medio Oriente. Una fuga simile alla cacciata degli ebrei sefarditi
che, da un milione prima della nascita dello Stato di Israele, si sono ridotti a
5 mila. Invitiamo pertanto tutti gli uomini di buona volontà , al di
là della loro fede, etnia e cultura, partecipare alla manifestazione
nazionale che si terrà mercoledì 4 luglio a Piazza Santi Apostoli a Roma
alle ore 21. Sarà una grande manifestazione per la vita, la dignità
e la libertà dei cristiani e per il riscatto dell'insieme della nostra
civiltà umana.
Editoriale del Corriere della Sera del 15 giugno 2007
Di MAGDI
ALLAM
Salviamo i cristiani del Medio Oriente. Stiamo assistendo in modo
pavidamente e irresponsabilmente inaccettabile alla persecuzione e all'esodo
massiccio di centinaia di migliaia di cristiani che sono i veri autoctoni della
regione. Alla vigilia della conquista araba e islamica nel settimo secolo, i
cristiani costituivano il 95% della popolazione della sponda meridionale e
orientale del Mediterraneo. Oggi, con 12 milioni di fedeli, sono precipitati a
meno del 6% e si prevede che nel 2020 si dimezzeranno ancora. Dalla prima guerra
mondiale circa 10 milioni dicristiani sono stati costretti a emigrare. Una fuga
simile alla cacciata degli ebrei sefarditi che, da un milione prima della
nascita dello Stato di Israele, si sono assottigliati a 5 mila. Si tratta della
prova più eloquente della tragedia umana e dell'imbarbarimento civile in cui è
precipitato il mondo arabo-musulmano, in preda al fanatismo ideologico degli
estremisti islamici e all'intolleranza religiosa delle dittature al potere.
Il caso più grave è quello che colpisce i cristiani in Iraq.
Da
circa un milione e mezzo prima dell'inizio della guerra scatenata da Bush il 20
marzo 2003, si sono ridotti a circa 25 mila. Un "accorato appello" per la
"preoccupante situazione in Iraq" e per le "critiche condizioni in cui si
trovano le comunità cristiane", era stato lanciato dal papa Benedetto XVI
nel corso del suo incontro con Bush sabato scorso.
Proprio ieri, i n una
dichiarazione raccolta da "Avvenire", il vescovo ausiliare di Bagdad, monsignor
Shlemon Warduni, ha alzato il tiro denunciando che anche "i cristiani non stanno
facendo nulla mentre qui si muore, si viene rapiti, costretti a convertirsi
all'islam o a pagare per ottenere protezione, a cedere le proprie figlie a dei
delinquenti per evitareritorsioni o a fuggire lasciando tutto il lavoro di una
vita. Dagli Usa e dall'Europa solo silenzio". Dal canto suo il nunzio apostolico
in Iraq e Giordania fino al 2006, monsignor Fernando Filoni da poco nominato
sostituto Segretario di Stato del Vaticano, in un'intervista a "Tracce" si era
detto pessimista: "Fin quando dura la guerriglia e gli attentati c'è poco da
fare. Solo la pace potrà riportare la speranza". Lo scorso maggio sul sito
http://iraqichristians.ne/petitionir.php era stato lanciato un vibrante appello
alla comunità internazionale per porre fine alla "più feroce campagna di
assassinii, sequestri, esproprio di beni e case, cacciata e dispersione,
liquidazione dei diritti religiosi e civili da parte di gruppi estremisti
religiosi per il semplice fatto che non siamo musulmani".
Insieme
all'Iraq l'altra grande tragedia dei cristiani orientali è nei territori
palestinesi. All'inizio dello scorso secolo i cristiani rappresentavano un
quarto della popolazione araba; nel 1948 erano il 20%; con l'avvento al potere
dell'Autorità nazionale palestinese di Yasser Arafat nel 1994 si registra
la fuga di tre quarti dei cristiani, vittime di persecuzioni e del drastico calo
del tenore di vita. Ed è così che i cristiani, perfino nelle città sante
cristiane, sono diventati minoranza. A Betlemme erano l'85% della popolazione
nel 1948, oggi sono solo il 12%. A Gerusalemme dal 53% della popolazione nel
1922, sono precipitati al 2%.
Quanto al Sudan si tratta di un vero e
prop! rio geno cidio, con una sanguinosa guerra civile - scatenata dai regimi
islamici di Khartum - che ha provocato l'eccidio di circa un milione e mezzo di
cristiani e animisti, colpevoli di non sottomettersi alla sharia, la legge
coranica. Così come fu genocidio il massacro di 1,5 milioni di cristiani armeni
in Turchia, dove oggi non rimangono che circa 100 mila cristiani. Il Libano, che
dal 1840 ha registrato quattro guerre intestine a sfondo confessionale, ha visto
il numero dei cristiani crollare dal 55% della popolazione dall'indipendenza nel
1932, a circa il 27% odierni. Con il risultato che rispetto al milione e mezzo
di cristiani residenti in Libano, ci sono circa 6 milioni di cristiani profughi
dispersi nel mondo. La situazione è molto pesante anche in Egitto, dove i copti
- che rappresentavano il 15 - 20 % della popolazione all'inizio dello scorso
secolo, oggi sono soltanto circa il 6%. La repressione e le violenze contro i
copti sono esplose nel decennio di Sadat quando, alleandosi con i Fratelli
Musulmani, lasciò loro mano libera nel promuovere un nefasto processo di
islamizzazione forzata della società . In Siria le comunità cristiane
che rappresentavano circa un quarto della popolazione all'inizio dello scorso
secolo, oggi sono calate a circa il 7%.
Più in generale, in quasi tutti
i paesi musulmani, dall'Algeria al Pakistan, dall'Indonesia alla Nigeria,
dall'Arabia Saudita alla Somalia, i cristiani sono vittime di vessazioni e
discriminazioni. E si tratta di una catastrofe per tutti: certamente per le
vittime cristiane, ma anche per i musulmani che si ritrovano a essere sottomessi
all'arbitrio di spietati carnefici e di tiranni che si fanno beffe della
libertà religiosa. Ebbene non possiamo più continuare ad assistere inermi
a queste barbarie. Ecco perchè propongo di indire ! una mani festazione
nazionale a difesa dei cristiani perseguitati in Medio Oriente e altrove nel
mondo, da svolgersi a Roma e che potrebbe coincidere con il 30 giugno, la festa
liturgica dei protomartiri romani. Una grande manifestazione per la vita, la
dignità e la libertà dei cristiani e per il riscatto dell'insieme
della nostra civiltà umana.