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Iraq: prospettive per il Kurdistan iracheno nel 2007
- Subject: Iraq: prospettive per il Kurdistan iracheno nel 2007
- From: "associazione Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro at yahoo.it>
- Date: Wed, 31 Jan 2007 19:20:12 +0100
Iraq: prospettive per il Kurdistan iracheno nel 2007 A quasi quattro anni di distanza dall’intervento americano in Iraq, i curdi iracheni sono riusciti a porre in essere i principali elementi del moderno Stato-Nazione: confini ben definiti, una lingua ed una cultura comune, un esercito moderno ed efficace, una bandiera, un parlamento nazionale, un governo, una diffusa rete di rappresentanze all’estero, un’economia attiva e soprattutto una forte identità nazionale. Le aspettative per il 2007 sono positive. Flavio Angelini Equilibri.net (31 gennaio 2007) La questione curda costituisce una delle “ top
priorities” dell’amministrazione Bush per cercare di superare il rebus
iracheno e per trovare un nuovo equilibrio politico in Medio Oriente. Il
Kurdistan iracheno è lontano dallo stato di guerra civile che de facto
intercorre tra sciiti e sunniti nel sud del Paese. Al riguardo è
interessante sottolineare come il presidente regionale, Massoud Barzani abbia
recentemente ordinato di sostituire le bandiere irachene con quelle curde, in
linea con la politica dei piccoli passi che le autorità locali stanno attuando
al fine di stabilire uno stato autonomo. Nel nord dell’Iraq, al momento,
esistono infatti scuole curde, canali televisivi, compagnie telefoniche nonché
un governo regionale curdo molto ben articolato. Le elezioni per il nuovo
parlamento regionale, a seguito dell’accordo del gennaio 2006 per un governo
unificato curdo nel nord dell’Iraq, sono inoltre previste per la fine del 2007.
Ad ogni modo, l’autorità del Governo Regionale Curdo sembra sempre più forte, in
particolare con la disarticolazione che il governo nazionale iracheno sta
affrontando a Bagdad e la fragile leadership di Al Maliki. La richiesta di
includere Kirkuk costituisce, ancora oggi, una delle principali richieste dello
stabile esecutivo curdo.
Dal punto di vista economico, il Kurdistan manifesta un
rapido sviluppo sia economico sia sociale, aiutato anche dalle ingenti risorse
petrolifere della regione. Un esempio di tale rapida crescita è senza dubbio
l’Aeroporto Internazionale di Erbil nonché l’area che lo circonda. Si tratta del
più moderno scalo passeggeri iracheno, accoglie i passeggeri utilizzando tre
lingue (il curdo, l’arabo e l’inglese) e sta affrontando una notevole
ristrutturazione che permetterà, a lavori completati, di dare il benvenuto ai
maggiori velivoli della aeronautica civile e militare. Nelle vicinanze
dell’aeroporto è possibile osservare un vasto numero di edifici commerciali e
residenziali, indicativo di un forte attivismo della popolazione curda. Un altro
chiaro indicatore del quadro economico curdo è il tasso di disoccupazione.
Mentre a Bagdad, alla fine del 2006, si registrava una percentuale di
disoccupati sul totale della forza lavoro pari ad oltre il 50%, in Kurdistan si
può tranquillamente parlare di scarsità di manodopera. Non sorprende quindi il
flusso migratorio di lavoratori e professionisti arabi (sia sunniti che sciiti)
che dalle province dell’Iraq centrale e meridionale giunge sino alla parte curda
del Paese in cerca di benessere e sicurezza. La regione sta attraversando un
boom edilizio senza precedenti. Si possono infatti osservare numerose società
degli Emirati Arabi Uniti (EAU) oppure del Kuwait che stanno investendo milioni
di dollari nella costruzione di grandi centri commerciali, hotel di lusso e
centri residenziali di elevato livello.
La gestione delle risorse petrolifere rappresenta, in
genere, una tematica di estrema sensibilità nei Paesi produttori di idrocarburi,
tuttavia in Iraq si tratta di una criticità che mette in discussione la stessa
integrità dello stato emerso dalla sistemazione geopolitica seguita alla Prima
Guerra Mondiale. Ad ogni modo le Autorità curde sembrano aver approfittato di
una zona d’ombra nella confusa costituzione irachena la quale asserisce che il
petrolio ed il gas appartengono all’intero paese mentre i governi regionali e le
Autorità federali sono “responsabili” per la gestione degli introiti derivanti
dalle attività di estrazione petrolifera. Tali revenues debbono
essere suddivise proporzionalmente, secondo la popolazione residente in ogni
provincia tra il governo federale e la regione in questione.
La bozza di Statuto del Governo regionale curdo ha interpretato gli articoli 111 e 112 della costituzione irachena nel senso che tutte le risorse minerali ricadono sotto la giurisdizione del Governo regionale del Kurdistan. Quando il Ministro del Petrolio iracheno Hussein Sharistani ha messo in dubbio l’autorità del Governo regionale curdo in relazione alla possibilità di apporre una firma per accordi di esplorazione con compagnie estere, la reazione curda è stata veemente. Nechirwan Barzani, primo ministro del Governo curdo ha più volte dichiarato che non era competenza di Bagdad esprimere un giudizio al riguardo. Nel 2004 l’accordo tra le Autorità curde e la compagnia di esplorazione norvegese, Det Norske Oljeselskap (DNO), ha segnato la recente storia economica del Kurdistan iracheno. La DNO è stata la prima di sette compagnie ad aver firmato un Memorandum d’intesa con le Autorità di Erbil, il centro amministrativo e politico del Kurdistan iracheno. La DNO ha recentemente annunciato, nel suo campo di esplorazione vicino il confine turco-iracheno, la scoperta di un’area ad alto potenziale di estrazione. Tuttavia molto più significativi dal punto di vista politico sono stati gli accordi con la compagnia turco-canadese, General Energy, la cui prima attività produttiva consentirà di realizzare oltre cinquemila barili al giorno. La medesima compagnia si è ora impegnata nell’attività di estrazione di altri due campi per un totale di ventimila barili al giorno. La Western Oil Sand, una compagnia canadese ha iniziato l’esplorazione in quattro differenti aree a Sulaymaniya. Quest’area è ritenuta essere ad enorme potenziale. Il governo regionale curdo ha cercato di fornire tutte le assicurazioni al governo centrale di Bagdad riguardo i suoi piani di sviluppo dei nuovi campi di esplorazione. Nella nuova versione della legge sul petrolio le Autorità curde hanno cancellato la frase in cui si affermava che in Kurdistan il “petrolio appartiene al popolo curdo”. Si afferma invece che il controllo sulle risorse petrolifere nella regione è coerente con l’impianto degli articoli 111 e 112 della costituzione irachena che richiede che le revenues siano condivise tra le Autorità federali ed il governo locale. Nel corso di quest’anno inizierà la produzione nei nuovi campi petroliferi ed, allora, il nodo delle revenues dovrà essere affrontato in modo definitivo. Corruzione e standard di governance Nel Kurdistan iracheno, la crescente prosperità economica
si affianca alla questione della governance e della gestione del potere
politico. È opportuno segnalare infatti quanto sia diffuso il fenomeno della
corruzione, del nepotismo ed, in generale, di scarso coordinamento tra i vari
livelli di governo. A questo si aggiungono problemi strutturali dell’economia
irachena che derivano dallo stato di arretratezza in cui è piombato il Paese
anche in seguito all’intervento USA, che ha scardinato equilibri quasi secolari.
Ad esempio, la scarsità di elettricità produce, anche se in maniera ridotta
rispetto al resto del Paese, una buona quantità di black out che, di
conseguenza, incidono sull’economia del Paese. D’altronde anche la povertà
rimane una questione di stretta attualità nel Kurdistan iracheno. Malgrado il
rapido sviluppo economico generato dagli FDI (foreign direct investments)
e fondi locali, in molti vivono sotto la soglia della povertà. Questo
influisce, ovviamente, sulle sperequazioni sociali. Basti guardare, ad
esempio,alle insormontabili differenze negli standard di vita tra il ricco
quartiere di Azadi ed l’area di Bihar ad Erbil. La questione che si pone
all’attenzione dell’Autorità di Erbil risiede nell’affrontare in maniera chiara
e senza ripensamenti il passaggio da un’organizzazione di tipo clanico che
favorisce il radicamento della corruzione ad una più aperta liberalizzazione
della politica sull’esempio dei rapporti che si stano sviluppando nell’economia
curda.
Nel breve/medio termine sembra piuttosto difficile
immaginare la creazione di uno stato curdo indipendente, tuttavia tale
prospettiva riecheggia negli ambienti politici ed economici locali. Uno stato
curdo indipendente e sovrano si troverebbe circondato da Paesi ostili su tutti i
suoi confini. Proprio questo motivo funge da freno alle stesse aspirazione del
popolo curdo che, anche nel 2007, continua a lavorare per diventare un oasi
economica indipendente. Paradossalmente, le Autorità curde preferirebbero vedere
la Turchia nell’Unione Europea. La UE, infatti, tenderebbe a limitare in maniera
stringente le opzioni ostili della Turchia contro le Autorità curde.
L’allontanamento che si registra tra Ankara e Bruxelles lascerebbe, a contrario,
una certa “main libre” della forte Turchia sul Kurdistan,
quantomeno chiudendo i confini turco-iracheni (curdi) e frustrando lo sviluppo
economico curdo, fiore all’occhiello dell’azione politica del Governo
regionale. |
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