Richiesta misure cautelari contro Usa - Appellante: BARAZAN IBRAHIM AL TIKRITI (IRAQ)
- Subject: Richiesta misure cautelari contro Usa - Appellante: BARAZAN IBRAHIM AL TIKRITI (IRAQ)
- From: "Valentino R" <semjase at tin.it>
- Date: Sun, 7 Jan 2007 12:53:11 +0100
Title: Messaggio
URGENTISSIMA RICHIESTA DI MISURE
CAUTELARI CONTRO GLI STATI UNITI DI
AMERICA APPELLANTE: BARAZAN IBRAHIM AL
TIKRITI (IRAQ) Segretario Esecutivo della
Commissione Commissione Inter-Americana per i
Diritti Umani Washington, DC USA
Egregio Segretario Esecutivo
Ci rivolgiamo a Lei
con deferenza per presentare alla Commissione Inter-Americana dei Diritti Umani
questa richiesta urgente di misure cautelari contro gli Stati Uniti di America
conformi al Regolamento 25 delle Norme di Procedura della Commissione per
impedire la consegna dell’Appellante ad una autorita` che ha indicato di voler
giustiziarlo malgrado un processo che è stato definito iniquo da molte
organizzazioni e nonostante l’esecuzione di Saddam Hussein avvenuto in un modo
che definiamo insolito e crudele nonché definitivamente degradante e poco
dignitoso. Questa richiesta è
presentata dai legali dell’Applicante Barzan Ibrahim Al
Tikriti. La Commissione ha
giurisdizione in questo caso perchè gli USA sono membro dell’Organizzazione
degli Stati Americani e i fatti riguardo il caso indicano violazioni, inter alia, degli articoli della
Dichiarazione Americana dei Diritti e Doveri dell’Uomo, O.A.A. Res. XXX adottata
dalla Nona Conferenza Internazionale degli Stati Americani (1948), ristampata
nei Documenti di Base Relativi ai Diritti Umani nel Metodo Inter-Americano,
OEA/Ser.L.V/II.82 doc. 6 rev.1, comma 17 (1992) (in questo documento
“Dichiarazione Americana”). La Dichiarazione Americana e` un’autorevole
interpretazione dei doveri degli stati nel rispetto dei diritti umani come
stabilito dallo Statuto dell’Organizzazione degli Stati Americani, 119 U.N.T.S. 3, entrata in vigore il 13 dicembre 1951,
revisionata 721 U.N.T.S. 324,
entrata in vigore Feb.27, 1990, firmata dagli Stati Uniti il 30 aprile 1948, ratificata il 15 giugno 1951, ratifica depositata il 19 giugno
1951. In merito all’articolo 106 dello Statuto
dell’Organizzazione degli Stati Americani, 119 U.N.T.S. 3, entrata in vigore
il 13 December 1951,
revisionata 721 U.N.T.S. 324, entrata in vigore il Feb. 27, 1990,
firmata dagli Stati Uniti
il 30 aprile 1948, ratificata
il 15 giugno 1951, ratifica depositata il 19 giugno1951, e in particolare
dell’articolo 20 dello Statuto della commissione, la Commissione è abilitata a
“to examine communications
submitted to it and any other available information, to address the government
of any member state not a Party to the Convention for information deemed
pertinent by this Commission, and to make recommendations to it, when it finds
this appropriate, in order to bring about more effective observance of
fundamental human rights.” (“esaminare tutte le comunicazioni che riceve
nonchè altre informazioni a disposizione, rivolgersi al governo di qualsiasi
stato membro anche se non è participe alla Convenzione per tutta l’informazione
ritenuta pertinente dalla Commissione, e fargli le raccomandazioni appropriati
per migliorare il rispetto dei diritti umani
fondamentali”). Nello svolgimento di questa responsabilità, la
Commissione ha il mandato di “to pay particular
attention to the observance of the human rights referred to in Articles I, II,
XVIII, and XXVI of the American Declaration of the Rights and Duties of
Antefatti della Richiesta L’Appellante, ex Direttore dei Servizi Segreti
iracheni e fratellastro dell’ex Presidente Saddam Hussein è stato catturato
intorno al 16 Aprile 2003. Si trova da allora sotto la custodia degli Stati
Uniti di America. L’Applicante è attualmente sotto processo in Iraq
per, inter alia, presunte violazioni
della legge internazionale che avrebbe commesso quando era al capo dei servizi
segreti iracheni. E’ stato condannato dopo un solo processo e il suo appello
respinto il 26 dicembre 2006. Il 28 giugno 2004, gli Stati Uniti di America
trasferirono formalmente i loro poteri come occupante dell’Iraq al Governo
Provvisorio dell’Iraq. Gli USA espressero il loro intento di consegnare il più
rapidamente possibile la custodia dell’Appellante al Governo
iracheno. In seguito, l’Alta Corte dell’Iraq ha processato
l’Appellante e quasi un anno dopo l’ha condannato. Il processo è stato criticato
da molte Organizzazioni Internazionali come un processo manifestamente
iniquo. L’Applicante è stato condannato alla pena capitale
e il suo appello rifiutato. Nella notte tra il 29 e il 30 dicembre 2006,
all’una precisa, egli fu prelevato mentre dormiva dalla cella del Campo Cropper,
controllata esclusivamente dai militari americani. Circa tre ore dopo che era
rimasto in una cella temporanea nell’atrio gli chiesero se aveva bisogno di
medicina, ed egli rispose per quale motivo. Un colonnello l’informò che stavano
per consegnarlo al governo iracheno. Un’ora dopo, lo stesso colonnello gli
chiese se desiderava scrivere un testamento o esprimere le sue ultime volontà ed
egli disse di no. Il colonnello disse che fra breve sarebbe stato consegnato
alla custodia del governo iracheno. A quel punto, l’Appellante si addormentò e
verso le ore 8.30 del mattino successivo i militari americani lo svegliarono e
gli dissero che il governo iracheno aveva cambiato idea, che doveva ritornare
nella sua cella ed aspettare ulteriori istruzioni. Questo, secondo noi, è
sinonimo di tortura e rappresenta una punizione insolita e
crudele. Violazione della Legge Inter-Americana dei Diritti
Umani La Commissione ha raccommandato misure preventive
in molti casi dove c’era minaccia di pena capitale dovuta a delle azioni da
parte degli USA che non corrispondevano a un processo giusto. In questo caso,
gli Stati Uniti cercano di schivare la loro responsabilità consegnando
l’Appellante ad un altro stato che non gli ha concesso un processo equo. Resta,
tuttavia, il dovere giuridico degli Stati Uniti di America di proteggere i
diritti umani delle persone che si trovano, in determinate circostanze,1
sotto il loro controllo e la loro autorità. Attualmente, l’Appellante è soggetto
esclusivamente al controllo e all’autorità del governo USA e lo è stato dal
momento della cattura intorno al 16 aprile 2003. Ciò nonostante, il governo
americano ha dichiarato la sua decisione di non intervenire nell’esecuzione
dell’Applicante. Non sono intervenuti per l’esecuzione di Saddam Hussein che il
Presidente Bush stesso ha definito poco dignitoso e che secondo i militari
americani si sarebbe svolta differentemente se eseguita da
loro. Il caso dell’Appellante si differenzia da quello
del Presidente Saddam Hussein che fu giustiziato nonostante un processo iniquo.
Le presunte accuse all’Appellante e la sua condanna derivano da eventi accaduti
il 8 luglio 1982 nella regione del Dujayl in Iraq. In sintesi, c’era stato un
agguato contro il Presidente Saddam Hussein. l’Appellante non era presente e non
si trovava lì a quel momento. Il 3 gennaio 2007, gli avvocati Giovanni Di
Stefano e Issam Ghazzawi (autori di questa richiesta) intervistarono
l’Appellante a Camp Cropper. L’Appellante ha dichiarato
quanto segue
: On
the 8th July there was an attempt on the life of President Hussein my
brother in Dujayl town. I believed it was organised by the Dawa Party which is
of Iranian extract. As head of the intelligence service like CIA or MI5 I had no
responsibility in criminal law just security of my President. So I went to the
town next day and I say the Governor of the Region and the Head of the Police
same as for example FBI. I saw that they had gathered about one hundred people
in the Town Hall and it was such a large crowd that I asked the Governor and
police to release them which they did. I went to the place only to see and find
out what had gone wrong with the security 1.
Saldaño v.
of
my President. I had nothing more to do with the matter and could not be involved
in the criminal complaint no more than the CIA could involve in a criminal
complaint. It is common that me and my brother the President did not always see
eye to eye. In fact in the last 25 years I probably saw him only 5 times. There
are more than one hundred letters from my in my archive which the Americans took
that were for my brother giving him my opinion on how things should be done in
the country. In March 1983 I resigned my post as head of the intelligence
service and from that day in 1983 I was almost under house arrest in
(L’otto luglio, ci fu un attentato contro il
Presidente Hussein, mio fratello, nella città di Dujayl. Era la mia impressione
che fosse stato organizzato dal Partito Dawa, di origine iraniana. Come capo dei
servizi segreti, come la CIA o il M15, non avevo responsabilità penali, ero
soltanto responsabile della sicurezza del mio Presidente. E così, andai in città
il giorno seguente per incontrare il Governatore della Regione e il capo della
Polizia, come sarebbe per esempio l’FBI. C’erano un centinaio di persone nel
Municipio e chiesi al Governatore e alla polizia di lasciarli andare. Cosa che
fu fatta. Mi recai sul posto soltanto per vedere cosa era andato male con la
sicurezza del mio Presidente. La questione non mi riguardava più ed io non
potevo essere implicato nel reclamo penale così come la CIA non potrebbe essere
implicata in una protesta penale. Si sa che io e mio fratello, il Presidente,
non andavamo sempre d’accordo. Infatti c’incontrammo forse non più di cinque
volte nel corso degli ultimi 25 anni. Nel mio archivio sequestrato dagli
americani, ci sono più di cento lettere che ho scritto a mio fratello per dargli
la mia opinione su come le cose dovrebbero andare nel paese. In marzo del 1983,
diedi le dimissioni come capo dei servizi segreti e da quel giorno mi trovai
quasi agli arresti domiciliari a Baghdad. Poi, mio fratello mi fece avere il
carico di Ambasciatore delle Nazioni Uniti a Ginevra per molti anni. Non sono
imputato nella faccenda Anfal perché non ero in carica allora e dunque senza
mansione ufficiale per commettere reati. Le esecuzioni in Dujayl ebbero luogo
prima del 1984 e infine nel 1987. A quel tempo, avevo gia dato le dimissioni e
mi trovavo in arresti domiciliari sin dal marzo 1983. Non ero coinvolto per
niente in quel caso. Non ho potuto presentare la mia difesa in Corte perché il
giudice m’intimava sempre di sedermi e di stare zitto. Se ho avuto qualsiasi
responsabilità riguardo l’accaduto non ho nessun timore di risponderne davanti
alla giustizia. Ma è certo che io diedi le dimissioni nel marzo del 1983 e non
ebbi nessun coinvolgimento nella faccenda come capo dei servizi
segreti). L’Appellante ci ha descritto in dettaglio gli
eventi accaduti il 29 dicembre 2006, l’ansia e la tensione delle ore quando era
detenuto nella cella dell’atrio e come gli fu chiesto verso le 04.00 di mattina
di esprimere le sue ultime volontà e scrivere il suo
testamento. Egli fu messo al corrente dell’esecuzione del
Presidente Saddam Hussein e della maniera nella quella si era svolta la mattina
del sabato 30 dicembre 2006. L’esecuzione di Saddam Hussein è stata filmata
ufficialmente da persone qualificate dal consigliere dei Servizi di Sicurezza
del Governo iracheno di “Autorevoli
Membri del Governo”. Dopo molta derisione, ironia e maledizione e quando
Saddam Hussein fu dichiarato morto, le guardie si misero a ballare intorno al
corpo. Il Consigliere dei Servizi di Sicurezza iracheni, Mowaffaq Rubale, che
era presente all’esecuzione dice: “They danced around Saddam body. This is the tradition of the Iraqis.
When they do something they dance around the body and express their feelings.
What is wrong with that? If that upsets the feelings of some Arab rulers, I
think ‘the best of luck to them”. (Jordanian Times 05/01/2007
p.5) (Ballarono intorno al corpo di Saddam. E’ la
tradizione degli iracheni. Quando hanno fatto quello che dovevano fare, ballano
intorno al corpo ed esprimono i loro sentimenti. Che c’è di male? Se questo
disturba qualche dirigente arabo, allora gli dico “buona fortuna” (Jordanian
Times 05/01/2007 p.5) Il governo americano ha ordinato un’investigazione
sullo svolgimento dell’esecuzione di Saddam Hussein e prima che sia completata e che delle assicurazioni
appropriate siano proclamate riguardo alle esecuzioni a venire, è indispensabile
prevedere misure temporanee. La Commissione ha altrettanto ribadito che gli
Stati hanno il dovere d’impedire l’esecuzione di una persona che non ha avuto un
processo equo con le garanzie fondamentali di un dovuto procedimento legale, e
che misure cautelari devono essere prese quando si rivela che un’esecuzione avrà
luogo dopo un processo iniquo. Cf Abu-Ali Abdur’ Rahman v.
L’Appellante si trova attualmente in un pericolo
simile perché gli USA lo consegneranno ad uno Stato che è fuori dei poteri della
Commissione e che ha dichiarato, tramite il giudice responsabile del processo,
l’intento di giustiziare l’Appellante. Gli Stati Uniti di America non devono
estradare, o in qualsiasi maniera, consegnare la custodia legale e fisica di una
persona ad un paese o ad una giurisdizione che lo sottoporrà alla tortura, ad un
trattamento o una punizione inumana e avvilente, o che lo giustizierà dopo un
processo iniquo2. Gli USA hanno
quest’obbligo in quanto la consegna in questo caso avrà conseguenze immediate e pericolose per i
diritti dell’Appellante. 2.
Soering v. La Corte ha anche
ribadito spesso che uno Stato è responsabile della violazione dei diritti di una
persona quando partecipa alla consegna della persona nelle mani di un’autorità
disposta a violare i diritti umani. Cf.
Soering v.
Occorrenza di misure
provvisorie Misure provvisorie
sono necessarie in questo caso a causa delle evidenti violazioni dei diritti
dell’Applicante già fatte e che lo saranno probabilmente ancora in modo più
grave con la violazione del diritto
alla vita tramite l’applicazione della pena capitale. Questa minaccia
rappresenta un danno grave ed irreparabile, ed è una minaccia imminente visto
che l’appello è stato negato in una maniera sommaria. Violazione evidente
dei diritti umani dell’Applicante Infliggere la pena
capitale all’Applicante in seguito ad un processo così iniquo aumenta la gravità
della violazione dei diritti umani
in questo caso. L’Appellante non ha
potuto scegliere il suo legale come non ha avuto il diritto di rifiutare un
trasferimento. Più grave ancora, gli è stato negato il diritto di contendere
ogni prova come quella di presentare un alibi. In breve, l’Applicante non è
stato condannato nel processo Anfal in corso perché non aveva un incarico e in
conseguenza non poteva essere ritenuto responsabile. La Corte rifiutò di
accettare come prova le sue dimissioni date nel marzo del 1983 quando le prime
uccisioni ebbero luogo nel 1984 e le ultime nel 1987. La semplice logica per la
quale l’Appellante non fu condannato nel processo Anfal non fu applicata a
questo processo che lo ha condannato alla pena capitale. Non aveva un mandato e
non poteva essere ritenuto colpevole visto che aveva dato le dimissioni e non
aveva partecipato con gli imputati nella faccenda di Dujayl. In passato, il
governo americano ha perfino rifiutato di rispondere ai comunicati dei legali
dell’Appellante. Questi abusi hanno seriamente messo in repentaglio il diritto a
un processo giusto e hanno dimostrato che la condanna e la punizione promessa
dal Presidente della Corte irachena sono il risultato di un processo iniquo. Di
più, sappiamo ora che l’Appello presentato il 3 dicembre 2006 a Baghdad non è
stato letto per intero perché ogni volta che la menzione ‘Presidente Saddam Hussein’ o il titolo di uno degli Imputati
apparivano nel documento, i tribunali d’appello cancellavano 10 pagine prima e
altre 10 pagine dopo la pagina dove era scritto
‘Presidente’. Per citare soltanto
un’altra stranezza, l’Appellante è stato processato per azioni definite crimini
contro l’umanità che avrebbe commesso agli inizi degli anni ottanta in seguito
al fallito agguato contro Saddam Hussein nella regione di Al-Dujail in Iraq.
All’epoca dove i presunti atti furono commessi, il reato ‘internazionale’ di
crimine contro l’umanità non faceva parte dei reati penali prescritti dal Codice
Penale o da tutt’altra legge penale in Iraq. Il concetto di crimine contro
l’umanità fu introdotto nella legge irachena nel dicembre 2003 quando le
autorità occupanti americane emisero, tramite un ordine giudiziario, lo statuto
che istituiva il Tribunale Speciale Iracheno. L’obbiettivo del Tribunale era di
processare tutti quelli che si erano resi colpevoli di certi crimini durante il
regno di Saddam Hussein. Un articolo dello statuto definiva i crimini contro
l’umanità sui quali il Tribunale aveva giurisdizione. Nell’ottobre del 2005,
la Legge
Numero 10 fu istituita in Iraq abolendo lo statuto del 2003, ma
stabilendo provvedimenti simili per instaurare il “Tribunale Penale Supremo
dell’Iraq (SICT) المحكمة الجنائية العراقية
العليا”. Ai termini della
sezione due dell’articolo 1 della Legge Numero 10, il SICT acquistava una
giurisdizione limitata su certi reati penali presumibilmente avvenuti tra il 17
luglio 1968 e il 1° maggio 2003. In questi reati erano inclusi i ‘crimini contro
l’umanità’ descritti nell’articolo 12 della legge. L’articolo 40 stipula che la
legge prende effetto alla data della pubblicazione nella gazzetta
ufficiale. La legge fu pubblicata nella gazzetta ufficiale il 18 ottobre 2005. L’Appellante è stato
processato da un tribunale del SICT al quale era stato dato il compito di
condannarlo per presunti reati commessi, secondo l’accusa, circa venti anni
prima che l’articolo 12 della Legge Numero 10 entrasse in
vigore. La condanna inflitta
all’Appellante è in violazione della Convenzione Internazionale sui Diritti
Civili e Politici ratificata dall’Iraq il 25 gennaio 1971. L’articolo 15 della Convenzione
Internazionale sui Diritti Civili e Politici stipula quanto segue:
“No one shall be held
guilty of any criminal offence on account of any act or omission which did not
constitute a criminal offence, under national or international law, at the time
when it was committed. Nor shall a heavier penalty be imposed than the one that
was applicable at the time when the criminal offence was committed. If,
subsequent to the commission of the offence, provision is made by law for the
imposition of the lighter penalty, the offender shall benefit
thereby.” (Nessuno può essere
giudicato colpevole di un reato per atti o omissioni non considerati criminali,
secondo la legge nazionale o internazionale, al momento della commissione.
Ugualmente, non si potrà infliggere una punizione più severa di quella
applicabile al momento nel quale è stato commesso il reato. Se, ulteriormente al
reato commesso, la legge prevede l’imposizione di una pena più leggera, il
colpevole potrà beneficiarne.) La Convenzione Americana dei Diritti Umani, Serie dei Trattati OAS, No 36 è entrata in vigore il 18 luglio 1978 che vincola gli USA stipula chiaramente nell’articolo 9 : “No one shall be convicted of any act or omission that did not constitute a criminal offence, under the applicable law, at the time it was committed”. (Nessuno può essere giudicato colpevole di un reato per atti o omissioni non considerati criminali, secondo la legge applicabile al momento della commissione). Danno Irreparabile Quando l’Appellante sarà consegnato al Governo iracheno, la Commissione non potrà esercitare la sua giurisdizione e l’Appellante sarà soggetto alle violazioni dei diritti umani sopra descritti. Ha già subito un trattamento insolito e crudele nelle prime ore del 30 dicembre 2006 come abbiamo scritto prima. Visto l’Appello sbrigato e la conferma della sentenza dal Tribunale di Baghdad, il tempo disponibile rimane esiguo. L’Appellante ha dovuto agire con rapidità considerando che la prima opportunità che ha avuto d’incontrare i suoi legali era il 3 gennaio 2007. L’Appello è stato presentato con l’urgenza necessitata dal caso. Considerando il danno irreparabile che sarà inflitto all’Appellante se fosse trasferito presso un’autorità pronta a giustiziarlo, chiediamo alla Commissione di ordinare misure provvisorie con effetto immediato per impedire tutta consegna di custodia prima di una decisione adatta ai meriti del caso. Danno grave Che l’Appellante sia stato condannato alla pena capitale in un processo iniquo ci dimostra il danno grave che risulterebbe dalla mancata adozione di misure provvisorie contro il governo americano. Danno
Imminente Gli Stati Uniti di America insieme al Governo iracheno hanno espresso la loro intenzione di consegnare alla fine la custodia dell’Appellante al Governo dell’Iraq che effettuarà la sentenza d’esecuzione capitale. Un processo iniquo e l’esecuzione potrebbe avvenire in qualsiasi momento dopo la consegna. Conclusione In conseguenza, chiediamo rispettosamente alla Commissione di indicare senza indugio le misure provvisorie che gli Stati Uniti d’America dovrebbero rispettare dando un ordine al governo americano di non trasferire l’Appellante fuori del loro controllo e di prendere tutti i provvedimenti necessari per salvaguardare i suoi diritti. Voglia gradire i nostri deferenti saluti Il 5 gennaio
2007 STUDIO LEGALE INTERNAZIONALE GIOVANNI DI STEFANO ISSAM GHAZZAWI
fonte:
Il documento originale in lingua inglese è disponibile su richiesta. Dichiarazioni e interviste: Ufficio
Stampa tel. +39
3393188116 www.studiolegaleinternazionale.com
ISCRIZIONE Comunicati
stampa inediti e news diffusi ai professionisti dell’informazione, mass
media: agenzie di
stampa, network televisivi e radiofonici, redazioni di giornali, giornalisti e
organi di governo. Chiunque
desideri riceverle gratis è sufficiente che invii una mail
a: agency.star at yahoo.it
scrivendo: “INVIA NEWS” CANCELLAZIONE Se la news
dovesse pervenire erroneamente a un destinatario non interessato per la
rimozione dalla lista rispondere: "CANCELLA" includendo "INDIRIZZO / INDIRIZZI" da cancellare. D.Lgs.196/2003.
----- Original Message -----
From: agency.star at yahoo.it
Sent: Sunday, January 07, 2007 12:43 PM
Subject: Richiesta misure cautelari contro Usa - Appellante: BARAZAN
IBRAHIM AL TIKRITI (IRAQ) |
- Prev by Date: 10/1 - Il futuro di Banca Etica, visto dal basso
- Next by Date: Scie chimiche, ora si firmano !!
- Previous by thread: 10/1 - Il futuro di Banca Etica, visto dal basso
- Next by thread: Scie chimiche, ora si firmano !!
- Indice: