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Fw: altri soldi alla difesa
- Subject: Fw: altri soldi alla difesa
- From: "Miranda Vallero" <miranda.vallero at libero.it>
- Date: Mon, 11 Dec 2006 10:13:16 +0100
----- Original Message -----
From: Miranda
Vallero
To: Miranda Vallero
Sent: Monday, December 11, 2006 7:13 AM
Subject: altri soldi alla difesa www.resistenze.org - osservatorio -
italia - politica e società - 01-12-06
Da: Liberazione
Altri soldi alla difesa. Ma chi decide la lista della
spesa?
Fosco Giannini
29/11/2006
La spesa militare rappresenta una pericolosa spada di Damocle
che pende sulla testa del governo Prodi. Fin dalla prima pubblicazione del testo
abbiamo sottolineato l’eccessivo investimento sul ministero della Difesa,
nettamente superiore anche a quello del governo Berlusconi. Ci sembrava evidente che cinque punti percentuale in più rispetto all’ultima
finanziaria avrebbero giustamente fatto discutere, soprattutto a fronte di una
legge che taglia un po’ dappertutto. Ed è proprio quello che sta accadendo.
Critiche e lamentele cominciano ad essere numerose, e non possono bastare le
giustificazioni a mezzo stampa che provengono da più parti (ultima quella del
Sen. Forcieri dei Ds che ieri su la Repubblica dichiarava «...non facciamo altro
che riportare la spesa militare a livello del 2004. Prima cioè che il governo di
centrodestra tagliasse la spesa militare di 2 miliardi e mezzo») e che non
rispondono ai giusti interrogativi su quale sia la natura
della politica che il governo intende intraprendere in materia di
Difesa.
Le opzioni politiche sono sostanzialmente due: ci dobbiamo
aspettare un paese che per “svolgere efficacemente il suo
ruolo internazionale” si arma fino ai denti oppure avremo un governo in grado di
innovare il concetto stesso di Difesa inserendo nella
propria agenda politica un obiettivo coraggioso come la riconversione
dell’industria bellica? Chi di dovere non sembra volersi
esporre sulla materia, ma i fatti potrebbero tramutarsi in
pesanti proclami. Vediamo, ad esempio, cosa accade in Commissione Difesa al
Senato dove, in questi giorni, è in discussione un atto del
governo con cui si dovrebbe dare semaforo verde all’acquisizione di 249 (ma
potrebbero anche diventare 500) veicoli blindati da combattimento per il
comparto sicurezza italiano. Si chiamano Vbc 8X8 ed esistono in diverse
versioni, adatte allo svolgimento di più funzioni: trasporto
di fanteria, contrastare carri armati, trasportare mortai.
Benché la loro acquisizione faccia parte di un programma di A/R “direttamente finalizzato alla difesa nazionale” c’è chi sostiene che sarebbero molto utili in Libano. Italia o Libano questo programma pluriennale prevede una spesa che ammonta a 1540 milioni di euro, 310 dei quali da utilizzare tra il 2006 ed il 2009. I restanti 1230 lo Stato li dovrà sborsare, in comode rate, tra il 2009 e il 2014. Un altro investimento che appare decisamente sproporzionato rispetto ai problemi di bilancio che il nostro paese è costretto ad affrontare. Senza contare che probabilmente nel 2014, anno in cui gli ultimi Vbc dovrebbero essere acquistati, questi “gioiellini della tecnica militare” potrebbero essere abbondantemente datati! L’Atto del governo recita che i «310 milioni saranno resi disponibili dal ministero dello Sviluppo economico a norma di quanto previsto dall’art.1, comma 95
della Finanziaria dell’anno scorso», che però, a ben vedere
autorizza programmi quindicinali di finanziamento per
programmi dichiarati di
“massima urgenza”. Chi ha deciso che per la Difesa italiana
l’acquisto di questi 249 veicoli da guerra rappresenti una grave urgenza non è
dato sapersi! Certo, nessuno vuol negare la possibilità di
porre i nostri soldati in sicurezza durante le loro missioni, ma crediamo
davvero che la sicurezza derivi unicamente
dall’ammodernamento del “parco macchine” dell’esercito? E soprattutto, di quale
idea di Difesa, se ce n’è una, si sta facendo portavoce il governo, con una
Commissione Difesa che sembra procedere scollegata dal
dibattito parlamentare sulla crisi economica e sui tagli della
Finanziaria?
L’acquisto di questi automezzi da guerra non è una mera
acquisizione di tecnologia, non può essere considerata
un’operazione di routine, un’attuazione di impegni passati. Questi singoli
provvedimenti del governo, assieme alla Finanziaria, ci paiono concedere troppo
al ministero della Difesa e alludere ad un impegno militare italiano che non
può trovarci favorevoli. Troppo spesso pare che, in materia
militare, gli organismi parlamentari siano chiamati a
ratificare scelte prese altrove. Non crediamo di eccedere in cinismo se ci chiediamo quanto questo “altrove” sia distante dai consigli di amministrazione dell’industria bellica. La preoccupazione è d’obbligo: possiamo realmente permetterci un paese in cui il dibattito parlamentare sia esautorato dalle scelte, economiche e non, che riguardano la Difesa? |
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