Ora, il rischio è riaddormentarsi




Maurizio Blondet
09/11/2006
Passaggio di consegne alla Casa Bianca tra Donald Rumsfeld e Robert Gates
STATI UNITI - Per lunghi anni, Donald Rumsfeld guidò una «Commissione sul pericolo presente» (Committee of present danger), che valutava la priorità delle minacce belliche potenziali, ossia quale fosse, tra le tante minacce, il pericolo «chiaro e presente» che richiedeva la preparazione di una risposta militare immediata da parte degli Stati Uniti.
Ora, con la cacciata di Rumsfeld, il mondo è liberato dal «pericolo presente» più urgente: lui stesso.
Saranno liquidati due dei pi ù pericolosi progetti di Rumsfeld.
Il peggiore: voleva sostituire le testate atomiche dei missili intercontinentali con testate convenzionali, per un uso «convenzionale» delle armi da deterrenza.
Come aveva fatto notare Putin, la partenza di uno di questi missili con testata sconosciuta poteva innescare la reazione automatica dei missili russi, nel quadro della mutua distruzione assicurata. L'apocalisse per sbaglio.
E anche l'attacco all'Iran si allontana.
Da Israele, poche ora prima della debacle neocon, è arrivato il messaggio: lo Stato ebraico «non ha intenzione di bombardare le installazioni» iraniane.
Un Iran nucleare non è «un problema israeliano, ma del mondo».
Ma il mondo occidentale stava andando anche a quella guerra su pressione di Israele, obtorto collo… del resto, a instaurare questa nuova sobrietà è stata la più recente esercitazione iraniana: decine di missili a lungo raggio lanciati in simultanea, l'esibizione di un «potere di deterrenza» che i sionisti, apparentemente, non sospettavano.
«L'intensità dell'esercizio militare è stata senza precedenti», ha detto Uzi Rubin, l'ex capo del programma antimissili balistici di Israele: «Intendeva fare impressione… e l'ha fatta».
Infine, ci saranno intoppi nel processo di globalizzazione economica: i democratici ascoltano di più le voci che, dal settore economico USA, chiedono più protezione contro la competizione cinese. 
I benefici del voto americano finiscono qui.

Nancy Pelosi, la democratica vincitrice (rispetto alla donna che vidi una decina d'anni fa, sembra sua figlia: miracolo della chirurgia plastica e della protesi dentaria estetica, immagine altamente simbolica di una gioventù di plastica americana, permanente quanto falsa) ha subito offerto «collaborazione» ai perdenti.
La Pelosi è responsabile di tutte le scelte dementi della dittatura neocon: ha votato tutte le iniziative, dall'intervento in Afghanistan e in Iraq, fino all'approvazione della tortura e alla scomparsa dell'habeas corpus.
E' controllata dalla lobby ebraica né più né meno che tutti gli altri senatori democratici.
Pochi giorni prima del voto, ha anche annunciato: «L'impeachment [per Bush] è fuori questione. Sarebbe una perdita di tempo».
Ciò liquida per sempre la possibilità di una vera inchiesta sull'11 settembre.
Ogni politico americano sa che questo non porterebbe solo Bush e Cheney al patibolo, ma al crollo dell'intero Establishment, di tutto il sistema di potere americano.
Ed è la salvezza dell'Establishment che sta a cuore alla Pelosi ringiovanita, adesso.
Del resto, è l'Establishemnt stesso che si è mobilitato per limitare i danni neocon e salvare le oligarchie dominanti e l'egemonia imperiale che gestiscono.
Bush figlio, il fallito, è stato messo sotto amministrazione controllata da Bush padre.
Questo è il senso della creazione dell'Iraq Study Group, capeggiato da James Baker (vecchia volpe del clan Bush) per «consigliare» il presidente su come asciugare il pantano di sangue che ha fatto in Iraq.


Nancy Pelosi

Ovviamente, lo stesso vale per Robert Gates messo al posto di Rumsfeld: l'uomo, che fu coinvolto nello scandalo Iran-Contra (una faccenda da cui Bush padre, il vero ispiratore, fu salvato a fatica), è il più politico degli ex-capi della CIA, il più organico all'Establishment oligarchico. 
Capace di gestire grandi organizzazioni  come appunto è il Pentagono, ha fama di uomo deciso, e nello stesso tempo estremamente riflessivo, assolutamente esente da atti impulsivi.
Gates certamente liquiderà la speciale demenza neocon-israeliana, che si autodefiniva «idealismo», e di cui in Italia Ferrara è l'ultimo attardato portavoce: su Il Foglio ancora elogia Rumsfeld «Stratega intelligente, tosto e vincitore di due guerre» (!).
Ecco, questa linea non passa più.
Michael Leeden, che sostiene che gli USA stanno perdendo in Iraq perché non fanno abbastanza guerra, perché non l'hanno allargata all'Iran, è l'esempio di questo «idealismo» messianico e criminoso, irrealista e fallimentare: ora tornerà nell'ombra, e gli pesa addosso l'incubo dei coinvolgimento nel caso di spionaggio Franklin-AIPAC.
E' arrivato il riflessivo Gates, il freddo calcolatore politico-strategico.
E' la rivincita degli analisti della CIA che Cheney, Bush jr. e Rumsfeld avevano umiliato ed emarginato, rigettando e ridicolizzando le loro analisi «realistiche».
La Company tira un sospiro di sollievo, e così di sicuro i generali del Pentagono.
Proprio questo è il pericolo.
Ora, tutti tornano felici ad addormentarsi.

Specialmente in Italia, la cosiddetta «sinistra» dà segni di sonno della ragione, da D'Alema a Il Manifesto (a nostro parere, un giornale più vicino alla CIA di quanto credano i suoi lettori), sono tutti lì a dire che bisogna collaborare coi «realisti» USA, ora che in USA ha rivinto «la sinistra».
Ma la «sinistra» americana è solo l'Establishment imperiale realista.
Quella che sa che la guerra è un mezzo della politica, non il suo sostituto.
Quella che dei neocon ha disapprovato non i fini, ma i metodi.
Quella che non straccerà le leggi liberticide varate da Bush (col voto dei democratici), perchè fanno troppo comodo al potere, a qualunque potere.
Del resto, anche la sinistra italiana altro non è che il nostro misero, straccione Establishment, sono fatti per capirsi.
Collaboreranno eccome, per salvare quel che resta dell'impero americano diventato «ragionevole».
La posizione dei D'Alema e de Il Manifesto non è diversa da quella di Rush Limbaugh, il più fanatico anchorman della Fox News, il più demenziale sostenitore dei guerrafondai neocon.
Gli hanno chiesto, dopo le elezioni, come si sentisse.
E lui: «Mi sento liberato; ero stufo di portare acqua a gente che non lo meritava».
Ora, con Gates e Baker, c'è al potere in USA gente che «merita»: e i portatori d'acqua sono lì a fare la fila per servirla.

In pratica, come li serviranno i governi europei?
Gates ci chiederà di mandare più truppe in Afghanistan: come dirgli di no?
E' una guerra «legittima», sancita dall'ONU, e i commandos inglesi che combattono i Talebani alla riscossa sono alle corde, chiedono rinforzi.
La NATO glieli darà.
Ma anche in Irak bisognerà aiutare gli americani ad uscire dal pantano di sangue: e come, se non mandando soldati ad affiancare il loro esercito d'occupazione svuotato e massacratore di civili?
D'Alema, Barroso, Sarkozy e persino Chirac forniranno uomini: ai «realisti» sarà più difficile dire di no.
Il risultato sarà un aumento dell'impegno militare, una intensificazione della guerra che D'Alema chiamerà «la svolta», il processo di pace.
I massacri dì Israele non faranno più notizia su Rai3.
I nostri pacifisti metteranno via le bandiere arcobaleno, plaudiranno alle nozze gay e all'aborto di cui i democratici sono paladini.
Torneranno tutti a dormire.

Maurizio Blondet


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