«Gli ebrei mettono radici in Campidoglio»



Maurizio Blondet
10/11/2006
 
STATI UNITI - Attenzione: la frase del titolo è tra virgolette.
Non è la valutazione di un imperdonabile antisemita; è il grido di esultanza dell'agenzia ebraica Ynet.news. (1)
«Il numero dei senatori ebrei è salito da 11 a 13», si rallegra l'agenzia, «con l'aggiunta dei due deputati Benjamin Cardin (Maryland) e Bernard Sanders (Vermont) che sono stati eletti al Senato. Ma la partenza di Cardin e Sanders dalla Camera bassa non abbassa il numero degli ebrei là, al contrario. E' cresciuto anche il numero degli ebrei alla Camera dei rappresentanti.
Adesso sono diventati trenta, grazie a sei facce nuove: Gabrielle Gifford (Arizona), Ronald Klein (Florida), Yon Yarmuth (Kentucky), Paul Hodes (New Hampshire), Stephen Cohen (Tennessee), Steve Kagen (Wisconsin). Sono tutti democratici».
Un senato dove gli ebrei sono il 13 % (nella popolazione sono meno dell'1) è una novità storica. Non proprio stupefacente però: sentendo gli umori pubblici anti-Bush, l'elettorato ebraico ha cambiato cavallo.
Oggi 87 ebrei su cento hanno votato democratico, selezionando ovviamente candidati «buoni per Israele» (anche questa frase è dell'agenzia).
Dei due senatori, Ben Cardin è un vecchio tirapiedi di Madeleine Albricht, viene da una famiglia che è in politica da generazioni, ha votato tutte le risoluzioni più dure del governo Bush.
Nel settembre scorso, il neosenatore ha licenziato una sua militante che faceva per lui la campagna, tale Ursula Gruber, perché questa, in un suo blog, aveva scritto di essere diventata «un oggetto sessuale» per gli amici ebrei di Cardin («questi nasi ebraici», aveva scritto Ursula).
Quanto a Sanders, pare un po' meglio: socialista e sindacalista, come rappresentante ha votato contro l'invasione dell'Iraq nel 2003.
Dunque, nulla di nuovo nella politica medio-orientale.
La sola novità è mediatica: ora tutti i giornali e TV dicono che Bush è diventato «conciliante».

Il «conciliante» sta, in queste ore, cercando di riconfermare John Bolton come ambasciatore all'ONU prima che la maggioranza democratica si insedi alle due camere (ci vorranno un paio di mesi) .
Bush aveva nominato Bolton senza l'approvazione del Senato, approfittando di una vacanza del Senato stesso. (2)
Ebreo e neocon, Bolton è l'uomo che più preme per imporre sanzioni durissime all'Iran, e vuole ottenere il mandato ONU per i bombardamenti delle installazioni nucleari di Teheran.
La Zionist Organization of America lo chiama «il miglior amico di Israele nel mondo»; il Jerusalem Post l'ha definito «il secondo ambasciatore israeliano all'ONU».
Durante la distruzione ebraica del Libano, l'agosto scorso, ha dichiarato che le vite libanesi contano molto meno delle vite israeliane.
E' un uomo-chiave per la continuazione dell'unilateralismo us-raeliano.
Non a caso, gli USA (ossia Bolton) hanno posto il veto su una proposta di risoluzione ONU presentata dal Qatar che voleva la condanna morale del massacro giudaico compiuto a Beith Hanun. Danny Carmon, il vice-ambasciatore israeliano all'ONU, ha spiegato l'eccidio così: «I civili palestinesi sono stati uccisi, a quanto pare, dal fuoco israeliano, ma in realtà sono caduti vittime del terrorismo di Hamas».
Splendido esempio di chutzpah.
Insomma questa è la linea, e non cambierà.

Altro uomo-chiave è, naturalmente, l'ebreo Joe Lieberman, rifiutato dagli elettori democratici, ma rieletto come indipendente (con enormi fondi della lobby).
Le prime voci lo davano come prossimo ministro del Pentagono (la nomina di Bob Gates essendo probabilmente ad interim, o nel caso che Gates venisse rigettato dal Congresso per i suoi trascorsi nello scandalo Iran-contra).
Ora invece è quasi certo che l'ebreo Lieberman sostituirà l'ebreo-israeliano Mike Chertoff come presidente dell'Homeland Security, il superministero della polizia politica, la «Gestapo» creata da Bush. (3)
Sostiene Lieberman a quella carica il senatore democratico Harry Reid, che sta per diventare il «Senate majority leader».
Benchè mormone, Reid è noto per aver fatto affari (sporchi) con Jack Abramoff, il lobbista ebreo sotto inchiesta per mazzette ai politici, e grande impresario di case da gioco (frequentate tra l'altro da Mohamed Atta, il capo dei «terroristi dell'11 settembre»); di Reid si è parlato anche per questioni di speculazioni  edilizie e malversazioni varie.
Probabilmente, la nota lobby ha su di lui un dossier molto spesso e aggiornato, assai utile per manovrarlo o ricattarlo.
Anche Lieberman capo della Gestapo è un uomo-chiave per la continuità neocon: con quell'uomo a quel posto tutto è ancora possibile, anche nuovi «attentati islamici» per indurre gli americani a nuove guerre, e ovviamente più ferrei controlli sulle libertà.


John Bolton

Quanto a Nancy Pelosi, la cosiddetta cattolica (abortista), è di fatto un'ebrea d'onore.
E ciò va inteso in modo letterale.
«A Baltimora, da bambina, ogni sabato Nancy partecipava a un bar mitzvah», ha scritto Ami Friedkin, un ex presidente dell'AIPAC (American Israeli Political committee).
Ad Haifa c'è uno stadio di calcio dedicato al nome di suo padre, l'ex sindaco di Baltimora Thomas D'Alessandro: non sono certo molti i cattolici che hanno ricevuto questo riconoscimento da Israele (i motivi sono sconosciuti).
Ospite fissa delle cene dell'AIPAC, Nancy è sempre la prima a intonare la Haktivah, l'inno nazionale giudaico, (4)
All'ultima di queste riunioni,  la Pelosi ha detto fra gli applausi: «C'è chi sostiene che il conflitto israelo-palestinese ha a che fare con l'occupazione israeliana di Cisgiordania e Gaza. Ciò è assurdo. La storia del conflitto non ha nulla a che vedere con l'occupazione: ha a che vedere col diritto fondamentale di Israele all'esistenza».
Il diritto all'esistenza dei palestinesi non corre il rischio di essere riconosciuto dalla nuova maggioranza USA.

Maurizio Blondet


Note
1)
Yitzhak Benhorin, «Jews take root in Capitol Hill», e «87 percent of jews vote democrat», Ynet.news, 11 novembre 2006.
2) «White House attempts to confirm Bolton before dems take power», CNN, 11 novembre 2006.
3) «Sen. Reid backs Lieberman for Homeland Security chairmanship», NewsMax.com, 9 novembre 2006.
4) «Just how cozy is Pelosi with AIPAC?», The truth will set you free (blog), 11 novembre 2006. Vi si cita anche il rabbino  Doug Kahn, direttore del Jewish Community Relations Council in San Francisco: «I'm  confident that Pelosi, as speaker, will be effective in persuading people with a broad range of views on the Middle East, the importance of maintaining bipartisan support for Israel. When it comes to Israel, 'she truly gets it' said Matt Dorf, a consultant to the Democratic National Committee. He gets 'Israel's value and asset to U.S. security' and its 'importance as the only democracy in the Middle East'».


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