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Re: «Il velo legge di Dio» La guerra scoppia in tv
- Subject: Re: «Il velo legge di Dio» La guerra scoppia in tv
- From: "m_petagna\@libero\.it" <m_petagna at libero.it>
- Date: Thu, 26 Oct 2006 07:37:08 +0200
Cari amici, mi domando perche' Magdi Allam abbia abbracciato questa crociata antiislamica, agitando, lui si', una campagna di odio contro questa religione e i suoi fedeli. Stando a quanto lui riporta a proposito dell'episodio televisivo con la Santanche', un esponente religioso raccomanda come comando divino l'uso del velo e di conseguenza condanna le donne che si astengono dal portarlo. Allam ci dice che la condanna e' "implicitamente" a morte. Ma come si permette di dire una cosa del genere? Anche il nostro papa condanna un giorno si' e l'altro pure le unioni di fatto e ancor di piu' quelle omosessuali, stigmatizzate queste ultime come "contro Dio e contro natura". A qualcuno viene in mente di dire che il cristianesimo "condanna a morte" le coppie gay? Ma non diciamo assurdita'! Il papa fa il papa, e condanna o assolve in via simbolica, sulla base della verita' che ritiene di avere. Ciononostante tanti conviventi, o gay, o divorziati continuano a sentirsi e ad essere parte della comunita' dei credenti, sebbene le loro scelte di vita siano chiaramente contrarie al dettato della chiesa (che teoricamente li metterebbe al bando, come sappiamo bene). Perche' dobbiamo pensare che l'islam sia diverso? Vivo da dieci anni nei paesi islamici, vedo ragazze velate e ragazze in minigonna camminare a braccetto, e mi domando perche' anche su una lista come questa sposiamo la campagna di odio reciproco e, scusatemi, francamente ignorante, che alcuni media stanno agitando a proprio profitto e sulla pelle altrui. La questione dell'autonomia e dei diritti delle donne e' una questione di civilta' che il superficiale e strumentale dibattito sul velo ridicolizza ed espugna, oscurando completamente le molte questioni fondamentali che invece restano aperte nei paesi islamici ed anche nei nostri. Anche il nostro papa tuona contro la fecondazione assistita,la contraccezione, la possibilita' di scegliere responsabilmente se si vuol essere genitori o meno. Tutto questo ricade sulla liberta' delle donne, in maniera ASSAI piu' forte che mettere o meno il velo (che dovrebbe restare per tutte una libera scelta, non si discute). La chiesa cattolica e' perfino contraria all'uso del condom nei paesi africani infestati dall'AIDS, e sappiamo come, anche a causa di questa posizione, la malattia stia colpendo in numero sempre maggiore le giovani donne - che purtroppo rappresentano ormai fino a due terzi dei nuovi contagi. Che vuol dire tutto cio'? che le religioni, TUTTE, hanno aspetti positivi e civilizzatori, e aspetti di controllo sociale e limitazione della liberta'. E siccome le religioni sono anche e soprattutto fatti umani e sociali, riflettono le caratteristiche e le contraddizioni delle societa' in cui si radicano. E siccome, ancora, tutte le nostre societa' sono ancora fortemente caratterizzate dal predominio maschile, le religioni finiscono per esercitare il loro controllo soprattutto sulle donne. Chiunque mastichi l'abc della sociologia e della storia sa queste cose alla perfezione. E chiunque abbia speso piu' di qualche giorno in Medio Oriente o in Nord Africa sa che, li' come dappertutto, le donne negoziano la loro liberta' ogni giorno, con i preti o i mullah ma soprattutto con i padri, i mariti, i fratelli, a volte anche con i figli. A volte vincono (conosco figlie di shyukh, ossia di autorita' religiose, che indossano la minigonna); piu' spesso perdono; e quasi sempre le loro battaglie si combattono su campi ancor piu' fondamentali dell'abbigliamento o l'aspetto esteriore. Se veramente vogliamo aiutare le donne musulmane ad essere libere (e dubito che questa sia l'intenzione di campagne come questa), dobbiamo smetterla di proiettare sull'islam i nostri fantasmi e le nostre paure, dobbiamo smettere di coltivare odio che puntualmente si trasforma in bombe (quelle sull'Afghanistan, sull'Iraq, sul Libano per esempio) e sostenere con tutte le nostre forze i gruppi di uomini e di donne che promuovono il dibattito all'interno dell'islam e delle societa' musulmane e che lottano perche' i loro sistemi sociali e politici riflettano di piu' i loro interessi e i loro bisogni. Basta campagne di odio. Apriamo gli occhi. Sono l'anticamera dell'indifferenza occidentale che permette disastri come quelli del Medio Oriente. Basta, prima che sia troppo tardi. Marta > Premetto che ho sempre stimato Magdi Allam, però mi sembra un tantino > esagerato in questo caso! Sei sicuro della fonte dalla quale lo hai > tratto? Puoi dirci da dove hai tratto questo articolo? > > Mi chiedo perchè bisogna a tutti i costi cercare sempre uno scontro con > il diverso, > Ricordo a tutti e invito tutti i lettori ad andare indietro di qualche > annetto nella cultura italiana, prima che arrivasse questo > pericolosissimo Islam con questa pericolosissima pretesa di imporre il > velo alle donne. Se riuscite a farlo in maniera obiettiva scoprirete che > anche le donne italiane senza islam erano obbligate a portare il velo. > Certo il velo era diverso da quello delle donne musulmane, ma c'era. Era > semplicemente la cultura italiana di qualche decennio fa a farglielo > portare, che mano a mano nell'arco di decenni si è sviluppata e > probabilmente è maturata ed emancipata, e così come non esiste più il > velo, esiste la possibilità di fare vedere le gambe anche sopra le > caviglie e le ginocchia ecc... > > "*Prendano atto che il velo è lo strumento principale* di penetrazione > sociale dei Fratelli musulmani perché porta alla sottomissione della > donna e alla formazione di una «comunità islamica» forgiata dalla > sharia. Mobilitiamoci pertanto per salvaguardare il diritto delle > musulmane a non portare il velo, per sostenere una maggioranza di > musulmane che oggi è sostanzialmente laica e liberale, per difendere > l'Italia dall'ideologia oscurantista e totalitaria che si nasconde > dietro al velo. Prima che sia tardi." > > ...Possibile che tutto quello che è Islam deve essere visto come > terroristico, oscurantista, macabro ecc...???? Anche sulla questione del > velo? Se lo vogliono portare che lo portino! Non credo siano in molti > della mia generazione a ricordare la nonnna, se non adirittura la mamma, > senza il velo, per non parlare del fatto che la nostra grande civiltà > democratica cristiana ancora impone l'obbligo del velo ai propri ordini > religiosi femminili. > > Sono d'accordo nel condannare un atteggiamente da parte di un imam > decisamente deplorevole nei confronti della parlamentare di alleanza > nazionale, ma sinceramente il timore che il velo sia una minaccia, mi > sembra del tutto esagerato. Arriverà anche per loro, forse nella > prossima generazione, dopo che i loro figli avranno studiato e vissuto > nella società italiana, la consapevolezza che il velo può > tranquillamente non essere indossato, e le ragazze si comporteranno come > le nostre future coetanee italiane. > E come adesso le ragazze cattoliche italiane si distinguono anche nel > modo di vestire più sobrio, anche allora ci saranno le loro pari > mussulmane, qualcuna più "fedele" di altre che ancora vorrà portarlo. > > > > Scienza per l'uomo ha scritto: > > «Il velo legge di Dio» La guerra scoppia in tv > > > > > > > > *«Lei è un'ignorante, è falsa», peggio ancora «lei semina l'odio, è > > un'infedele ».* L'accusa pesantissima, che in termini coranici si > > traduce con la condanna a morte, è diretta all'onorevole Daniela > > Santanchè di An. A scagliarla è Ali Abu Shwaima, imam della moschea di > > Segrate, appena conclusa una già rovente puntata di «Controcorrente» > > negli studi milanesi di Sky sulla questione cruciale del velo > > islamico. Nel corso della trasmissione condotta da Corrado Formigli e > > andata in onda venerdì sera, la Santanchè aveva sostenuto che «il velo > > non è un simbolo religioso, non è prescritto dal Corano». > > *Ciò in risposta all'affermazione della giovane Asmae Dachan,* figlia > > del presidente dell'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni > > islamiche in Italia), secondo cui «il velo è un atto di fede come la > > preghiera e l'elemosina, è un fattore di adorazione di Dio». La > > replica di Abu Shwaima è stata impietosa eminacciosa: «Non è vero che > > nel Corano non ci sia l'obbligo del velo. Io sono un imam e non > > permetto a degli ignoranti di parlare di islam. Voi siete degli > > ignoranti di islam e non avete il diritto di interpretare il Corano ». > > Successivamente, rivolto all'altra ospite negli studi di Sky a Roma, > > Dunia Ettaib, rappresentante dell'Unione delle donne marocchine in > > Italia, tenacemente contraria al velo, Abu Shwaima ha sentenziato con > > un italiano approssimativo (quasi la dimostrazione della difficoltà di > > integrarsi per un integralista che risiede da circa 40 anni nel nostro > > Paese ma che coltiva l'ambizione di convertire gli italiani > > all'islam): «Il velo è una legge che Dio ha mandato. È Dio che lo > > dice, l'uomo non può negarlo. Se uno crede nell'islam lo segue. Senza > > essere uno che non crede, di dire che non lo deve portare». > > *A questo punto Dunia chiede lumi *(questo scambio di battute non è > > però andato in onda): «E quelle che non portano il velo non sono > > musulmane?». Secca la risposta di Abu Shwaima: «Il velo è un obbligo > > di Dio. Quelle che non credono in questo non sono musulmane». Quindi > > le musulmane che non portano il velo sarebbero delle miscredenti e > > delle apostate, altra accusa che si trasformerebbe nella condanna a > > morte. È un nuovo episodio che dovrebbe spingere gli italiani a > > guardare in faccia la realtà per quella che è e non per quella che > > immaginano che sia o sperano che diventi, partendo dal vissuto dei > > suoi protagonisti e affrancandosi dai filtri ideologici, culturali e > > religiosi che portano alla mistificazione della realtà. E la questione > > del velo islamico va considerata per il significato che le danno > > coloro che in Italia si ergono a rappresentanti dei musulmani. > > Prendiamo atto del fatto che Abu Shwaima, autodesignatosi imam della > > moschea di Segrate, nonché «emiro del Centro islamico di Milano e > > Lombardia», è sia fondatore e membro del «Consiglio dei saggi» d e l - > > l'Ucoii, sia responsabile della Da'wa, ovvero della propaganda > > islamica, della Fioe (Federazione delle organizzazioni islamiche in > > Europa), che è la cornice unitaria delle organizzazioni affiliate ai > > Fratelli musulmani nel nostro continente. > > *Prendiamo atto del fatto che Asmae Dachan* è portavoce dell'Admi > > (Associazione delle donne musulmane in Italia), creatura dell'Ucoii. > > Ebbene per entrambi il velo è un obbligo islamico, con la conseguenza > > esplicita della condanna, implicitamente anche a morte, delle donne > > che non lo indossano o si schierano contro il velo perché sarebbero > > delle infedeli, miscredenti e apostate. Questa è la realtà di cui > > dovrebbero finalmente rendersi conto i politici di sinistra e di > > destra che hanno legittimato il velo islamico sulla base del > > «buonsenso» (una versione islamicamente corretta di equidistanza o > > equivicinanza tra il velo integrale e il capo scoperto), o se ne sono > > addirittura innamorati perché sarebbe esteticamente bello, i > > magistrati che hanno accreditato nel nostro codice laico con una > > sentenza definitiva il velo come una prescrizione islamica, i > > religiosi cattolici che dicono sì al velo islamico purché non si metta > > in discussione il sì al crocifisso nella sfera pubblica, le donne > > italiane che risultano indifferenti alla sorte delle musulmane. > > *Prendano atto che il velo è lo strumento principale* di penetrazione > > sociale dei Fratelli musulmani perché porta alla sottomissione della > > donna e alla formazione di una «comunità islamica» forgiata dalla > > sharia. Mobilitiamoci pertanto per salvaguardare il diritto delle > > musulmane a non portare il velo, per sostenere una maggioranza di > > musulmane che oggi è sostanzialmente laica e liberale, per difendere > > l'Italia dall'ideologia oscurantista e totalitaria che si nasconde > > dietro al velo. Prima che sia tardi. > > Magdi Allam > > 22 ottobre 2006 > > > >
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