IN CANTIERE IL LASER ANTI-SATELLITE



E gli Usa si preparano alle guerre spaziali

Di Mirko Molteni   

Non è solo il terrorismo a preoccupare il governo Usa, ora che la Russia di Putin sta risorgendo mentre la Cina spende gran parte dei suoi incalcolabili introiti commerciali nel rimodernamento delle forze armate. Il mese scorso, il New York Times ha parzialmente rivelato un nuovo capitolo delle "guerre stellari" studiate da Bush e dal Pentagono. Sono in arrivo portentosi cannoni laser con base a terra, capaci di distruggere satelliti e navicelle spaziali in orbita attorno al pianeta. Armi, dunque, che nulla hanno a che fare con la lotta ai barbuti talebani, ma che invece si rivolgono contro i concorrenti degli Stati Uniti nel campo dell'alta tecnologia. Contro Mosca e Pechino, ma forse in futuro anche contro Europa, Giappone o India.
Cosa preparano gli americani per interdire il cosmo agli avversari? Nel febbraio 2006 è giunta al Congresso una richiesta di finanziamento da parte dell'Aviazione per la messa a punto di un laser capace di colpire bersagli orbitanti. I generali dell'Us Air Force vogliono 20 milioni di dollari nell'anno fiscale 2007, che saliranno a 30 milioni entro il 2011. Di questi, 5 milioni serviranno per i primi test del nuovo laser "Starfire", allestito nell'omonima base nel deserto del Nuovo Messico, la "Starfire Optical Range". I militari non parlano apertamente di finalità anti-satellite, asserendo in modo evasivo che per ora si cerca di «dimostrare la fattibilità di una propagazione laser pienamente compensata verso i satelliti di bassa orbita terrestre». Un giro di parole per mitigare le perplessità dei senatori, molti dei quali temono che il progetto possa avviare una drammatica corsa agli armamenti spaziali.
Una simile escalation, infatti, metterebbe nei guai per primi gli stessi americani, poiché le loro forze armate dipendono dai satelliti più di ogni altro esercito del mondo. Si pensi allo spionaggio, al sistema di posizionamento Gps o ai satelliti Sbirs atti a rilevare missili balistici lanciati contro il continente americano. Comunque è ancora presto per una vera guerra nella fascia orbitale terrestre. Lo Starfire è solo un embrione dei futuri laser a lungo raggio. Da quel poco che trapela, il prototipo alloggia in una stazione fissa e opera con un apparato analogo ai grandi telescopi. Il cuore del sistema è uno specchio flessibile del diametro di 11 piedi e mezzo, vale a dire poco meno di 4 metri, che serve a dirigere il raggio. Puntato al cielo e asservito ai rilevamenti ottici, l'ordigno potrà colpire satelliti in orbita bassa, cioè compresa fra 120 e 1000 chilometri di quota.
L'attività del laser Starfire è limitata per adesso a innocue prove con un fascio di debole energia, per illuminare satelliti senza arrecare danni. Solo in seguito si passerà a raggi distruttivi e il primo vero cannone sarà operativo dopo il 2008. Gli esperimenti stanno ancora risolvendo i principali problemi dei laser terra-spazio, cioè le imperfezioni del raggio causate dalle turbolenze dell'atmosfera e dal passaggio fra l'aria e il vuoto cosmico. Il supervisore delle ricerche, colonnello Gregory Vansuch, spiega: «Correggiamo le distorsioni con un sistema di compensazione atmosferica. Ogni mese compiamo un ciclo di test lungo una settimana, durante il quale illuminiamo satelliti per 20 volte». A conferma di tale precisione, si pensi che la base ospita un telescopio che distingue corpi orbitali grandi come un pallone da basket a distanze di 1600 km.
Non è certo la prima volta che un laser proietta da terra fasci di energia oltre l'atmosfera. Nel 1997 gli stessi USA avevano già compiuto test simili con il laser Miracl, poi bloccato da Clinton. E l'America è in buona compagnia. Nel 1984 l'Unione Sovietica illuminò uno Space Shuttle con un raggio inoffensivo sparato dalla base di Sary Sagan, spaventando gli astronauti americani. La Russia di oggi non rivela nulla su laser anti-satellite. Stando a un rapporto del 2002, i progetti russi sarebbero dormienti. Ma di sicuro gli studi sovietici saranno stati messi a frutto.
Quanto alla Cina, nel 2001 si vociferava di esperimenti in Tibet, mentre il 22 dicembre 2003 un giornale di Taiwan, il Taipei Times, parlava di un grosso cannone laser collaudato nella regione di Nanchino. Indizi di un progetto antisatellite cinese potrebbero essere le basi di rilevamento radar che Pechino ha costruito a Swakopmund, in Namibia, e a Tarawa, nello Stato di Kiribati, in accordo coi relativi governi. Con tali antenne installate in Africa e Oceania, anche i cinesi ora conoscono la posizione di ogni satellite. Cioè di ogni bersaglio. Lentamente, la militarizzazione dello spazio sembra ormai avviata.
 
Fonte:
http://www.lapadania.com/PadaniaOnLine/Articolo.aspx?pDesc=60786,1,1
[Data pubblicazione: 14/06/2006]