“C'erano una volta
sei uomini ciechi che non avevano mai visto un elefante dal vivo.
Assetati di conoscenza, si erano messi in testa di scoprire com'era fatto
l'elefante. • Il primo, avvicinatosi alla bestiola, va a sbattere
contro il suo fianco alquanto tosto: Dio mi benedica, ma l'elefante
assomiglia di brutto a un muro! • Il secondo, toccando una delle
zanne, esclama stupito: Ma qui c'è una roba rotonda, liscia e appuntita,
l’elefante è simile ad una lancia! • Il terzo, prendendo (a stento) in
mano la proboscide che si muove in continuazione: Ma che dite, questo è un
serpente! • Il quarto, allungando curioso la mano e tastando il
ginocchio: Ma va..., è abbastanza chiaro che questo è un albero! • Il
quinto, capitato per caso a contatto di un orecchio: Ma fatemi il piacere,
questo stupendo elefante è praticamente un ventaglio! • Il sesto,
prendendo in mano la coda: non vedete che è una corda? Fatto sta che,
tutti convinti di aver ragione, incominciano a litigare e probabilmente
sono ancora lì ad accapigliarsi: ognuno di loro ha evidentemente ragione
in piccola parte…ha ragione rispetto al suo punto di
vista!” La mappa non è il
territorio è uno dei principi della comunicazione. A
quanti di noi è capitato di trovarsi a “discutere animatamente” per ore,
rimanendo fermi sulle posizioni iniziali? Spesso in quelle occasioni ci si
domanda come sia possibile che gli altri non riescano a scorgere
l’evidente ragionevolezza delle nostre argomentazioni! L’essere umano,
infatti, non agisce direttamente nella realtà, ma in un proprio
modello. Ognuno di noi ha un suo modo di osservare e
rappresentare la realtà. Alcune volte non prendiamo in considerazione i
diversi punti di vista delle
persone con le quali comunichiamo. Entrare nel mondo dei nostri
interlocutori, nelle loro mappe e adeguare la comunicazione
rappresenta la nostra flessibilità per entrare in empatia. Mettiamoci
dal punto di vista del nostro interlocutore. Forse chi ci sta difronte non
ha mai sentito parlare dell’argomento in questione, o forse ne ha sentito
parlare poco e male, oppure ha avuto esperienze di vita differenti dalle
nostre. Perché affrontarlo ponendo resistenza? O utilizzando un linguaggio
del corpo chiuso o aggressivo? Molte volte, ci dimentichiamo delle
differenze tra noi e gli altri, applicando sulle altre persone quelli che
sono i nostri schemi di pensiero senza far niente per entrare nel loro
mondo. Il mio punto di vista è semplicemente una personalissima
interpretazione della realtà creata dalle mie esperienze:
famiglia, educazione, amici, interessi politici, religione, ambiente di
lavoro… E’ un principio importantissimo perché quando comunichiamo con
gli altri molto spesso ci poniamo con l’idea che la propria mappa è quella
giusta; e alcune volte litighiamo dimenticandoci che tutti nel passaggio
dalla realtà alla nostra esperienza perdiamo informazioni. La nostra
abilità è la flessibilità di andare a
vedere il punto di vista dell’altro, andargli incontro nella sua mappa.
Bice Tarantini
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