Usa, guerra al terrore



a cura di Amnesty International

STATI UNITI D’AMERICA: IL PERICOLO DI UN CATTIVO ESEMPIO, DENUNCIA AMNESTY INTERNATIONAL

“Al cuore della storia, della legge e della cultura americane vi è l’idea che la pena comminata prima del giudizio, il rifiuto di un processo equo e il governo segreto per decreto siano condannabili. Chi è il combattente nemico ? Oggi, può essere chiunque voglia il presidente. E questo è spaventoso”.
- Un ex giudice della Corte d’Appello del New Jersey -

“Gli Stati Uniti hanno esibito una preoccupante tendenza ad aspirare ad un potere esecutivo imbattibile nel contesto della propria ‘guerra al terrore’. Hanno creato un sistema di giustizia parallelo nel quale l’esecutivo ha il potere di detenere, interrogare, accusare o giudicare le persone sospette secondo le “leggi di guerra”, ha dichiarato Amnesty International in nuovo rapporto pubblicato oggi.

“Troppo spesso gli altri paesi seguono ciò che fanno gli USA – l’uso di un linguaggio di ‘guerra’ si diffonde sempre più, i governi trascurano i propri obblighi relativi ai diritti umani; l’impiego del termine ‘terrore’ permette loro di sfuggire al diritto internazionale dei diritti umani e l’espressione ‘guerra al terrore’ serve di pretesto per rimettere in discussione l’intera struttura del diritto relativo ai diritti umani e del diritto internazionale umanitario” ha evidenziato Amnesty International.

Nel rapporto intitolato Il pericolo di un cattivo esempio: minare gli standard internazionali mentre le detenzioni della “guerra al terrore” continuano, Amnesty International chiede ai governi ovunque nel mondo di assicurare che un rispetto rigoroso per i principi dei diritti umani resti al centro della loro ricerca di giustizia e sicurezza. Il rapporto evidenzia questioni relative agli stranieri sotto custodia degli USA al di fuori del territorio degli Stati Uniti, come i detenuti a Guantánamo Bay, a Cuba, e nella base aerea USA di Bagram, in Afghanistan, dove viene loro negato di incontrare i familiari e di avvalersi dell’assistenza di avvocati da oltre un anno ormai.

“Denunce di abusi quali arresti arbitrari, detenzione prolungata senza possibilità di poter comunicare con l’esterno, maltrattamenti, interrogatori senza assistenza legale e pericolo di processi iniqui condotti da organi militari sono aumentati ogni anno nei rapporti del Dipartimento di Stato USA sulle pratiche dei diritti umani in altri paesi”, ha affermato Amnesty International. “Ora tali denunce vengono presentate contro il governo USA nel contesto della sua “guerra al terrore”.

Alcune delle poche decine di persone rilasciate da Guantánamo che Amnesty International ha potuto recentemente intervistare confermano ciò che l’organizzazione ha temuto fin dall’inizio: che l’insieme delle condizioni, in particolare il regime di detenzione in isolamento prolungato e senza limite di tempo, costituisca un abuso dei diritti umani. “Gli Stati Uniti hanno diffusamente incappucciato, bendato, ammanettato e incatenato i detenuti in Afghanistan, Guantánamo e Iraq” ha affermato Amnesty International.

La persistenza di denunce di maltrattamenti e l’impossibilità di potersi avvalere dell’assistenza di organizzazioni indipendenti dei diritti umani e di avvocati, che possono rendere pubblici i risultati delle proprie ricerche, associate alla possibilità che ciò che gli Stati Uniti intendono per trattamento crudele, inumano e degradante non possa accordarsi con le definizioni internazionali, ha fatto sollevare serie preoccupazioni ad Amnesty International circa il trattamento dei detenuti sotto custodia degli USA.

Tra i maltrattamenti riferiti all’organizzazione vi sono anche privazione prolungata del sonno, esercizio fisico insufficiente, restrizione prolungata in posizioni dolorose, a volte insieme ad esposizione a musica assordante e ad illuminazione per tutto il giorno. Le condizioni nelle quali i detenuti sono interrogati possono essere coercitive, gli interrogatori ripetuti possono essere condotti a scopo di perseguimento di reati, raccolta di informazioni o per negoziare un patteggiamento forzato.

Un prigioniero rilasciato ha riferito ad Amnesty International che il suo interrogatorio, durato ore, a Guantánamo è stato “come tortura”. Un altro, un autista di taxi, Sayed Abassin, ha raccontato all’organizzazione di essere stato arrestato sulla strada da Kabul a Khost nell’aprile del 2002, sebbene avesse spiegato che era solo un autista e che non sapeva chi fossero i suoi passeggeri. Vittima apparente delle circostanze, ha trascorso oltre un anno sotto custodia USA, prima in Afghanistan e poi a Guantánamo. Ha dichiarato che nella base aerea di Bagram è stato ammanettato e incatenato, esposto a intensa illuminazione per 24 ore, privato del sonno e di cibo sufficiente, senza la possibilità di parlare o guardare altri detenuti e costretto a restare in piedi o in ginocchio per ore. E’ stato alla fine rilasciato da Guantánamo nell’aprile del 2003, senza aver mai potuto avvalersi di un avvocato, ricorrere ad una corte di giustizia o ad altri procedimenti legali. Non ha ricevuto alcun risarcimento per quanto subito.

“Non esistevano diritti umani per me quell’anno”, ha detto Abassin ad Amnesty International. Altri prigionieri rilasciati hanno denunciato che vi erano altri detenuti innocenti a Guantánamo, arrestati arbitrariamente e trattenuti senza prove di colpevolezza. Attualmente, gli Stati Uniti intendono giudicare detenuti specifici di fronte a commissioni militari, dove il diritto dell’imputato ad un avvocato di sua scelta e ad una difesa efficace saranno seriamente limitati. Le commissioni, che possono intentare processi contro i soli cittadini stranieri, ammetteranno anche un minore numero di prove rispetto alle corti ordinarie e avranno la facoltà di comminare le pene capitali. Il 3 luglio il presidente Bush ha comunicato i nomi di 6 cittadini stranieri che avrebbero dovuto comparire per primi davanti alle commissioni, tra questi vi sono Feroz Alì Abbasi e Moazzam Begg, cittadini britannici, e David Hicks, cittadino australiano.

“Sarà un caso di giustizia di seconda classe per cittadini stranieri in violazione del divieto di applicazione discriminatoria del diritto ad un processo equo”, ha affermato Amnesty International.

Il rapporto s’inserisce nel quadro dei continui sforzi di Amnesty International per persuadere le autorità USA a conformarsi agli standard internazionali nelle azioni intraprese in risposta alle atrocità dell’11 settembre 2001. Fra le raccomandazioni evidenziate nel rapporto, l’organizzazione chiede al governo americano di abbandonare tutti i programmi sulle commissioni militari, di assicurare che tutti i detenuti siano rinviati a giudizio per reati chiaramente riscontrabili oppure rilasciati, di fornire assistenza legale ai detenuti e di trattarli umanamente, di assicurare che non ricevano alcun trattamento che possa violare gli standard e il diritto internazionali. Chiede inoltre che il governo USA consenta ad Amnesty International di incontrare i detenuti e i funzionari della base aerea di Bagram e della base navale di Guantánamo Bay.

“L’amministrazione ha cercato di sottrarre le proprie azioni all’esame dell’ordinamento giuridico e della comunità internazionale. Così facendo, gli USA stanno minando il ruolo della legge e stabilendo un pericoloso precedente”, ha concluso Amnesty International.

Fonte : http://www.ecplanet.com/canale/varie-5/guerra_alle_liberta-152/1/0/19715/it/ecplanet.rxdf